Capitolo 31.

Nel millennio non ci sarà il tentatore degli uomini, cioè Satana, perché egli sarà legato e gettato nell’abisso, dove vi rimarrà per mille anni. Dio abiterà con gli uomini, sarà loro Dio ed essi vivranno in santità come popolo di Dio (Apoc.21:3), “Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni sicure e in quieti luoghi di riposo” (Is.32:18).

Un residuo selezionato tra tutte le tribù di Israele scamperà dalla grande tribolazione di 1260 giorni, perché Dio li occulterà dal serpente antico, portandoli in un luogo preparato per loro (Apoc.12:6), nel deserto, profetizzato anche da Geremia: “Così dice l’Eterno: -Il popolo scampato dalla spada ha trovato grazia nel deserto, quando io stavo per dare riposo a Israele-” (v.2).

Dio ama grandemente Israele con amore intenso e loro saranno il popolo di Dio, per sempre.

Dio fece un patto eterno con Abramo, che avrà il suo compimento nel millennio.

Da quando Israele uscì dal paese dell’Egitto fino all’abbandono nelle mani dei suoi nemici per sessantadue settimane (circa 1878 anni), fu inadempiente alla parola di Dio, definito popolo dal collo duro (Deut.9:6).

L’Eterno è un Dio fedele alle sue promesse.

Egli scelse Israele come sua eredità, perciò non si separò per sempre da esso, poiché “…egli non ti abbandonerà e non ti distruggerà, e non dimenticherà il patto che giurò ai tuoi padri” (Deut.4:31) e nell’ultima settimana o sette anni (Daniele 9:27), Dio, nella sua immensa misericordia, riprenderà a trattare nuovamente con Israele, togliendo da loro lo spirito di torpore e di cecità (Is.29:10; Mt.13:13-15), allora potranno vedere ed ascoltare la Parola, che sarà profetizzata dai due testimoni (Apoc.11:3). Tutti i savi del popolo si convertiranno (Dan.11:33) e lo cercheranno con tutto il cuore. Nel millennio le nazioni che prima erano nemiche d’Israele, riedificheranno Gerusalemme: “I figli dello straniero ricostruiranno le tue mura…” (Is.60:10), “Essi ricostruiranno le antiche rovine, rialzeranno i luoghi desolati nel passato, restaureranno le città desolate, devastate da molte generazioni” (Is.61:4).

Gerusalemme risplenderà di nuovo, perché non sarà più abitata da scellerati e nulla di immondo entrerà in essa. Ci sarà giustizia e santità, perché sarà abitata da quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello (Apoc.21:27). Ci sarà gioia e allegria eterna nella città, che Dio scelse per sua dimora, la Sion, (Is.24). In quel tempo si adempirà la profezia “Io ho fatto un patto col mio eletto, ho giurato a Davide, mio servo, dicendo: -Stabilirò la tua progenie in eterno, ed edificherò il tuo trono per ogni età” (Slm.89:3,4).

Gesù regnerà come Re sul trono di Davide (Is.9:6; 32:1; 65:9; Lc.1:32,34). Dio farà tutto nuovo: “Io ti riedificherò e tu sarai riedificata, o vergine d’Israele. Sarai di nuovo adorna dei tuoi tamburelli e uscirai in mezzo alle danze di quelli che fanno festa. Pianterai ancora vigne sui monti di Samaria; i piantatori pianteranno e raccoglieranno il frutto” (v.4,5).

Un millennio di pace per tutto il mondo, tutte le famiglie della terra, serviranno Israele ed andranno ad adorare l’Eterno in Sion (Is.60:12; Slm.22:27: Is.2:2; Sof.2:11), Israele sarà a capo di tutte le nazioni, “Stranieri verranno a pascolare le vostre greggi, i figli dello straniero saranno i vostri agricoltori e i vostri vignaioli” (Is.61:5).

I popoli delle nazioni diranno: “…Levatevi, saliamo a Sion, all’Eterno, il nostro Dio-. Poiché così dice l’Eterno: -Innalzate canti di gioia per Giacobbe e mandate grida per il capo delle nazioni; proclamate, cantate lodi e dite: -O Eterno, salva il tuo popolo, il residuo d’Israele” (v.6,7).

Tutti gli ebrei, in gran numero, compreso il residuo sparso tra le nazioni, saranno radunati da tutti i luoghi nuovamente in Gerusalemme, per essere una nazione gloriosa e apprezzata in quei paesi dove furono scacciati (Sof.3:19,10).

Dio metterà in loro uno spirito di grazia e di supplicazione, perché si pentiranno e piangeranno amaramente, fissando lo sguardo su Gesù, che hanno trafitto e faranno cordoglio come per la perdita di un figlio unico (Zac.12:10; Apoc.1:7)). Infatti “Verranno piangendo, li condurrò con suppliche. Li farò camminare lungo corsi d’acqua, per una via diritta sulla quale non inciamperanno; perché sono un padre per Israele, ed Efraim è il mio primogenito” (v.9).

Gesù sarà padre per gli abitanti di Gerusalemme e per la casa di Giuda (Is.22:21) e loro saranno suoi figli. Gesù è il primogenito di Dio, in similitudine è nominato con il nome di Efraim “…ed Efraim è il mio primogenito” (v.9), perché la sede dei re di Israele era in Samaria, nella tribù di Efraim e Gesù è il Re di Israele.

Oltre a Israele ci sarà anche un residuo vivente di tutte le nazioni della terra, essi vedranno la gloriosa mano dell’Eterno agire in bene verso il suo popolo (Zac.8:15). “O nazioni, ascoltate la parola dell’Eterno, e annunziatela nelle isole lontane, e dite: -chi ha disperso Israele, lo radunerà e lo custodirà come un pastore fa col suo gregge” (v.10).

Dio lasciò il suo popolo nelle mani del seduttore Satana, perché, come tutti sappiamo, dove non regna Dio, regna Satana. Gli ebrei furono abbandonati a se stessi e saranno senza Dio fino all’inizio dell’ultima settimana, prima del millennio, quando inizierà la salvezza per Israele (Dan.12:1). Israele fu disperso tra tutte le nazioni e l’adescatore di anime ha dominato su di loro (Is.54:8), come il profeta Isaia annunciò: “Mi sono adirato con il mio popolo, ho profanato la mia eredità e li ho dati in tuo potere, ma tu non hai usato loro alcuna pietà; sugli anziani facesti pesare il tuo giogo grandemente” (Is.47:6).

Dio conferma ancora tramite il profeta: “In uno scoppio d’ira ti ho nascosto per un momento la mia faccia, ma con un amore eterno avrò pietà di te, dice l’Eterno, il tuo Redentore” (Is.54:8).

Per Dio mille anni sono come un giorno e un giorno sono come mille anni (2Ptr.3:8), per cui Dio riprenderà con grande amore il residuo del suo popolo, lo perdonerà, cancellando tutte le loro iniquità, negli ultimi tempi, mentre il mondo intero sarà dominato da Satana per 1260 giorni. Il residuo di Israele sarà tenuto nascosto al dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana (Apoc.12:9), nominato anche l’uomo forte (Is.28:2; Mt.12:29). Terminato il suo regno ci sarà la grande guerra, detta di Armagheddon, contro l’Agnello di Dio, Gesù e il suo esercito, dove tutti gli empi saranno sconfitti e uccisi. Dio poi farà nuovi cieli e nuova terra, così il residuo scelto entrerà in Gerusalemme: “Essi verranno e canteranno di gioia sulle alture di Sion e affluiranno verso i beni dell’Eterno: verso il frumento, il vino e l’olio, e verso i nati del gregge e dell’armento; la loro vita sarà come un giardino annaffiato e non languiranno più” (v.12).

Dio gli darà il doppio dei loro possedimenti primitivi, insieme ad un’allegria eterna (Is.61:7); tutto sarà gioia, letizia e il dolore non ci sarà più,Sazierò l’anima dei sacerdoti con grande abbondanza e il mio popolo sarà colmato dei miei beni-, dice l’Eterno” (v.14).

Il Dio d’Israele fu fedele ai patti e mandò al tempo stabilito il suo unigenito Figlio, promesso ad Israele, prima che fondasse il mondo. Alla nascita di Gesù fu proprio il suo popolo a pagare un prezzo molto alto di vite innocenti, quando il re Erode, volendo uccidere Gesù per invidia, perchè dichiarato il Re dei Giudei, fece ammazzare in Betlemme e dintorni tutti i bambini fino a due anni di età (Mt.2:16). A tal proposito quando Rachele, moglie di Giacobbe, chiamato Israele (Gen.32:28), morì, fu seppellita sulla via di Efrata, che è Betlemme (Gen.48:7; Ruth 4:11) e la profezia, riferendosi al luogo del suo sepolcro, riporta: “Così dice l’Eterno: -S’è udita una voce in Ramah, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata per i suoi figli, perché non sono più” (v.15; Mt.2:18).

A circa settanta anni dalla nascita di Gesù, Israele fu dato nelle mani dei romani, loro nemici, come era stato profetizzato da Isaia, da Geremia e da tutti i profeti. Iniziò così l’esilio delle sessantadue settimane (Dan.9:25), terminate nel 1948, alla ricostruzione dello Stato ebraico, dopo la Shoah, (sterminio degli ebrei). Ancora pochi anni ed Israele entrerà nell’ultima settimana, avverandosi la profezia di Daniele delle 70 settimane, dove si compiranno profezie e visioni, sarà unto il luogo santissimo e inizierà una giustizia eterna (Dan.9:24).

Tutto questo è riservato per la fine dei tempi, Dio ha permesso già che un residuo dei superstiti della Shoah tornassero in Israele, tutti gli ebrei ancora sparsi tra le nazioni torneranno chi per essere giudicati, altri saranno martiri e infine un residuo scelto per Sua eredità (Is.19:25), possederà la terra d’Israele, come il salmista conferma: “Poiché Dio salverà Sion, e riedificherà le città di Giuda; il suo popolo abiterà in Sion e la possederà” (Slm.69:35). La terra che Dio promise ad Abramo sarà per sempre loro, la abiteranno in perpetuo. “C’è speranza per la tua discendenza-, dice l’Eterno; -i tuoi figli ritorneranno entro i loro confini. Ho ripetutamente udito Efraim lamentarsi: -Tu mi hai castigato e io sono stato castigato come un torello non domato; fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei l’Eterno, il mio Dio” (v.17,18).

Come abbiamo già spiegato, i savi si pentiranno, ma dovranno dare la loro vita per essere purificati e imbiancati (Dan.11:33); l’altra parte, il residuo proveniente da tutte le tribù d’Israele, sarà scelta per vivere. Il residuo è anche paragonato ad Efraim, in rappresentanza di Israele, perché il luogo del trono del re, era in Samaria città della tribù di Efraim. Il residuo di Israele si pentirà davanti a Dio, convertendosi dalle malvagità trasmesse dai loro padri, chiedendo di ritornare a Dio e di essere riammesso alla Sua presenza. Essi sono stati castigati e abbandonati ma non sono mai stati rigettati definitivamente perché un residuo santo ritornerà all’Eterno (Is.10:21), abiteranno la nuova Gerusalemme e saranno condotti secondo giustizia e verità (Ez.37:25; Zac.8:8).

Dio avrà nuovamente pietà d’Israele, in similitudine chiamato Efraim, perché la era la residenza del re d’Israele. “E’ dunque Efraim un figlio caro per me, un figlio delle mie delizie? Infatti, anche dopo aver parlato contro di lui, lo ricordo ancora vivamente. Perciò le mie viscere si commuovono per lui-, dice l’Eterno” (v.20).

Dio invita il suo popolo a ricordare la strada che hanno seguito e di ritornare. Chiede loro: “Fino a quando andrai vagando, o figlia ribelle?…Così dice l’Eterno degli eserciti, il Dio d’Israele: -Si dirà ancora questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città, quando li avrò fatti tornare dalla cattività: -L’Eterno ti benedica, o dimora di giustizia, o monte di santità!” (v.22,23).

Da notare la diversità nei versi successivi che, quando parla di Gesù i sostantivi sono declinati al maschile, mentre quando si riferiscono al residuo scelto sono coniugati al femminile, usando termini come la vergine di Israele, perché esso è composto dai santi scritti tra i vivi (Is.4:3). Ad essi è rivolto l’invito a riconoscere la strada che dovranno seguire spiritualmente, tornando alle loro città in Israele, perché Dio le donò a loro, facendo un patto con Abramo (Gen.15:18).

Il regno di Israele appartiene agli ebrei. Il residuo scelto, chiamato anche figlia, abiterà la terra promessa, come il salmista profetizza a riguardo: “I giusti erediteranno la terra e vi abiteranno per sempre” (Slm.37:29). Israele è stato per sessantadue settimane in esilio, senza Dio e con gravi sofferenze, ma alla fine i giusti esclameranno: “Tu, che mi hai fatto provare molte e gravi avversità, mi darai di nuovo la vita e mi farai risalire dagli abissi della terra” (Slm.71:20)

Oggi. il residuo è ancora paragonato a delle ossa secche, morti spiritualmente, perché in loro non è presente lo Spirito di Vita. Essi sono ancora ciechi e vivono spesso nell’infedeltà, ma molto presto saranno aperti i loro occhi alla verità, perché Dio metterà in loro lo Spirito Santo e incominceranno a vivere (Ez.37:5,6). Moltissimi saranno i savi che riconosceranno l’Iddio d’Israele è Gesù Cristo, il Messia, durante gli ultimi sette anni o ultima settimana descritta dall’angelo al profeta Daniele, nel capitolo nove.

Prima del millennio.

Dio ha fatto ritornare gli esuli dalla cattività, finita nel 1948; altri ebrei si trovano ancora sparsi tra le nazioni, ma alla fine tutti ritorneranno in Gerusalemme, perché proprio là saranno giudicati con giustizia, Gesù farà ragione ai poveri ed agli umili del paese, mentre farà morire l’empio col soffio della sua bocca (Is.11.4; 2Tes.2:8).

Poiché io sazierò l’anima stanca e ricolmerò ogni anima languente” (v.25)Ogni male passerà, il dolore non esisterà più in Israele e nel mondo, perché sarà Dio ad edificare ed a piantare; Egli li custodirà e li renderà felici (Slm.41:2). Dio farà con Israele e con Giuda un nuovo patto, essi saranno un solo popolo (Ez.37:19).

Durante il millennio, chiunque commetterà delle infedeltà sarà colpevole “…ognuno morirà per la propria iniquità; chiunque mangerà l’uva acerba rimarrà con i denti allegati” (v.29)Un patto nuovo sostituirà quello fatto con i loro padri, quando uscirono dall’Egitto, dove erano tenuti in schiavitù; “…perché essi violarono il mio patto, benché io fossi loro Signore-, dice l’Eterno” (v.32)Ancora Dio avverte che: “…metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo” (v.33)Quindi non ci saranno più coloro che insegneranno la conoscenza di Dio, “…perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande-, dice l’Eterno. -Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato-” (v.34).

Dio è Colui che si chiama l’Eterno degli eserciti (v.35). Egli è il Creatore e Signore di tutto l’universo ed ha stabilito le leggi della natura, che se queste venissero meno, allora anche Israele cesserebbe di essere una nazione perpetua. “Così dice l’Eterno: -Se si potessero misurare i cieli in alto, o esplorare le fondamenta della terra in basso, allora anch’io rigetterei tutta la progenie d’Israele per tutto ciò che hanno fatto-, dice l’Eterno” (v.37).

Nei giorni che verranno, dopo la guerra di Armagheddon, Gerusalemme (Sion) sarà riedificata (Slm.102:16); Dio farà tutto nuovo, come il profeta Isaia annuncia: “Poiché come i nuovi cieli e la nuova terra che io farò sussisteranno stabili davanti a me-, dice l’Eterno, -così sussisteranno la vostra progenie e il vostro nome” (Is.66:22).

Tutto sarà consacrato all’Eterno e Sion ”…non sarà mai più distrutta né demolita in perpetuo” (v.40).

Capitolo 32.

Nel decimo anno di Sedekia, re di Giuda e nel diciottesimo di Nebukadnetsar, quando egli stava assediando Gerusalemme, il profeta Geremia era rinchiuso nel cortile della prigione per ordine del sovrano, perchè aveva profetizzato: “Così dice l’Eterno: -Ecco, io darò questa città in potere del re di Babilonia ed egli la prenderà. Sedekia, re di Giuda, non scamperà dalle mani dei Caldei, ma sarà certamente dato in potere del re di Babilonia, e parlerà con lui faccia a faccia e lo vedrà con i suoi stessi occhi” (v.3,4)Dio aveva avvertito: “…se combattete contro i Caldei non riuscirete a nulla!” (v.5), ma molti del popolo non lo ascoltò, ribellandosi alla parola dell’Eterno.

Il profeta ricevette ordine dall’Eterno di comprare un campo da suo cugino, per diritto di riscatto e, quando Hanameel, figlio di suo zio, andò da lui, proponendogli l’acquisto, “Allora riconobbi che questa era parola dell’Eterno. Così comprai da Hanameel, figlio di mio zio, il campo che era in Anathoth e gli pesai il danaro: diciassette sicli d’argento” (v.8,9)Finite tutte le procedure di acquisto in presenza di testimoni e di tutti i giudei, che erano nel cortile della prigione, consegnò a Baruk l’atto di compera, ordinandogli: “Così dice l’Eterno degli eserciti, il Dio d’Israele: prendi questi atti, l’atto di compra, tanto quello sigillato quanto quello aperto, e mettili in un vaso di terra, perché si conservino per molti giorni” (v.14).

Quello che Dio stabilì per il profeta era per mostrare al popolo con chiaro esempio ciò che sarebbe accaduto dopo la cattività babilonese raffigurato dall’atto di vendita aperto (ovvero tra breve tempo) e dopo l’esilio delle sessantadue settimane (Daniele 9:25) iniziate nell’anno 70 d.C., mostrato con l’atto di vendita sigillato, perché la profezia si sarebbe verificata dopo circa 1878 anni, intorno al 1948. Quindi “in questo paese si compreranno ancora case, campi e vigne” (v.15).

Geremia dopo aver consegnato l’atto di vendita a Baruk, innalzò una preghiera all’Eterno dicendo: “Ah, Signore, Eterno! Ecco, tu hai fatto il cielo e la terra con la tua grande potenza e con il tuo braccio disteso. Non c’è nulla troppo difficile per te…Tu sei grande in consiglio e potente in opere e hai gli occhi aperti su tutte le vie dei figli degli uomini, per dare a ciascuno secondo le sue opere e secondo il frutto delle sue azioni” (v.17,19).

Lodò Dio per le grandi meraviglie fatte al suo popolo nel paese dell’Egitto, quando con mano potente, facendo miracoli e prodigi, li trasse fuori dalla schiavitù e presentandoli un paese in cui scorreva latte e miele. Essi ne presero possesso e subito disubbidirono ai comandamenti dell’Eterno, provocando la sua ira ed il castigo che aveva annunciato per mezzo dei suoi profeti.

Geremia confermò davanti a Dio: “Ecco, i terrapieni giungono fino alla città per prenderla; e la città è data in mano dei Caldei che combattono contro di essa con la spada, la fame e la peste. Ciò che tu hai detto è avvenuto; ecco, tu lo vedi. Eppure, o Signore, o Eterno, tu mi hai detto: -Comprati con denaro il campo e chiama i testimoni, mentre la città è data in mano de’ Caldei” (v.24,25). Dio rispose al profeta chiedendogli se vi fosse qualche cosa di difficile che Egli non avrebbe potuto fare, ovvero confermò che Gerusalemme la dava in mano ai babilonesi, che vi avrebbero appiccato il fuoco, perché in essa il popolo rivolgeva adorazioni ad altri déi ed offriva profumi a Baal.

Poiché questa città, dal giorno che fu edificata fino ad oggi, è stata per me una provocazione della mia ira e del mio furore; perciò la farò scomparire dalla mia presenza, a motivo di tutto il male che i figli d’Israele e i figli di Giuda hanno fatto per provocarmi ad ira, essi, i loro re, i loro principi, i loro sacerdoti, i loro profeti, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme” (v.31,32).

La parola fu rivolta sia ad Israele che a Giuda, dichiarando che entrambe avevano voltato le spalle all’Eterno, anche quando per mezzo di Gesù furono ammaestrati dalla mattina alla sera, ma essi non ascoltarono, rifiutando la correzione (Ebr.12:8), “Ma hanno messo le loro abominazioni nella casa sulla quale è invocato il mio nome, per contaminarla” (v.34). Edificarono vicino a Gerusalemme degli alti luoghi a Baal, nella valle dei figli di Hinnom e perfino fecero passare per il fuoco i loro figli e figlie offrendoli in sacrificio a Molek; cosa che Dio non aveva mai comandato loro e né pensato di far commettere tali abominazioni, inducendo la tribù di Giuda a peccare. “Perciò ora così dice l’Eterno, il Dio d’Israele, riguardo a questa città, di cui voi dite: -Essa sarà data in mano del re di Babilonia, per mezzo della spada, della fame e della peste” (v.36).

Un piccolo richiamo agli avvenimenti in ordine di successione per Israele.

Tutte le deportazioni profetizzate per Israele sono già avvenute, anche l’ultima delle 62 settimane, di cui parla il profeta Daniele (9:25), è terminata nel 1948. Per Israele, Dio stabilì settanta settimane, a partire dall’editto del re Ciro di ricostruire Gerusalemme e il tempio di Dio (Esdra 6:3). Da quel tempo sono passate 69 settimane (7 fino al Messia e 62 dal 70 d.C. alla ricostituzione dello stato d’Israele, nel 1948), ne rimane una sola, che equivale agli ultimi sette anni, prima del millennio, divisi in due metà: i primi tre anni e mezzo circa sono contraddistinti da guerre contro il sud, da parte di un comandante, proveniente dal nord. Egli combatterà, devasterà e nessuno potrà vincerlo (Dan.11:15-18). La seconda parte di 1260 giorni è della tribolazione, dove un uomo spregevole, iniquo, chiamato bestia (Apoc.13), con lo spirito del dragone, (Satana), entrerà pacificamente ma con intrighi conquisterà il regno e in poco tempo tutto il mondo sarà suo. Tutti i regni della terra lo adoreranno al posto di Dio. Il suo dominio durerà solo 1260 giorni e si concluderà con la guerra di Armagheddon, dove vengono uccisi tutti con la spada del proprio vicino: uno ucciderà l’altro (Aggeo 2:22). Anche la bestia e il falso profeta saranno uccisi con la spada; tutto avverrà alla Parola di Gesù (Apoc:19:11,21) e si concluderà l’esistenza dell’empio sulla terra. Con essa si compieranno le 70 settimane per Israele; sarà quindi unto il luogo santissimo, scenderà dal cielo la nuova Gerusalemme ed inizierà il millennio di pace.

La profezia riguardo ad Israele riporta: “Ecco, li radunerò da tutti i paesi dove li ho dispersi nella mia ira, nel mio furore, nella mia grande indignazione; li farò tornare in questo luogo e li farò abitare al sicuro” (v.37) non è riferita alla ricostituzione dello Stato di Israele nel 1948, bensì all’inizio del millennio, che è il periodo della sicurezza e pace per tutti loro. Essi saranno il popolo di Dio ed Egli sarà il loro Dio, che farà con loro un patto eterno. Dio non li lascerà mai più, perché avranno timore, non si distaccheranno dal loro Dio e “Gioirò nel far loro del bene e li pianterò stabilmente in questo paese con tutto il mio cuore e con tutta la mia anima” (v.41).

Abbiamo osservato come Dio abbia mandato sul suo popolo, durante l’esilio, tutto il male che aveva annunciato per bocca dei suoi profeti, lasciandoli in potere dei loro nemici (i gentili), ma nello stesso modo li arricchirà di beni durante il millennio. Si avvererà così anche la previsione riguardo all’atto di compera compiuto da Geremia, come descritto dal verso 9 al 16, perché “Si compreranno dei campi con denaro, si firmeranno gli atti, si sigilleranno, si chiameranno testimoni nel paese di Beniamino e nei dintorni di Gerusalemme, nelle città di Giuda, nelle città della regione montuosa, nelle città della pianura, nelle città del Neghev, perché io farò tornare quelli che sono in cattività, dice l’Eterno” (v.44).

Israele sarà un popolo benedetto e prospererà, perché Dio sarà con loro, “E avverrà che, come foste una maledizione tra le nazioni, o casa di Giuda e casa d’Israele, così quando vi salverò sarete una benedizione. Non temete. Le vostre mani siano forti!” (Zac.8:13).

Capitolo 33.

Mentre il profeta era ancora chiuso nel cortile della prigione, Dio rivelò a Geremia le azioni che stava per compiere in poco tempo in Giuda ed a Gerusalemme e anche quelle che sarebbero accadute in seguito su tutte e due le case di Israele, riguardo alle due cattività: la prima dalla durata di 70 anni mentre l’altra di 62 settimane, iniziata nel 70 d.C. e terminata nel 1948.

Alla fine, Dio formerà nuovamente Israele per stabilirlo in eterno, perciò consiglia al profeta: “…Invocami e io ti risponderò, e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili che tu non conosci” (v.2,3).

Alla deportazione iniziata nel 70 d.C., sia per Giuda che per Israele, Dio nascose la sua faccia da loro, li abbandonò al saccheggio ed alla distruzione, colpendoli nella sua ira per la loro grande malvagità, che commettevano. Alla conclusione, Dio recherà sollievo da tutti i mali mandati; ci sarà guarigione e li riempirà di pace, nella verità. Questo sarà riservato al residuo salvato, che vivrà e si moltiplicherà per tutto il millennio, come stabilito: “…io recherò ad essa benessere e guarigione; li guarirò e svelerò loro l’abbondanza della pace e della verità. Farò tornare gli esuli di Giuda e gli esuli d’Israele e li ristabilirò come al principio. Li purificherò di ogni loro iniquità con la quale hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le loro iniquità con le quali hanno peccato e con le quali si sono ribellati contro di me” (v.7,8).

Gerusalemme sarà nuovamente la città di Dio, sarà la Sua gioia, il motivo di gloria tra tutte le nazioni della terra, perché sarà benedetta dall’Eterno. Dove prima era deserto, senza uomini e né bestie e dove tutto era desolazione, ci saranno ancora greggi al pascolo ed abitazioni di pastori,        “…si udranno ancora grida di gioia e grida di allegrezza, la voce dello sposo e la voce della sposa, la voce di quelli che dicono: -Celebrate l’Eterno degli eserciti, perché l’Eterno è buono, perché la sua benignità dura in eterno-, e di quelli che portano offerte di ringraziamento nella casa dell’Eterno. Poiché io farò tornare gli esuli del paese e lo ristabilirò come al principio, dice l’Eterno” (v.10,11).

Saranno i giorni in cui Dio manderà ad effetto la grande benedizione promessa a Giuda e ad Israele: mille anni di ricchezze e di prosperità.

Gesù sarà loro Re, su tutta la casa di Giacobbe (Israele), come profetizzato dall’angelo Gabriele a Maria: “Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre; e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine” (Lc.1:32,33; Dan.7:14), inoltre: “Si, tutti i re lo adoreranno, e tutte le nazioni lo serviranno” (Slm.72:11). Promessa fatta a Davide, predetto da molti profeti compreso Geremia, che Gesù siederà sul trono di Davide (Slm.132:11,17; Ger.23:5; 30.9) e “In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia, che eserciterà giudizio e giustizia nel paese. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme abiterà al sicuro. Questo sarà il nome con cui sarà chiamata: <<L’Eterno, nostra giustizia-. Infatti così dice l’Eterno:>> Non verrà mai meno a Davide chi segga sul trono della casa d’Israele” (v.16,17).

Non mancheranno mai in Israele sacerdoti, che offriranno olocausti e sacrifici.

Il Signore confermò al profeta la sua promessa fatta a Davide, che sul suo trono avrebbe regnato un suo Figlio, formulando una condizione: “…Se voi potete annullare il mio patto con il giorno e il mio patto con la notte, in modo che non ci sia più giorno o notte al loro tempo, allora si potrà anche annullare il mio patto con Davide mio servo, in modo che non abbia un figlio che regni sul suo trono, e con i sacerdoti Leviti, miei ministri” (v.20,21).

Come non si può contare l’esercito del cielo, né misurare la sabbia del mare, così Dio moltiplicherà la discendenza di Davide e i Leviti faranno il servizio in Suo onore.

Tutto il servizio che si svolgerà in Gerusalemme nel millennio è descritto dal profeta Ezechiele dal capitolo 40 al 48.

Dio chiese a Geremia se avesse udito quello che il popolo (non è riferito a Israele, ma alle nazioni nemiche), affermava: “Le due famiglie che l’Eterno aveva scelto, le ha rigettate? Così disprezzano il mio popolo, che ai loro occhi non è più una nazione” (v.24).

Essi non conoscevano, però, che Dio non aveva rigettato il suo popolo per sempre e che Israele sarebbe ritornato ad essere una nazione; per questo conferma che se non fosse stabile il Suo patto con il giorno e la notte, come le leggi del cielo e della terra non fossero immutabili “…allora rigetterò anche la discendenza di Giacobbe e di Davide, mio servo, e non prenderò più dalla sua discendenza i reggitori della progenie di Abrahamo, di Isacco e di Giacobbe. Ma io farò ritornare i loro esuli e avrò compassione di loro” (v.26).

Notate come oggi alcune nazioni islamiche non vogliono accettare il regno d’Israele? Questi paesi non conoscono che un giorno loro saranno servi del popolo di Dio, “Poiché la nazione e il regno che non ti serviranno, periranno, e quelle nazioni saranno interamente distrutte” (Is.60:12).

Capitolo 34.

Al tempo che Nebukadnetsar, re di Babilonia con tutto il suo esercito assediava Gerusalemme ed alcune città di Giuda, Dio parlò al profeta: “Cosí dice l’Eterno, il Dio d’Israele: Va’ e parla a Sedekia, re di Giuda, e digli: Cosí dice l’Eterno: Ecco, io do questa città in mano del re di Babilonia, che la darà alle fiamme” (v.2).

Dichiarò inoltre che Sedekia, sarebbe stato catturato, portato alla presenza di Nebukadnetsar e deportato in Babilonia. Tuttavia egli non sarebbe morto di spada, ma in pace ed avrebbero fatto cordoglio come per i suoi antenati, dicendo: “Ahimé, signore!”.

Certamente così è accaduto perché “…io ho pronunciato questa parola, dice l’Eterno” (v.5).

Il re, avvertito del suo destino “…mentre l’esercito del re di Babilonia combatteva contro Gerusalemme e contro tutte le città di Giuda che ancora rimanevano…” (v.7), proclamò libertà al popolo e che ognuno doveva mettere in libertà i suoi schiavi, di nazionalità ebrea. Il popolo ubbidì, ma dopo cambiò idea e fece ritornare i suoi schiavi, assoggettandoli nuovamente; allora tramite il profeta, Dio ricordò loro che anche i loro padri fecero come loro disubbidendo alle leggi di Dio: “Al termine di sette anni ognuno rimanderà libero il proprio fratello ebreo che gli è stato venduto; egli ti servirà sei anni, poi lo manderai via da te libero. Ma i vostri padri non mi ubbidirono e non prestarono orecchio. Voi oggi eravate tornati a fare ciò che è retto ai miei occhi, proclamando ciascuno la libertà del proprio fratello, e avevate stabilito un patto davanti a me, nel tempio, dove è invocato il mio nome. In seguito però avete cambiato parere e avete profanato il mio nome, perché avete fatto ritornare ciascuno il suo schiavo e la sua schiava che avevate rimandati liberi a loro piacere, e li avete assoggettati ad esservi come schiavi e schiave” (v.14-16).

Senza sosta, il popolo si rendeva colpevole di gravi trasgressioni, Dio per questo disperse un residuo tra tutti i regni della terra, sfoderando dietro di loro la sua spada (Ez.5:2,12), per sessantadue settimane circa 1878 anni furono perseguitarli, Dio diede Israele nelle mani dei romani in quel tempo molti morirono di spada, altri di peste e la fame.

Dio destinò coloro avevano trasgredito il patto, passando in mezzo alle due parti del vitello tagliato (era un tipo di giuramento usato a quel tempo), essi, di certo sarebbero caduti in mano dei loro nemici ed i loro cadaveri sarebbero stati il pasto per gli uccelli del cielo e per le bestie della terra. Per Sedekia ed i suoi principi aggiunse di consegnarli “…in mano dei loro nemici, in mano di quelli che cercano la loro vita e in mano dell’esercito del re di Babilonia, che si è allontanato da voi. Ecco, io darò l’ordine-, dice l’Eterno, -e li farò ritornare contro questa città, combatteranno contro di lei, la prenderanno, la daranno alle fiamme; e farò delle città di Giuda una desolazione senza abitanti” (v.21,22).

Capitolo 35.

Al tempo di Jehoiakim, figlio di Giosia, re di Giuda, Dio ordinò al profeta Geremia: “Va’ alla casa dei Rekabiti e parla loro, conducili quindi nella casa dell’Eterno, in una delle camere, e offri loro vino da bere” (v.2).

Geremia ubbidì, facendo come l’Eterno gli aveva comandato e mise dei boccali pieni di vino con delle coppe davanti ai Rekabiti invitandoli a bere del vino. Essi però si rifiutarono, perché vietato dal loro padre Jehonadab: “…ci ha comandato, dicendo: -Non berrete vino in eterno, né voi né i vostri figli. Non costruirete case, non seminerete alcuna semente, non pianterete vigne e non ne possederete alcuna, ma abiterete in tende tutti i giorni della vostra vita, affinché viviate lungamente nel paese dove risiedete” (v.6,7).

Dichiararono che loro ubbidivano a loro padre in tutto quello che gli aveva comandato, insieme alle loro mogli e figli, specificando: “…Ma avvenne che, quando Nebukadnetsar, re di Babilonia, è salito contro il paese, abbiamo detto: -Venite e andiamo a Gerusalemme, per paura dell’esercito dei Caldei e dell’esercito di Siria. E così ci siamo stabiliti a Gerusalemme-” (v.11).

Dio mostrò agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme, come i Rekabiti erano stati ubbidienti alla parola di un loro genitore, non bevendo vino, mentre loro non erano capaci di ubbidire alle parole di Dio, che ogni giorno indirizzava a loro, senza che lo ascoltassero.

Dio, tramite il profeta Geremia, ammonisce loro: “Vi ho mandato con urgenza ed insistenza i miei servi, i profeti, dicendovi: -Si ritragga dunque ciascuno dalla sua via malvagia, emendate le vostre azioni e non andate dietro ad altri dèi per servirli; allora abiterete nel paese che ho dato a voi e ai vostri padri-. Ma voi non avete prestato orecchio né mi avete ubbidito” (v.15).

Il popolo rifiutò di ascoltare il rimprovero dell’Eterno, “Perciò così dice l’Eterno, il Dio degli eserciti, il Dio d’Israele: -Ecco, io faccio venire su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme tutto il male che ho pronunciato contro di loro, perché ho parlato loro, ma non hanno ascoltato, li ho chiamati, ma non hanno risposto-” (v.17).

Perché avevano osservato i precetti che erano stati comandati dal loro padre a tutta la casa dei Rekabiti, Geremia profetizzò loro da parte dell’Eterno: “…A Jehonadab, figlio di Rekab, non verrà mai a mancare qualcuno che stia sempre davanti a me” (v.19).

Capitolo 36.

Durante il quarto anno del re Jehoiakim di Giuda, l’Eterno ordinò a Geremia: “Prenditi un rotolo da scrivere e scrivi su di esso tutte le parole che ti ho detto contro Israele, contro Giuda e contro tutte le nazioni, dal giorno in cui ti ho parlato, dai giorni di Giosia, fino a questo giorno” (v.2).

Il popolo di Israele, di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme continuavano a camminare in disubbidienza a Dio, nonostante i ripetuti avvertimenti dei messaggeri, i profeti, che dichiaravano apertamente tutto il male che era stato deliberato contro Giuda, contro Israele e contro tutte le nazioni gentili, in cui essi sarebbero stati dispersi nell’allora futura cattività delle 62 settimane, iniziata dal 70 d.C.

Dio desiderava che il suo popolo si convertisse, ritirandosi dal male che continuava a fare, senza badare alle leggi dell’Eterno.

Il salmista espone che “L’Eterno è misericordioso e pieno di compassione, lento all’ira e di gran benignità” (Slm.145:8).

Dio “…voleva risparmiare il suo popolo e la sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti, finché l’ira dell’Eterno contro il suo popolo raggiunse un punto in cui non c’era più rimedio” (2Cron.36:15,16). Geremia ascoltò l’Eterno e chiamò Baruk, lo scriba e gli dettò tutte le parole che l’Eterno aveva pronunciato, ordinandogli di andare nella casa di Dio nel giorno del digiuno e di leggerle in presenza di quelli di Giuda, pensando: “Forse presenteranno le loro suppliche all’Eterno e si ritrarrà ciascuno dalla sua via malvagia, perché grande è l’ira e il furore che l’Eterno ha pronunciato contro questo popolo” (v.7).

Baruk eseguì tutte le indicazioni di Geremia e “Mikaiah, figlio di Ghemariah, figlio di Shafan, udì tutte le parole dell’Eterno lette dal libro. Scese quindi alla casa del re…” (v.11,12) e, in presenza di tutti i principi, riferì ciò che aveva ascoltato da Baruk, mentre egli leggeva il rotolo in presenza del popolo nel tempio. Allora i capi mandarono a chiamare lo scriba per ascoltare anche loro il testo e si informarono del modo in cui lo avesse scritto. “Quando udirono tutte quelle parole, ebbero paura e guardandosi l’un l’altro, dissero a Baruk: -Dobbiamo senz’altro riferire tutte queste parole al re” (v.16).

I capi ordinarono a Baruk di nascondersi insieme a Geremia e che nessuno doveva sapere dove essi fossero; poi andarono dal re e gli riferirono tutte le parole. Il re ordinò di prendere il rotolo e di leggerlo in sua presenza, quando ebbe ascoltato una parte del rotolo, interrompendo la lettura, lo tagliò e lo gettò nel braciere davanti a lui. Nessuno della corte si spaventò o si stracciò le vesti.

Indignato, il re convocò Geremia e Baruk “…Ma l’Eterno li nascose” (v.26). Dio nascose anche il profeta Elia, quando era ricercato dal re Achab (1Re 18:12).

L’Eterno, invitò nuovamente il profeta Geremia a riscrivere tutte le parole di prima, perché il re di Giuda aveva bruciato il rotolo contenente la profezia sulla distruzione del paese, che il re babilonese avrebbe eseguito a breve.

Dio non lascia mai nessuno impunito (Num.14:18), per cui, riguardo a Jehoiakim, re di Giuda, l’Eterno pronuncia: “Io punirò lui, la sua discendenza e i suoi servi per la loro iniquità e farò venire su di loro, sugli abitanti di Gerusalemme e sugli uomini di Giuda tutto il male che ho pronunziato contro di loro, perché non hanno ascoltato” (v.31).

Geremia dettò a Baruk di nuovo tutte le parole del rotolo e ne furono aggiunte altre nuove, simili a quelle.

(continua)