CAPITOLO 49

Il contenuto di ogni capitolo profetico è prodigiosamente meraviglioso, altrettanto lo è questo passo che parla di Gesù, il nostro Signore e Salvatore.

Gesù, annunciato dal principio della fondazione del mondo, doveva venire sulla Terra per redimere prima Israele, poi le isole lontane, ossia i popoli gentili o pagani di tutte le nazioni.

Lo Spirito di Dio annuncia: “Ha reso la mia bocca come una spada tagliente, mi ha nascosto nell’ombra della sua mano, mi ha reso una freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra” (v.2). Gesù ha la spada a doppio taglio nella sua bocca, la Parola di Dio: “Queste cose dice colui che ha la spada acuta a due tagli” (Apoc.19:11,12;2:12).

Dio lo ha risuscitato dalla morte e lo ha fatto sedere alla sua destra: Gesù sarà colui che combatterà ed ucciderà con la spada della Parola nella guerra di Armagheddon (Apoc.16:16); Egli è il Re su Israele (Mt.2:2; Lc.1:33; Apoc.11:15).

Gesù è anche il servo di Dio, che ha fatto la sua volontà fino a morire sulla croce, proveniente, per la parte carnale, dalla discendenza di Davide. A Gesù dice: “Tu sei il mio servitore; Israele è quello, nel quale io mi glorificherò in te” (v.3). Dio si glorificherà in Gesù ,tramite Israele “…affinché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Gv.14:13). Gesù è chiamato servo, perché umilmente ubbidì al Padre, fino a dare la sua stessa vita per molti e sarà per sempre servo di Dio in ubbidienza. Egli ricondurrà Israele all’Eterno, “…E’ troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre gli scampati d’Israele…” (v.6). Questo verso è riferito al residuo delle tribù di Israele, coloro che scamperanno dalla grande tribolazione, prima degli ultimi tre anni e mezzo della vita dell’empio sulla Terra. A Gesù è affidato il compito di portare in salvo il residuo d’Israele. I suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi, che si spaccherà in due e, in mezzo, si formerà una valle, dove passeranno gli scampati (il residuo) di Israele (Zac.14:4).

Gesù portò per primo la salvezza al suo popolo, solo quando essi la rifiutarono (lo disprezzarono e lo detestarono, Zac.11:8), essa passò ai gentili. Il verso 4 esprime la tristezza di Gesù, vedendo perire il suo popolo: “Invano ho faticato, per nulla e inutilmente ho speso la mia forza; certamente però il mio diritto è presso l’Eterno e la mia ricompensa presso il mio Dio” (v.4). Gesù ricondurrà Israele, li prenderà per mano e li porterà in salvo, come la profezia sostiene: “…l’Eterno che mi ha formato fin dal grembo materno per essere suo servo, per ricondurre a lui Giacobbe e per radunare intorno a lui Israele…” (v.5).

“Cosi dice l’Eterno, il Redentore d’Israele, il suo Santo, a colui che è disprezzato dagli uomini, al detestato dalla nazione, al servo dei potenti: -I re vedranno e si leveranno, i principi si prostreranno, a causa dell’Eterno che è fedele, il Santo d’Israele, che ti ha scelto” (v.7). Gesù è stato disprezzato dalla nazione d’Israele, anche servo dei potenti: coloro che lo hanno condannato a morte. Alla fine, quando l’iniquo (Satana) insieme a tutti quelli da lui sedotti saranno sterminati dalla Terra, tutti i rimanenti, che saranno scelti per vivere, si prostreranno davanti all’Eterno e a colui che Egli ha scelto, Gesù (Rom. 14:11; Fil. 2:10): “I regni del mondo sono divenuti il regno del Signore nostro e del suo Cristo, ed egli regnerà nei secoli dei secoli” (Apoc.11:15).

Dio farà tutto nuovo: il residuo, che sarà messo in salvo dalla sua mano potente, prenderà possesso di ciò che prima era in possesso delle nazioni della terra.

Io ho posto le mie parole nella tua bocca e ti ho coperto con l’ombra della mia mano per stabilire i cieli e mettere le fondamenta della terra, e per dire a Sion: -Tu sei il mio popolo-“ (Is.51:16). Dio, per creare nuovi cieli e nuova terra, metterà al sicuro tutti i viventi rimasti, sia uomini che animali, che ripopoleranno nuovamente la Terra: “Non avranno fame né sete, non li colpirà più né caldo né sole, perché colui che ha pietà di loro li guiderà e li condurrà alle sorgenti d’acqua. Trasformerò tutti i miei monti in strade, e le mie strade maestre saranno elevate” (v.10,11).

Giubilino i cieli e si rallegri la Terra, perché Dio consolerà il suo popolo ed avrà misericordia di loro, come una madre non dimentica il proprio figlio ed anche se lo dimenticasse, Dio non dimentica il Suo popolo, che è scolpito sulle palme delle Sue mani.

Noi popoli gentili credenti ci sentiamo privilegiati di quanto Dio ci ha amato, dando il proprio Figlio in sacrificio per i nostri peccati: il suo amore è immensurabile. Gesù ci ha amato e ci ha graziato, prendendo su di sé tutti i nostri peccati.

Il popolo che Dio scelse come Sua eredità (Israele) è la radice e tale sarà per sempre. Dio ama il residuo delle tribù di Israele di un amore immenso. “Non avranno fame, né sete; e l’arsura ed il sole non li percoterà; perciocché colui che ha misericordia di loro li condurrà, e li menerà alle fonti delle acque” (v.10, vers.Diodati).

Possiamo conoscere questo amore attraverso la sapienza e la conoscenza che Egli diede al suo servo Salomone; nel suo cantico dei cantici esalta l’amore che Gesù, lo Sposo, riversa alla sua Sposa Israele e non, in questo caso, alla chiesa del popolo gentile, perché essa è già con Gesù.

Si avvererà tutta la descrizione del Cantico dei Cantici, durante il millennio; il popolo di Dio è chiamato santo, perché essi saranno santi, dopo l’uccisione di tutti i nemici di Dio (gli empi) nella guerra che si terrà nella valle di Giosafat (Gioele 3). Infatti, per il residuo di Israele, “L’Eterno il loro Dio, li salverà in quel giorno, come il gregge del suo popolo, perché saranno come le pietre preziose di una corona, che saranno innalzate come una bandiera sulla sua terra” (Zac. 9:16).

Coloro che hanno devastato la terra non si rialzeranno più: “…i tuoi devastatori si allontaneranno da te” (v.17). Nessuno più devasterà Israele, che sarà rivestita di tutte le ricchezze dei popoli.

Dio donerà figli ad Israele, molti di più di quelli che aveva perso: “Allora tu dirai in cuor tuo: “Chi ha generato costoro? Io ero infatti stata privata dei miei figli, ero sterile, esule e scacciata di qui e di là…” (v.21).

Israele ignora tutto questo: oggi non può comprendere le profezie, ma presto i suoi occhi saranno riaperti e potrà vedere e capire ogni cosa.

Dio toglierà il velo che è sui loro occhi, manderà loro i due ulivi (i due testimoni), che dichiareranno l’opera del Messia, Gesù Cristo e la grande tribolazione che sta per accadere in Israele e al mondo intero.

Per il residuo di Israele inizierà un periodo di pace e di sicurezza, dopo lo sterminio dell’empio, quando Satana sarà legato e gettato nell’abisso (Apoc 20:2,3). Tutti i popoli della Terra andranno ad adorare in Gerusalemme: “E avverrà che, se qualche famiglia della terra non salirà a Gerusalemme per adorare il Re, l’Eterno degli eserciti, su di essa non cadrà alcuna pioggia” (Zac.14:17). Così “I re saranno i tuoi padri adottivi e le loro regine saranno le tue nutrici; essi si prostreranno davanti a te con la faccia a terra e leccheranno la polvere dei tuoi piedi; così saprai che io sono l’Eterno e che coloro che sperano in me non saranno svergognati” (v.23).

Israele sarà vendicato di tutti coloro che l’hanno trattata come l’obbrobrio delle nazioni e, nel millennio, anche i re e le regine si prostreranno ai loro piedi. Questo accadrà quando l’ira di Dio si riverserà contro gli oppressori di Israele; essi saranno annientati da Gesù, che combatterà contro di loro e li vincerà: “Farò mangiare ai tuoi oppressori la loro stessa carne, e si inebrieranno col loro stesso sangue come col mosto…” (v.26).

Nella guerra che si terrà fuori Gerusalemme, nella valle di Giosafat: “Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue che giungeva fino alle briglie dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi” (Apoc.14:20; Gioele 3:2). Saranno uccisi tutti con la spada della Parola che Gesù pronuncerà, così la spada di uno si rivolgerà contro l’altro (Is.19:2; Aggeo 2:22): non ci sarà scampo per l’empio, che crederà di poter combattere contro Gesù, “il RE dei RE e il SIGNORE dei Signori”, ma sarà annientato con la morte (Apoc.19:16,21).

Al residuo di israele dice: “Allora ogni carne riconoscerà che io, l’Eterno, sono il tuo salvatore, il tuo Redentore, il Potente di Giacobbe” (v.26).

Dio salverà il residuo del suo popolo e lo libererà dall’oppressore, l’uomo prode e possente è riferito alla bestia, chiamato anche uomo spregevole (Dan.11:21, vers.Diodati) “….i prigionieri dell’uomo prode gli saran tolti, e la preda del possente sarà riscossa” assicurandoli “Io stesso combatterò con chi combatte con te e salverò i tuoi figli” (v.25).

CAPITOLO 50

“Così dice l’Eterno:- Dov’è la lettera di divorzio di vostra madre con la quale io l’ho ripudiata? O a quale dei miei creditori vi ho venduto? Ecco, voi siete stati venduti per le vostre iniquità, e vostra madre è stata ripudiata per le vostre trasgressioni. Perché, quando sono venuto, non c’era nessuno? Perché, quando ho chiamato, nessuno ha risposto?…” (v.1,2). Dio aveva avvertito il popolo ebreo per mezzo del suo servo Mosè (Lev.26:33), ma essi non lo ascoltarono, come Neemia evidenzia:     “Ricordati della parola che ordinasti a Mosè, tuo servo, dicendo: -Se peccherete, io vi disperderò fra i popoli” (Neemia 1:8). Il popolo aveva il collo duro, perciò continuò a camminare secondo il desiderio del loro cuore, così Dio li ripudiò e li abbandonò in mano dei loro nemici “…e quelli che vi odiano, vi domineranno, e vi darete alla fuga senza che alcuno vi insegua” (Lev.26:17). La profezia si adempì quando il popolo giudeo rifiutò il Figlio di Dio, come l’apostolo Giovanni precisa: “È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto” (Gv.1:11), né lo hanno ascoltato. In seguito, anche gli apostoli furono respinti dai giudei, reputatisi indegni della Nuova Via, perciò essi furono costretti a rivolgersi ai gentili, come è sottolineato (Atti 13:46). Israele non volle ravvedersi e credere in Gesù, quindi Dio li lasciò sotto il dominio degli stranieri (i gentili), dopo soltanto 70 anni dalla nascita di Gesù. L’esilio durò un lunghissimo tempo, circa 1.878 anni, equivalente alle 62 settimane di Dan.9:25,26.

Le loro trasgressioni arrivarono al colmo della misura e per questo furono dati in mano dei loro nemici più volte, furono esiliati quando “L’ira dell’Eterno si accese contro Israele e li diede nelle mani dei predoni, che li spogliarono; e li vendette nelle mani dei loro nemici all’intorno, ai quali non poterono più tener fronte” (Gdc.2:14).

Questo avvenne dopo la morte di Giosuè; il popolo si dimenticò dell’Eterno e iniziò a servire Baal. Erano molto attaccati ai loro idoli più che al loro Dio, presto si dimenticarono che li aveva tratti fuori dalla schiavitù dell’Egitto e portati alla terra promessa. Israele non fu riconoscente a Dio, quando Egli mandò suo figlio Gesù per redimerli, ma essi non lo accettarono e per questo furono dati in mano dei loro nemici, come nei tempi passati, “Ho abbandonato la mia casa, ho rigettato la mia eredità; ho dato ciò che ho di più caro nelle mani dei suoi nemici (Ger.12:7).

Israele sarà nuovamente il popolo santo, che Dio scelse e per il quale promise una discendenza eterna: “Stabilirò il mio patto fra me e te, e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto eterno, per il quale io sarò il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te” (Gen.17:7).

Durante la missione di Gesù e dei suoi apostoli, Dio salvò il residuo del suo popolo, coloro che erano scritti nel libro della vita. Dopo non vi fu più alcuno che volle accettare la salvezza, come sostiene la profezia. Ecco “…Perché, quando sono venuto, non c’era nessuno? Perché, quando ho chiamato, nessuno ha risposto?… E’ la mia mano davvero troppo corta per redimere o non ho io forza per liberare?” (v.2); Gesù fu mandato per fare la volontà del Padre, per liberare i prigionieri e dare forza allo stanco: “Il Signore, l’Eterno, mi ha dato una lingua esercitata perché io sappia sostenere con la parola lo stanco; egli mi risveglia ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come fanno i discepoli” (v.4).

Infatti Gesù dichiarava: “Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo ciò che odo e il mio giudizio è giusto, perché non cerco non la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato” (Gv.5:30). Gesù, vero discepolo del Padre, giunse in ubbidienza assoluta ed asserì che da solo non poteva fare niente; in Lui operava lo Spirito di Dio, perciò Gesù è considerato da molti non il Figlio di Dio, ma Dio stesso, venuto sulla Terra per morire in sacrificio sulla croce per il peccato di molti.

Le Scritture invece dichiarano che Gesù è la Parola di Dio fatta carne (Gv.1:14): ricordiamoci di non aggiungere o togliere alcuna delle cose scritte nella Parola Santa, per non essere trovati bugiardi (Prv.30:6) e colpevoli.

Sappiamo che i giudei in Nazaret si meravigliavano della sapienza e delle opere potenti compiute da Gesù, perché lo ritenevano figlio di un falegname e di Maria, conoscendo i suoi fratelli Giacomo, Iose, Giuda e Simone e sorelle (Mrc.6:2,3). La profezia afferma che “Il Signore, l’Eterno, mi ha dato la lingua dei discepoli perché sappia sostenere con la parola lo stanco; egli mi risveglia ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti come fanno i discepoli” (v.4).

In molte profezie Gesù è chiamato servo; infatti Egli fece la volontà del Padre, fino a dare la sua vita in sacrificio per molti. “Ho presentato il mio dorso a chi mi percoteva e le mie guance a chi mi strappava la barba; non ho nascosto il mio volto all’ignominia e agli sputi” (v.6; Mt. 26:67); “…sono costretto a restituire ciò che non ho rubato” (Slm.69:4); “Mi hanno odiato senza motivo” (Gv.15:25). Gesù vedeva tutto e sapeva ogni cosa, ma è stato disonorato ed abbandonato dagli uomini, “L’oltraggio mi ha rotto il cuore e sono tutto dolente; ho aspettato chi mi confortasse, ma invano; ho atteso chi mi consolasse, ma non ci fu alcuno. Mi hanno dato fiele per cibo, e, per dissetarmi mi hanno dato da bere dell’aceto” (Slm.69:20). Gesù, l’Agnello di Dio, l’uomo di dolore che sopportò la croce come un malfattore, fu soccorso da Dio, che lo resuscitò dandogli vittoria sulla morte: “Ecco, il Signore, l’Eterno, mi verrà in aiuto; chi è colui che mi condannerà? Ecco, tutti costoro si logoreranno come un vestito, la tignola li roderà” (v.9).

Alla fine, tutti i nemici di Gesù che l’hanno rifiutato, Dio glieli metterà sotto i suoi piedi: “Finché io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi” (Atti 2:35); “Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; e di questo noi tutti siamo testimoni” (Atti 2:32).

Siamo esortati ad ascoltare la voce di Gesù, il servo di Dio, che ha dato se stesso per tutti noi, per cui camminiamo come ci ha insegnato in un mondo di tenebre, privo di luce, confidando ed appoggiandoci sul nostro Dio, per vivere.

Israele non ascoltò e non si appoggiò al suo Dio e per questo furono scacciati dalla terra che Dio aveva dato loro in eredità, disubbidendo a Lui e rifiutando la salvezza che Gesù presentò loro. Israele fu abbandonato e lasciato in esilio per 1.878 anni circa: sono stati anni tremendi per un popolo disperso tra le nazioni (ai quattro venti del cielo) e dietro di loro Dio sguainò la sua spada (Ez. 12:14).

Il verso seguente indica le condizioni nel quale si trovò Israele nelle sessantadue settimane di esilio, perché non hanno temuto Dio e non hanno ascoltato la voce di Gesù, servo di Dio. “Chi tra voi teme l’Eterno e ascolta la voce del suo servo? Chi cammina nelle tenebre senza alcuna luce, confidi nel nome dell’Eterno e si appoggi sul suo Dio! Ecco, voi tutti che accendete un fuoco, che vi cingete di tizzoni, andate nelle fiamme del vostro fuoco e fra i tizzoni che avete acceso! Dalla mia mano avrete questo; voi giacerete nel dolore” (v.10,11).

CAPITOLO 51

Dio esorta il suo popolo, tramite il profeta Isaia, a ricordare le loro origini: “Considerate Abrahamo vostro padre e Sara che vi partorì; poiché io lo chiamai quand’egli era solo, lo benedissi e lo moltiplicai” (v.2).

Dio non ha dimenticato la sua eredità (Deut.32:9): metterà in pratica ciò che promise ad Abramo, rendendo i deserti di Sion come l’Eden simile ai giardini dell’Eterno, Israele sarà pieno di gioia, allegrezza, ringraziamenti e canti.

Prestami attenzione, o popolo mio, ascoltami, o mia nazione, perché da me procederà la legge e stabilirò il mio diritto come luce dei popoli” (v.4).

Le descrizioni delle meraviglie che Dio farà per il suo popolo nel millennio sono immense; Egli avverte che la sua giustizia è vicina, la salvezza sarà manifestata, i popoli delle nazioni saranno giudicati, il residuo di tutte le isole (nazioni) spereranno in Dio.

Dio parla a tutto il residuo superstite, che durante la creazione dei nuovi cieli e della nuova terra si troveranno sotto la protezione della mano dell’Eterno. Essi saranno in grado di vedere quello che la mano potente di Dio farà, come dichiarato: “Alzate i vostri occhi al cielo e guardate la terra di sotto, perché i cieli si dilegueranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e similmente i suoi abitanti moriranno; ma la mia salvezza durerà per sempre e la mia giustizia non verrà mai meno” (v.6). Quindi il cielo si dileguerà come fumo e la terra si logorerà come un vestito (cfr.Apoc.6:14; 2Ptr.3:10), tutti gli empi moriranno allora la giustizia e la salvezza rimarranno per sempre di generazione in generazione; queste sono le promesse per coloro che temono Dio: “I giusti erediteranno la terra e l’abiteranno per sempre” (Slm.37:29).

Una promessa fatta anticamente al popolo d’Israele: “Poiché da Gerusalemme uscirà un residuo, e dal monte di Sion quelli che sono scampati. Lo zelo dell’Eterno degli eserciti farà questo” (Is.37:32). Il Signore proteggerà il residuo degli scampati, affermando di non spaventarsi degli oltraggi degli uomini, perché il braccio dell’Eterno trafiggerà il dragone (la bestia, Satana). In quel tempo (termine della guerra di Armagheddon) i riscattati dall’Eterno torneranno in Sion: “…otterranno gioia e letizia, e il dolore e il gemito fuggiranno” (v.11).

Nel passato Israele dimenticò l’Eterno, il suo Creatore, insieme a tutte le grande opere che aveva fatto; per questo Egli lasciò loro nelle mani degli oppressori. Per molto tempo hanno avuto paura di loro, ma nel prossimo futuro il residuo di Israele trionferà sui loro nemici: “…Ma dov’è ora il furore dell’oppressore?” (v.13).

L’empio sarà trafitto dalla spada e morirà, ma per il residuo ci sarà gioia per sempre, perché Dio lo farà vivere in sicurezza: “Io ho posto le mie parole nella tua bocca e ti ho coperto con l’ombra della mia mano per stabilire i cieli e mettere le fondamenta della terra, e per dire a Sion: “Tu sei il mio popolo” (v.16). Non si può rimanere insensibili davanti al meraviglioso Dio e alle sue opere potenti. Questo verso pone in risalto come Dio conserverà in vita il residuo che ha scelto, mentre creerà nuovi cieli e nuova terra. Dio coprirà il residuo che ha scelto, chiamati santi. Dio li proteggerà con l’ombra della sua mano e non saranno bruciati: dovranno alzare i loro occhi al cielo e guardare la terra di sotto; vedranno i cieli che si dilegueranno e la terra che si dissolverà. Il residuo sarà protetto dalla potente mano del suo Creatore.

Negli ultimi sette anni, Dio toglierà dagli Ebrei lo spirito di torpore o coppa di stordimento: “Perciò, ora ascolta questo, o afflitta ed ebbra, ma non di vino. Così dice il tuo Signore, l’Eterno, il tuo Dio, che difende la causa del suo popolo: -Ecco, io ti tolgo di mano la coppa di stordimento, la feccia del calice del mio furore; tu non la berrai più” (v.17,22). La coppa di stordimento, certo, Dio la toglierà dal suo popolo, ma la metterà sui popoli gentili, su quelli che affliggevano gli ebrei, durante il loro esilio, dicendogli: “stenditi a terra, che ti passiamo sopra e tu facevi del tuo dorso un suolo, una strada per i passanti” (v.23).

Dio ha preparato per i popoli delle nazioni gentili e per gli Ebrei che non si sono ravveduti un gran massacro finale nella guerra di Armagheddon. Saranno confusi e saranno tutti uccisi con la spada nella valle di Giosafat (Gioele 3; Apoc.19:11,21).

CAPITOLO 52

“Così abbandonerò il residuo della mia eredità e li darò nelle mani dei loro nemici, ed essi diventeranno preda e bottino di tutti i loro nemici” (2Re 21:14). Ho abbandonato la mia casa, ho rigettato la mia eredità; ho dato ciò che ho di più caro nelle mani dei suoi nemici” (Ger.12:7).

Gerusalemme è la città di Dio (1Re 11:32; Is.60:14; Mt.5:35), fu abbandona all’obbrobrio nel 70 d/C, nel 1948 terminò per gli Ebrei l’esilio delle sessantadue settimane, presto molto presto si concluderà per Israele le settanta settimane (vedi Dan.9:24,25), la profezia invita in similitudine Gerusalemme a svegliarsi, e vestirsi di vesti splendide perché nel millennio sarà una città santa: “Risvegliati, risvegliati, rivestiti della tua forza, o Sion; indossa le tue splendide vesti, o Gerusalemme, città santa! Poiché non entreranno più in te l’incirconciso e l’impuro” (v.1; Apoc.21:8).

Un tempo meraviglioso aspetta Gerusalemme, sarà riedificata dopo la guerra di Armagheddon. In quel tempo sarà rivestita di gloria e magnificenza. Nella città entrerà solo il residuo, scelto per vivere, mentre nessun impuro vi accederà, perché essi saranno uccisi tutti con la spada. Gerusalemme sarà abitata solo dai santi e per questo la città è santa. Dio vi riporterà tutti quelli che erano in cattività; essi torneranno: “Voi siete stati venduti senza prezzo, e sarete altresì riscattati senza denari” (v.3).

La profezia ricorda che il popolo di Dio fu in Egitto, oppresso dal nemico, cioè Satana (l’Assiro) e, in tutti i lunghi anni di cattività, i gentili hanno dominato su gli Ebrei, perché Dio li ha abbandonati per la loro incredulità e ribellione. Arriverà il tempo del riscatto, il popolo dei santi allora conoscerà il nome dell’Eterno e comprenderà la sua voce, farà allora la volontà dell’Eterno. Il residuo abiterà nella Gerusalemme terrena (la descrizione in Ezechiele dal cap. 40 al 48; Apoc.21:21,27), dove il tabernacolo di Dio sarà in mezzo a loro, perché l’Eterno starà con gli uomini e sarà il loro Dio ed essi il suo popolo (Apoc.21:3). Solo il residuo dei viventi entrerà in Gerusalemme (città santa), dopo la guerra nella valle di Giosafat, in cui Gesù giudicherà le nazioni (Gioele3; Ez.39:8,24; Apoc.19:11,21); l’empio sarà sconfitto, la maledizione dalla Terra scomparirà, perché Dio creerà nuovi cieli e nuova terra ed in Sion ci sarà esultanza, perché in lei non entrerà più nessuno impuro (Apoc.20:27).

Oggi il popolo ebreo non è ancora tornato del tutto nella propria terra, ma durante gli ultimi sette anni, precedenti la battaglia di Armagheddon, tutti gli ebrei faranno ritorno in Gerusalemme. Gli empi saranno annientati, mentre vivrà il residuo che Dio ha scelto, perché essi si pentiranno e faranno cordoglio, riconoscendo il loro peccato, “Prorompete insieme in grida di gioia, o rovine di Gerusalemme, perchè l’Eterno consola il suo popolo e redime Gerusalemme” (v.9).

Il residuo rimasto, dopo che l’empio sarà distrutto, gioirà di una felicità eterna. Gesù regnerà su Israele, perché Egli è il RE: “Natanaele rispose, e gli disse: Maestro, tu sei il Figlio di Dio; tu sei il re d’Israele” (Gv.1:49; 12:13). La profezia annuncia: “Quanto sono belli sui monti i piedi del messaggero di buone novelle, che annunzia la pace, che reca belle notizie di cose buone, che annuncia la salvezza, che dice a Sion: -Il tuo Dio regna!-” (v.7). Inizierà il regno millenario e la Chiesa, insieme ai martiri, regnerà con Cristo sulla terra nella Gerusalemme che scenderà dal cielo, da presso Dio (Apoc.3:12).

Un piccolo richiamo di come Dio, con mano potente, salverà il residuo, che dovrà ripopolare Israele, divenendo una grande nazione. Gesù profetizzò ciò che avverrà all’inizio del regno di Satana, un tempo di 1260 giorni (tre anni e mezzo) come il residuo si dovrà mettere in salvo fuggendo verso il monte degli Ulivi: “… allora coloro che sono nella Giudea fuggano ai monti. Chi si trova sulla terrazza della casa, non scenda a prendere qualcosa di casa sua; e chi è nei campi, non torni indietro a prendere il suo mantello…e pregate che la vostra fuga non accada d’inverno, né di sabato, perché allora vi sarà una tribolazione…” (Mt. 24.16-21), come confermata “Partite, partite, uscite di là, non toccate nulla d’impuro! Uscite di mezzo a lei, purificatevi, voi che portate i vasi dell’Eterno!” (v.11).

Il profeta Zaccaria conferma: “I suoi piedi (di Gesù) si poseranno in quel giorno sul monte degli Ulivi ch’è dirimpetto a Gerusalemme a levante, e il monte degli Ulivi si spaccherà per il mezzo, da levante a ponente, sì da formare una gran valle, e metà del monte si ritirerà verso settentrione, e l’altra metà verso mezzogiorno” (Zac.14:4). Non dovranno portare con sé nulla, partiranno solo come si troveranno in quel momento, lasceranno la loro casa e andranno verso il monte degli Ulivi. Dio li nutrirà direttamente per tutto il tempo della grande tribolazione 1260 giorni (Apoc.12:6). Nei primi tre anni e mezzo dell’ultima settimana, Israele verrà a conoscenza di ogni cosa, perché in quel tempo Dio invierà loro i due ulivi o testimoni, che attesteranno e profetizzeranno quello che accadrà durante il regno del dragone (la bestia, uomo iniquo e spregevole). Saranno esortati a credere nel Signore Gesù Cristo “Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto Signore e Cristo” (Atti 2:36), l’Agnello che fu messo a morte, immolato sulla croce proprio dai loro padri e, chiunque crederà, sarà salvato: “Ed avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato(Atti 2:2).

Il residuo scelto con le proprie forze dovrà arrivare al monte degli Ulivi; giunti non dovranno più affaticarsi, perché Gesù li aspetterà, Egli dividerà il monte in due parti per permettere a loro di attraversarlo lungo la gola formatasi (Zac.14:4). Dietro di loro, l’uomo con lo spirito di Satana (la bestia), invierà il suo esercito, ma il monte si richiuderà su di loro e saranno sepolti vivi (Apoc.12:15,16). Essi periranno come morì l’esercito del Faraone, che inseguì il popolo ebreo attraverso il Mar Rosso, rimanendo affogato, inghiottito dalle acque (Es.15:4; 14:21-31). Il residuo uscito dal monte non dovrà più fuggire, né andare di fretta, perché “ …l’Eterno camminerà davanti a voi, il Dio d’Israele sarà la vostra retroguardia” (v.12).

La profezia continua indicando la gloria di Cristo Gesù: “Ecco, il mio servo prospererà e sarà innalzato, elevato e grandemente esaltato” (v.13). Il Messia, il servo di Dio. Dopo la sua morte e la sua resurrezione, Dio lo innalzò alla sua destra, l’apostolo Paolo dichiara: “Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome” (Fil.2:9), Il profeta Isaia descrive tutta la sofferenza di Gesù, il servo di Dio: Egli, proprio come servo, ubbidì a Dio fino alla morte in croce, subì il martirio, si caricò di tutte le iniquità dei popoli, che crederanno in Lui.

Questa profezia risale a circa seicento anni prima che Gesù venisse al mondo; questo è il tempo che riferisce la storia, mentre le Scritture dichiarano quattrocentonovanta anni (sette settimane), dall’editto del re Ciro (Esdra1:11), che proclamò la ricostruzione di Gerusalemme dopo la cattività babilonese, fino alla nascita di Gesù (Dan.9:25).

“Come molti erano stupiti di te, così il suo aspetto era sfigurato più di quello di alcun uomo, e il suo volto era diverso da quello dei figli dell’uomo” (v14).

Per l’aspersione del suo sangue, che fu versato sulla croce, Egli ha salvato molti; le nazioni gentili hanno visto ciò che non avevano mai visto e hanno compreso le cose che non erano mai state narrate loro.

Questa è la profezia rivolta ai popoli gentili, appartenenti a tutti i sette periodi del tempo della Grazia, corrispondenti alle sette chiese che Gesù indicò all’apostolo Giovanni, quando si trovava nell’isola di Patmos (Apoc.1:9,12). “…e ciò che tu vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese che sono in Asia: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea” (Apoc.1:11).

Alla fine del periodo di Laodicea (settimo periodo), Gesù rapirà la sua chiesa (la sposa); Egli apparirà nelle nuvole del cielo e là lo incontreranno tutti quelli che hanno vinto il loro accusatore e non hanno amato la propria vita: “Ma essi l’hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e per mezzo della parola della loro testimonianza; e non hanno amato la loro vita, tanto da esporla alla morte” (Apoc.12:11). Inizierà il periodo di salvezza per Israele della durata di sette anni. Di tutti gli ebrei, una terza parte dei salvati, morirà ucciso dalla bestia (Apoc.12:4); essi saranno i martiri della grande tribolazione. Un’altra parte sarà composta dal residuo, che vivrà ed entrerà nel millennio, mentre molti empi moriranno uccisi con la spada nella valle di Giosafat e gli altri dalle piaghe delle coppe, versate dagli angeli.

CAPITOLO 53

Questo capitolo propone l’esposizione profetica più completa di Gesù, dalla sua nascita alla sua morte e resurrezione.

“Chi ha creduto alla nostra predicazione e a chi è stato rivelato il braccio dell’Eterno? Egli è venuto su davanti a lui come un ramoscello, come una radice da un arido suolo. Non aveva figura né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza da farcelo desiderare” (v.1,2)L’Eterno ha giurato a Davide in verità e non cambierà: -Io metterò sul tuo trono un frutto delle tue viscere(Slm.132:11).

Gesù è nato della discendenza di Davide e dallo Spirito Santo (Rom.1:3,4). Gesù non era bello, né appariscente da attirare gli sguardi della gente; chi seguì Gesù non fu certamente per il suo fascino, ma per la sua grande potenza data dallo Spirito di Dio in lui. Egli è definito uomo di dolore per quello che sopportò alla croce: fu un’agonia di nove ore, maltrattato e deriso dal suo popolo, ingiuriato e sputato in viso, non aprì bocca (v.7; Atti 8:32).

“Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la sua propria via, e l’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti” (v.5,6).

Gesù soffrì per ore sulla croce, caricato delle nostre malvagità.

Con un amore senza limiti, Egli portò nella sua carne tutte le nostre malattie; ora noi tutti abbiamo guarigione nel suo Nome. Noi, che non eravamo stati scelti, siamo diventati il Suo popolo, in virtù del sacrificio di Gesù, il solo giusto e santo, come nessuno uomo mai lo è stato.

“Gli avevano assegnato la sepoltura con gli empi, ma alla sua morte fu posto col ricco, perché non aveva commesso alcuna violenza e non c’era stato alcun inganno nella sua bocca. Ma piacque all’Eterno di percuoterlo, di farlo soffrire. Offrendo la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni, e la volontà dell’Eterno prospererà nelle sue mani” (v.9,10). Gesù, una volta data la Sua vita in sacrificio, vedrà una progenie (tutti quelli che crederanno in Lui). L’opera di Dio è stata affidata nelle Sue mani, Egli è stato costituito da Dio, Capo supremo della chiesa (Ef.1:22). Ha dato intendimento a tutti quelli che vivono spirituale come “Chi ha orecchi da udire oda” (Mt.13:9).

Vincendo la morte è divenuto l’erede della gloria: “in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo di suo Figlio, che Egli ha costituito erede di tutte le cose, per mezzo del quale ha anche fatto l’universo (Ebr.1:2); Chiedimi, e io ti darò le nazioni come tua eredità e le estremità della terra per tua possessione” (Slm.2:8).

Gesù diede la sua vita in riscatto delle nostre anime e di tutti quelli che ci hanno preceduto. Egli conosceva perfettamente la gloria che Dio gli aveva riservato: “…su Gesù autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio” (Ebr.12:2).

Egli (Dio) vedrà il frutto del tormento dell’anima sua e ne sarà saziato: “…per la sua conoscenza, il giusto, il mio servo, renderà giusti molti,perché si caricherà delle loro iniquità. Perciò gli darò la sua parte fra i grandi, ed egli dividerà il bottino con i potenti, perché ha versato la sua vita fino a morire, ed è stato annoverato fra i malfattori; egli ha portato il peccato di molti e ha interceduto per i trasgressori” (v.11,12; Rom.8:34).

(continua)