CAPITOLO 44

Mettere attenzione a questo verso profetico sulla venuta del Cristo di Dio (Lc.9:20).

“Ora ascolta, o Giacobbe mio servo, o Israele che io ho scelto! Così dice l’Eterno che ti ha fatto e ti ha formato fin dal seno materno, Colui che ti aiuta: Non temere, o Giacobbe mio servo, o Jeshurun che io ho scelto! Poiché io spanderò acqua sull’assetato e ruscelli sulla terra arida; spanderò il mio Spirito sulla tua progenie, e la mia benedizione sui tuoi discendenti” (v.1-3).

La Parola di Dio (lo Spirito Santo) generò in Maria un Figlio. Tutti sappiamo che per generare occorre un seme maschile ed uno femminile. Maria proveniva dalla discendenza di Davide, come Giuseppe, suo marito. Gesù fu generato non dal seme maschile, ma il seme divenne tale tramite la Parola pronunciata da Dio, così Maria concepì il Figlio dell’uomo, per la parte umana di Maria e il Figlio di Dio, perché proceduto da Dio (Lc.1:31,35). Gesù è la Parola, che è in Dio. Quindi, la Parola che Dio pronunciò divenne carne, perché Maria concepì un Figlio, che ha abitato sulla terra, pieno di gloria “…come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità” (Gv.1:14). Al termine del suo ministero, dopo aver compiuto il sacrificio per molti, Dio lo ha esaltato, innalzato (Atti5:31) e fatto sedere alla sua destra (Atti2:33). La progenie e la discendenza di Gesù è il residuo eletto, che entrerà nel millennio. Dio ha scelto Gesù per riconciliare l’uomo a sé, per mezzo del suo sacrificio: “…ora Iddio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della morte d’esso, per farvi comparire davanti a sé santi e immacolati e irreprensibili” (Col.1:22, vers.Diodati).

Gesù viene chiamato anche Jeshurun e, nella profezia, Dio afferma: “Non temere o Giacobbe, mio servo, o Jeshurun che io ho scelto” (v.2).

Dio benedirà la sua discendenza; tutti i figli di Israele che saranno salvati, coloro che sono stati scelti per entrare nel millennio di pace e di prosperità nella terra benedetta, si moltiplicheranno come salici lungo rivi di acqua: “L’uno dirà -Io sono dell’Eterno-; l’altro si chiamerà col nome di Giacobbe, e un altro scriverà sulla sua mano -dell’Eterno-, e si onorerà di portare il nome d’Israele” (v.5).

Dio è tutto in tutti; Egli è l’Onnipotente, il Creatore e l’Eterno degli eserciti. Fuori di Lui non esiste Dio, nessuno è pari a Lui, che possa annunciare gli avvenimenti futuri o quelli che avranno luogo. Dio assicura il suo popolo di non temere, perché da molto tempo è dichiarato che “…Voi siete miei testimoni…” (v.8), non c’e altro Dio o altra Rocca.

Tutte le immagini scolpite o ritratte sono vanità, non parlano, non vedono, non comprendono e non aiutano, ma nonostante ciò, i loro adoratori continuano a venerarli e ad invocarli. Gli artefici delle immagini o di sculture, ne traggono guadagno, ma saranno spaventati e svergognati.

Ad esempio, per assurdità, il falegname taglia e prende per sé un pezzo di legno, con cui una parte lo brucia per cuocere del cibo e per scaldarsi e con l’altra scolpisce con i suoi attrezzi una figura dalle sembianze umane, la pone in casa come protettrice, perfino la venera e la prega, implorando: “Salvami, perché tu sei il mio dio” (v.17)Essi hanno il cuore traviato e non comprendono che si stanno prostrando davanti ad un pezzo di legno inerme, un’abominazione per l’Eterno.

Segue un incoraggiamento per Israele, perché non sarà dimenticato; Dio ritornerà ad occuparsi del residuo scelto di Israele e tutte le loro moltitudini di trasgressioni saranno cancellate: “…torna a me, perché io ti ho redento” (v.22).

La terra gioirà per questo e Dio manifesterà la sua gloria in Israele, come la prima volta, quando fu tratto fuori dalla schiavitù di Egitto.

Si mostrerà, usando la sua potenza e manterrà ogni parola profetica pronunciata dal servo di Dio (Gesù) e dai suoi messaggeri (gli apostoli): “Confermo la parola del mio servo e mando ad effetto le predizioni dei miei messaggeri; io dico a Gerusalemme: “Sarai abitata”, e alle città di Giuda: “Sarete ricostruite”. E io riedificherò le sue rovine” (v.26, vers. Diodati).

Dio è il Creatore e conferma la Parola annunciata dal suo servo Gesù che, per la sua totale ubbidienza al Padre, sacrificò la sua vita per la remissione del peccato di molti (Is.53:11).   Dio è il Supremo, l’autorità assoluta di tutto ciò che esiste e si muove in ogni luogo e, secondo la sua volontà, espressa dalla sua Parola, “Dico all’abisso: -Prosciugati-; io prosciugherò i tuoi fiumi. Dico di Ciro: -Egli è il mio pastore! e compirà tutti i miei desideri, dicendo a Gerusalemme: -Sarai ricostruita!-, e al tempio: -Sarai stabilito!-“ (v.27,28). Ciro è il sinonimo di Gesù; Dio diede ordine al re Ciro di edificare Gerusalemme e il tempio, dopo la deportazione babilonese di Giuda e di Gerusalemme. Lo stesso ordine ha dato a Gesù, che ricostruirà Gerusalemme e il tempio, per il millennio.

Dio ha eletto Gesù, il Pastore del suo gregge, lo è per il tempo della Grazia, nei confronti dei gentili: “Io sono il buon pastore; il buon pastore depone la sua vita per le pecore” (Gv.10:11) e lo sarà anche per Israele, nel millennio.

CAPITOLO 45

La profezia continua a esporre la venuta del Messia, l’Unto di Dio, sempre usando similitudini.

Gesù, l’Unto di Dio, viene nuovamente paragonato a Ciro, re di Persia, che Dio benedì donandogli i regni del mondo e comandandogli di riedificare Gerusalemme e il tempio di Dio (Esdra 1:2).

Nello stesso modo Dio ha dato tutti i regni del mondo nelle mani di Gesù: Egli li annienterà e regnerà su tutta la creazione di Dio (Apoc.19:15; Ebr. 2:8; Dan.7:14).

La profezia annunciò: “Così dice l’Eterno al suo unto, a Ciro, che io ho preso per la destra per atterrare davanti a lui le nazioni: Si, io scioglierò le cinture ai lombi dei re, per aprire davanti a lui le porte a due battenti e perché le porte non rimangono chiuse” (v.1; Is.22.22; Apoc.3:7). Il salmo profetico attesta e conferma quanto sopra: “Chiedimi, e io ti darò le nazioni come tua eredità e le estremità della terra per tua possessione. Tu le spezzerai con una verga di ferro, le frantumerai come un vaso d’argilla” (Slm.2:8,9).

Gesù ha nella sua bocca la spada a doppio taglio (la Parola di Dio), di cui un lato è per la salvezza dell’umanità, usata durante il periodo delle sette chiese, mentre l’altro lato è per la distruzione dell’empio: “Dalla sua bocca usciva una spada acuta per colpire con essa le nazioni; egli governerà con uno scettro di ferro ed egli stesso pigerà il tino del vino della furente ira di Dio Onnipotente” (Apoc.19:15).

Dio è l’Altissimo, l’Assoluto, Superiore a tutto e a tutti ed è il Massimo di ogni autorità, Egli è tutto in tutti (1Cor.15:28); Egli è l’Onnipotente Signore e regna su ogni cosa (Apoc.18:6). L’Eterno ha costituito Gesù, suo erede sopra tutta la creazione sia umana che angelica (Ebr.1:2). Inoltre Dio ha stabilito capo della chiesa e sommo sacerdote sulla sua casa, suo Figlio Gesù “e avendo un sommo Sacerdote sopra la casa di Dio” (Ebr.10:21).

A Gesù sono affidati i tesori coperti dalle tenebre e tutte le ricchezze nascoste in luoghi segreti, come indicato: “E ti darò i tesori riposti in luoghi tenebrosi, e le cose nascoste in luoghi segreti” (v.3,vers.Diodati), “Perciò gli darò la sua parte fra i grandi” (Is.53:12).

Dio è il Sovrano creatore e il Signore di tutti e nessuno è pari a lui: Egli ha disposto ogni cosa fin dal principio e tutte le cose avvenute erano già state stabilite fin dall’inizio della creazione. All’infuori di Dio non c’è nessun altro dio, Egli è l’unico Dio che: “Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il benessere e creo la calamità. Io, l’Eterno, faccio tutte queste cose” (v.7) e “Ora ogni casa è costruita da qualcuno; ma colui che ha fatto tutte le cose è Dio” (Ebr.3:4)Essendo Dio l’unico Creatore, guai a chi lo contrasta: “…Dirà l’argilla a chi la forma: -Che fai?-, o dirà la tua opera: -Non ha mani?-. Guai a chi dice al padre: -Che cosa generi?-, e a sua madre: -Che cosa partorisci?- (v.9,10).

Dio è colui che darà ordine ai cieli di mandare la pioggia, e alle nuvole che stillino giustizia e alla terra di aprirsi e far produrre salute e giustizia; questo è il futuro che darà al suo popolo. Chi può dire all’Eterno quello che deve fare riguardo ai suoi figli ed al futuro? Dio ha fatto la terra e gli uomini che vi abitano in essa, ha disteso i cieli e dà ordini a tutto il suo esercito (v.12). Ha suscitato “quell’uomo in giustizia” (Gesù), che costruirà la città di Dio e libererà coloro che sono in cattività, senza prezzo, né riscatto. Il frutto e le fatiche dei paesi dell’Egitto, dell’Etiopia e dei Sabei passeranno al residuo scelto, che vivrà nel millennio ed i popoli “…cammineranno dietro a te, verranno in catene, si prostreranno davanti a te e ti supplicheranno, dicendo: -Certamente Dio è in te e non c’è alcun altro; non c’è altro Dio-” (v.14), quindi riconosceranno che Dio è in mezzo al suo popolo.

Al tempo della fine, tutti i fabbricanti di idoli saranno svergognati, ma Israele sarà salvata di una salvezza eterna. Il residuo di Israele viene consolato: “…voi non sarete svergognati o confusi mai più in eterno” (v.17).

Dio ha creato la terra, perché non rimanesse vuota: “…ma l’ha formata perché fosse abitata: -Io sono l’Eterno e non c’e alcun altro” (v.18).

Dio ha divulgato la sua parola per mezzo dei suoi servi, i profeti ed i suoi messaggeri, dichiarando ciò che è giusto e retto. A tutti gli ebrei, scampati dalle mani delle nazioni nemiche, rivolge l’invito: “Radunatevi e venite, avvicinatevi insieme…” (v.20).

Il solo vero Dio è un Dio giusto, un Salvatore e in nessun altro c’è salvezza: “Volgetevi a me e siate salvate, voi tutte estremità della terra. Poiché io sono Dio e non c’e alcun altro” (v.22). Egli solo è Dio: è ribadito più volte e davanti a Lui ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà il suo nome.

Dio farà perire quelli che si erano adirati contro di lui e saranno svergognati. Israele invece sarà giustificata e si glorierà nell’Eterno, tutta la sua progenie gli donerà gloria.

CAPITOLO 46

Dio dichiarò che, per amore del suo popolo, avrebbe distrutto Babilonia (Is.43:14) ed ecco che annuncia che Bel è caduto: i loro idoli sono portati via come pesanti fardelli sulle bestie. I loro idoli non hanno potuto salvare alcuno, perciò essi sono tutti caduti in rovina.

Rivolto poi al residuo del suo popolo, Dio ricorda che li ha sorretti fin dalla nascita e lo farà fino alla loro vecchiaia: “Io vi ho fatto ed io vi sosterrò; si, vi porterò e vi salverò” (v.4). Nessuno è simile a Dio e non lo si può paragonare.

Le nazioni prendono dell’oro e dell’argento, ne fanno un dio e lo adorano: “Se lo caricano sulle spalle e lo portano, lo mettono al suo posto e là rimane; dal suo posto non si muove più. Anche se uno grida a lui, non risponde né lo salva dalla sua sventura” (v.7).

Dio consiglia di ricordare le cose passate, come Egli annunciò la fine dal principio e le cose che non sono ancora avvenute, prima che accadano, “Il mio piano sussisterà e farò tutto ciò che mi piace, che chiamo dall’est un uccello da preda e da una terra lontana l’uomo che eseguirà il mio disegno. Sì, ho parlato e lo farò avvenire, ne ho formato il disegno e lo eseguirò. Ascoltatemi, ostinati di cuore, che siete lontani dalla giustizia. Faccio avvicinare la mia giustizia: non è lontana; la mia salvezza non tarderà…” (v.11-13).

Dio ha l’arma della devastazione, (l’uomo con lo spirito di Satana) indicato come un uccello da preda che, in 1260 giorni, egli devasterà il mondo, si farà adorare dagli abitanti del mondo intero come un dio, al posto del vero Dio. Alla conclusione del suo regno sarà annientato da Gesù, che apparirà nel cielo. L’uomo con lo spirito del dragone, il falso profeta od anticristo e tutti gli eserciti, che loro hanno sedotto, moriranno di spada nella valle di Giosafat (vedere Gioele 3; Apoc.19:11,21). Inizierà il millennio di prosperità: “…Porrò la salvezza in Sion e farò vedere la mia gloria a Israele” (v.13).

CAPITOLO 47

la profezia riguarda la caduta di Babilonia, la grande meretrice descritta anche in Apocalisse 17.

Scendi e siediti nella polvere, o vergine figlia di Babilonia. Siediti in terra, senza trono, o figlia dei Caldei; perché non sarai più chiamata tenera e delicata” (v.1). Il primo verso di questo capitolo dice tutto. Notate come viene nominata col termine vergine, figlia di Babilonia. Con il nome di Babilonia è indicata la bestia, che porta la meretrice. La meretrice è il capo dell’impero della chiesa apostata, che presto sarà privato del suo trono e certamente nessuno più lo ricorderà. Dio attuerà la sua vendetta molto presto; si compirà ciò che è stato predetto e certamente si compirà: “La tua nudità sarà scoperta e si vedrà pure la tua vergogna; farò vendetta e nessuno intercederà” (v.3). La vendetta contro Babilonia non sarà come la vendetta di un uomo, ma sarà l’Eterno a dirigere la distruzione di colei, che ha riempito il mondo di idoli e li ha fatti adorare al posto del Creatore e Signore Dio.

Israele assisterà alla distruzione di Babilonia, perché avverrà all’inizio del regno dell’uomo spregevole (Dan.11:21).

La nuova Babilonia, identificata nella capitale dell’impero romano e successivamente annessa al sacro romano impero, è menzionata come la signora dei regni, che scenderà nelle tenebre (v.5). Dio dichiara, per mezzo del profeta, che egli si adirò e diede nelle mani di Babilonia (impero romano) il suo popolo e, per mano dell’imperatore Tito, il Tempio di Gerusalemme fu distrutto. Molti ebrei morirono ed altri furono deportati a Roma, dove nessuno ebbe pietà di loro, trattandoli con disprezzo.

Il giorno per Babilonia arriverà molto presto e guai a loro, perché non ci sarà scampo per nessuno. Il trono, le ricchezze e tutti i suoi idoli periranno in un momento. La meretrice, che ha dato da bere del vino inebriante a tutte le nazioni, mostrerà le sue vergogne e saranno scoperte, viste da tutti. Dio si vendicherà e non sarà una vendetta umana; essa sarà distrutta per ordine dell’Eterno e sarà annientata per sempre. Dio informa, ricordando la cattività del suo popolo: “Mi sono adirato con il mio popolo, ho profanato la mia eredità e li ho dati in tuo potere, ma tu non hai usato loro alcuna pietà; sugli anziani facesti pesare il tuo giogo grandemente e dicesti: -Io sarò signora per sempre-, e così non hai riposto queste cose nel cuore e non hai considerato la fine di tutto questo” (v.7).

Le profezie ci rivelano che Satana è alla conoscenza di tutto, anche della sua fine. Quando Dio cacciò il suo popolo, Satana li perseguitò perché Dio li aveva abbandonati nelle sue mani.

Il principe dei demoni che sostenne e guidò l’Impero Romano, nel 70 d.C., spinse l’imperatore Tito a distruggere Gerusalemme, uccidendo e facendo prigionieri gli ebrei. Per questo, alla fine, Dio si vendicherà di tutti quelli che hanno ascoltato ed eseguito il consiglio di Satana. Prima di tutto distruggerà il regno idolatra, che Satana ha costruito, cioè la chiesa apostata.

Il popolo di Dio è stato oppresso dai gentili per tutto il tempo del suo esilio, durato sessantadue settimane e conclusosi nel 1948.

La grande Città in Roma, la Babilonia dell’impero cattolico, sarà, alla fine, distrutta in un momento dal fuoco ad opera di dieci re (Apoc.17:12,16), sudditi della bestia. Tale devastazione è ignorata dal reggente del sistema religioso idolatra, perché proprio il demone, che adesso lo sostiene e che dopo l’annienterà, gli nasconde la veritàà. Quindi, in un solo giorno sarà distrutta completamente, perché ha confidato nella sua malizia, all’oscuro di tutti e “La tua sapienza e la tua conoscenza ti hanno sedotta…” (v.10).

Dopo circa settanta anni dalla venuta del Messia, il Cristo, quando Israele rifiutò la Grazia offerta tramite il sacrificio di Gesù e respinse l’evangelizzazione degli apostoli (Atti 13;46), la testimonianza di Cristo Gesù passò ai gentili.

Alla fine dell’impero romano ebbe inizio una grande confusione religiosa: i veri cristiani furono perseguitati per dieci anni. Con l’influenza del paganesimo nacque e si sviluppò il falso cristianesimo, un regno di Satana, che con i suoi inganni, attirò molti seguaci e dove si instaurò un papato a cui era dovuta ogni riverenza ed ubbidienza.

Satana è il principe di questo mondo e tutte le ricchezze sono nelle sue mani: egli le concede a chi vuole, a quelli che ovviamente lo adorano (Lc.4:6,7). Le ricchezze ed il potere lusingavano alcuni papi, che commettevano azioni indegne per regnare e nascondevano il loro vero intento sotto una falsa cristianità.

Alla caduta dell’impero romano nacque dal Sacro Romano Impero un regno, che è paragonato ad una donna (Apoc.17 e 18) sicura “…Io sarò signora per sempre…” (v.7) e voluttuosa “…Io, e nessun altro!…” (v.8). Gli appartenenti a questo regno dichiarano che la salvezza è per mezzo loro, nella loro fede e in nessun altra parte. I loro ministri, disposti in ordine gerarchico, non hanno famiglia: “…Non rimarrò mai vedova né conoscerò la perdita dei figli” (v.8). In un momento piomberà loro addosso ogni specie di sventura: “…per la moltitudine dei tuoi sortilegi e la grande abbondanza dei tuoi incantesimi” (v.9).

Dio condanna la pratica di adorazione degli idoli (Es.20:5), ma il regno cattolico è fondato proprio sull’idolatria, che ha annullato mediante la tradizione la potenza di Dio ed il sacrificio di Gesù Cristo, sostituendolo con l’adorazione a Maria, proclamata madre di Dio e che intercede presso il Signore.

Dio è Spirito e non è mai nato; egli era, è, sarà in eterno (Is.48:12). Per bocca del profeta Isaia e di tutti i profeti, Dio dichiara: “Io sono l’Eterno e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è Dio…perché dall’est all’ovest si riconosca che non c’è nessun Dio fuori di me. Io sono l’Eterno e non c’è alcun altro.” (Is. 45:5,6).

Una credenza fondata su principi umani e su verità ritenute divine, corrompe la mente con menzogne, mediante sortilegi ed incantesimi. Questo regno satanico viene identificato al femminile “ … io vidi una donna, che sedeva sopra una bestia”. La donna è riconosciuta nella meretrice, tanto che il verso successivo la definisce sedotta dalla sapienza e dalla scienza, che le viene attribuita dalla bestia, sulla quale siede, cioè Satana; “Tu confidavi nella tua malizia e dicevi: -Nessuno mi vede-. La tua sapienza e la tua conoscenza ti hanno sedotta, e dicevi in cuor tuo: -Io e nessun altro-…” (v.10,11).

Nessuno potrà salvare gli operatori d’iniquità dall’ira di Dio, quando questa si abbatterà sulla grande e contaminata Babilonia: “Ecco, essi saranno come stoppia; il fuoco li consumerà. Non salveranno se stessi dal potere della fiamma…” (v.14) e “vedendo il fumo del suo incendio, grideranno: -Quale città era simile alla grande città” (Apoc.18:18). L’apostolo Giovanni, in Apocalisse, descrive la grande Babilonia e la sua distruzione, ribadendo quanto già Dio aveva preannunciato per bocca dei suoi profeti più di seicento anni prima (Apoc.18:12-16). L’impero descritto in questo capitolo è denominato Babilonia e corrisponde alla quarta bestia descritta dal profeta Daniele, che era: “…spaventevole, terribile e straordinariamente forte…” (Dan. 7:7). Dal regno di questa quarta bestia verrà colui che è l’ultima bestia (l’uomo spregevole di Dan.11:21) che regnerà per tre anni e mezzo. Egli sarà adorato al posto di Dio da tutti i regni della Terra; il suo aiutante è il falso profeta od anticristo, che insieme ai dieci re o presidenti di nazioni distruggeranno Babilonia (Apoc.17:16).

CAPITOLO 48

Dio ha delle disapprovazioni contro Israele, la profezia dichiara la durezza del loro cuore, un popolo che non camminò in verità e giustizia; anche se continuarono a giurare per il nome dell’Eterno ed a farsi chiamare col nome di Israele, non si appoggiarono sul loro Dio, perché è un popolo ostinato e dal collo duro: “Io ho annunciato le cose passate fin dal principio; erano uscite dalla mia bocca e le avevo fatte udire; poi improvvisamente io ho agito, ed esse sono accadute” (v.3)Dio riprese più volte Israele per mezzo dei suoi profeti in modo chiaro, affinché potessero capire e ravvedersi, ma loro non prestarono attenzione, indurendo i loro cuori. Dio quindi inviò Gesù, suo unigenito Figlio, ad annunciare la salvezza, ma neppure lui ascoltarono, così come non diedero ascolto agli apostoli. Gesù portò la salvezza in un modo nuovo per loro, senza sacrifici e senza olocausti, ma solo attraverso la fede in Cristo, che diede la sua stessa vita in sacrificio per molti, una volta per sempre.

Dio esaminò il loro cuore ostinato e li lasciò nelle mani dei loro nemici, come aveva pronunciato dal principio per bocca di Mosè e dei suoi servi, fino ad arrivare al giorno in cui aveva fissato la distruzione del regno d’Israele. Tutto è stato scritto in modo che nessuno potesse dire: “…Le ha fatte il mio idolo…” (v.5), “No, tu non le hai né udite né sapute, né il tuo orecchio era allora aperto, perché sapevo che avresti agito perfidamente e che ti chiami –ribelle- fin dal grembo materno” (v.8). Dio conosceva molto bene il suo popolo; infatti alla venuta del Messia, l’Unto di Dio, si avverò la profezia: “Così si adempie in loro la profezia d’Isaia, che dice: -Voi udirete ma non intenderete; guarderete ma non vedrete” (Mt.13:14).

Dopo 70 anni dalla nascita del Messia, quando in Israele non si trovò più nessuno di coloro che dovevano essere salvati, del residuo scritto nel libro della vita, Israele fu cancellato dalla carta geografica. I superstiti furono sparsi come ai quattro venti, un esilio forzato per sessantadue settimane, circa 1878 anni (Dan.9:25,26): “Per amor del mio nome differirò la mia ira, e per amor della mia gloria la frenerò per non sterminarti. Ecco, io ti ho raffinato, ma non come l’argento, ti ho provato nel crogiuolo dell’afflizione” (v.8-10).

Dio stabilì un tempo di sessantadue settimane, abbandonandoli in cattività, ma non lasciò il suo popolo nell’afflizione, perché trascorso il tempo dell’esilio, per amor suo, li riportò nella loro terra: “Per amor di me stesso, per amor di me stesso faccio questo; come potrei infatti lasciar profanare il mio nome? Non darò la mia gloria ad alcun altro” (v.11), come ripetuto: “Io sono l’Eterno; questo è il mio nome; non darò la mia gloria ad alcun altro, né la mia lode alle immagini scolpite” (Is.42:8).

Dio scelse Israele come sua terra e il monte Sion come sua dimora: “Allora voi riconoscerete che io sono l’Eterno, il vostro Dio, che dimora in Sion, mio monte santo. Così Gerusalemme sarà santa e gli stranieri non vi passeranno più” (Gioele 3:17).

Gli stranieri avevano preso possesso della terra di Israele quando Dio li scacciò nel 70 d.C., mentre il popolo di Dio fu sparso tra le nazioni gentili. Trascorse le sessantadue settimane dell’esilio, dopo circa 1878 anni, Dio dispose il cuore dei capi dell’ONU, affinché conferissero agli ebrei lo stato di Israele, dopo l’avvenuto sterminio (Shoah) ad opera del dittatore Hitler. I palestinesi, estranei al popolo di Dio, lasciarono la terra di Israele e gli ebrei superstiti tornarono alla terra delle antiche origini. Nel 1948 lo stato di Israele fu riconosciuto e Gerusalemme abitata di nuovo dal popolo scelto, esattamente come profetizzato dal profeta Daniele (9:25,26).

“Da ora ti faccio udire cose nuove, cose nascoste che tu non conoscevi” (v.6); Dio riprenderà a trattare con il suo popolo nell’ultima settimana (sette anni). Prima di questo tempo, su tutto il popolo israelita ci sarà ancora il velo che Dio mise sui loro occhi, “Perciò io parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedano, e udendo, non odano né comprendano” (Mt.13:13). Negli ultimi tempi per Israele cambierà ogni cosa; sarà tolto il velo dai loro occhi e coloro che sono scritti nel libro (Dan.12:1) vedranno e riconosceranno Gesù, come il Messia, a differenza dei loro padri. Per coloro che devono essere salvati, Dio farà cose nuove: una nuova creazione di cui loro non ne erano a conoscenza prima di allora, perché le loro orecchie non erano aperte.

Dio conosce bene ogni cosa futura. Egli sapeva che se Israele avesse conosciuto ciò che Lui avrebbe fatto a suo tempo per loro, essi avrebbero sempre agito perfidamente, perché ribelli. Dio infatti dice: “Oh, se tu avessi prestato attenzione ai miei comandamenti! la tua pace sarebbe come un fiume e la tua giustizia come le onde del mare” (v.18)

Per tutto il tempo dell’esilio, gli ebrei sono stati afflitti (v.9,10), perché dietro di loro Dio aveva sguainato la sua spada. La profezia di Ezechiele, attuatasi nel 70 d.C. enuncia: “Una terza parte di te morrà di peste e sarà consumata dalla fame in mezzo a te; una terza parte cadrà di spada intorno a te e disperderò l’altra terza parte a tutti i venti, e sguainerò contro di essi la spada” (Ez.5:12).

Dio mostra una grande compassione per un popolo ribelle perseguitato dai nemici (i gentili) e, per amore di se stesso, salverà tutti coloro che confideranno in Lui: ”Uscite da Babilonia, fuggite dai Caldei! Con voce di giubilo, annunziatelo, proclamatelo, diffondetelo fino all’estremità della terra. Dite: -L’Eterno ha redento il suo servo Giacobbe-” (v.20).

Dio portò fuori dall’Egitto il suo popolo, lo condusse nel deserto, lo dissetò, facendo scaturire acqua dalla roccia e lo cibò con la manna data dal cielo. Tutto questo avverrà nuovamente prima della grande tribolazione quando Dio porterà un residuo nel deserto; essi saranno cibati direttamente da Dio per 1260 giorni (Apoc.12:6).

Durante gli ultimi sette anni il popolo sarà diviso in tre parti: un residuo resterà vivo (Is.4:3) ed abiterà in Gerusalemme, la santa città, altri cadranno per essere affinati, purificati ed imbiancati (Dan.11:35), mentre gli empi moriranno di spada, uccisi dalla parola che uscirà dalla bocca di Gesù, Colui che cavalca il cavallo bianco (Apoc.19:11), come conclude: “Non c’è pace per gli empi, dice l’Eterno” (v.22).

Dio non lascerà né profanare il suo nome, né concederà la sua gloria ad alcun altro, perché ogni idolo sarà distrutto e l’empio, Satana, che si è lasciato adorare come dio, sarà legato e gettato nell’abisso per mille anni (Apoc.20:2,3).

Ascoltami,… Io sono colui che è, io sono il primo e sono pure l’ultimo”(v.12). Egli è il creatore assoluto di tutto e nessuno è pari a lui: Egli è colui che “…ha fondato la Terra e… ha spiegato i cieli” (v.13). Ha stabilito che “Colui che l’Eterno ama eseguirà il suo volere contro Babilonia e leverà il suo braccio contro i Caldei” (v.14). Con il nome di Babilonia vengono indicati anche tutti quelli che seguono il papato, detti profeticamente “gli abitanti del mare”.

L’Eterno si vendicherà contro Babilonia, che verrà giudicata da Gesù: “Ed egli giudica e guerreggia con giustizia” (Atti 17:31; Apoc.19:11).

(continua)