CAPITOLO 54

La profezia indica la nuova Gerusalemme ricostruita e di nuovo ripopolata, quella che era stata abbandonata e non aveva più figli (ebrei), perché condotti in cattività per sessantadue settimane. Infatti alla chiusura delle settanta settimane per Israele e per tutti coloro che faranno parte della sposa di Cristo, compresi tutti i martiri, inizierà il millennio. La sposa ed i martiri abiteranno la nuova e santa Gerusalemme o diletta città (Apoc.3:12; 20:9), che scenderà dal cielo, presso Dio; mentre il popolo di Dio vivrà nella Gerusalemme terrena o campo dei santi (Apoc.20:9; 22:1,5; Ez.40 al 48) e “Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio (Apoc.21:3). La profezia diretta a Gerusalemme dice: “Giubila, o sterile, tu che non partorivi; prorompi in alte grida di gioia, tu che non provavi doglie di parto! Poiché i figli della desolata saranno più numerosi dei figli della maritata, dice l’Eterno” (v.1).

Israele è chiamata sterile fino a quando Dio riporterà il residuo, che lui ha scelto, nuovamente in Gerusalemme, ricostruita, “I figli dello straniero ricostruiranno le tue mura e i loro re saranno al tuo servizio, perché nella mia ira ti ho colpito, ma nella mia benevolenza ho avuto compassione di te” (Is.60:10).

La nuova Gerusalemme, popolata da un piccolo residuo delle tribù di Israele, diventerà un popolo numeroso, cui tutte le nazioni della Terra saranno assoggettate. Sarà la capitale del mondo e le città rimaste deserte dopo la battaglia di Armagheddon saranno ripopolate.

Gli ebrei superstiti saranno un popolo santo; Dio farà dimenticare loro il passato pieno di vergogna, nel quale hanno vissuto e perdonerà ogni peccato. Questo avverrà nel millennio di pace e di giustizia: “Poiché il tuo creatore è il tuo sposo; il suo nome è l’Eterno degli eserciti, il tuo Redentore è il Santo d’Israele, chiamato Dio di tutta la terra” (v.5).

Un popolo definito una donna abbandonata, afflitta nello spirito, per un tempo ripudiata da Dio: “Ti ho abbandonata per un breve istante, ma con immensa compassione ti radunerò. In uno scoppio d’ira ti ho nascosto per un momento la mia faccia, ma con un amore eterno avrò compassione di te, dice l’Eterno il tuo Redentore” (v.7).

La spiegazione di come Dio abbandonò il suo popolo lo troviamo in tutte le profezie, a partire da Mosè (Deut.31:17; 1Re8:46). Dio, per mezzo dei suoi profeti, esortava il popolo alla conversione dai loro peccati, enunciando il ritiro da loro se non si fossero ravveduti. Il popolo non ascoltò e avvenne ciò che Dio aveva pronunciato per mezzo dei suoi servi. Gli ebrei furono cacciati dalla loro nazione e furono sparsi tra le nazioni nemiche.

Dio, tramite il profeta Daniele, riferì anche il tempo in cui Israele sarebbe rimasto in esilio, a partire dalla distruzione del tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., fino alla fine, nel 1948, fissato in “…sessantadue settimane; essa sarà nuovamente ricostruita con piazza e fossato, ma in tempi angosciosi” (Dan.9:25)Trascorse le sessantadue settimane, in seguito allo sterminio degli ebrei, avvenuto per mano del dittatore Hitler dal 1944/45, lo stato di Israele fu stabilito nuovamente da parte dell’ONU e come la profezia dichiara: “…In tempi angosciosi” (Dan.9:25). I superstiti tornano nella loro antica terra esattamente dopo sessantadue settimane di esilio, lasciata circa 1878 anni prima.

Sappiamo che per Dio mille anni sono come un giorno ed un giorno come mille anni (2Ptr.3.8; Slm.90:4); ecco perché Egli dichiara che ha lasciato la sua eredità per un attimo od un istante, in uno scoppio d’ira.

Dio è fedele: Egli fece il patto con Noè che non avrebbe distrutto la Terra con le acque e manterrà la promessa fino alla fine. Fece anche un patto antico, circa duemilacinquecento anni fa: Dio stabilirà con grande amore e riscatterà il residuo scelto e mai più si adirerà contro di loro. Il patto di pace non sarà eliminato ed il suo amore e le sue compassioni dureranno per sempre.

Un piccolo residuo, che diventerà una grande nazione, regnerà su tutte le nazioni del mondo nel tempo del prossimo millennio. Nel Cantico dei Cantici troviamo il riscontro dell’amore che Dio ha riservato ad Israele in tutte le sue bellezze, come lo conferma: “…io incastonerò le tue pietre nell’antimonio e ti fonderò sugli zaffiri. Farò i tuoi merli di rubini, le tue porte di carbonchio e tutto il tuo recinto di pietre preziose. Tutti i tuoi figli saranno ammaestrati dall’Eterno, e grande sarà la pace dei tuoi figli” (v.11-13).nDio proteggerà il suo popolo santo: per loro non ci sarà più spavento ed oppressione, nessuno si radunerà contro di loro e se pure qualcuno lo farà, cadrà davanti a loro.

Ecco come sarà la Gerusalemme del millennio: “O afflitta, tempestata, sconsolata; ecco, io poserò le tue pietre sopra marmo fino e ti fonderò sopra zaffiri. E farò le tue finestre di rubini e le tue porte di carbonchi, e tutto il tuo recinto di pietre preziose. E tutti i tuoi figliuoli saranno insegnati da Signore” (v.12,13).

Dio ama e preserverà in vita il residuo che ha scelto; Satana, il serpente antico, non li potrà raggiungere, perché Dio li proteggerà (Apoc.12:6) e nessun arma contro di loro avrà successo: “Tu non temerai lo spavento notturno, né la freccia che vola di giorno, né la peste che vaga nelle tenebre, né lo sterminio che imperversa a mezzodì. Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma a te non si accosterà” (Slm.91:6,7).

Il salmista profetizza la grande protezione che Dio metterà intorno al residuo, così nessuno li toccherà, nemmeno il grande devastatore, colui che avrà il potere di distruggere: “Ecco, io ho creato il fabbro che soffia sulle braci nel fuoco e ne trae uno strumento per il suo lavoro, e ho pure creato il devastatore per distruggere” (v.16).

Dio concederà potere al devastatore anche sui santi (i martiri della grande tribolazione), eccetto il suo residuo, che proteggerà. L’Eterno li ciberà per tutto il tempo della grande tribolazione, durante i 1260 giorni di distruzioni e di sterminio, come confermato da Gesù (Mrc.13:19).

Il popolo che Dio sceglierà, avrà un’eredità e la loro giustizia scaturirà da Lui. Egli fece un patto con Abramo e lo manterrà; il popolo ebreo è stato abbandonato per un istante, ma sarà ripreso con grande misericordia ed erediterà la Terra. Dio perdonerà loro ogni misfatto: un piccolo residuo, proveniente da tutte le tribù di Israele, entrerà nella nuova Gerusalemme e diventerà un numerosissimo popolo.

Dio sarà contro chi oserà mettersi contro il suo popolo, il quale abiterà la nuova Gerusalemme terrena, chiamata il campo dei santi (Apoc.20:9), Dio sarà in mezzo a loro, abiterà con loro (Apoc.21:3) e sarà loro Dio. “Nessun’arma fabbricata contro di te avrà successo, e ogni lingua che si alzerà in giudizio contro di te, la condannerai. Questa è l’eredità dei servi dell’Eterno, e la loro giustizia viene da me-, dice l’Eterno(v.17).

CAPITOLO 55

“O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, e voi che non avete danaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza danaro e senza pagare vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, e l’anima vostra gusterà cibi succulenti!” (v.1,2). Un invito allettante a comprare, senza denaro, vino e latte, solo ascoltando attentamente e mettendo in pratica le sue leggi e i suoi comandamenti, per poter mangiare del cibo spirituale: solo in questo modo l’anima nostra potrà vivere.

La profezia è rivolta al popolo Israelita, che stava aspettando il Messia, il Salvatore di Israele, e alle nazioni gentili, che non conoscevano Dio; a tutti l’invito è di comprare, senza denaro, acqua della vita e mangiare la parola di Dio, cibo dell’anima.

Gesù disse: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv.6:54); “e trovata una perla di gran valore, va, vende tutto ciò che ha, e la compera” (Mt.13:46).

Il profeta Isaia parla, per lo Spirito di Dio, di un cibo succulento e buono per l’anima: “Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e l’anima vostra vivrà; e io stabilirò con voi un patto eterno, secondo le grazie stabili promesse a Davide” (v.3). Questa è la promessa fatta ad Israele, che stabilì con il re Davide: “Non ci sarà fine all’incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e sempre. Questo farà lo zelo dell’Eterno degli eserciti “ (Is.9:6).

Dio ha mandato il suo Unigenito Figlio, affinché chiunque creda in Lui riceva la vita eterna. La profezia afferma che Gesù è stato dato come comandante e conduttore dei popoli: “Ecco, io l’ho dato come testimone ai popoli, come principe e comandante dei popoli. Ecco, tu chiamerai una nazione che non conosci, e una nazione che non ti conosce accorrerà a te, a motivo dell’Eterno, il tuo Dio, e del Santo d’Israele perché egli ti ha glorificato” (v.4,5).

Gesù, dopo aver compiuto l’opera che il Padre gli aveva assegnato sulla terra (Gv.17:4), è salito al cielo e si è seduto alla destra della Maestà, di Dio (Ebr.8:1; Apoc.3:21). Dio lo ha sovranamente innalzato e lo ha dato per Capo Supremo della chiesa (Ef.1:22). Popoli, che non conoscevano la verità, si sono ravveduti e sono andati a Cristo. Dio si è glorificato nel Figlio: “Quando fu uscito, Gesù disse: -Ora il Figlio dell’uomo è glorificato, e Dio è glorificato in lui” (Gv.13:31). A Lui Dio ha sottoposto ogni cosa (1Cor.15:27; Ebr. 2:8) e Gesù ha acquistato col suo sangue un popolo a Dio.

Gesù compì il vecchio patto ed aprì uno nuovo patto: la salvezza non più per opere, ma per la grazia, mediante la fede in Cristo (Ef.2:8), dono di Dio.

Un importante e vitale invito viene proposto: “Cercate l’Eterno mentre lo si può trovare, invocatelo mentre è vicino” (v.6). Sappiamo che Dio ha determinato un tempo, disposto in sette periodi o sette chiese, in cui gli uomini possono cercare salvezza e ricevere Grazia: solo allora si diviene figli di Dio. Il periodo della Grazia si chiuderà e non sarà più possibile per le nazioni cercare Dio, perché tutti saranno dati nelle mani della bestia (l’uomo con lo spirito di Satana); in quel tempo Dio sarà lontano dai gentili, ma risponderà agli ebrei che lo cercheranno.

Infatti durante gli ultimi sette anni ci sarà salvezza solo per gli ebrei che capiranno, ma gli empi saranno lasciati nelle mani del seduttore; “Molti saranno purificati, imbiancati e affinati; ma gli empi agiranno empiamente e nessuno degli empi capirà, ma capiranno i savi” (Dan.12:10).

Dio, come sempre, consiglia tutti i ribelli a ravvedersi: “Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri, e ritorni all’Eterno che avrà compassione di lui, e al nostro Dio che perdona largamente” (v.7).

Oggi si può ancora essere salvati, convertendosi al cammino santo; c’è ancora poco tempo per ravvedersi e, ascoltando la Parola che dichiara “chi cerca trova”, per chi vuole entrare nel regno di Dio, occorre riconoscersi peccatore e di cercare il perdono dei peccati accettando, con fede, nella propria vita il Salvatore e seguirlo nei suoi insegnamenti.

Possiamo anche continuare nei nostri errori, ma sarà certa la nostra morte spirituale o morte seconda, ovvero la lontananza eterna da Dio. Ora è il tempo di lasciare le proprie vie, i nostri pensieri ed arrenderci completamente alle sue promesse perché Egli avrà pietà di noi: “Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (v.9).

Apriamo la nostra mente spirituale per comprendere le vie dell’Eterno: con i nostri pensieri carnali ci sarà in noi solo vuoto e l’anima rimarrebbe senza cibo spirituale. Torniamo a Dio, impariamo ad usare il suo Spirito, se esso fosse in noi, senza rimanere ciechi spiritualmente.

“Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, in modo da dare il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non ritornerà a me a vuoto, senza avere compiuto ciò che desidero e realizzato pienamente ciò per cui l’ho mandata” (v.10,11). La parola di Dio, diffusa per mezzo dei profeti e degli apostoli, ha portato frutto ed è arrivata fino a noi oggi. Sono tempi molto difficili quelli che stiamo vivendo, di cui molti non si rendono conto, ma per i credenti: “noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere, che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo” (Ef.2:10).

Per il suo popolo, Dio ha parlato usando i suoi servi, i profeti, portandolo a conoscenza delle grandi ricchezze che ha preparato per coloro che lo amano. Li farà partire con gioia, li nasconderà dal serpente antico (Satana), durante la grande tribolazione e li farà ritornare in tempi di pace, quando il devastatore sarà sconfitto per sempre.

Sarà fatto tutto nuovo e “Al posto delle spine crescerà il cipresso, al posto delle ortiche crescerà il mirto; sarà per l’Eterno un titolo di gloria, un segno perpetuo che non sarà distrutto” (v.13). Mille anni di pace e prosperità ci sarà per Israele e per la Chiesa mille anni con Cristo, nella nuova Gerusalemme.

CAPITOLO 56

Così parla l’Eterno: “…Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire e la mia giustizia per essere rivelata” (v.1).

Dio ha riportato il suo popolo nella loro terra di origine, dopo essere stato in esilio per circa 1.878 anni, pari alle sessantadue settimane di Daniele. Per Israele stanno per compiersi sessantanove delle settanta settimane profetizzate dal profeta Daniele: ultimi sette anni o settimana, la giustizia sarà rivelata e la salvezza giungerà anche a loro in tempi di devastazioni (Dan.9:27).

Cristo Gesù, il Messia, sarà predicato dai due testimoni (o ulivi) che Dio invierà in Gerusalemme e molti si convertiranno e testimonieranno ad altri. Dio ha in Israele un esercito di santi, che si dividerà in due gruppi: una parte sarà portata in salvo, il residuo, lontano dal serpente antico e vivrà nel millennio, mentre l’altra parte, i martiri, sarà formata da coloro che daranno la vita per Cristo e per la sua testimonianza (Dan.11:33; Apoc.12:4). Saranno uccisi ma otterranno vittoria sulla bestia, perché non l’adoreranno e né prenderanno il numero del suo nome (Apoc.15:2). Di loro dice: Beato e santo è colui che ha parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potestà la seconda morte, ma essi saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui mille anni” (Apoc.20:6).

Due avvertimenti: “Non dica il figlio dello straniero che si è unito all’Eterno: -l’Eterno mi ha certamente escluso dal suo popolo- E non dica l’eunuco: -Ecco, io sono un albero secco-“ (v.3).

Dio non esclude o nega i suoi favori a chi lo cerca e lo ama; anche noi siamo ritenuti stranieri, perché non appartenenti alle tribù di Israele, ma Dio ci ha accolti come suo popolo per mezzo del suo unigenito Figlio Gesù Cristo e così anche noi siamo divenuti figli di Dio.

Agli eunuchi, coloro che non si sono uniti a donne appartenenti alle tribù di Israele “darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura un posto e un nome, che varranno meglio di quello dei figli e delle figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato” (v.5), come riportato; “Essi sono quelli che non si sono contaminati con donne; sono infatti vergini. Essi sono quelli che seguono l’Agnello, dovunque egli va; essi sono stati riscattati fra gli uomini, per essere primizie a Dio e all’Agnello” (Apoc.14:4), “Essi vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla loro fronte” (Apoc.22:4).

In Sion, sul monte santo di Dio, ci sarà la casa di adorazione (il tabernacolo di Dio con gli uomini) ed a Gerusalemme confluiranno i popoli di tutte le nazioni: “Si, molti popoli e nazioni potenti verranno a cercare l’Eterno degli eserciti a Gerusalemme e a supplicare la faccia dell’Eterno” (Zac. 8:22).

La profezia conferma che Dio, oltre al popolo di Israele, che è la sua eredità, accoglierà a sé anche atri popoli: “L’Eterno degli eserciti li benedirà, dicendo: -Benedetti sia l’Egitto mio popolo, l’Assiria opera delle mie mani e Israele, mia eredità!-“ (Is.19:25), “Il Signore, l’Eterno, che raduna i dispersi d’Israele, dice: -Io raccoglierò intorno a lui anche altri, oltre a quelli già raccolti” (v.8).

Per coloro che volutamente rimarranno ciechi, amanti di se stessi, che dirigono (pastori) il popolo di Dio senza alcuna conoscenza spirituale, né intelligenza divina, afferma: “I suoi guardiani sono ciechi, sono tutti senza conoscenza, sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; fanno sogni, stanno sdraiati, amano sonnecchiare. Sono cani ingordi, che non sono mai sazi; sono pastori che non capiscono nulla; seguono tutti la loro via, ognuno mira al proprio interesse, per conto suo” (v.10,11). Questo è quello che oggi succede in Israele: coloro che dirigono il popolo, lo fanno senza Dio.

CAPITOLO 57

“Il giusto muore ma nessuno vi bada; gli uomini pii sono portati via, e nessuno considera che il giusto è portato via davanti al male. Egli entra nella pace; quelli che hanno camminato nell’integrità riposano sui loro letti” (v.1,2). Come tutti noi sappiamo che il giusto, quando muore, va nel luogo di riposo in cui c’è pace, nel seno di Abrahamo, mentre l’iniquo nei tormenti dell’inferno (Lc.16:23). Sulla Terra nessuno considera la sua morte, nessuno ci fa caso; muore un empio e il mondo lo rimpiange.

Quante volte la morte di un personaggio ricco o famoso ed importante per il mondo viene annunciata al telegiornale? Quello è il premio che avrà, perché l’empio non avrà riposo, anzi, andrà in un luogo di dolore intenso e continuo.

Dio espone, per bocca del suo servo Isaia, come il popolo di Israele, nel passato ed ancora oggi, commetta adulteri, seguendo le usanze dei popoli gentili o pagani: “Ma avvicinatevi qui, voi figli della incantatrice, progenie dell’adultero e della prostituta. Di chi vi burlate? Contro chi allargate la bocca e cacciate fuori la lingua? Non siete voi figli della ribellione, progenie della menzogna” (v.3,4)Dal giorno in cui Dio portò il suo popolo fuori dall’Egitto, per mano del suo servo Mosè, Israele iniziò a praticare l’idolatria e mai si è veramente ritirata dal praticarla; per questo, Dio li chiama figli della ribellione e progenie della menzogna. Oggi constatiamo come ancora venga praticata l’idolatria, perché i mezzi d’informazione ci portano a conoscenza di quanto accade a Gerusalemme, specialmente nei giorni di Natale e di Pasqua; le idolatrie abbondano più di ogni altro posto al mondo.

“Hai posto i tuoi simboli idolatri dietro le porte e dietro gli stipiti. Lontano da me ti sei scoperta e sei salita da loro; hai allargato il tuo letto e hai fatto un patto con loro, hai amato il loro letto, mirando al loro potere” (v.8). Nel passato, seguendo l’idolatria che i loro re innalzavano, scannavano i propri figli nelle valli e nelle fessure delle rocce, sacrificandoli agli idoli. Essi si sono abbassati fino allo Sceol: “Per i tuoi molti viaggi ti sei affaticata, ma non hai detto: -È inutile!- Hai trovato ancora vigore nella tua mano, e perciò non ti senti esausta” (v.10).

Sono trascorsi moltissimi anni, ma Israele si diletta ancora a seguire il proprio cuore e non si è stancata. Ora più che mai si sentono al sicuro nella propria nazione, pensando che Dio non li controlla più, perché è rimasto in silenzio per molto tempo: “Per questo tu non mi temi più” (v.11). Le loro opere non gioveranno a nulla; quando l’ira di Dio si accenderà contro di loro, ecco cosa avverrà: “Quando griderai, venga a salvarti la folla dei tuoi idoli. Il vento li spazzerà via tutti, un soffio li porterà via. Ma chi si rifugia in me possederà il paese ed erediterà il mio monte santo” (v.13)Per il residuo che Dio ha scelto ci sarà una via: essi passeranno attraverso il monte degli Ulivi, senza alcun ostacolo, per loro si formerà una valle.

Dio accoglierà a sé gli umili, i contriti di cuore e per costoro ci sarà vita. Dio non sarà adirato per sempre, perché, se così fosse, lo spirito e l’anima di coloro che Egli ha creato verrebbe meno (v.16). “Per l’iniquità della sua cupidigia mi sono adirato e l’ho colpito; mi sono nascosto, mi sono indignato; ma egli si è allontanato seguendo la via del suo cuore” (v.17).

Tutti i profeti, dai maggiori ai minori, esposero la diaspora che doveva avvenire nei tempi futuri; questa si avverò a partire dal 70 d.C., quando fu devastata Gerusalemme e fu distrutto il tempio, orgoglio degli ebrei, costruito dal sacerdote Esdra, dopo la cattività Babilonese. Israele fu colpito dall’Eterno, che permise ai romani di scacciarli dalla propria nazione. Tutti i superstiti, che riuscirono a salvarsi in quel tempo, furono portati come prigionieri a Roma ed altri si sparsero tra le nazioni di tutta la Terra.

Gesù confermò questo avvenimento, profetizzato più di cinquecento anni prima: “Abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te; e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai riconosciuto il tempo nel quale sei stata visitata” (Lc.19:44).

Dio visitò il suo popolo, inviò il proprio Figlio, che predicò loro la salvezza e si offrì in sacrificio per tutti loro e per quanti ne seguirono.

Dio abbandonò Israele nelle mani dei loro nemici, che li perseguitarono e ne uccisero circa sei milioni, ma essi continuarono a seguire i loro desideri, senza ravvedersi e non facendo caso che la mano di Dio li aveva fatti tornare nella loro terra.

Poiché così dice l’Alto e l’Eccelso, che abita l’eternità, e il cui nome è “Santo”: -Io dimoro nel luogo alto e santo e anche con colui che è contrito e umile di spirito, per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare lo spirito dei contriti” (v.15). Questo verso non è solo per Israele, ma per tutti coloro che si umiliano e si sottomettono alla Parola di Dio, allora riceveranno un cuore ravvivato dallo Spirito Santo.

Dio esorta Israele per mezzo del profeta, evidenziando l’avvenimento dell’abbandono da parte di Dio. Egli lasciò il suo popolo nelle mani del nemico per la loro grande iniquità: “Per l’iniquità della sua cupidigia mi sono adirato e l’ho colpito; mi sono nascosto, mi sono indignato; ma egli si è allontanato seguendo la via del suo cuore” (v.17).

Nell’ultima settimana per Israele ci sarà salvezza è quello che l’angelo annunciò al profeta Daniele: “In quel tempo il tuo popolo sarà salvato, tutti quelli che saranno trovati scritti nel libro” (Dan.12:1). Per tutti quelli che sono scritti nel libro, gli umili e contriti di cuore, ci sarà perdono, guarigione, pace e consolazione, ma per coloro che si ostinano a camminare nell’infedeltà, non ci sarà affatto pace: “Ma gli empi sono come il mare agitato, che non può calmarsi e le cui acque vomitano melma e fango.- Non v’è pace per gli empi-, dice il mio Dio” (v.20,21).

CAPITOLO 58

“Grida a squarciagola, non risparmiarti; alza la tua voce come una tromba e dichiara al mio popolo le sue trasgressioni e alla casa di Giacobbe i suoi peccati!” (v.1).

Il capitolo inizia con un ordine di Dio al profeta, al quale chiede di gridare a piena gola, di non trattenersi, dichiarando i peccati di Giacobbe (Israele).

Il popolo di Dio lo cercava e volevano sapere le sue vie ,ma erano lontani con il loro cuore dall’’Eterno, sono come una nazione che vuole praticare la giustizia, affermando di aver digiunato e afflitto la loro anima, perché essi dicono: “…abbiamo digiunato, e tu non l’hai visto? Perché abbiamo afflitto le nostre anime, e tu non l’hai notato?. Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate ciò che vi piace e costringete a un duro lavoro i vostri operai” (v.3).

Dio investigò i cuori e non trovò sincerità in Israele. Durante il loro digiuno costringevano i loro operai ad un duro lavoro, causando litigi e discussioni. Il digiuno voluto da Dio, invece, è questo: “…spezzare le catene della malvagità, sciogliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel rompere il tuo pane con chi ha fame, nel portare a casa tua i poveri senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza trascurare quelli della tua stessa carne?“ (v.6,7).

Questo non è soltanto ciò che Dio cercava, senza trovare, nel suo popolo. Oggi noi, divenuti suo popolo per Grazia, dobbiamo mettere in pratica le stesse cose, sia nel digiuno che nelle opere, in quanto Gesù confermò di fare opere degne di vita eterna (Mt.25:44; 1Tmt. 5.10).

Una cosa meravigliosa accade quando si mette in pratica la Parola di Dio: “Allora la tua luce irromperà come l’aurora e la tua guarigione germoglierà prontamente…” (v.8).

Israele non mise in pratica ciò che gli venne detto dall’Eterno, non ascoltò, chiuse gli occhi per non vedere e le orecchie per non sentire (Mt.13:15). Quando daranno da mangiare agli affamati o copriranno chi è nudo e accoglieranno i poveri erranti: “Allora la tua luce spunterà fuori come l’alba, e il tuo ristoro germoglierà subitaneamente; e la tua giustizia andrà davanti a te, e la gloria del Signore sarà la tua retroguardia” (v.8,vers.Diodati).

Quindi accadrà che invocheranno l’Eterno e il Signore risponderà “Eccomi”, se metteranno in pratica la Legge dell’Eterno. Essi non dovranno più temere ed i luoghi che erano rimasti deserti per molto tempo, saranno edificati.

Israele è stato ricostruito; lo avevano distrutto e cancellato dalle carte geografiche, ma nel 1948, Dio trasmise nel cuore dei grandi che componevano l’ONU, la volontà di dare nuovamente ad Israele la propria terra, dopo sessantadue settimane di esilio (1.878 anni). Israele è nuovamente una nazione abitata da ebrei superstiti della Shoah (sterminio) e avverrà tra non molto che: “il Signore ti guiderà del continuo, sazierà la tua anima nei luoghi aridi e darà vigore alle tue ossa; tu sarai come un giardino annaffiato e come una sorgente d’acqua le cui acque non vengono meno” (v.11). Troveranno pace, sicurezza e il loro diletto sarà nell’Eterno ed Egli li farà “cavalcare sulle alture della terra” (v.14).

CAPITOLO 59

Isaia riprende ancora il popolo ebreo, ostinato a fare del male ed a camminare secondo il proprio cuore, ignorando le leggi dell’Eterno.

Dio ama il suo popolo e desidera che essi camminino per le sue vie, ma loro non hanno voluto e Dio li ha lasciati per il loro peccato, separandosene da essi fino ad un tempo fissato. Dio ha stabilito per Israele settanta settimane a partire dall’editto del re Ciro (Esdra1:1,3); alla nascita del Messia erano trascorse sette settimane; Israele si rifiutò di convertirsi e si contaminò gravemente mettendo a morte Gesù, il Cristo di Dio, macchiandosi del sangue innocente del Giusto e dei suoi apostoli. Israele con le loro iniquità ha provocato la separazione tra Dio e il suo popolo. Dopo circa settanta anni dalla venuta del Messia, Israele fu distrutto e dato nelle mani dei loro nemici. Dio li abbandonò: “Poiché le vostre mani sono contaminate di sangue e le vostre dita di iniquità; le vostre labbra proferiscono menzogna, la vostra lingua sussurra perversità” (v.3).

Certamente Dio odia l’iniquità e non esiste alcuna comunione tra la giustizia e la malvagità; un popolo che dice il falso, che concupisce il male e commette l’iniquità, non può stare con Dio: “La via della pace non la conoscono e non c’è rettitudine nelle loro vie; rendono tortuosi i loro sentieri e chiunque vi cammina non conosce la pace” (v.8).

Per Israele, fu annunciato molto tempo prima che “…sui loro sentieri c’è desolazione e distruzione” (v.7). Un popolo, che aspettava la luce, rimase volutamente nelle tenebre quando la luce arrivò. Essi sapevano dalle Scritture che sarebbe venuto loro un Salvatore ma, credendo nella liberazione carnale e non spirituale, rifiutarono Gesù, il Messia, il loro vero Salvatore, perciò aspettano ancora oggi il suo arrivo.

Dio testimonia contro di loro, perché non si vestiranno di tela ed il loro lavoro sarà frutto d’iniquità. Essi non conoscono il sentiero della pace e nelle loro vie non c’è rettitudine; questo continuerà per Israele fino all’inizio dell’ultima settimana, quando Dio toglierà dai loro occhi il velo o lo spirito di torpore (Is.29:10).

Adesso stanno per concludersi le sessantanove settimane, mancano soltanto otto anni circa e molti ebrei oggi confessano i loro misfatti davanti all’Eterno: “Poiché le nostre trasgressioni si sono moltiplicate davanti a te e i nostri peccati testimoniano contro di noi… ribellandoci e rinnegando l’Eterno, ritraendoci dal seguire il nostro Dio… “ (v.12,13). Alla fine Dio ascolterà il loro grido e li salverà, perché essi hanno confessato tutto il male che loro e i loro padri hanno fatto contro Dio.

Il profeta Ezechiele profetizza contro delle ossa secche, senza lo Spirito di Dio, come: “molte ossa secche” (Ez.37:2). Oggi in Israele non manca alcuna cosa, hanno viveri e generi di ogni necessità in abbondanza, ma sono ancora senza Dio e lo saranno fino all’inizio dell’ultima settimana (sette anni). Dio ha avuto pazienza con Israele, riportandoli nella loro terra, ma essi hanno continuato a camminare senza rettitudine e, alla fine, si vestirà: “… di giustizia come di una corazza e si è posto in capo l’elmo della salvezza, ha indossato gli abiti della vendetta e si è ricoperto di gelosia come di un manto. Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere; il furore ai suoi avversari, la ricompensa ai suoi nemici; alle isole una retribuzione piena.” (v.18).

Dio ha predisposto la sua vendetta contro i suoi nemici, siano essi ebrei o gentili, punendo coloro che hanno agito ascoltando le bugie seduttrici di Satana. Essi cadranno sconfitti da Gesù nella guerra di Armagheddon. Le profezie si concluderanno con la sconfitta dell’uomo spregevole, colui che avrà lo spirito di Satana o del dragone, che sedurrà gli abitanti della Terra, compreso Israele.

In quel tempo ad ognuno sarà assegnata la propria retribuzione, sia ad Israele che alle nazioni gentili: “Così si temerà il nome dell’Eterno dall’ovest, e la sua gloria dall’est; quando l’avversario verrà come una fiumana, lo Spirito dell’Eterno alzerà contro di lui una bandiera. -Un redentore verrà a Sion e per quelli convertiti dalla loro ribellione in Giacobbe-, dice l’Eterno” (v.19,20).

Dio soccorrerà il residuo scelto, lo proteggerà da Satana quando egli manderà contro di loro il suo esercito come un fiume: “allora il serpente gettò dalla sua bocca, dietro alla donna, dell’acqua come un fiume, per farla portar via dal fiume” (Apoc.12:15). Ma Dio li difenderà e Satana sarà respinto, perché il suo esercito sarà inghiottito dalla terra: “ma la terra soccorse la donna, e la terra aprì la sua bocca ed inghiottì il fiume che il dragone aveva riversato dalla sua bocca” (Apoc.12:16).

Dio farà un patto eterno con il residuo, preso da tutte le tribù di Israele, che scamperanno dalla grande tribolazione: Dio abiterà in mezzo a loro ed essi saranno chiamati i santi dell’Eterno: “ed avverrà che chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo, cioè chiunque in Gerusalemme sarà iscritto tra i vivi” (Is.4:3). “-Quanto a me, questo è il mio patto con loro-, dice l’Eterno: -il mio Spirito che è su di te, e le mie parole che ho posto nella tua bocca non si allontaneranno mai dalla tua bocca né dalla bocca della tua progenie né dalla bocca della progenie della tua progenie-, dice l’Eterno, -da ora e per sempre-” (v.21).

Dio dichiara altrettanto per mezzo del profeta Ezechiele: “la mia dimora sarà presso di loro; si. io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Anche le nazioni riconosceranno che io, l’Eterno, santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre-” (Ez.37:27,28; Apoc.21:3).

Dio sarà insieme al suo popolo come lo era nel principio della creazione con Adamo ed Eva, nel giardino dell’Eden, prima della loro disubbidienza al Creatore.

(continua)