Capitolo 4.

Dio fa un appello: “O Israele, se tu torni…, devi tornare a me. Se rimuovi dalla mia presenza le tue abominazioni e non vai più vagando” (v.1). Ricordiamo che Dio sa perfettamente che Israele non tornerà a Lui, se non negli ultimi anni, quando Dio stesso toglierà dagli occhi loro il velo che li rende ciechi e sordi spiritualmente. La Parola di Dio non sarà più per loro come un libro sigillato. Infatti l’apostolo Paolo riferisce: “Ma le loro menti sono diventate ottuse; infatti, nella lettura dell’antico patto lo stesso velo rimane senza essere rimosso, perché il velo viene annullato in Cristo. Anzi fino ad oggi, quando si legge Mosè un velo rimane sul loro cuore. Ma quando Israele si sarà convertito al Signore, il velo sarà rimosso” (2Cor.3:14-16).

Questo verso 14 di Corinzi si avverò alla venuta del Messia, mentre il verso 16 si attuerà negli ultimi anni sette anni, prima del millennio, quando Gerusalemme sarà consegnata nelle mani del devastatore, che verrà dal nord, rispetto a Gerusalemme. In quel periodo sarà quindi tolto a loro il velo, che li rende ottusi spiritualmente ed allora potranno capire. I savi appunto saranno salvati, ma daranno la loro vita, come martiri, durante la grande tribolazione. Essi capiranno le profezie, aiutati dai due testimoni, chiamati ulivi (Apoc.11:3).

Dio chiamerà coloro che sono stati già scritti tra i vivi, il residuo. Egli stesso li guiderà attraverso il monte degli Ulivi, che sarà diviso in due parti, per permettere a loro il passaggio. Come accadde ad Israele, in fuga dall’Egitto, condotto da Mosè, che passò attraverso il Mar Rosso, le cui acque si divisero e si ritirarono, lasciando in mezzo un corridoio asciutto dove passarono all’altra sponda. Così avverrà per il residuo al monte degli ulivi, che si spaccherà, creando come un canyon, dove transiteranno, senza fermarsi. Il monte si richiuderà poi sull’esercito della bestia (Satana), che li inseguirà, proprio come l’esercito del Faraone, ai tempi di Mosè (Es.15:4; Apoc.12:14,16). Il residuo fuggirà, senza fermarsi, fino all’arrivo nel deserto in un luogo sicuro. Subito dopo inizierà la grande tribolazione e il regno di Satana (Apoc.12:17).

Alzate la bandiera verso Sion, fuggite in cerca di un rifugio, non fermatevi, perché manderò dal nord una calamità e una grande rovina” (v.6). Anche Gesù annunciò questo episodio: “In quel giorno chi si troverà sul tetto della casa, non scenda in casa a prendere le sue cose; così pure chi si troverà nei campi, non torni indietro” (Lc.17:31). Solo il residuo scelto, avrà l’opportunità di fuggire da Israele ed andare dove Dio ha preparato per loro un posto sicuro e protetto in tutti i giorni della grande tribolazione (1260 giorni) dal distruttore, cioè da colui che, con lo spirito del dragone (Satana), avrà potere assoluto su tutta la terra. “Il leone è balzato fuori dal folto del suo bosco e un distruttore di nazioni si è messo in viaggio, ha lasciato la sua dimora per ridurre il tuo paese in desolazione; le tue città saranno devastate e lasciate senza abitanti” (v.7). (il folto bosco sono i popoli da cui verrà il devastatore, il leone, che è l’uomo con lo spirito del dragone).

Il profeta riferendosi alla pace che Dio ha stabilito per Israele esclamò: “Ah, Signore, Eterno, tu hai interamente ingannato questo popolo e Gerusalemme, dicendo: -Voi avrete pace-, mentre la spada penetra fino al cuore” (v.10).

Perciò Dio fece conoscere al profeta il tempo in cui sarebbe avvenuta la devastazione per Israele, insieme all’invito di purificare i propri cuori, perché Dio emetterà il giudizio contro di loro per mano del distruttore:

Ecco, egli sale come le nuvole e i suoi carri come un turbine; i suoi cavalli sono più veloci delle aquile. Guai a noi, perché siamo devastati!” (v.13).

Un breve cenno per sottolineare gli avvenimenti di quel periodo, riferito in questi versi. Ad Israele sono riservati i tre guai, a completamento delle sette trombe, citate in Apocalisse: “Poi vidi e udii un angelo che volava in mezzo al cielo e diceva a gran voce:Guai, guai, guai a coloro che abitano sulla terra, a causa degli altri suoni di tromba che i tre angeli stanno per suonare” (Apoc.8:13); da intendere che la terra è Israele e gli abitanti sono ovviamente gli ebrei. Finito il suono delle trombe inizierà per tutto il mondo, compreso Israele, il regno di Satana, che durerà 1260 giorni (tre anni me mezzo). Il profeta Daniele descrive questo periodo un tempo di angoscia (Dan:12:1), come non c’è mai stato prima e non ce ne sarà dopo. Infatti anche Gesù profetizzò: “perché in quei giorni vi sarà una grande tribolazione, la più grande che sia mai venuta dall’inizio della creazione fatta da Dio fino ad oggi, né mai più vi sarà” (Mrc.13:19). In questo periodo saranno versate le tremende piaghe delle coppe (Apoc.16) per tutti coloro che prenderanno il marchio o il numero della bestia (l’uomo con lo spirito di Satana) e l’adoreranno.

“Come custodi di un campo si sono posti tutt’intorno ad essa perché si è ribellata contro di me, dice l’Eterno. Il tuo comportamento e le tue azioni ti hanno procurato queste cose; questa sarà la tua calamità, e sarà amara; perché raggiungerà il tuo cuore” (v.17).

La profezia è riferita ad Israele, la nazione scelta da Dio, come sua eredità. Egli avrà amarezza per il male che manderà sul suo popolo, perchè tra loro ci sono i santi, coloro che sono scritti nel libro della vita. Essi non prenderanno il marchio della bestia e non l’adoreranno; per questo motivo, la bestia (l’uomo con lo spirito di Satana) li ucciderà. Per Israele sono riservate le piaghe del suono delle trombe e quello delle coppe. Alle ultime tre trombe delle sette, si udrà il grido di guerra in Gerusalemme (tutte le guerre sono descritte in Dan.11:25-45). Per tutto il tempo dei sette anni, prima del millennio, ci saranno devastazioni e morti in Israele, compreso tutte le nazioni della terra sottoposte al dittatore satanico.

Dio considera: “Sì, il mio popolo è stolto, non mi conosce; sono figli insensati e non hanno intendimento; sono esperti nel fare il male, ma non sanno fare il bene” (v.22).

Israele si è rifiutato di ascoltare la voce del Messia, che portò la Grazia per prima ai Giudeo e poi al Greco (i gentili) (Rom.2:10).

I Giudei, per più di trenta anni dalla morte e risurrezione di Gesù, non vollero convertirsi alla testimonianza data dagli apostoli.

Gli israeliti, guidati da falsi religiosi, erano molto abili nel fare il male, la loro incredulità è descritta da Gesù ed è fatta notare particolarmente nel libro degli Atti degli Apostoli.

Dio li chiama figli insensati, perché hanno sempre contrastato lo Spirito Santo, come avvertì Stefano, il primo martire: “Uomini di collo duro ed incirconcisi di cuore e di orecchi, voi resistete sempre allo Spirito Santo; come fecero i vostri padri, così fate anche voi” (Atti 7:51).

Negli ultimi giorni, alla fine del regno di Satana, si riaccenderà l’ira di Dio contro gli uomini empi, come quando la sua indignazione si scatenò per il peccato d’orgoglio dell’angelo cherubino Lucifero. Su di lui, Dio pose il sigillo della perfezione, lo creò insuperabile in bellezza, lo riempì di ricchezze e gli diede un’immensa sapienza (Ez.28:12). Egli si innalzò nel suo cuore, desiderando di sedere sul trono di Dio (Is.14), così si ribellò e molti angeli lo seguirono. Questo provocò la collera di Dio contro di loro, rinchiudendoli nell’abisso di tenebre, arrestò su di loro i fiumi e fermò le grandi acque (Ez.31:15) nella sua ira distrusse tutta la creazione angelica. Dio rese quindi la terra informe e vuota (v.23), come è riportata la stessa descrizione in: “La terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso; e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque” (Gen.1:2).

La stessa cosa avverrà alla distruzione dell’empio nella guerra di Armagheddon. Quando sarà aperto il sesto sigillo, si adempirà la profezia: “Poi vidi quando egli aperse il sesto sigillo; ed ecco, si fece un grande terremoto, e il sole divenne nero come un sacco di crine, e la luna divenne come sangue; e le stelle del cielo caddero sulla terra, come quando il fico scosso da un gran vento lascia cadere i suoi fichi acerbi. Quindi il cielo si ritirò come una pergamena che si arrotola, e ogni montagna ed isola fu smossa dal suo luogo” (Apoc.6:12;14). Ecco, come apparirà la terra, subito dopo la distruzione dell’empio, ovvero la bestia e l’anticristo con tutto il loro esercito di sedotti.

Guardai, ed ecco non c’era uomo e tutti gli uccelli del cielo erano fuggiti. Guardai, ed ecco la terra fertile era un deserto, e tutte le sue città erano crollate davanti all’Eterno a motivo dell’ardente sua ira” (v.25,26); molti profeti descrivono l’avvenimento del giorno dell’ira di Dio (Is.13:13; 34:4; 51:6; 63; Gioele 3; ecc.).

Il paese, cioè israele, sarà desolato; le città e la fertile terra di oggi non ci saranno più, ma Dio preserverà un residuo, il quale sarà protetto anche quando Dio creerà nuovi cieli e nuova terra (Is.51.16).

Nei sette anni, prima del millennio, per 1260 giorni (circa 3 anni e mezzo), solo in Israele, Dio invierà due profeti, chiamati anche due Ulivi (Apoc.11:4). Essi, vestiti di sacco, testimonieranno e profetizzeranno. Essi saranno ascoltati da tutti quelli che sono scritti nel libro della vita, ossia dai martiri e dal residuo, che rimarrà vivo, perché protetto per tutto il tempo dal regno di Satana. Tutto Israele, eccetto il residuo, sarà dato nelle mani dei loro nemici; dichiara:“E tu, o devastata, che farai? Anche se ti vestissi di scarlatto, anche se ti abbigliassi con ornamenti d’oro, anche se ti ingrandissi gli occhi con lo stibio, invano ti faresti bella. I tuoi amanti ti disprezzano, vogliono la tua vita” (v.30) (gli amanti che disprezzano Israele sono i gentili e tutti i popoli confinanti).

Israele non avrà scampo, perché Dio toglierà la protezione dal paese, nell’ultima settimana, ossia alla settantesima (ultimi sette anni) e saranno dati nelle mani dei gentili.

Un re, dal nord e con la devastazione in suo potere, invaderà e conquisterà le terre abitate dai popoli del sud, compreso Israele (Dan.11:13,16). Negli ultimi tre anni e mezzo circa (1260 giorni), due parti degli ebrei, si convertiranno ed avranno la salvezza eterna. Una di esse, composta dal residuo di tutte le tribù, sopravvivrà perché sarà condotta nel deserto e nutrita da Dio (Apoc.12:6), nascosta in un luogo sicuro e lontana dal serpente antico; mentre l’altra parte dovrà subire il martirio (Dan.11:35; Apoc.12:4), per essere salvata.

Capitolo 5.

“Andate attorno per le vie di Gerusalemme: guardate e rendetevi conto, e cercate per le sue piazze se trovate un uomo, se ce n’è uno solo che pratichi la giustizia, che cerchi la verità, e io la perdonerò” (v.1).

Osserviamo attentamente questo verso, la profezia venne rivelata a Geremia più di 560 anni prima che accadesse. Dio conosceva molto bene la durezza dei cuori degli ebrei, che respinsero la Grazia offerta, per prima a loro e, solo nel 70 d.C. si avverò la profezia. Infatti dopo la testimonianza degli apostoli, in Israele non si trovò più alcuno che cercasse Dio e si convertisse dalle proprie iniquità. L’apostolo Paolo e Barnaba affermarono: “…Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo ai Gentili” (Atti 13:46).

Gli abitanti di Gerusalemme con la bocca proclamavano: “l’Eterno vive” (v.2), ma il loro cuore era lontano da Dio, perché rifiutarono di ritornare da Lui, anche se “O Eterno,…Tu li hai colpiti, ma non hanno sentito alcun dolore; li hai consumati, ma hanno rifiutato di ricevere la correzione. Essi hanno indurito la loro faccia più della roccia e hanno rifiutato di ritornare” (v.3). Dio li definì insensati, perché non conoscevano le vie dell’Eterno, né la Legge divina, perciò accadde loro quello che era stato predetto (l’esilio tra le nazioni della terra per 62 settimane).

Come pure l’apostolo Paolo pronunciò “…noi ci rivolgiamo ai gentili” quando vide la durezza dei loro cuori, così Dio annunciò: “Andrò quindi dai grandi e parlerò loro, perché essi conoscono la via dell’Eterno, la legge del loro Dio…” (v.5).

Israele, non accettando il Messia, ruppe il patto che Dio aveva fatto con i loro padri, come il profeta Zaccaria si esprime per lo Spirito di Dio: “E io dissi: “Non vi pascerò più; chi sta per morire muoia, e chi sta per perire perisca; quelle poi che rimangono si divorino a vicenda” (Zac.11:9) e “Poiché la casa d’Israele e la casa di Giuda m’hanno tradito, dice l’Eterno” (v.11, vers. Nuova Riveduta).

Dio diede Giuda e Gerusalemme nelle mani del re babilonese rappresentato dal leone (Dan.7:4), egli distrusse col fuoco Gerusalemme, demolì la casa di Dio, costruita da Salomone; il lupo rappresenta il regno di Media-Persia con i tre regni seguenti; il leopardo indica l’impero romano che assediò e distrusse il tempio di Dio in Gerusalemme nel 70 d/C; la profezia infatti decreta:

Perciò il leone della foresta li uccide, il lupo del deserto li distrugge, il leopardo sta in agguato vicino alle loro città; chiunque esce da esse è sbranato, perché le loro trasgressioni sono numerose, le loro ribellioni sono aumentate” (v.6).

Allora i sopravvissuti furono esiliati tra le nazioni della terra, per circa 1878 anni (62 settimane di Dan.9:25), fino al 1948, anno in cui gli ebrei, superstiti della Shoah (sterminio), tornarono nello stato di Israele appena ricostituito dall’ONU.

Dio si vendicò della malvagità del suo popolo.

Trascorsi circa 500 anni dalla profezia, ambedue i regni, della casa di Giuda e di Israele, furono assoggettati al potere dei romani, perché gli ebrei rinnegarono l’Eterno, il loro Dio, che li aveva tratti fuori dalla schiavitù dell’Egitto ed aveva dato a loro una terra fertile, dove scorreva latte e miele (Ez.20:15).

La profezia richiama l’esilio babilonese di Giuda e di Gerusalemme sostenendo: “Salite sulle mura e distruggete, ma non effettuate una distruzione completa; portate via i suoi tralci, perché non sono dell’Eterno!” (v.10).

Israele si rifiutò di accettare Gesù, come il Messia e di ascoltare i suoi apostoli, così già occupata, finì per essere devastata dalla potenza di Roma, come annunciato: “Ecco, io farò venire contro di voi una nazione da lontano, o casa d’Israele-, dice l’Eterno. –E’ una nazione valorosa, è una nazione antica, una nazione di cui non conosci la lingua e non intendi le parole;…sono tutti uomini valorosi. Essa divorerà le tue mèssi e il tuo pane, divorerà i tuoi figli e le tue figlie, divorerà le tue greggi e i tuoi armenti, divorerà le tue vigne e i tuoi fichi; distruggerà con la spada le tue città fortificate nelle quali confidi” (v.15-17).

Nei profeti di Israele non esisteva la parola di Dio, ma essi parlavano secondo il sentimento del loro cuore, annunciando pace e prosperità, mentre Dio aveva preparato la punizione per le grandissime trasgressioni e ribellioni del popolo.

Da notare che tutte le volte che Dio ha percosso Israele, si è sempre conservato un residuo, tra i più miseri del popolo (2Re 25:12), dalla cattività babilonese alla diaspora. “E pure anche in que’ giorni, dice il Signore, non farò fine con voi” (vers. Diodati), altre versioni ”..non ti distruggerò completamente” (v.18).

Sia durante la missione di Gesù come quella degli apostoli, Dio salvò un residuo, che compose le prime chiese, delle quali parlano gli Atti degli apostoli e le sette chiese dell’Asia, descritte da Gesù. L’apostolo Paolo afferma: “così dunque, anche nel tempo presente è stato lasciato un residuo secondo l’elezione della grazia” (Rom.11:5).

E avverrà che quando direte: – Perchè l’Eterno, il nostro Dio, ci ha fatto tutte queste cose?, tu risponderai loro: -Come voi avete abbandonato me e avete servito déi stranieri nel vostro paese, così servirete gli stranieri in un paese che non è vostro” (v.19).

Dio consegnò il territorio di Giuda con la città di Gerusalemme ai babilonesi. Molti giudei furono uccisi di spada, altri morirono di peste e di fame durante l’assedio ed il resto fu deportato, tranne i più poveri che non avevano nulla (Ger.39:10). Così avvenne anche nel 70 d.C., morendo per la peste, la spada e la fame (Ez.6:11). Anche allora Dio si riservò un residuo, che fu sparso tra tutte le nazioni della terra.

Un popolo ribelle, definito stolto e senza cuore, perché non vollero ascoltare e rigettarono l’opera di Gesù, come è riportato: “Egli è venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto” (Gv.1:11).

La condizione di essere spiritualmente accecati e resi sordi, è già evidenziata nella parola profetica, indirizzata ad entrambi i regni, sia di Israele che di Giuda: “Annunziate questo alla casa di Giacobbe e proclamatelo in Giuda, dicendo: Ascoltate ora questo, o popolo stolto e senza cuore, che ha occhi ma non vede, che ha orecchi ma non ode” (v.21). Come già spiegato, Gesù specificò il motivo ai discepoli, perché ammaestrava le moltitudini in parabole: “…Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato… Perciò parlo loro in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non odano né comprendano. Così si adempie in loro la profezia d’Isaia, che dice: -Voi udirete ma non intenderete; guarderete ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è divenuto insensibile, essi sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi, e non intendano col cuore e non si convertano, e io li guarisca” (Mt.13:11-15).

Solo “Chi ha orecchi da udire, oda!” è il suggerimento dato da Gesù, perché non è possibile per gli increduli udire ciò che lo Spirito dice e pertanto comprendere il significato delle profezie e delle parabole compresa tutta la Scrittura.

Israele divenne sordo ed insensibile alla Parola di Dio e, per questo motivo, Gesù afferma che altri, come i gentili, vedranno, ma il suo popolo, che conosceva Dio, diventò cieco: “…Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi” (Gv.9:39).

Israele oltrepassò il limite del male: non difese l’orfano, né il diritto dei poveri (v.28). Quando Gesù iniziò la sua missione trovò che:

“…nel paese si è commessa una cosa spaventevole e orribile: i profeti profetizzano falsamente, i sacerdoti governano in forza della propria autorità e il mio popolo ha piacere che sia così. Ma cosa farete quando verrà la fine?” (v.30,31) .

La versione Diodati riporta: “…i profeti han profetizzato con menzogna; e i sacerdoti han signoreggiato,

[appoggiandosi] sopra le mani di essi; e il mio popolo l’ha amato così. Ora, che farete voi alla fine?”.

Una nazione ribelle e malvagia preferì ascoltare la menzogna di Satana che la verità di Gesù, si macchiò del suo sangue innocente: “E tutto il popolo rispondendo disse: -Sia il suo sangue sopra di noi e sopra i nostri figli-” (Mt.27:25) “e uccideste l’autore della vita, che Dio ha risuscitato dai morti e del quale noi siamo testimoni” (Atti 3:15).

Quando tutto il popolo di Dio rifiutò la predicazione degli apostoli di Gesù, furono abbandonati nelle mani dei loro nemici. Dio si vendicò, rifiutandoli come suo popolo, perciò furono dispersi in esilio, come ai quattro venti del cielo e dietro loro Dio sguainò la sua spada (Ez.5:12). Israele è stato odiato da tutte le nazioni in cui si trovava in cattività e, nonostante che oggi il tempo dell’esilio è terminato e lo Stato d’Israele è stato ricostituito, i popoli musulmani, loro fratelli, ancora li odiano e li disprezzeranno fino alla fine.

Israele avrà gli occhi e gli orecchi spirituali chiusi fino all’inizio degli ultimi sette anni (l’ultima settimana delle settanta descritte da Dan.9:25), “…quando però si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso” (2Cor.3:16).

Dio manderà loro i due testimoni (Apoc.11:3), che annunceranno tutti gli avvenimenti profetici ed alcuni, quelli scritti nel libro della vita e che avranno sapienza (Dan.11:33,35), si convertiranno (vedi Apoc.12:4), formando come un esercito di stelle, che cadrà (i martiri della grande tribolazione).

Capitolo 6.

La profezia è rivolta contro i due regni Israele, Giuda e Gerusalemme, chiamata figlia di Sion e paragonata ad una donna bella e delicata, che non lo sarà più. Infatti Dio susciterà contro di loro un popolo del nord, che la distruggerà e la renderà interamente desolata.

La bella e delicata figlia di Sion la distruggerò. Verso di lei vengono dei pastori con i loro greggi; piantano le loro tende tutt’intorno contro di lei; ognuno pascola dalla sua parte” (v.2,3).

Gerusalemme era divenuta una città di violenza e l’oppressione non determinava niente di buono, solo dolore e piaghe. Sempre e prima che Dio disponga la distruzione, avverte e richiama alla conversione; “Lasciati correggere, o Gerusalemme, altrimenti la mia anima si allontanerà da te, altrimenti ti ridurrò una desolazione, una terra disabitata” (v.8).

L’eterno informa, tramite il profeta, che il resto di Israele sarà interamente racimolato come una vigna (v.9), allo stesso modo del vendemmiatore sui tralci, perché del suo popolo ne rimarrà solo un residuo, il quale sarà disperso tra le nazioni nemiche (Ez.5:12).

Israele, divenuto duro di orecchi, non ha voluto ascoltare e ha disprezzato la Parola di Dio.

Stefano, il primo martire di Cristo, tramite lo Spirito Santo, espose la loro condizione, immutata a quella rivelata dai profeti circa cinque secoli prima: “Uomini di collo duro ed incirconcisi di cuore e di orecchi, voi resistete sempre allo Spirito Santo; come fecero i vostri padri, cosí fate anche voi” (Atti 7:51).

Dio aveva stabilito la distruzione di Gerusalemme e la devastazione di tutto Israele, perché il popolo scelto rifiutò di servire il vero Dio e di riconoscere il suo unigenito Figlio mandato per condurre Giuda ed Israele al ravvedimento ed al perdono dei loro peccati, ma essi non lo accettarono, lo rifiutarono e lo misero a morte ma: “Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste, appendendolo al legno” (Atti 5:30).

A soli 70 anni dalla nascita di Gesù, i romani distrussero il tempio ricostruito ai tempi di Esdra e di Zorobabel perché grande era il peccato del suo popolo e l’ira di Dio si accese contro di loro abbandonandoli nelle mani dei loro nemici (i romani).

“Si vergognavano quando compivano abominazioni? No! Non si vergognavano affatto, né sapevano che cosa fosse arrossire. Perciò cadranno fra quelli che cadono; quando li visiterò saranno rovesciati-, dice l’Eterno” (v.15).

Dio richiamò all’obbedienza il popolo, fin dall’antichità, dichiarando il male che avrebbe mandato su di loro se non si fossero ravveduti, come Mosè profetizzò l’avvenuta diaspora dopo Cristo: “E l’Eterno vi disperderà fra i popoli, e non rimarrà di voi che un piccolo numero fra le nazioni dove l’Eterno vi condurrà” (Deut.4:27).

Un popolo incirconciso di cuore e duro di orecchi non ascoltarono e non misero in pratica i comandamenti dati loro dal servo di Dio, Mosè, ma preferirono adorare idoli, invece del loro Creatore, così il male preannunciato si realizzò: “Ascolta, o terra! Ecco, io farò venire su questo popolo una calamità, il frutto stesso dei loro pensieri; perché non hanno prestato attenzione alle mie parole e neppure alla mia legge, ma l’hanno rigettata” (v.19).

Dio non risparmiò il suo popolo, perchè quando li invitò a cercare la vera strada ed a camminare in essa, per il riposo delle loro anime, essi risposero: “Non cammineremo in essa” (v.16) ed anche quando I servi di Dio, le sentinelle, li consigliarono di fare attenzione al suono della tromba, loro replicarono: “Non faremo attenzione” (v.17). Insistentemente Dio li ammoniva, attraverso i suoi servi, ma loro non si ravvidero e non lo ascoltarono. Furono perciò abbandonati per la loro incredulità. Infatti, Gesù fu per Israele una pietra d’inciampo, come dichiarò l’Eterno: “Ecco, io porrò davanti a questo popolo delle pietre d’inciampo, nelle quali inciamperanno insieme padri e figli, il vicino e il suo amico periranno” (v.21) ed anche l’apostolo Pietro: “Per voi dunque che credete essa è preziosa; ma per coloro che disubbidiscono: -La pietra, che gli edificatori hanno rigettato, è divenuta la testata d’angolo, pietra d’inciampo e roccia d’intoppo che li fa cadere” (1Ptr.2:7).

Per incredulità rifiutarono il Messia, il loro Salvatore e Dio mandò contro di loro una grande calamità. Israele fu devastato e i loro nemici ne presero possesso e, coloro che scamparono alla spada, alla peste e alla fame, furono esiliati nelle nazioni straniere. Il popolo di Israele era ritenuto ribelle alle leggi ed ai comandamenti del suo Dio, perché, al posto dell’Eterno, preferiva adorare gli idoli, che non possono parlare e né udire, favorendo la realizzazione delle profezie. Così Dio mise in atto il male che aveva decretato per il suo popolo: Gerusalemme venne nuovamente distrutta, non più dai babilonesi, ma dai romani; iniziò una lunga cattività per il residuo del popolo, rimasto in vita; Dio sguainò dietro di loro la sua spada. Infatti gli ebrei sono stati perseguitati, a causa della loro irriverenza verso Dio, per tutto il tempo dell’esilio, determinato in 62 settimane (Dan.9:25) e, tra le nazioni, in cui si trovarono, furono privati di tutti i loro beni e molti anche della vita. Dio li rigettò dalla sua presenza, a partire dal 70 d.C. La loro cattività terminò nel 1948, anno di costituzione dello Stato di Israele e, da allora, sono già trascorsi 62 anni, quindi restano ancora pochi anni ed Israele entrerà nell’ultima settimana delle 70 (Dan.9:24,27).

Nei primi tre anni e mezzo per i popoli del sud compreso Israele saranno oppressi e vinti da un capo proveniente dal nord, rispetto a Gerusalemme: “Il re del settentrione verrà, innalzerà dei bastioni e si impadronirà di una città fortificata. Né le forze del mezzogiorno né le truppe scelte avranno la forza di resistergli” (Dan.11:15).

Né Israele né altri popoli saranno in grado di resistere all’attacco del re del nord cadranno interamente in potere del nemico: “Essi impugnano arco e lancia; sono crudeli e non hanno pietà; la loro voce assomiglia al fragore del mare; essi montano cavalli e sono pronti a combattere come un sol uomo contro di te, o figlia di Sion” (v.23).

Terminati i primi tre anni e mezzo, i consecutivi 1260 giorni, della grande tribolazione, saranno sotto il dominio e il controllo di Satana, che agirà con tutta la sua forza malefica, attraverso il suo rappresentante, chiamato appunto la bestia (Apoc.13). Tutto il mondo lo adorerà, al posto di Dio, come un dio. Infatti dopo il re del nord, “Poi, al suo posto, sorgerà un uomo spregevole, a cui non spettava la dignità regale; verrà senza rumore e s’impadronirà del regno a forza di intrighi. Le forze avversarie che invaderanno il paese saranno sommerse davanti a lui, saranno sgominate e anche il principe del patto sarà travolto” (Dan.11:21,22).

Satana farà pure guerra ai molti santi, come un esercito e li vincerà “…le fu dato di far guerra ai santi e di vincerli; e le fu data potestà sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione” (Apoc.13:7), ma solo la terza parte di essi cadrà: “La sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le scagliò sulla terra” (Apoc.12:4), perché “Crebbe fino a raggiungere l’esercito del cielo; fece cadere a terra una parte di quell’esercito e delle stelle, e le calpestò” (Dan.8.10).

Un’altra parte dei santi sarà composta dal residuo, che invece rimarrà vivo, perché protetto dall’Eterno per tutto il tempo della grande tribolazione (Apoc.12:6-14,16).

Per Israele sono riservati gli ultimi suoni di tromba, detti guai, il primo guaio (la quinta tromba, Apoc.9:1-12), in quel tempo: “ … ha detto il Signore: Ecco, un popolo viene dal paese di Settentrione, ed una gran gente si muove da fondo della terra. Impugneranno l’arco e lo scudo; essi sono una gente crudele, e non avranno pietà alcuna; la loro voce rumoreggerà come il mare, e cavalcheranno sopra cavalli; ciascuno di loro sarà in ordine, come un uomo prode, per combattere contro di te, o figliuola di Sion” (v.22, 23; vers. Diodati).

Guerre e devastazioni sono stabilite per il popolo di Dio dall’inizio dei sette anni fino alla fine, negli ultimi 1260 giorni regnerà Satana, chiamato serpente antico; serpente perchè la sua sapienza diventò corrotta e astuzia (Ez.28:17), antico perché egli fu creato nella precedente creazione dell’uomo, Dio lo creò e lo mise in mezzo alle pietre di fuoco, nel monte santo di Dio, fino a quando fu trovato in lui iniquità (Ez.28:14,15). Dio metterà fine all’iniquità sulla terra e colui che desiderò porsi al posto di Dio (Lucifero, Is.14.12,13) sarà legato e gettato nell’abisso durante i mille anni di pace sulla terra.

Giorni di grandi tribolazioni per Israele e per tutti gli abitanti delle nazioni, il popolo dei santi farà cordoglio riconoscendo il loro peccato e quello dei loro padri: “O figlia del mio popolo, vestiti di sacco e rotolati nella cenere, fa’ lutto come per un figlio unico, con un pianto amarissimo, perché il distruttore piomberà su di noi all’improvviso” (v.26). Nei primi 1260 giorni dell’ultima settimana, durante la profezia dei due testimoni (due ulivi) il residuo scelto per vivere e coloro che saranno martiri, riconosceranno il Messia, colui che i loro padri condannarono a morte sul legno della croce, si pentiranno e faranno cordoglio, piangendo amaramente; anche Zaccaria profetizza: “Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto, faranno quindi cordoglio per lui, come si fa cordoglio per un figlio unico, e saranno grandemente addolorati per lui, come si è grandemente addolorati per un primogenito” (Zac.12:10; Apoc.1:7).

Saranno giorni di grande dolore e di sconfitta per tutte le nazioni, ma in Israele ci sarà un residuo santo, essi i savi, coloro che intenderanno e si ravvedranno, ci sarà salvezza, perché Gesù è il re di Israele e difenderà il residuo. Sarà Lui che dividerà il monte degli Ulivi per farli passare indenni e, dopo che essi saranno passati, il valico si richiuderà sull’esercito di Satana (Apoc.15,16; Zac.14:4,5), come ai tempi di Mosè, quando le acque del Mar Rosso dopo che il popolo di Dio ebbe attraversato all’asciutto, le acque del mare si riunirono, coprendo l’esercito del Faraone.

“Io ti ho posto per riparo, e fortezza, nel mio popolo, e tu conoscerai, e proverai la loro via” (v.27). Confermato dal profeta Daniele: “E in quel tempo sorgerà Mikael, il gran capo, il difensore dei figli del tuo popolo; e ci sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato da quando esistono le nazioni fino a quel tempo. In quel tempo il tuo popolo sarà salvato, tutti quelli che saranno trovati scritti nel libro” (Dan.12.1).

La Parola profetica rivela che Gesù è stato mandato per riparo e per fortezza del popolo di Dio, Egli sarà il difensore del residuo scelto perché Gesù apparirà loro sul monte degli ulivi per metterli in salvo.

Le profezie ci rivelano che Dio ha un esercito di santi in Israele (Dan.8:12,13), ma molti saranno quelli che subiranno la condanna per la loro ribellione furono rigettati dall’Eterno e lo saranno fino alla fine moriranno di spada nella guerra di Armagheddon; si compiranno profezie e visioni (Dan.9:24) e inizierà il millennio. Gli empi del popolo di Dio, sono dichiarati argento di rifiuto e saranno rigettati per sempre dall’Eterno: “Essi sono tutti ribelli fra i ribelli, vanno attorno spargendo calunnie; sono bronzo e ferro, sono tutti corruttori. Il mantice soffia con forza, il piombo è consumato dal fuoco; invano raffina il raffinatore, perché le scorie non si staccano. Saranno chiamati argento di rifiuto, perché l’Eterno li ha rigettati” (v.28-30).

Capitolo 7.

La parola di Dio fu rivolta al profeta riguardo ai Giudei che entravano nel tempio per prostrarsi davanti all’Eterno, ponendo invece la loro fiducia negli idoli facendo cose abominevoli all’Eterno.

Gesù, quando entrò in Gerusalemme, trovò il tempio di Dio trasformato in una “…una spelonca di ladroni” (Mt.21:13), dove scribi e farisei, che sedevano sulla cattedra di Mosè, imponevano dei pesi difficili al popolo, l’osservanza rigida della legge, mentre essi non li smuovevano neppure con un dito (Mt.23:2-7).

Essi credevano che solo entrando nel tempio, prostrandosi davanti a Dio era sufficiente per essere salvi, senza cambiare le loro abitudini e tradizioni scorrette.

Dio aggiunge: “Così voi rubate, uccidete, commettete adulterî, giurate il falso, bruciate incenso a Baal e andate dietro ad altri dèi che prima non conoscevate, e poi venite a presentarvi davanti a me in questo tempio su cui è invocato il mio nome e dite: -Siamo salvi! – per poi compiere tutte queste abominazioni. Questo tempio su cui è invocato il mio nome è forse divenuto ai vostri occhi un covo di ladroni? Ecco, io ho visto questo- dice l’Eterno” (v.9-11).

Le opere che Dio richiedeva a tutti quelli che entravano nel tempio per adorarlo ed abitarvi riguardavano la pratica della giustizia, “se non opprimete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargete sangue innocente in questo luogo e non andate dietro ad altri dèi a vostro danno, allora io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che ho dato ai vostri padri da molto tempo e per sempre” (v.5,6).

Il popolo fu duro di orecchi e non ascoltò la parola che Dio insistentemente aveva pronunciato per mezzo dei suoi profeti, riguardo la situazione peccaminosa di Giuda e di Gerusalemme. Entrambe erano chiamate a ravvedersi, tenendo pure conto, per ammonimento, di come Dio avesse distrutto la sua casa, la tenda di convegno (Gdc.18:1; 1Sam.1:24), per la malvagità di Israele, perché il popolo continuamente adorava gli idoli ed offriva sacrifici abominevoli di ogni genere, perciò Dio li consegnò in potere del re di Assiria; “Egli abbandonò il tabernacolo di Sciloh, la tenda che aveva piantato fra gli uomini; e lasciò andare la sua forza in cattività e la sua gloria in mano del nemico. Abbandonò il suo popolo alla spada e si adirò grandemente contro la sua eredità” (Slm.78:60-62; v.12).

Dio inoltre avverte Geremia di non supplicare per il popolo e di non intercedere per loro.

Giuda e Gerusalemme si comportarono peggio di Israele, sacrificando in abbondanza abominazioni di ogni genere agli déi. Il popolo non volle ravvedersi dalle malvagità che commetteva, così Dio decise di distruggere il tempio, su cui loro ponevano la fiducia e di cacciarli dal suo cospetto, proprio come aveva fatto con Israele, che furono deportati in Assiria per le loro malvagità (2Re15:29): “io farò con questo tempio, su cui è invocato il mio nome e in cui riponete la vostra fiducia, con questo luogo che ho dato a voi e ai vostri padri, come ho fatto a Sciloh; e vi scaccerò dalla mia presenza, come ho scacciato tutti i vostri fratelli, tutta la progenie di Efraim” (v.14,15).

Dio aveva preparato, per la disubbidienza di Giuda e di Gerusalemme l’esilio in Babilonia di settanta anni, perché essi non intendevano convertirsi, né ascoltare i messaggeri dell’Eterno, “Dal giorno in cui i vostri padri uscirono dal paese d’Egitto fino a quest’oggi, vi ho mandato tutti i miei servi, i profeti ogni giorno con urgenza ed insistenza. Essi però non mi hanno ascoltato né hanno prestato orecchio, ma hanno indurito la loro cervice e si sono comportati peggio dei loro padri” (v.25,26).

Dio invita Geremia a parlare al popolo, sapendo già che loro non avrebbero ascoltato, mise il popolo alla conoscenza di tutto il male che Dio avrebbe mandato, in modo che essi non avessero scuse, “Perciò tu dirai loro tutte queste cose, ma non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno” (v.27).

Dio chiede al profeta: “Non vedi ciò che fanno nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme?” (v.17), “I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per fare delle focacce alla regina del cielo, e poi fanno libazioni ad altri dèi per provocarmi ad ira” (v.18).

Il popolo di certo non stava provocando Dio, ma essi continuando nel peccato, andavano verso la loro rovina: “Ma provocano veramente me,…o non piuttosto se stessi a loro proprio vergogna?“ (v.19).

Il furore dell’Eterno si riversò, senza estinguersi, su quel luogo, sugli uomini, sulle bestie, sugli alberi della campagna e sui frutti della terra di Gerusalemme e di Giuda. Il tempio fu dato alle fiamme ed i superstiti deportati in Babilonia, dimenticandosi dei comandamenti dati ai loro padri, quando li trasse fuori dalla schiavitù dell’Egitto, Dio diede loro ordine di ascoltare soltanto la Sua voce e di camminare nelle sue vie, per essere suo popolo benedetto. “Ma essi e i nostri padri si comportarono con superbia, indurirono la loro cervice e non ubbidirono ai tuoi comandamenti” (Neemia 9:16).

Purtroppo il popolo preferì camminare secondo la caparbietà del proprio cuore, nonostante che ogni giorno i servi di Dio, i profeti, li esortassero al ravvedimento.

Dio sapeva che loro non lo avrebbero ascoltato, né avrebbero risposto alla Sua chiamata, per cui sollecita il profeta ad elevare un lamento, perché Dio li ha rigettati: “Tagliati i capelli e gettali via, e intona sulle alture un lamento, perché l’Eterno ha rigettato ed abbandonato la generazione della sua ira. I figli di Giuda hanno fatto ciò che è male ai miei occhi-, dice l’Eterno. -Hanno collocato le loro abominazioni nel tempio in cui è invocato il mio nome, per contaminarlo” (v.29,30).

I figli di Israele compirono azioni immorali e riprovevoli davanti all’Eterno: edificarono altari a Tofet, nella valle del figlio di Hinnom e su di esso sacrificarono, attraverso il fuoco, i loro figli e figlie. Per questa ragione Dio ha cambiato nome a quel luogo; in riferimento alla guerra che Satana con i suoi eserciti farà contro l’Eterno in un luogo, detto in ebraico, Armagheddon (Apoc.16:16). “Perciò ecco, vengono i giorni-, dice l’Eterno, -nei quali non si chiamerà più “Tofet” né “la Valle del figlio di Hinnom”, ma “la Valle del massacro”, e si seppelliranno i morti in Tofet, perché non ci sarà spazio altrove” (v.32).

Alla “Valle del massacro” ci sarà un gran sterminio, dove tutti i popoli, compresi gli ebrei, che avranno preso il marchio o il numero della bestia (Satana con un corpo di uomo, Dan.2:41-43), saranno uccisi con la spada della Parola, che Gesù avrà nella sua bocca (Apoc.19:11,12, 17,18), “I cadaveri di questo popolo diverranno così pasto per gli uccelli del cielo e per le bestie della terra, e nessuno li spaventerà” (v. 33; cfr. Apoc.19:17,18).

La predizione dell’avvenuta Diaspora (dispersione degli ebrei tra le nazioni), fu da Dio annunciata più di 500 anni prima, ma il popolo fu sordo ad ogni avvertimento e a 70 anni dopo la nascita del Messia si avverò: “Farò cessare nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme le grida di allegrezza e le grida di gioia, la voce dello sposo e la voce della sposa, perché il paese diventerà una desolazione” (v.34).

Giuda e Gerusalemme furono così distrutte, perché non ascoltarono i profeti e non si ravvidero dai loro peccati, quindi Dio li diede nelle mani del re Nebukadnetsar, re di Babilonia, per settanta anni.

(continua)