Dio consigliò al suo popolo “Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura” (Gioe.2:13).

Israele indurì il cuore e non volle convertirsi, così, al tempo stabilito, si avverarono le profezie contro gli ebrei, perché furono consegnati in mano dei loro nemici. I romani distrussero prima il tempio di Dio, ricostruito dopo la cattività babilonese da Zorobabele (Agg.2:4) e poi demolirono la città e cacciarono i superstiti, secondo la Parola di Dio: “Io li disperderò davanti al nemico, come fa il vento orientale; io volterò loro le spalle e non la faccia nel giorno della loro calamità” (Ger.18:17; Ez.5:10-12). La calamità per Israele e le grandi persecuzioni terminarono nel 1948, quando Dio restituì la terra, promessa ai loro padri (Abramo, Isacco e Giacobbe), ad un residuo del suo popolo.

Sarà alla fine delle 69 settimane, rivelate a Daniele per il suo popolo, che Dio riprenderà a interessarsi ad Israele, così si avvereranno tutte le visioni e profezie date ai suoi servi: i profeti ed apostoli (Dan.9:24-27).

Preserviamo la nostra vita dagli errori che loro fecero, affinché noi possiamo correggerci in tempo ed evitare le terribili conseguenze: “Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche” (1Cor.10:11).

 Il tempo della grazia concessa a noi, appartenenti alle nazioni, indicati come gentili o pagani, sta per concludersi, perciò “Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda; poiché rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi v’inciampano” (Osea 14:10). Come Dio ammonì Israele, così avverte pure tutti quelli che stanno camminando in modo tiepido (Ap.3:16), vale a dire servendo il mondo e Dio. Questo non è possibile, perché non si possono servire due padroni (Mt.6:24), perciò Gesù sta per rigettare tutti quelli che si illudono di entrare nel regno di Dio.

Impariamo a camminare come Cristo camminò (1Gv.2:6) e ad amare in modo spirituale, perché: “…questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: chi ama Dio, ami anche il proprio fratello” (1Gv.4:21). Non si può amare Dio, che non vediamo e non amare il nostro fratello e sorella in Cristo. Ricordiamoci che ogni cosa che facciamo ad un nostro vero fratello, salvato per grazia, come lo siamo noi, lo facciamo direttamente a Cristo, come confermato: “il Re, rispondendo, dirà loro: -In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me-“.  (Mt.25:40).