Capitolo  1.

Dio rivelò al profeta, tramite visioni, gli avvenimenti futuri riguardanti Israele. Due anni prima del grande terremoto (Zac.14:5), ovvero al tempo di Uzziah, re di Giuda e di Geroboamo, re d’Israele, figlio di Gioas, Amos affermò:“L’Eterno rugge da Sion e fa sentire la sua voce da Gerusalemme; i pascoli dei pastori fanno cordoglio e la sommità del Karmel è inaridita” (v.2). Questa illustrazione si riferisce agli ultimi sette anni, prima del millennio, quando Dio si vendicherà di tutti i regni che hanno perseguitato Israele.

Infatti, Damasco sarà colpita, non per le sue malvagità, ma perché si è infuriata contro Galaad, calpestandola, perciò Dio si vendicherà dei suoi abitanti e del suo re. Anche Gaza non sarà punita per le sue colpe ma Dio le darà la retribuzione del male inflitto a Israele: “…perchè hanno condotto in cattività un’intera popolazione per consegnarla ad Edom. Perciò manderò fuoco entro le mura di Gaza, che ne divorerà i palazzi. Sterminerò l’abitante di Asdod, e chi detiene lo scettro da Ashkelon; volgerò la mia mano contro Ekron, e il resto dei Filistei perirà-, dice il Signore, l’Eterno” (v.7,8).

La stessa cosa succederà a Tiro, che consegnò Israele, ai tempi dell’indignazione dell’Eterno, nelle mani di Edom “…senza ricordarsi del patto fraterno” (v.9). Uguale sorte sarà riservata ad Edom, che non sarà castigata per le sue trasgressioni, bensì perché “…ha inseguito suo fratello con la spada, soffocando ogni compassione; la sua ira dilania in continuazione e conserva la sua collera per sempre” (v.11).

Edom rappresenta la discendenza di Esaù e Giacobbe (Israele), suo fratello minore, ricevette la benedizione da Isacco, loro padre, al suo posto gemello, perché Esaù vendette la sua primogenitura per un piatto di lenticchie (Gen.25:33). Da allora Esaù odiò Giacobbe ed ancora oggi gli edomiti sono sempre indignati con Israele. L’Eterno si vendicherà di Edom.

Anche i figli di Ammon odiano Israele e li combattono, ma Dio li vendicherà, perché hanno squartato le donne incinte e hanno allargato i loro confini, togliendo della terra promessa ad Israele.

Durante i sette ultimi anni, Dio così accenderà un fuoco in Rabba ed incendierà i suoi palazzi, usando lo strumento della sua ira: “…io pure ho creato il devastatore per distruggere (Is.54:16).

Capitolo 2.

Moab sarà colpito, perché bruciò le ossa del re di Edom “sterminerò dal suo mezzo il giudice e ucciderò tutti i suoi principi con lui-, dice l’Eterno” (v.3). Il popolo di Moab e quello di Ammon sono confinanti con gli ebrei.

Israele sarà devastata dal re del nord, che invaderà ed occuperà l’attuale Medio Oriente, il sud, nella prima metà degli ultimi sette anni, prima del millennio. Il residuo di Moab che sarà sopravvissuto, scamperà dalle mani della bestia, ovvero dall’uomo spregevole ed iniquo avente lo spirito di Satana nel tempo della grande tribolazione (vedi Is.16:14; 25:10; Dan.11:41).

Tutti i popoli delle nazioni, che hanno perseguitato Israele dall’esilio delle sessantadue settimane, saranno puniti per quello che hanno fatto contro gli ebrei, perché chi tocca il popolo scelto è come se toccasse la pupilla del suo occhio (Zac.2:8). Anche se Israele è stato castigato per il suo peccato, Dio non permetterà che chi lo ha perseguitato resti impunito. I giudei non saranno risparmiati, non a causa di tre o quattro dei loro misfatti, ma perché essi, in particolare, “…hanno disprezzato la Legge dell’Eterno e non hanno osservato i suoi statuti. Così, le loro menzogne, dietro le quali già andarono i loro padri, li hanno fatti sviare. Perciò manderò fuoco in Giuda, che divorerà i palazzi di Gerusalemme” (v.4,5) e gli israeliti perché “…vendono il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali, essi che desiderano ardentemente vedere la polvere della terra sul capo dei miseri e pervertono la via degli umili. Un uomo e suo padre vanno entrambi dalla stessa ragazza, per profanare il mio santo nome. Si stendono accanto ad ogni altare su vesti prese in pegno e nella casa dei loro dei bevono il vino di quelli colpiti da multa”. (v.5-8).

L’Eterno cacciò tutti i popoli stranieri, tra cui gli Amorrei, per liberare la terra promessa ad Israele. Per mano del suo servo Mosè, Dio condusse il suo popolo fuori dalla schiavitù dell’Egitto e, per quaranta anni li fece vagare nel deserto fino a quando tutti quelli che si erano ribellati all’Eterno morirono nel deserto. I loro figli, per mano di Giosuè, furono condotti nel paese, dove scorreva latte e miele: la terra promessa ad Abramo, Isacco e a Giacobbe. Il popolo di Dio, appena iniziò a stare bene, arricchendosi, si dimenticò presto dei grandi prodigi e delle meraviglie fatte ai loro antenati, sviandosi dai precetti divini. Per questa ragione l’Eterno suscitò più volte in mezzo a loro dei profeti, perché il popolo si ravvedesse dai suoi peccati, ma essi non vollero ascoltare gli avvertimenti, così Dio li diede nelle mani dei loro nemici (i Romani), che distrussero col fuoco e devastarono intere città. Gli abitanti d’Israele, di Giuda con Gerusalemme morirono quindi di spada, di fame e di peste. Di loro rimase soltanto un residuo, che fu costretto all’esilio tra tutte le nazioni della terra, segnando così l’inizio delle 62 settimane citate dal profeta Daniele (9:24-25), iniziate nel 70 d.C. con la distruzione del Tempio di Dio e terminate nel 1948.

Capitolo 3.

Ascoltate questa parola che l’Eterno ha pronunciato contro di voi, o figli d’Israele, contro tutta la famiglia che ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dicendo: -Soltanto voi ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra; perciò io vi punirò per tutte le vostre iniquità-“ (v.1,2). Tramite il profeta, Dio rivolge al suo popolo alcune considerazioni logiche, perché comprendesse il suo errore nel non aver ascoltato i suoi avvertimenti, con i seguenti esempi: “… possono due camminare insieme se prima non si sono messi d’accordo? Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha una preda? Alzerà il leoncello la voce dalla sua tana, se non ha preso nulla?“ (v.3,4).

Come due persone non possono fare un viaggio insieme se prima non si accordano sul cammino da fare e come tutto il popolo accorre spaventato, quando la tromba suona l’allarme, così voi non potete progredire da soli senza il mio aiuto e senza dare ascolto alle mie indicazioni.

Tutto quello che succede, è permesso da Dio, secondo la sua volontà, perché nulla accade senza che l’Eterno avverta prima i suoi servi, i profeti (v.6,7). Quando Dio rivela ai suoi servi le sue intenzioni, essi profetizzano e il popolo deve prestare massima attenzione ai suoi consigli, temendolo, come si freme davanti ad un leone che ruggisce. Dopo che Dio ammonì più volte il suo popolo, che non si ravvide e rimase insensibile anche dopo aver visto gli interventi prodigiosi divini e non avendo ascoltato i suoi ripetuti avvertimenti durante l’attraversamento del deserto verso la terra promessa, l’Eterno confermò la sua intenzione tramite il suo servo Mosè: “…vi disperderò fra le nazioni e trarrò fuori la spada contro di voi; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte” (Lev.26:33). Allo stesso modo, Giuda ed Israele, invece di pentirsi del male che commettevano ed essere perdonati, ricevendo la Grazia di Gesù, rifiutarono di riconoscere il Messia (Gv.1:11), rinnegandolo come il Salvatore promesso fin dalla creazione del mondo, attirandosi la condanna di Dio, predetta da tutti i profeti.

Infatti, Israele non sapeva camminare giustamente, ma erano dediti alla violenza ed alla rapina, tanto che erano arrivati al colmo del male, quando “…tutto il popolo rispondendo disse: -Sia il suo sangue sopra di noi e sopra i nostri figli!-” (Mt.27:25). I Giudei poi perseguitarono tutti gli apostoli, li lapidarono e li uccisero, come accennato da Gesù: “…così voi colmate la misura dei vostri padri! (Mt.23:32;  Atti 7:52).

Dio quindi li abbandonò: “Una terza parte di te morirà di peste e sarà consumata dalla fame in mezzo a te; una terza parte cadrà di spada intorno a te e disperderò l’altra terza parte a tutti i venti, e sguainerò contro di essi la spada” (Ez.5:12-14; Ger.24:9).

Tale profezia si avverò, quando in Israele non si trovò più alcuno che cercasse Dio e perciò nel 70 d.C. i romani distrussero il tempio di Dio e Gerusalemme, esattamente come era stato predetto da Gesù: “…Non vedete voi tutte queste cose? In verità vi dico che non resterà qui pietra su pietra che non sarà diroccata” (Mt.24:2). Una lunga cattività di 62 settimane fu stabilita per il popolo di Dio (vedi Dan.9:24,25), dalla durata di circa 1878 anni, a partire da 70 anni dopo la venuta del Messia e fino al 1948, anno della ricostituzione di Israele, come nazione.

Ascoltate e attestatelo nella casa di Giacobbe-, dice il Signore, l’Eterno, il Dio degli eserciti, -nel giorno in cui punirò Israele per le sue trasgressioni, punirò anche gli altari di Bethel; i corni dell’altare saranno spezzati e cadranno a terra. Percuoterò le case d’inverno assieme alle case d’estate; le case d’avorio periranno e le grandi case scompariranno-, dice l’Eterno” (v.13-15).

Capitolo 4.

È accennata la Diaspora che ebbe inizio con la distruzione del tempio di Dio, settanta anni dopo la nascita del Messia. Dio, si rivolge agli Scribi, ai Farisei e ai sacerdoti, chiamandoli vacche di Basan, perché essi provvedevano solo per se stessi e maltrattavano i poveri ed i miseri, non prendendosi invece cura dei più deboli, “E fate fumare un sacrificio di ringraziamento con lievito. Proclamate le offerte volontarie e propagandatele, perché così vi piace di fare, o figli d’Israele-, dice il Signore, l’Eterno” (v.5).

Anche Gesù li rimproverò:Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna” (Mt.23:14).

Essi non vollero ravvedersi, anzi uccisero il Messia, macchiandosi volutamente di un grande peccato, come sostennero davanti a Pilato:Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli” (Mt.27:25), come anche è scritto: “…essi infatti hanno urtato nella pietra d’inciampo” (Rom.9:32; Atti 4:11).

Dio aveva scelto un residuo del suo popolo ed essi furono salvati per mezzo del loro salvatore e Re, Cristo Gesù, ma tutti gli altri caddero sulla “…pietra d’inciampo e roccia di scandalo…” (1Ptr.2:7). Gesù fu la salvezza per il residuo scelto; infatti, essi furono salvati, perché accettarono Gesù, come il Messia, durante la Sua missione, riconoscendolo come Salvatore. Altri si convertirono, più tardi, alla predicazione dei suoi apostoli, ma per il resto, il sangue innocente di Gesù ricadde su di loro. Questi furono perciò abbandonati da Dio e furono consegnati ai loro nemici (i gentili), a soli settanta anni dalla nascita di Cristo. In Israele, quindi, avvenne la dispersione degli ebrei o diaspora tra tutte le nazioni del mondo, perché non ci fu più alcuno che si convertisse a Dio. A tal proposito il profeta Isaia annunciò: “vi destino alla spada, cadrete tutti per la strage, perché quando ho chiamato non avete risposto, quando ho parlato non avete dato ascolto, ma avete fatto ciò che è male ai miei occhi e avete scelto ciò che mi dispiace” (Is.65:12).

L’apostolo Paolo dichiararono loro: “…Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo ai gentili” (Atti 13:46).

Dio li avvertì molte volte ed insistentemente, tramite i suoi profeti, delle conseguenze della loro ribellione: quella di togliergli la terra promessa e di disperderli tra tutti i popoli della terra, se non si fossero ravveduti, proprio come il profeta Amos proclamò: “ Or voi uscirete attraverso le brecce, ogni donna davanti a sé, e sarete gettate verso l’Harmon-, dice il Signore” (v.3).

In quel tempo, il popolo di Dio, continuando a peccare, raggiunse ormai il colmo della malvagità, non rendendosi conto che camminava senza applicare il cuore a seguire i precetti divini e non ricercando Dio, che lo trasse fuori dalla schiavitù in Egitto. L’Eterno perciò lo punì molte volte: con l’esilio di Israele in Assiria e di Giuda in Babilonia, con la carestia, con la fame e la sete, con la siccità e con numerose tragedie, ma esso non ritornò a Dio e non si convertì dai loro mali. Per questo motivo fu abbandonato da Dio per sessantadue settimane (Dan.9:24-25), circa 1878 anni, come precisato: “Vi ho travolti, come Sodoma e Gomorra, e voi siete stati come un tizzone strappato da un incendio, ma non siete tornati a me-, dice l’Eterno. –Perciò così farò a te o Israele; e perchè io farò questo a te preparati o Israele, a incontrare il tuo Dio-. Poiché ecco, colui che forma i monti e crea il vento, che fa conoscere all’uomo qual è il suo pensiero, che cambia l’aurora in tenebre e cammina sugli alti luoghi della terra: l’Eterno il Dio degli eserciti, è il suo nome.” (v.11-13).

Capitolo 5.

Israele si mostrò ribelle alle leggi di Dio. Lo fu da quando uscì dall’Egitto, pur avendo visto tutti i miracoli e i prodigi, che Dio aveva compiuto per mezzo del suo servo Mosè in suo favore. Come fu disubbidiente nel deserto, quando non si ricordò dell’Eterno e fece un vitello d’oro per adorarlo, in seguito continuò a adorare gli idoli, giunto nel paese indicato da Dio, secondo la promessa fatta ai patriarchi (Es.32:4-19; Atti 7:39-43).

Nonostante gli avvertimenti ripetuti, nei quali Dio li esortava al ravvedimento, essi uccidevano i profeti, invece di chiedere il perdono divino dei loro peccati. Soltanto quando l’Eterno li affliggeva con dure e svariate prove, perfino consegnandoli nelle mani dei loro nemici, allora, sentendosi perseguitati e disperati, ritornavano a Dio, imploravano il suo aiuto e, riconoscendosi colpevoli, erano soccorsi e liberati, ristabilendoli nuovamente. “Egli li liberò molte volte, ma essi continuarono a ribellarsi nei loro disegni e sprofondarono nelle loro iniquità” (Slm.106:43).

Amos profetizza: “Ascoltate questa parola, questo lamento che io elevo su di voi o casa d’Israele. La vergine d’Israele è caduta e non si rialzerà più; essa giace abbandonata sul suo suolo e nessuno la rialza. Poiché così dice il Signore, l’Eterno: -la città che usciva con mille uomini resterà con cento, quella invece che usciva con cento resterà con dieci, per la casa d’Israele-” (v.1-3).

Furono dispersi ed esiliati per 62 settimane, circa 1878 anni e, prima della conclusione della cattività, gli ebrei subirono un grande massacro da parte del dittatore tedesco, come già disposto da Dio per bocca del profeta: “Poiché anche se il tuo popolo, o Israele, fosse come la sabbia del mare, solo un suo residuo tornerà; lo sterminio decretato farà traboccare la giustizia. Infatti il Signore, l’Eterno degli eserciti, compirà lo sterminio decretato in mezzo a tutta la terra” (Is.10:22-23). Non tutti gli Ebrei poterono entrare nella loro nazione, perché in Israele doveva ritornare solo un residuo,che Dio aveva scelto, affinché abitasse nuovamente la terra promessa ai loro padri. Così circa sei milioni di ebrei furono sterminati, prima che si terminasse il loro esilio, nel 1948, con la costituzione della nazione di Israele.

Tutti i profeti hanno perciò avvertito il popolo di Dio delle cose, che sarebbero accadute se non si fosse ravveduto: <<Cercate l’Eterno e vivrete perché non irrompa come fuoco nella casa di Giuseppe e la divori, senza che in Betel nessuno lo spenga. Voi che mutate il diritto in assenzio e gettate a terra la giustizia, cercate colui che ha fatto le Pleiadi e Orione e che muta l’ombra di morte in aurora e rende il giorno oscuro come la notte, che chiama le acque del mare e le riversa sulla faccia della terra: il suo nome è l’Eterno>> (v.6-8).

Gli ebrei non si preoccupavano molto di quello che i profeti di Dio rivelavano sulla loro condizione e sulla loro dispersione se non si ravvedevano. I profeti erano odiati e perseguitati, perché non sopportavano, essere ripresi continuamente per il loro comportamento iniquo, mentre sostenevano ed amavano i falsi profeti, perché prevedevano benessere per il popolo. Furono ripetutamente ammoniti, perché opprimevano il povero e la vedova, commettendo grandi abominazioni.

Dio li avvertì ancora che non avrebbero più abitato le loro belle case, né che avrebbero bevuto buon vino dalle loro viti, perché Dio aveva pianificato una rovina su di loro, se avessero ancora continuato ad ignorare le sue raccomandazioni: “Cercate il bene e non il male, affinché viviate, e così l’Eterno, il Dio degli eserciti, sia con voi, come dite. Odiate il male, amate il bene e stabilite il diritto alla porta. Forse l’Eterno, il Dio degli eserciti, userà misericordia col residuo di Giuseppe” (v.14,15).

I loro misfatti e i loro peccati erano molto gravi.

Israele disprezzò il paese meraviglioso, dove Dio “…distrusse sette nazioni nel paese di Canaan e distribuì ad essi in eredità il loro paese” (Atti 13:19) ma il popolo non tenne conto dell’opera di Dio, perciò Egli decretò “…di far perire i loro discendenti tra le nazioni e di disperderli per tutti i paesi” (Slm.106:27).

Amos profetizzò molto tempo prima che accadde la rovina su Israele, perché Dio conosce i cuori e sapeva perfettamente che il suo popolo non si sarebbe convertito dal male, ma che si sarebbe anche macchiato del sangue innocente del Messia.

Dio non procede mai senza prima di avvertire il suo popolo mediante i suoi servi, i profeti: “Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti” (Am.3:7).

Inoltre, Dio rivelò a loro quello che accadrà nel giorno del ritorno del Signore, alla conclusione degli ultimi sette anni, quando ci sarà la grande guerra di Armagheddon, nel giorno dell’ira dell’Eterno, giorno di tenebre: “Guai a voi che desiderate il giorno dell’Eterno! Che sarà mai per voi il giorno dell’Eterno? Esso sarà un giorno di tenebre e non di luce…Il giorno dell’Eterno non è forse tenebre e non luce, molto tenebroso e senza alcun splendore?” (v.18,20).

Gli ultimi sette anni saranno divisi in due parti di 1260 giorni, ciascuna (tre anni e mezzo). Nella prima metà ci sarà una grande angoscia in tutto Israele per i suoni delle sette trombe, dove gli ultimi tre squilli rappresenteranno i tre guai (vedi Apoc.9).

Il popolo di Dio sarà diviso in tre parti: il residuo, che sarà protetto per abitare la nuova Gerusalemme, la Sion dell’Eterno, dove Dio abiterà con loro ed essi saranno il suo popolo (Apoc.21:3); la seconda parte sarà composta dai martiri, quelli che daranno la loro vita, durante la grande tribolazione, per essere purificati ed imbiancati (Dan.11:32-35); l’ultima parte sarà formata da tutti i corrotti (Dan.11:32), gli empi, che prenderanno il numero della bestia e periranno con lui nella battaglia di Armagheddon.

La seconda metà dei sette anni è invece caratterizzata dal regno della bestia, che salirà dal mare (dai popoli). Egli sarà un uomo spregevole e iniquo che avrà lo spirito del serpente antico, il dragone o Satana, rappresentato dalla statua vista in sogno dal re Nebukadnetsar, che aveva i piedi di argilla e di ferro, l’argilla è il corpo e il ferro è riferito allo spirito. Tutta la statua raffigura i maggiori regni: da Babilonia all’ultimo regno in cui dominerà Satana (Dan.2:41,43). L’uomo satanico sarà affiancato dalla bestia che salirà dalla terra, cioè da Israele, l’uomo con uno spirito demoniaco, chiamato anticristo o falso profeta. Questi sarà l’aiutante, che farà miracoli e prodigi, seducendo i popoli della terra, in modo che tutti adorino, pena la morte, l’immagine eretta della prima bestia, a cui sarà dato uno spirito, perchè parli (Apoc.13:15).

Quando Gesù iniziò la sua missione, trovò un popolo corrotto, il profeta ne annunciò l’evento molti secoli prima. Gli scribi, i farisei, i sadducei e perfino tutti i sacerdoti erano arrivati al colmo del loro egoismo (Mt.23.13-29), com’è evidenziato: “Io odio, disprezzo le vostre feste e non provo piacere nelle vostre solenni assemblee. Anche se mi offrite degli olocausti e le vostre oblazioni di cibo, io non le gradirò, né riguarderò con favore ai sacrifici di ringraziamento di bestie grasse” (v.21,22).

Il loro cuore fu di solito rivolto agli idoli, anche durante i quaranta anni trascorsi nel deserto, quando erano guidati da Mosè. Per la loro caparbietà, molte volte furono decimati, ma per la preghiera d’intercessione che Mosè indirizzava a Dio, non furono annientati del tutto e quindi solo una nuova generazione entrò in possesso della terra promessa.

Fu lo stesso popolo che si ribellò a Dio, disubbidendo alla sua voce e rifiutando il Messia, il loro Salvatore, Israele fu poi disperso tra le nazioni per sessantadue settimane (vedi Dan.9), come annunciato Perciò io vi farò andare in cattività al di là di Damasco, dice l’Eterno, il cui nome è il Dio degli eserciti” (v.27).

Capitolo 6.

Quando Israele peccava, Dio li riprendeva ripetutamente, avvertendo l’allontanamento dalla terra che aveva concesso per promessa ai loro padri, se non si fosse ravveduto.

Il profeta rivela ancora ad Israele la sua deportazione e la devastazione del suo territorio, avvenuta nel 70 d.C.

La prima volta che Dio mandò il suo popolo in cattività, fu quando Israele si diede completamente all’idolatria, adorando tutto l’esercito del cielo ed arrivando perfino a sacrificare, per mezzo del fuoco, i loro figli al dio Baal. Per la sua ostinazione quindi il popolo fu dato in mano del re di Assiria, che lo deportò nel suo paese, dove rimase fino a quando non si pentì. Israele era stato più volte avvertito per mezzo dei profeti di Dio, ma non aveva voluto ravvedersi dai suoi mali e ritornare al loro Dio, “avevano inoltre servito gli idoli intorno ai quali l’Eterno aveva loro detto: -non fate una simile cosa!-” (2Re 17:12).

Il popolo di Israele arrivò al colmo della disubbidienza, senza che ci fosse più rimedio; la stessa sorte poi toccò al popolo di Giuda, che fu esiliato, perché praticava abominazioni contro l’Eterno. Anche loro furono avvertiti con insistenza per mezzo dei profeti, i messaggeri di Dio, che desiderava il loro ravvedimento dal male, “ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti, finché l’ira dell’Eterno contro il suo popolo raggiunse un punto in cui non c’era più rimedio” (2Cron.36:16). Così Giuda con Gerusalemme furono devastate ed un residuo del popolo, rimasto in vita, fu condotto prigioniero in Babilonia, restando in cattività per settanta anni.

Israele dimostrò di essere un popolo dal collo duro, perché non ascoltava i profeti inviati da Dio, anzi li uccidevano (Mt.23:30-31). Anche la generazione giudea del tempo di Erode, fece come i loro padri, responsabili della vita dei profeti di Dio, perché allo stesso modo si attribuì la colpa del sangue innocente del Figlio di Dio (Mt.27:25), reclamando, alla presenza di Pilato, la morte, mediante la crocifissione, di Gesù, mandato per la salvezza e la redenzione di Israele (Mt.27:25). Gesù perciò venne in casa sua, ma i suoi non lo riconobbero, perché non volle comprendere che Egli era il Messia, il Cristo di Dio (Gv.1:11; Lc.9.20).

Giunse quindi ancora il tempo, predetto fin dall’antichità, quando sia Israele e sia Giuda furono di nuovo esiliate. Entrambe furono invase ed occupate dai romani, che distrussero il tempio di Dio in Gerusalemme, come annunciato dai profeti e da Gesù: “abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te; e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai riconosciuto il tempo nel quale sei stata visitata” (Lc.19:44; Mt.24:2).

Il profeta Amos invitò Israele, con capoluogo Samaria, dove risiedevano i re e i conduttori, a costatare la loro pace e sicurezza, garantita dalla protezione offerta da Dio nei confronti delle nazioni vicine, più valide e più forti ma sconfitte per l’intervento divino. Incuranti di ciò, essi erano comunque pieni di violenza e per questo Dio fece cessare il loro benessere e li disperse tra le nazioni, loro nemiche: “guai a quelli sdraiati su letti d’avorio, che si distendono sui loro divani e mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli presi dalla stalla. Cantano al suono dell’arpa e, come Davide, inventano per sé strumenti musicali; devono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti migliori, ma non si addolorano per la rovina di Giuseppe. Perciò ora andranno in cattività alla testa di quelli che vanno in cattività, e i banchetti di quelli che si distendono sui divani cesseranno(v.5-7).

Dio aveva anche rivelato, per mezzo dei suoi profeti, il tempo quando gli ebrei dovevano essere cacciati fuori dalla propria terra e la sua durata, non potendo più fare ritorno in essa, prima del periodo fissato (Ger.22:10). Questa profezia si avverò certamente nel 70 d.C., perché Dio ebbe in abominio tutto il suo popolo, giunti al colmo dell’iniquità. L’Eterno diede il suo popolo nelle mani dei suoi nemici, che distrussero ogni cosa e, partendo proprio da Gerusalemme, il primo edificio ad essere demolito fu proprio il tempio, dove Gesù scacciò i cambiamonete e i venditori di colombi (Mt.21:12), perché i Giudei ne avevano fatto un covo di ladroni, anziché una casa di preghiera. Dio quindi li abbandonò fra la devastazione totale e, chi scampò alla morte, fu deportato dai romani, mentre altri, tra i superstiti, fuggirono tra le nazioni, loro nemiche, che li oppressero per sessantadue settimane, pari a circa 1878 anni.

Poiché, ecco, l’Eterno comanda, e ridurrà la cassa grande in sterco e la piccola in frantumi. Corrono forse i cavalli sulle rocce o vi si ara con i buoi? Ma voi mutate il diritto in veleno e il frutto della giustizia in assenzio” (v.11,12).

Israele fu esiliato e abbandonato da Dio per i gravi peccati, che commetteva continuamente, per aver rifiutato la salvezza, avendo rigettato Gesù Cristo, il Messia e per non aver voluto credere alla predicazione degli apostoli. La profezia conferma quanto avvenne: “Io ho lasciato la mia casa, ho abbandonato la mia eredità; ho dato l’amata mia nelle mani dei suoi nemici” (Ger.12:7). Dio sfoderò contro di loro la sua spada (Ez.5:12), così, per tutto il tempo stabilito e fino al compimento delle sessantadue settimane, Israele è stato un obbrobrio tra le nazioni. Molti ebrei furono perciò perseguitati, furono uccisi, anche senza motivo, solo per razzismo, proprio come avvenne per circa sei milioni di loro, per opera di Hitler.

La Parola di Dio è vera e santa, degna di rispetto e di fiducia, perché si avvera su ogni punto, come precisato: “Li abbandonerò ad essere maltrattati e travagliati in tutti i regni della terra, e diventeranno un obbrobrio, una favola, un sarcasmo e una maledizione in tutti i luoghi dove li avrò cacciati” (Ger.24:9).

Dobbiamo avere perciò timore di Dio, dato che Israele non ne ebbe, ma pagò le conseguenze, perché visse senza Dio e lo sarà ancora fino a quando il velo, posto sui loro occhi, non sarà tolto e solo allora, chi è scritto nel libro, si convertirà e sarà salvato (vedi Dan.12:1).

Capitolo 7.

Dio mostrò al profeta due visioni: la prima indicava di voler sterminare Israele mediante la fame, facendo venire delle cavallette, che avrebbe danneggiato tutta l’erba e l’intero raccolto, mentre la seconda intendeva consumare Israele col fuoco.

Il profeta allora intercedette presso Dio contro l’annientamento di Israele, presentandolo come un piccolo popolo, incapace di riprendersi. L’Eterno acconsentì che ciò non sarebbe avvenuto.

A questo punto gli mostrò un’altra visione, quella che sarebbe accaduta nel 70 d.C.: “…ecco, il Signore stava ritto sopra un muro a piombo e con un filo a piombo in mano. L’Eterno mi disse: -Amos, che cosa vedi?- Io risposi: -Un filo a piombo-. Allora il Signore disse: -Ecco, io pongo un filo a piombo in mezzo al mio popolo Israele; non lo risparmierò più a lungo. Gli alti luoghi d’Isacco saranno devastati e i santuari d’Israele saranno distrutti; io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboamo-” (v.7-9).

Tutti i profeti di Dio sono stati perseguitati dai re, dai sacerdoti e dal popolo, perché essi profetizzavano contro di loro. Anche per Amos fu la stessa cosa, quando egli annunciò che “…Israele sarà certamente condotto in cattività lontano dal suo paese” (v.11). Il sacerdote Amatsiah gli consigliò di andarsene via da Israele per fuggire in Giuda e profetizzare là, “ma Amos rispose e disse ad Amatsiah:-Io non ero profeta, nè figlio di profeti, ma ero un mandriano e coltivavo i sicomori. L’Eterno mi prese da dietro al gregge, e L’Eterno mi disse: -Va’, profetizza al mio popolo Israele”. Ora perciò ascolta la parola dell’Eterno: tu dici: -Non profetizzare contro Israele e smettila di parlare contro la casa d’Isacco-. Perciò così dice l’Eterno: -Tua moglie si prostituirà nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada e il tuo paese sarà spartito con la corda per misurare; tu morirai su terra impura e Israele andrà certamente in cattività lontano dal suo paese” (v.14-17). Amos quindi non fuggi in Giuda, anzi replicò ciò che il Signore gli aveva rivelato, senza paura alcuna, perché era sicuro che Dio lo aveva scelto e gli aveva affidato quella missione come profeta e lui fu ubbidiente.

Capitolo 8.

“Il Signore, l’ETERNO, mi fece vedere questo: ecco un cesto di frutti estivi. Egli mi disse: -Amos che cosa vedi?- Io risposi: -Un cesto di frutti estivi-. L’Eterno mi disse: – E’ giunta la fine per il mio popolo Israele; non mi risparmierò più a lungo. In quel giorno i canti del tempio diventeranno i lamenti-, dice il Signore, l’ETERNO. – Ci saranno ovunque molti cadaveri; li getteranno fuori in silenzio-“ (v.1-3).

In similitudine, Dio rivelò ancora al profeta ciò che sarebbe accaduto al suo popolo (la diaspora o la dispersione degli ebrei in tutte le nazioni).

Dio conosce bene ognuno di noi e quindi sapeva come il suo popolo arrivò al colmo del peccato. Giunse per Israele il periodo cui Dio aveva stabilito di non perdonare più Israele, il suo popolo, voltando loro le spalle per i grandi peccati, che si commettevano ovunque. Essi non si curavano più del povero e del bisognoso, ma ognuno pensava a se stesso e facevano opere solo per essere ammirati dagli uomini. Gesù perciò riprese spesso gli scribi ed i farisei che, sedendo sulla cattedra di Mosè, come conoscitori ed esperti della Legge; Mt.23), amavano gloriarsi, ingannavano il popolo, usando bilance false e riempiendo sempre i loro granai, mentre lo straniero, il povero e il bisognoso morivano di fame. Dio conosceva bene la situazione e che il suo popolo non avrebbe più avuto freni, perciò li rimprovera, perché “…opprime il povero e il bisognoso, compie rapine, non restituisce il pegno, alza gli occhi agli idoli, commette abominazioni” (Ez. 18:12).

Israele fu abbandonato da Dio e mandato in esilio per circa 1878 anni dal 70 d.C. al 1948, equivalenti alle sessantadue settimane (Dan.9:25). Dio li disperse ai quattro venti (Ez.5:12), tra tutte le nazioni loro nemiche, come indicato: “Io li disperderò davanti al nemico come fa il vento orientale. Nel giorno della loro calamità io mostrerò loro le spalle e non la faccia” (Ger.18:17).

Dio non rispose più alle loro suppliche, anche quando loro lo cercarono e implorarono il suo aiuto nella loro sofferenza, ma essi non lo trovarono. Non fu più come nel passato, quando il popolo, oppresso in cattività dai loro nemici, cercava l’intervento di Dio ed Egli rispondeva, inviando un liberatore, ma subito dopo, quando ritornava ad essere sereno e sicuro, incominciava a peccare di nuovo. Israele arrivò al colmo dei misfatti, quando rigettarono il Figlio di Dio e non vollero più ascoltare i suoi insegnamenti. Accadde allora che a circa settanta anni dalla nascita del Messia, del Re di Israele, essi si disperdessero tra tutte le nazioni della terra ed ovunque andassero furono perseguitati, uccisi e non ci fu più tranquillità fino alla conclusione della cattività, terminata nel 1948, come esposto: “Ecco, verranno i giorni-, dice il Signore, l’ETERNO, -in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane né sete di acqua, ma piuttosto di udire le parole dell’Eterno. Essi andranno errando da un mare all’altro, da nord a est, correranno qua e là in cerca della parola dell’Eterno, ma non la troveranno” (v.11,12).

La profezia si è avverata e l’espatrio degli ebrei è terminato nel 1948, quando Dio ha permesso che la terra promessa ai patriarchi Abramo, Isacco ed a Giacobbe fosse di nuovo popolata solo dal residuo scampato, mentre tutti gli altri saranno radunati negli ultimi sette anni. Tutti ritorneranno in Israele: chi per essere giudicato, morendo nella battaglia di Armagheddon, chi per essere salvato, mediante il loro martirio ed infine il residuo, che sopravvivrà, entrerà nella nuova Gerusalemme.

Dio parla della sua Terra e del suo popolo, quando Dio ristabilirà nuovi cieli e nuova terra (Is.66:22; 65:17; 2Ptr.3:15). Egli dimenticherà e perdonerà il peccato di coloro, che ha scelto: “Li purificherò di ogni loro iniquità con la quale hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le loro iniquità con le quali hanno peccato e con le quali si sono ribellati contro di me” (Ger.33:8).

Gli eventi degli ultimi sette anni o dell’ultima settimana delle settanta (Dan.9:24), saranno disastrosi per Israele. Dio libererà solo un residuo dal potere del serpente antico, perché li proteggerà, nascondendoli e nutrendoli in un luogo lontano, nel deserto. Essi saranno nascosti, ma potranno vedere la fine dei loro nemici (Slm.91:8) per tutto il tempo della grande tribolazione: 1260 giorni (Apoc.12:6). Questo residuo sarà composto da tutte le tribù d’Israele e farà cordoglio per Gesù, perché comprenderà che i loro padri non vollero riconoscerlo (Gv.1:11) e lo rigettarono come Messia, mettendolo a morte su di una croce.

Il profeta Amos, per lo Spirito di Dio, espone in similitudine quanto avverrà nel giorno che saranno da Dio tutti abbandonati. Tale profezia si compì nel settanta dopo Cristo, quando iniziò per gli scampati d’Israele e di Giuda le sessantadue settimane, circa 1878 anni di cattività. Per tutti ci furono tenebre in pieno giorno e per loro il sole tramontò, vale a dire che Dio li abbandonò, non usò più compassioni, né ebbe pietà per loro (Ez.5:11), ritirando il suo favore fino alla fine della loro cattività, terminata nel 1948.

Furono infedeli a Dio, il quale cambiò la loro gioia in dolore e grande angoscia iniziò per il popolo ebreo, per la disubbidienza al loro Dio, “In quel giorno avverrà-, dice il Signore, l’ETERNO, -che io farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno. Muterò le vostre feste in lutto e tutti i vostri canti in lamento; farò mettere su ogni fianco il sacco e renderò calva ogni testa. Ne farò come un lutto per un figlio unico e la sua fine sarà come un giorno di amarezza” (v.9,10).

Dio allontanò il popolo che si era scelto per la sua gloria, dandolo nelle mani dei loro nemici; “Poiché tu sei un popolo consacrato all’Eterno, il tuo DIO, l’Eterno, il tuo DIO, ti ha scelto per essere un popolo acquistato come suo particolare tesoro fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra” (Deut.7:6) “…e lasciò andare la sua forza in cattività e la sua gloria in mano del nemico” (Slm. 78:61).  

Capitolo 9.

Dio mostrò ancora al profeta un’altra grande visione, sempre riguardo alla dispersione del popolo ebreo fra tutte le nazioni, avvenuta nel 70 d.C. con la distruzione del Tempio di Dio, ricostruito dopo la cattività babilonese.

Non ci fu scampo quindi per gli ebrei di quel tempo, perché in qualsiasi posto essi si rifugiarono, furono raggiunti dai loro persecutori ed uccisi, perché Dio sguainò la sua spada (Ez.5:12) dietro di loro “anche se andassero in cattività davanti ai loro nemici, là comanderò alla spada di ucciderli. Io fisserò su di loro i miei occhi per il male e non per il bene” (v.4) e proprio come l’Eterno aveva disposto: “Anche se penetrassero nello Sceol, di là li strapperà la mia mano, anche se salissero in cielo, di là io li tirerò giù. Anche se si nascondessero in cima al Karmel, di là io li scoverò e li prenderò; anche se si celassero al mio sguardo in fondo al mare, là comanderò al serpente di morderli” (v.2,3).

Dalla devastazione ne scampò quindi solo un residuo, che fu sparso tra tutti i popoli della terra e, per la loro disubbidienza, Dio fissò su di loro i suoi occhi per il male e non più per il bene.

Dio dichiara la sua potenza di distruggere e di creare secondo la sua volontà: ”E’ lui che costruisce nei cieli le sue stanze superiori e ha fondato la sua volta sulla terra; è lui che chiama le acque del mare e le riversa sulla faccia della terra; il suo nome è l’Eterno” (v.6).

Dio considera i figli di Israele alla pari degli etiopi, dei filistei e dei siri, perché sono stati ribelli, disubbidendo ai suoi ordini e servendo gli idoli stranieri. Il suo popolo così si unì con le nazioni vicine, che Dio invece con mano potente sconfisse davanti a loro, praticando le loro usanze “sacrificarono i loro figli e le loro figlie ai demoni, e sparsero il sangue innocente, il sangue dei loro figli e delle loro figlie, che sacrificarono agli idoli di Canaan; e il paese fu contaminato dal sangue versato” (Slm.106:37,38).

La profezia annuncia la distruzione dell’empio, anche ebreo, che sarà eliminato nella battaglia di Armagheddon. Del popolo di Dio sopravvivrà solo un residuo santo (Is.4.3), che entrerà nella nuova Gerusalemme.

Il profeta ripete al popolo che se non si ravvedono, Israele sarà esiliato e sarà perseguitato tra tutte le nazioni: “Poiché ecco, io darò il comando e vaglierò la casa d’Israele fra tutte le nazioni, come si vaglia col setaccio, ma a terra non cadrà neppure il più piccolo chicco di grano. Tutti i peccatori del mio popolo moriranno per la spada, essi che dicono:- La calamità non si avvicinerà né giungerà fino a noi-“ (v.9,10). Questa profezia ebbe compimento nel 70 d.C. quando i romani demolirono il Tempio di Dio e così, da quel momento, iniziò la dispersione degli ebrei rimasti in vita tra tutte le nazioni della terra, “Ricordati, ti prego, della parola che ordinasti a Mosè, tuo servo, dicendo:-Se peccherete, io vi disperderò fra i popoli” (Neemia 1:8), “E, quanto a voi, vi disperderò fra le nazioni e trarrò fuori la spada contro di voi; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte” (Lev.26:33; Ger.9:16; 18:17; Ez.5:10-12-14; Zac.7:14). Il popolo di Dio è stato in esilio 62 settimane (circa 1878 anni).

La cattività per Israele è terminata e, solo per loro, nell’ultima settimana ci sarà salvezza (Dan.12:1), come confermato dall’angelo dell’Eterno in Dan.9. Dio ha quindi concesso ad Israele 70 settimane, dove si avvereranno tutte le profezie ed, alla fine, sarà unto di nuovo il luogo santissimo (inizio del millennio).

Il conteggio delle settanta settimane inizia dall’editto del re Ciro di Persia di costruire nuovamente il tempio di Dio in Gerusalemme (Esdra 1:2). Passeranno poi sette settimane fino alla nascita del Messia. Il periodo compreso tra questo evento e fino alla nuova distruzione del tempio di Dio del 70 d.C., predetta anche da Gesù  “Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà diroccata” (Mrc.13:2), non è stato preso in considerazione. Riprendendo il calcolo, le sessantadue settimane di esilio, circa 1878 anni, si sono terminate nel 1948 con la ricostituzione dello stato di Israele.

A questo punto, il totale, riservato solo al popolo di Dio, ammonta a (7 + 62) 69 settimane. Delle settanta rivelate a Daniele, manca perciò una settimana, l’ultima, equivalente a sette anni, che terminerà alla battaglia di Armagheddon con la fine dell’uomo iniquo, che si è rifiutato di credere in Gesù, nel Figlio di Dio.

Gesù affermò che “ Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio…Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora su di lui” (Gv.3:18,36). 

La pausa di circa settanta anni, dalla nascita di Gesù, non è menzionata dall’angelo a Daniele, perché in questo periodo, Gesù compì la sua missione e gli apostoli diffusero la sua testimonianza mediante la predicazione dei suoi insegnamenti per la salvezza di tutti quelli che credettero. L’apostolo Paolo, infatti, riferì agli ebrei, che non vollero accettare Cristo, come il Messia, che “…Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai gentili” (Atti 13:46).

Il messaggio di salvezza quindi passò ai gentili, perché in Israele non rimase più alcun credente ed essi perciò furono abbandonati da Dio. Iniziarono quindi le sessantadue settimane di esilio, terminate nel 1948. Da questo momento in poi noi dovremmo considerare i settanta anni, che l’angelo non indicò a Daniele (dalla nascita del Messia all’inizio delle 62 settimane), come riferì: “E dopo quelle sessantadue settimane, essendo sterminato il Messia senza, che gli resti più nulla, il popolo del Capo dell’esercito a venire distruggerà la città, e il santuario; e la fine di essa sarà con inondazione, e vi saranno desolazioni determinate infino al fine della guerra” (Dan.9:26,vers.Diodati). Dopo quindi le 62 settimane di esilio, il Messia sarà sterminato, senza che gli resti più nulla, vale a dire che non ci sarà più alcuno da salvare, perché lo Spirito Santo sarà ritirato dalla terra e la Chiesa sarà rapita alla chiusura del tempo della Grazia. Dopo il rapimento della Chiesa, inizierà l’ultima settimana per Israele, in cui un capo dell’esercito distruggerà Gerusalemme e ci saranno allora devastazioni fino alla fine, alla guerra di Armagheddon, nel giorno del Signore.

Riepilogando quindi, i settanta anni, dalla nascita del Messia fino alla Diaspora iniziata nel 70 d/C, con la durata di sessantadue settimane di esilio, periodo quindi dal Messia alla Diaspora di settanta anni, che l’angelo non ha rivelato a Daniele, sono da stimare dalla fine dell’esilio anno 1948, termine delle sessantadue settimane, fino all’inizio dell’ultima settimana, la 70esima, per Israele in cui si compiranno visioni e profezie e sarà unto il luogo santo (ved. Ez. cap.40 al 48). Dal 1948 all’inizio dell’ultima settimana per Israele devono passare circa settanta anni di tempo di cui è trascorso già sessantacinque. Prima dell’inizio degli ultimi sette anni (una settimana) la Chiesa di Cristo sarà rapita e la pace non esisterà più fino alla distruzione completa degli empi nella battaglia di Armagheddon, come descritto dall’angelo (Dan.9.27).

Tenendo conto della pausa citata e, facendo un calcolo approssimativo del tempo rimasto alla fine della dispensazione della Grazia, sapendo che sono già trascorsi circa sessantacinque anni dal 1948, mancheranno pochi anni al rapimento dei fedeli e alle successive conseguenze. Noi non sappiamo il giorno né l’ora di questo evento meraviglioso, ma il tempo lo possiamo conoscere, tramite la profezia data per il popolo d’Israele: “Sappi perciò e intendi che da quando è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane; essa sarà nuovamente ricostruita con piazza e fossato, ma in tempi angosciosi” (Dan.9:24-27) e da quella di Gesù (Mt.24:32,33; Mt.16:2-3; Mrc.13:32-37). La ricostruzione dello Stato d’Israele avvenuta nel 1948, dopo lo sterminio degli Ebrei, come riferito profeticamente in tempi angosciosi, l’ONU decise di ridare la Palestina agli Ebrei superstiti della Shoah. Un residuo solo rientrò nella loro terra di origine, tutti gli altri rientreranno prima del millennio. Tutti gli empi, quelli che sono stati sedotti dall’uomo con lo spirito di Satana e dall’anticristo moriranno insieme ai loro seduttori nella guerra di Armagheddon (Apoc.16:16; 19:11-21).    

Quando Israele avrà compiuto le settanta settimane (Dan.9.24-25) Inizierà il millennio a conclusione di tutte le profezie e di tutte le visioni, Dio farà prima nuovi cieli e nuova terra (Is.66:22; 65:17; 2Ptr.3:10).

“-In quel giorno, io rialzerò il tabernacolo di Davide che è caduto, riparerò le sue brecce e rialzerò le sue rovine, e lo ricostruirò come nei giorni antichi, affinché posseggano il resto di Edom e tutte le nazioni sulle quali è invocato il mio nome-, dice l’Eterno che farà questo” (v.11,12).

Sarà un millennio di pace e di prosperità, perché non mancherà alcuna cosa, la terra sarà fertile perché Dio la benedirà. Dio fece al suo popolo una promessa: “Ma a voi ho detto: Voi prenderete possesso del loro paese; ve lo darò come vostra proprietà; è un paese dove scorre latte e miele. Io sono l’Eterno, il vostro DIO, che vi ha separato dagli altri popoli” (Lev.20:24). Dio compirà la sua promessa, non ci sarà più fame, né spada, tutto sarà convertito in benedizione per il popolo di Dio e per tutti gli abitanti delle nazioni.

Nel millennio il popolo di Dio sarà innalzato e “Beata la nazione il cui DIO è l’Eterno; beato il popolo che egli ha scelto per sua eredità” (Slm.33:12).

Israele sarà una nazione ricchissima e tutti i popoli della terra serviranno il popolo di Dio (Is.60:12). Israele non subirà più violenze e non ci saranno più giorni di lutto. Ogni ebreo, che ora è ancora tra le nazioni, sarà fatto rientrare nella loro patria (Is.66:20), come precisato: “Farò ritornare dalla cattività il mio popolo Israele, ed essi ricostruiranno le città desolate e le abiteranno, pianteranno vigne e ne berranno il vino, coltiveranno giardini e ne mangeranno i frutti. Li pianterò sulla loro terra e non saranno mai più sradicati dal suolo che io ho dato loro, dice l’Eterno, il tuo DIO-“ (v.14,15).

Tutto sarà in pace e in sicurezza.

Messaggio.

Ci sarà grande gioia per tutti quelli che hanno ascoltato e creduto alla verità e non si sono perciò conformati al mondo e alle sue concupiscenze, non avendo rinnegato il Figlio di Dio, come purtroppo fecero i Giudei ai tempi di Gesù e dei suoi apostoli.

Chi vince siederà sul trono con Gesù, come Egli ha vinto e si è seduto alla destra di Dio e Padre suo (Apoc.3:21).

La Chiesa di Cristo sarà rapita e sarà tolto dalla Terra lo Spirito Santo, come accennato: “Il mistero dell’iniquità infatti è già all’opera, aspettando soltanto che chi lo ritiene al presente sia tolto di mezzo” (2Tes.2:7) il profeta Daniele indica che: “Dopo quelle sessantadue settimane, essendo sterminato il Messia, senza che gli resti più nulla…” (Dan.9:26, vers. Diodati), vale a dire che qui sulla terra non rimane più nulla del sacrificio di Gesù, perché il periodo della Grazia sarà chiuso, prima che inizi per Israele l’ultima settimana delle settanta, indicate dall’angelo a Daniele (Dan.9:24). Le sessantadue settimane sono riferite all’esilio degli Ebrei iniziato nel 70 d.C. e terminato nel 1948 con il rientro nel nuovo Stato d’Israele.

L’ultima settimana sarà riservata esclusivamente per la salvezza degli ebrei (Dan.12:1). Noi credenti non passeremo quindi per la grande tribolazione, come tanti pensano, perché il tempo dei gentili (la Grazia) si chiuderà prima, come Gesù conferma: “Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate ritenuti degni di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere e di comparire dav