Capitolo 47.

La visione del fiume che esce dal tempio.

Ezechiele fu condotto nuovamente all’ingresso del tempio, dove egli vide uscire delle acque sotto la soglia del tempio: ”…le acque scendevano da sotto il lato destro del tempio, a sud dell’altare” (v.1).

 

Uscito fuori del tempio, avvicinandosi nei pressi della porta esterna ad est, l’uomo, che era con lui, misurò mille cubiti con una cordicella ”…poi mi fece attraversare le acque: mi arrivavano alle caviglie” (v.3).

Altri mille cubiti ed Ezechiele attraversò di nuovo e le acque gli arrivavano alle ginocchia; dopo altri mille cubiti, ai fianchi ed infine per ancora mille cubiti, le acque non si potevano più attraversare a piedi, ma occorreva nuotare, perchè erano cresciute, diventando un fiume.

Il profeta ritornò indietro e notò che sulle sponde del fiume crescevano moltissimi alberi.

Le acque scenderanno nella pianura e si riverseranno nel mare, dove saranno risanate.

Nel luogo in cui le acque arriveranno, ci sarà grande quantità di pesce; dovunque il fiume arriverà, tutto vivrà.

Ci saranno pescatori e là stenderanno le loro reti, il pesce sarà abbondante e dello stesso genere di quello del mar Mediterraneo. Le paludi e gli acquitrini non saranno risanati, perchè da essi si estrarrà il sale.

Lungo il fiume, su entrambe le sue sponde, crescerà ogni specie di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno e il cui frutto non verrà mai meno. Porteranno frutto ogni mese, perchè le loro acque escono dal santuario, il loro frutto servirà di cibo e le loro foglie di medicina” (v.12).

 

Come abbiamo già confermato, che molte delle visioni, contemplate dal profeta Ezechiele, sono state riscontrate in seguito, anche dall’apostolo Giovanni.

In merito alle stesse descrizioni, l’autore dell’Apocalisse precisa che ”In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trovava l’albero della vita, che fa dodici frutti e porta il suo frutto ogni mese; e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni” (Apoc.22:2).

 

A tal proposito, facciamo un confronto con la creazione di Dio: ”E l’Eterno DIO fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a vedersi e i cui frutti erano buoni da mangiare; in mezzo al giardino vi erano anche l’albero della vita…” (Gen.2:9).

Possiamo osservare che gli alberi, citati nei versi precedenti, si trovavano nel giardino in Eden, come pure l’albero della vita.

Constatiamo che anche “un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino…” (Gen.2:10).

Così all’apostolo Giovanni “…mostrò il fiume puro dell’acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello” (Apoc.22:1), come pure “…le loro acque escono dal santuario” (Ez.47:12).

Il fiume esce dal santuario o dal trono di Dio e dell’Agnello, che si trova nella città mostrata al profeta Ezechiele ed all’apostolo Giovanni.

Che similitudine!

 

Il popolo di Dio (Israelita), che abiterà la nuova Gerusalemme terrena, avrà accesso al giardino dell’Eden, perché in quel tempo sarà nuovamente aperto all’uomo, che potrà usufruire delle sue bellezze.

L’uomo, nel principio, fu cacciato dal giardino dell’Eden, per la sua disubbidienza a Dio, per impedirgli di prendere del frutto dell’albero della vita e perché lavorasse la terra da cui era stato tratto (Gen.3:22,23).

Invece, durante il millennio, tornerà ad avere accesso, ma solo per il popolo santo di Dio, il residuo che ripopolerà la terra d’Israele, essi saranno ritenuti degni, non ci sarà posto:

”…per i codardi, gl’increduli, gl’immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo, che è la morte seconda” (Apoc.21:8).

 

Dio promise ad Abramo, ad Isacco ed infine a Giacobbe di dare in eredità, alla loro discendenza, un paese, dove stillava latte e miele, ma allora Israele fu disubbidiente a Dio, perché non mise in pratica le sue leggi ed i suoi decreti.

Dio manterrà il patto per il residuo di Israele, dandogli in eredità il paese che promise, nel passato, ai loro padri: ”…Questi sono i confini in base ai quali voi spartirete il paese in eredità fra le dodici tribù d’Israele. Giuseppe ne avrà due parti. Ognuno di voi erediterà una parte uguale a quella del fratello, perchè io ho alzato la mano in giuramento di darlo ai vostri padri. Questo paese vi toccherà quindi in eredità” (v.13,14).

 

Dio nuovamente disporrà, per mezzo di Ezechiele, quali saranno i confini del territorio, che dovranno dividere fra le dodici tribù, con una parte destinata anche agli stranieri, che hanno generato figli in Israele.

 

Capitolo 48.

Questo è il paese che dividerete a sorte in eredità alle tribù d’Israele, e queste sono le parti -, dice il Signore, l’Eterno” (v.29).

Sono tracciati tutti i confini, dall’occidente all’oriente e dal settentrione al meridione, con ogni lunghezza e larghezza, per ogni tribù.

Nel territorio che divideranno tra le dodici tribù: ”Sulla frontiera di Giuda, dal confine orientale al confine occidentale, sarà la parte del paese che offrirete in dono, larga venticinquemila cubiti e lunga come una delle altre parti, dal confine est al confine ovest; in mezzo ad essa ci sarà il santuario” (v.8). Questa parte santa sarà abitata dai sacerdoti leviti, figli di Tsadok che, nel passato, non si contaminarono con idoli esecranti, ma si presero cura della casa dell’Eterno, quando gli israeliti si separarono da Dio, per servire gli idoli.

In mezzo a questo territorio ci sarà il santuario, dove abiterà l’Eterno (Apoc.21:3).

Il profeta, per ordine dell’Eterno, è tenuto a dare conoscenza al popolo Israelita di quanto ha visto ed ha sentito, senza tralasciare niente.

 

Nei primi sette anni, dopo il periodo della grazia, Dio toglierà dagli ebrei lo spirito di torpore (Is.29:10, 51:17,22), che li rende spiritualmente insensibili di cuore, ciechi e sordi (Is.6:9,10; Mt.13:14,15).

La profezia che riguarda la città santa, mostrata al profeta Ezechiele, è indirizzata al residuo (o ceppo) di Israele, che sarà la progenie purificata e santa. Loro saranno gli abitanti della Gerusalemme terrena, città che si chiamerà “l’Eterno è la” (v.35).

 

Dio arricchirà il suo popolo di enormi beni e tesori, così che tutte le tribù avranno un’eredità.

I confini, le dimensioni e le estensioni di ogni parte sono stabilite secondo la conoscenza che Dio diede al profeta.

Dio non ha tralasciato alcuna cosa; la città si troverà nel mezzo del territorio, intorno ad essa ci saranno dei pascoli e delle abitazioni, destinate ad uso profano ”Il resto della lunghezza, lungo la parte santa offerta in dono, sarà di diecimila cubiti a est e diecimila a ovest; essa sarà adiacente alla parte santa offerta in dono, e i suoi prodotti serviranno di cibo per i lavoratori della città. I lavoratori della città, che la coltiveranno, verranno da tutte le tribù d’Israele” (v.18,19).

Dio non ha nascosto i suoi disegni, ma rivela al suo profeta ciò che farà per il suo popolo, per il residuo, che rimarrà vivo, dopo che avrà annientato l’empio, colui che si sarà fatto adorare come dio, assoggettando il mondo intero a sé, per il tempo di 1260 giorni.

Dio ha, però scelto quelli che non si sono contaminati con gli idoli e non li hanno adorati. Essi saranno composti da un piccolo residuo, messo in salvo, durante gli ultimi tre anni e mezzo della grande tribolazione.

A loro sarà destinata la santa città, nella quale Dio abiterà con loro.

 

La città avrà dodici porte, una porta per ogni tribù, “Le porte della città porteranno i nomi delle tribù di Israele” (v.31), disposte tre per ogni lato: “…a nord ci saranno tre porte: una porta per Ruben, una porta per Giuda e una porta per Levi” (v.31); ad est le porte per Giuseppe, Beniamino e Dan; a sud tre porte per Simeone, Issaccar e Zabulon; ad ovest tre porte per Gad, Ascer e Neftali.

L’intero perimetro sarà di diciottomila cubiti. Da quel giorno il nome della città sarà “L’Eterno è la” (v.35).

 

La stessa città fu mostrata all’apostolo Giovanni che, oltre alle porte recanti il nome delle dodici tribù, specifica pure le fondamenta della città, sulle quali ci saranno scritti i nomi dei dodici apostoli di Gesù.

Dal confronto tra le due visioni della città, da parte del profeta Ezechiele: ”…mi trasportò nel paese d’Israele e mi posò su un monte altissimo, sul quale c’era dal lato sud una costruzione che sembrava una città” (Ez.40:2) e da parte dell’apostolo Giovanni: ”E mi trasportò in spirito su di un grande ed alto monte, e mi mostrò la grande città, la santa Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio” (Apoc.21:10), emergono due aspetti diversi.

I tempi delle due visioni sono molto diversi: la prima risale a circa 500 anni prima di Cristo, mentre la seconda è stata rivelata alcuni decenni dopo Cristo.

 

La seconda visione della città è apparsa sotto la prospettiva della gloria di Dio.

Questo luogo è già pronto “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Gv.14:2,3), per essere abitato da quelli che saranno salvati, ritenuti degni, perchè avranno vinto: ”A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono” (Apoc.3:21; 3:5; 2:26; 2:11; 2:7). Tutti i vincitori entreranno nella santa città, “la diletta città” (Apoc.20:9).

 

La città, vista dal profeta Ezechiele, è comparsa sotto il profilo strutturale ed organizzativo, detta “il campo dei santi” (Apoc.20:9), per Israele, definita nei particolari con tutte le sue misure, il tempio di Dio, le eredità delle dodici tribù e completato da tutto ciò che sarà di ausilio alla sacralità, distinto da quello che sarà invece destinato ad essere profano.

 

La singolarità delle due visioni per il profeta Ezechiele e per il profeta ed apostolo Giovanni è dovuta soltanto ad un diverso punto di vista della stessa cosa, come Dio l’aveva presentata ad entrambi, secondo il suo preciso scopo.

 

La prima rappresentazione è caratterizzata da tutte le leggi e decreti dell’Eterno, che il popolo ebreo dovrà seguire e dalle eredità preposte per ogni tribù.

La visione dell’apostolo Giovanni è più specifica e presenta la gloria in essa contenuta.

Ad Ezechiele viene invece mostrata la parte per il popolo ebreo, mentre all’apostolo è indicato anche il muro della città, che rappresenta il periodo della Grazia, dai dodici apostoli di Gesù.

La città era a forma quadrangolare, … la sua lunghezza, larghezza e altezza erano uguali” (Apoc.21:16), ma anche “…E il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima…E la città non ha bisogno del sole né della luna, che risplendano in lei, perché la gloria di Dio la illumina e l’Agnello è il suo luminare. E le nazioni di quelli che sono salvati cammineranno alla sua luce, e i re della terra porteranno la loro gloria ed onore in lei…In lei si porterà la gloria e l’onore delle nazioni” (Apoc.21:11,23,24,26).

 

La nuova Gerusalemme celeste che scenderà dal cielo presso Dio e la Sposa, moglie dell’Agnello (Gesù), trascorrerà mille anni con Cristo.

 

Quelli che saranno rimasti vivi del popolo di Israele, prospereranno in pace e sicurezza. Per loro si adempirà il patto che Dio fece ad Abramo e della promessa fatta ad Isacco, “…che confermò a Giacobbe come suo statuto e a Israele come un patto eterno,…” (Slm.105:9,10). Avranno la loro eredità e questa volta nessuno tenterà di toglierla, godranno delle ricchezze delle nazioni, quelle stesse nazioni che li hanno perseguitati ed afflitti e che desideravano la loro estinzione dalla faccia della terra, dicendogli: ”Stenditi a terra, che ti passiamo sopra…” (Is.51:23).

 

Israele è stato abbandonato da Dio per il suo peccato, ma Egli lo riprenderà. E’ stato ripudiato per un tempo, ma ritornerà ad essere una nazione potente ”perché ti espanderai a destra e a sinistra; la tua discendenza possederà le nazioni e popolerà le città deserte… chiunque si radunerà contro di te, cadrà davanti a te” (Is.54:3,15) e “anche i figli dei tuoi oppressori verranno inchinandosi a te, e tutti quelli che ti hanno disprezzato si prostreranno alle piante dei tuoi piedi e ti chiameranno ”la città dell’Eterno”, “la Sion del Santo d’Israele” (Is.60:14).

Gerusalemme avrà un nuovo nome, “L’Eterno è là” (Ez.48:35), che Dio gli darà e: ”Sarai una splendida corona nella mano dell’Eterno, un diadema regale nella palma del tuo Dio” (Is.62:3).

Gli abitanti della città saranno chiamati ”…Il popolo santo”,”I redenti dell’Eterno” e la città sarà ”…chiamata “Ricercata”,“La città non abbandonata”” (Is.62:12).

Meravigliosa sarà la futura città, mostrata sia al profeta Ezechiele e sia all’apostolo Giovanni, dove le sue porte ”…saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, perchè possano far entrare in te la ricchezza delle nazioni con i loro re in testa. Poiché la nazione e il regno che non ti serviranno periranno, e quelle nazioni saranno interamente distrutte” (Is.60:11,12).

 

Abbiamo rilevato che il popolo salvato, il residuo, che Dio ha scelto e preservato, affinché ereditino la nuova Gerusalemme e possiedano ”…il paese per sempre” (Is.60:21), saranno giusti e perciò chiamati “i santi dell’Eterno”.

Essi metteranno in pratica tutti i decreti ed i comandamenti dati a loro, come riportati in questi ultimi capitoli di Ezechiele e la loro eredità sarà perpetua.

Dio li eleverà sopra tutte le nazioni: ”Ma voi sarete chiamati “sacerdoti dell’Eterno” e sarete chiamati “ministri del nostro Dio”. Voi godrete le ricchezze delle nazioni, e la loro gloria passerà a voi” (Is.61:6).

 

Brevemente i fatti futuri.

Dio ci dà conoscenza, per mezzo delle profezie, di tutto ciò che avverrà nel millennio annunciato, per il residuo di Israele.

Per i gentili, i non appartenenti al popolo di Dio, che saranno morti dopo la chiusura della Grazia offerta da Cristo Gesù, ossia durante gli ultimi sette anni o ultima settimana e nella guerra di Armagheddon, aspetteranno la loro punizione, dopo il millennio, al giudizio universale. Essi: “… saranno radunati insieme, come carcerati in una prigione sotterranea; saranno rinchiusi in un carcere e, dopo molti giorni, saranno puniti” (Is.24:22; Apoc.20:11,15), Tutti risusciteranno, compresi quelli vissuti prima della venuta del Messia, da Adamo a Cristo.

 

La Sposa o Chiesa di Cristo, salvata per Grazia, sarà rapita (Gv.14:3), prima che inizi l’ultima settimana per Israele, che comprende anche i 1260 giorni della grande tribolazione (Lc.21:36). Quando Gesù apparirà nelle nuvole, nessuno lo vedrà; solo i salvati sentiranno la tromba della chiamata (1Cor.15:52; 1Tes.4:16). Gesù raccoglierà la sua sposa o chiesa, la quale starà sempre con Gesù. Questo evento non è chiamato risurrezione, perché non tutti risusciteremo, ma i credenti viventi saranno mutati in un batter d’occhio. Gesù riferisce: vi accoglierò, “E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Gv.14:3).

 

L’apostolo Paolo conferma: “… in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; la tromba infatti suonerà, i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo mutati” (1Cor.15:52).

“ Ora vi diciamo questo per parola del Signore: noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati, … poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore” (1Tes.4:15,17).

Gesù uscirà per accogliere la sua chiesa, quando aprirà il primo sigillo.

All’apertura del secondo sarà tolta la pace dalla terra, (Apoc.6:1,4), poi seguiranno le piaghe dei sigilli e delle trombe.

Durante gli ultimi tre anni e mezzo, al tempo del regno della bestia, sarà versato il contenuto delle coppe o piaghe (Apoc.cap.9 e 15). Alla fine del regno di Satana e prima dell’inizio della guerra di Armagheddon nel cielo ci sarà grande festa, perché si terranno le nozze dell’Agnello. Tutti i fedeli di Cristo saranno vestiti di lino finissimo puro e risplendente, che rappresenta le opere dei santi (Apoc.19:7,8).

Terminati i 1260 giorni, lo spirito immondo del dragone (Satana), della bestia (l’uomo che ha posseduto lo spirito di Satana) e lo spirito satanico dell’anticristo usciranno ed andranno per il mondo a radunare tutti per la guerra del gran giorno del Dio Onnipotente (Armagheddon – Apoc.16:13,14,16).

 

La sposa si preparerà per apparire su cavalli bianchi, insieme a Gesù, per la grande guerra, dove tutti gli empi saranno trafitti dalla spada. La guerra o il giorno dell’ira e della vendetta di Dio, “Poiché è il giorno della vendetta dell’Eterno, l’anno della retribuzione per la causa di Sion” (Is.34:8), avrà inizio quando Gesù apparirà a tutti nelle nuvole, sopra un cavallo bianco (Apoc.19:11,15), pronto per fare vendetta dei suoi nemici. Egli li combatterà e li vincerà, perché si uccideranno l’uno contro l’altro. Alla sola Parola di Gesù, essi saranno presi da una grande confusione e si trafiggeranno con la loro spada (Zac.14:13; Ez.38:21; Aggeo 2:22).

 

Tutto avverrà nello stesso giorno, in ordine sequenziale: la battaglia di Armagheddon, morte di tutti gli empi e distruzione dei cieli e della terra. Gesù profetizzò che, dopo la grande tribolazione, “Ora, subito dopo l’afflizione di quei giorni, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo chiarore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate(Mt.24:29), come riportato: “Quel giorno è un giorno di ira, un giorno di calamità e angoscia, un giorno di distruzione e desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e fitta oscurità” (Sof. 1:15).

“Quindi il cielo si ritirò come una pergamena che si arrotola, ed ogni montagna ed isola fu smossa dal suo luogo” (Apoc.6:12,13,14) e confermato da: “Ora il giorno del Signore verrà come un ladro di notte; in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi si dissolveranno consumati dal calore e la terra e le opere che sono in essa saranno arse” (2 Ptr.3:10).

 

Al popolo Ebreo, o agli abitanti della terra, che è Israele, Dio avverte: “Cercate l’Eterno voi tutti, umili della terra, che praticate la sua legge. Cercate la giustizia, cercate l’umiltà. Forse sarete nascosti nel giorno dell’ira dell’Eterno” (Sof.2:3).

Mentre Dio distruggerà il cielo e la terra col fuoco e ne creerà dei nuovi, il residuo dei santi, proveniente da tutte le 12 tribù, sarà protetto dalla mano dell’Eterno, come il profeta Isaia annunciò: “Io ho posto le mie parole nella tua bocca e ti ho coperto con l’ombra della mia mano per stabilire i cieli e mettere le fondamenta della terra, e per dire a Sion: «Tu sei il mio popolo»” (Is.51:16). Il residuo delle nazioni invece si nasconderanno nelle rocce, davanti al terrore dell’Eterno (vedi Is.2:9,21; Apoc.6:16).

 

Dio farà nuovi cieli e nuova terra (Is.66:22; 65:17; Apoc.21:5).

La sposa riceverà il premio promesso, come è indicato alla fine di ogni epistola, dalla chiesa di Efeso a quella di Laodicea. Come sappiamo, i messaggi evidenziano sette epoche della Grazia, dal tempo di Giovanni Battista fino al rapimento nelle nuvole di tutti i credenti, che hanno accettato di separarsi dal mondo, per seguire Cristo Gesù, il Salvatore.

 

La nostra epoca.

Il periodo attuale corrisponde a quello dell’apostasia, dove si nega l’esistenza del Figlio di Dio e di conseguenza negano

Dio, che lo ha generato (1Gv.5:1; At.13:33; Eb.1:5; 5:5)). Quanti affermano pubblicamente che Gesù è il Figlio di Dio e quanti invece consolidano la dottrina cattolica romana sul dogma della trinità e del battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo?.

 

Gesù è il nostro Salvatore “E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12) e “qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui” (Col 3:17).

Gesù non ha mai dichiarato apertamente di essere Dio, perché Dio è unico e fuori di Lui non c’è altro Dio (Deut.4:35; 2Sam.7:22; Is.45:5,6,21; Osea 13:4) e Dio non è un uomo (Num.23:19; Giob.9:32; Osea 11:9).

Gesù è il Figlio di Dio, designato prima della creazione del mondo (Apoc.3:14; 1Ptr.1:20).

Gesù è stato generato da Dio, per mezzo dello Spirito Santo, che adombrò Maria e concepì un figlio. L’angelo Gabriele, mandato da Dio, annunciò la nascita non di un dio, ma del Figlio dell’Altissimo, al quale Dio darà il regno di Davide, suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe (Israele) in eterno.

Gesù è il Figlio, generato da Dio ed è il Primogenito di Dio. Noi tutti siamo divenuti figli di Dio, ossia “…tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome” (Gv.1:12) e mediante il sangue di Gesù ha purificato i nostri peccati: “Lui ha Dio preordinato per far l’espiazione mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare così la sua giustizia per il perdono dei peccati, che sono stati precedentemente commessi durante il tempo della pazienza di Dio” (Rom.3:25,26).

Dio ha mandato sulla terra il suo Unigenito Figlio (Gv.3:16; 1Gv.4:9), che Egli ha generato, come confermato dalla Sacra Scrittura: “dicendovi, che Dio l’ha adempiuta per noi, loro figli, avendo risuscitato Gesù, come anche è scritto nel secondo salmo: “Tu sei il mio Figlio, oggi ti ho generato(Atti 13:33). “Dichiarerò il decreto dell’Eterno. Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, oggi io ti ho generato” (Slm.2:7), “Infatti, a quale degli angeli disse mai: «Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato»? E di nuovo: «Io gli sarò Padre, ed egli mi sarà Figlio»?” (Ebr.1:5).

La profezia del salmista dichiara ancora che “Lo costituirò pure mio primogenito, il più eccelso dei re della terra” (Slm.89:27) e Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di diventare sommo sacerdote, ma la ricevette da colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio, oggi io ti ho generato(Ebr. 5:5).

 

Senza Cristo non possiamo affermare di conoscere e di amare Dio, perché è lui che ce lo ha fatto conoscere (Gv.1:18) e se non riconoscessimo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, Lui non ci riconoscerebbe davanti al Padre (Mt.10:32), per cui non potremmo avere la vita eterna, ma l’ira di Dio è su di noi.

“Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque ama colui che lo ha generato, ama anche chi è stato generato da lui” (1Gv.5:1),Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio…, Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora su di lui“ (Gv 3:18,36).

 

Dio ha reso testimonianza attraverso i suoi profeti e gli apostoli hanno dichiarato che Gesù è il Figlio dell’Iddio Altissimo (Lc.1:32:35), mentre molti sostengono che Gesù sia Dio.

Satana crede in Dio e trema, ma non vuole che tu ed io crediamo ed accettiamo Gesù Cristo, il Figlio di Dio, come Salvatore, per cui ha annebbiato le menti carnali, sapendo molto bene che questo è il solo modo per essere salvati.

Altri negano l’esistenza del Figlio di Dio, asserendo che Gesù è Dio e giustificando che il Figlio è una manifestazione dello stesso Dio (Dio fatto uomo), ma nessuna profezia, né Gesù e né i suoi apostoli hanno confermato ciò.

Gesù è stato generato e come tale ha quindi un corpo, un’anima e uno spirito. Dio lo risuscitò il terzo giorno, con un corpo immortale, lo ha sovranamente innalzato e lo ha fatto sedere alla sua destra, “Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome” (Fil.2:9).

Gesù operava nello Spirito di Dio, “… in vita eterna, che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di lui il Padre, cioè Dio, ha posto il suo sigillo(Gv.6:27), “Ecco il mio servo che io ho scelto; l’amato mio…, Io metterò il mio Spirito su di lui, ed egli annunzierà la giustizia alle genti” (Mt.12:18; Is.42).

 

Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo ha fatto bugiardo, perché non ha creduto alla testimonianza che Dio ha reso circa suo Figlio,… Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?” (1Gv.5:10; 5:5).

Chi non riconosce Gesù come Figlio di Dio, è simile ai Giudei che non lo ricevettero e, dopo 70 anni dalla nascita del Messia, furono abbandonati da Dio e dispersi tra le nazioni. Iniziò così per loro un lungo esilio di sessantadue settimane, circa 1878 anni, per le loro trasgressioni, “Li abbandonerò ad essere maltrattati e travagliati in tutti i regni della terra, e diventeranno un obbrobrio, una favola, un sarcasmo e una maledizione in tutti i luoghi dove li disperderò (Ger.24:9; Lev.26:33; Ger.15:7; Ez.4:13; 5:10,12,14). Se Dio abbandonò il suo popolo nelle mani dei loro nemici (i gentili) e di Satana, quanto più abbandonerà noi se non accettassimo Gesù come Figlio di Dio.

Ricordiamo che per ereditare il Regno di Dio, bisogna vincere (Apoc.2:7,11,17,26,; 3:5,12,21), come Gesù ha vinto sul potere del peccato, sulla morte e su Satana, “Ma essi l’hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e per mezzo della parola della loro testimonianza; e non hanno amato la loro vita, tanto da esporla alla morte” (Apoc.12:11).

Tu ed io non potremmo vincere se non credessimo in Gesù, nell’Unigenito Figlio di Dio e in Dio Unico e Vero, creatore e Signore di tutta la creazione.