Capitolo 33.

Dio propone un’altra parabola al profeta dicendo: “Figlio d’uomo, parla ai figli del tuo popolo e di’ loro: Quando farò venire la spada contro un paese e il popolo di quel paese prende un uomo dai suoi confini lo pone come sentinella, se vede la spada venire contro il paese, e suona la tromba e avverte il popolo,     chiunque ode il suono della tromba e non fa caso all’avvertimento, se la spada viene e lo porta via, il suo sangue sarà sul suo capo…Ma se la sentinella vede la spada venire e non suona la tromba per avvertire il popolo, e la spada viene e porta via qualcuno di loro, questi sarà portato via per la propria iniquità, ma del suo sangue chiederò conto alla sentinella” (v.2-6).

Con questo Dio stava riferendo ad Ezechiele quello che gli sarebbe accaduto se non avesse avvertito il popolo di quello che Dio aveva predisposto per Israele. Dio designò Ezechiele come sentinella per Israele, perciò lo esortò ad avvertire il popolo delle conseguenze del peccato e della giustizia divina.

Un esempio, chiaro e valido anche oggi, è il seguente: se il giusto peccasse, egli sarebbe condannato e non sarebbe giustificato, anche se per tutto il tempo antecedente si fosse mantenuto giusto, perchè la sua giustizia precedente sarebbe dimenticata.

Al contrario, se il peccatore si ravvedesse dalla sua iniquità e si convertisse alla giustizia, il peccato che avrebbe commesso in precedenza, sarebbe dimenticato e non sarebbe per questo condannato.

Nessun figlio sarà salvato per la giustizia del padre o viceversa, come nessuno sarà condannato per il peccato di un familiare, ognuno risponderà della propria condotta, come confermato “La persona che pecca è quella che morirà, il figlio non pagherà per l’iniquità del padre, e il padre non pagherà per l’iniquità del figlio; la giustizia del giusto sarà sul giusto, l’empietà dell’empio sarà sull’empio” (Ez.18:20).

Dio avverte il profeta di comunicare il messaggio a tutti, affinché considerassero ognuno la propria condotta, facendosi un esame di coscienza e, se risultasse giusto, di continuare a non peccare, mentre se fosse iniquo, di ravvedersi dalle trasgressioni.

Una responsabilità enorme per il profeta, perché se non li avvisasse, il sangue di coloro che sbaglierebbero e morissero nel peccato, senza esserne informati, ricadrebbe su di lui.

Dio domanderebbe conto del loro sangue al profeta, anche se ognuno sarà giudicato dalle proprie azioni. “Quando il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, per questo egli morirà. Quando invece l’empio si allontana dalla sua empietà e compie ciò che è retto e giusto, per questo egli vivrà. Tuttavia voi dite: -La via del Signore non è giusta-. Io giudicherò ciascuno di voi secondo le sue vie, o casa d’Israele” (v.18,19,20).

Dello stesso contenuto il messaggio dato ad Ezechiele, riportato nel cap.18, dove espone tra l’altro: “Ravvedetevi e abbandonate tutte le vostre trasgressioni, così l’iniquità non vi sarà più causa di rovina…perché mai vorreste morire… Io infatti non provo alcun piacere nella morte di chi muore, dice il Signore, l’Eterno. – Convertitevi dunque, e vivrete-” (Ez.18:30-32; 33:11).

Dio si rivolge ad Israele, ma sappiamo che la sua Parola è indirizzata anche a noi. Quanto è dichiarato in questi versi, è valido anche per noi.

Tutti sanno che ognuno è responsabile del suo comportamento e ne risponderà direttamente davanti a Dio, come evidenziato da ”Così dunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio” (Rom.14:12).

Inoltre l’apostolo Paolo si prodigava ad avvisare i fedeli: ”L’ho detto prima, quando ero presente tra di voi per la seconda volta, e lo dichiaro ora che sono assente. Scrivo a quelli che hanno in precedenza peccato e a tutti gli altri che, se vengo di nuovo, non risparmierò nessuno” (2Cor.13:2; Atti 20).

Quindi tutti i consigli che Dio rivolse al suo popolo, Israele, tramite il suo servo Ezechiele (la sentinella), ancora oggi lo ripete a tutti ed, in particolare, a chi predica l’Evangelo, ai conduttori, ai responsabili che, in ubbidienza divina, anch’essi avvertano il peccatore, esortandolo a ravvedersi se non lo fanno essi saranno ritenuti colpevoli.

Nel dodicesimo anno della loro deportazione, il decimo mese, il quinto giorno arrivò al profeta un fuggiasco da Gerusalemme annunciando la presa della città.

Dio aveva già informato Ezechiele che il messaggero era un segno per Gerusalemme, perchè Dio toglieva ”…la loro fortezza, la gioia della loro gloria, il diletto dei loro occhi, la brama della loro anima, i loro figli e le loro figlie, in quel giorno un fuggiasco verrà da te per dartene la notizia” (Ez.24:25,26).

Dio tolse la parola ad Ezechiele ed egli fu muto fino alla sera prima dell’arrivo del fuggiasco.

Egli permise che il profeta riacquistasse la parola, gli espose il grave peccato di Gerusalemme, affinché lo annunciasse: “…voi mangiate la carne col sangue, alzate gli occhi verso i vostri idoli, versate il sangue e vorreste possedere il paese” (v.25,26).

Gerusalemme fu presa e non fu più abitata, perché Dio ridusse il paese ad una desolazione, ad un deserto per tutte le abominazioni che si commettevano in quella città.

Quando il popolo andava dal profeta a consultare l’Eterno, ascoltavano, ma senza mettere in pratica ciò che veniva loro detto, per mezzo dei profeti.

Nehemia pregando esclama: “Pazientasti con essi per molti anni, esortandoli mediante il tuo spirito e per bocca dei tuoi profeti, ma essi non vollero prestare orecchio; allora tu li desti nelle mani dei popoli dei vari paesi” (9:30).

Il popolo Israelita ascoltava la Parola di Dio, ma non la eseguiva, perché erano corrotti: ”…con la loro bocca, infatti, mostrano tanto amore, ma il loro cuore va dietro al loro ingiusto guadagno” (v.31).

Le profezie si sono attuate per il popolo Israelita, che rimase senza una nazione, nel 70 d.C., come predetto: “perciò ecco, io stendo la mia mano contro di te e ti darò come bottino alle nazioni, ti sterminerò dai popoli e ti farò sparire dal numero dei paesi; ti distruggerò, così riconoscerai che io sono l’Eterno” (Ez.25:7).

Israele non è stato più nominato come nazione fino al 1948, anno in cui si sono concluse le sessantadue settimane per questo popolo, proclamate dall’angelo a Daniele (Dan.9:25,26).

Capitolo 34.

La profezia data ad Ezechiele da parte dell’Eterno, in questo capitolo, è la situazione che Gesù trovò in Gerusalemme, quando venne qui sulla terra, riguardo gli scribi, farisei e sacerdoti. “Voi mangiate il grasso, vi vestite di lana, ammazzate le pecore grasse, ma non pascete il gregge. Non avete fortificato le pecore deboli, non avete curato la malata, non avete fasciato quella ferita, non avete riportato a casa la smarrita e non avete cercato la perduta, ma avete dominato su loro con forza e durezza” (v.3,4).

Questo è quello che i pastori d’Israele facevano e come Gesù affermò: “Guai anche a voi, dottori della legge! Perché caricate gli uomini di pesi difficili a portare, e voi non toccate quei pesi neppure con un dito” (Lc.11:46).

I dottori della Legge erano quelli che insegnavano al popolo la legge di Mosè e che avrebbero anche dovuto vigilare sul popolo, ma non fu così. ”…Gli scribi e i Farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Osservate dunque e fate tutte le cose che vi dicono di osservare; ma non fate come essi fanno, poiché dicono ma non fanno” (Mt.23:2,3).

Erano loro che amavano i posti di onore nei conviti, i primi posti nelle sinagoghe e anche i saluti nelle piazze (Lc.11:42), ma non si curavano delle vedove, né dei poveri: ”Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché pulite l’esterno della coppa e del piatto, mentre l’interno è pieno di rapina e d’intemperanza” (Mt.23:25).

Dio conosceva bene la situazione del suo popolo e, per mezzo del profeta, pronunciò: ”…Ecco, io sono contro i pastori; chiederò loro conto delle mie pecore e li farò smettere dal pascere le pecore. I pastori non pasceranno più se stessi, perchè strapperò le mie pecore dalla loro bocca e non saranno più il loro pasto” (v.10).

Alla venuta di Gesù, il Messia promesso per Israele, tutte le anime di quelli che erano scritti nel libro della vita, riconobbero Gesù come il loro Salvatore. Gesù prima di lasciare questa terra, affidando l’impegno di curare le sue pecore al discepolo Pietro, segnalandogli di continuare ad aver ”…cura delle mie pecore… Pasci i miei agnelli… Pasci le mie pecore” (Gv.21:15-17).

Pietro eseguì il compito dato da Gesù fino al giorno della sua morte poi giunse il giorno, che Dio aveva stabilito e fatto conoscere per mezzo dei suoi profeti. A circa settanta anni dalla nascita del Messia, anno in cui Gerusalemme fu data in mano ai romani, che distrussero il tempio di Dio ed incendiarono la città. Il residuo di Israele, rimasto in vita, fu disperso tra le nazioni dei popoli gentili, come ai quattro venti del cielo (Ez.17:21)

Altre profezie riguardo a questo popolo eletto si devono ancora compiere.

Per Israele ci sarà ancora salvezza, quando Dio stesso cercherà le pecore smarrite e le strapperà dai luoghi dove sono state disperse in un giorno d’ira quando Dio li scacciò dal loro paese e li mandò in esilio per sessantadue settimane, la Diaspora avvenuta nel 70 d/. , “… di nuvole e di dense tenebre. Le farò uscire di tra i popoli e le radunerò da vari paesi; le ricondurrò sul loro suolo e le pascerò sui monti d’Israele, lungo i corsi d’acqua e in tutti i luoghi abitati del paese” (v.12,13).

Un residuo di Israele è tornato nella propria nazione, come profetizzato, ma non è ancora avvenuto ciò che dichiara il seguente verso: “Le pascerò in buoni pascoli e il loro ovile sarà sugli alti monti d’Israele; là riposeranno in un buon ovile e pascoleranno in ricchi pascoli sui monti d’Israele…” (v.14).

Questo evento si realizzerà nel millennio, per il residuo d’Israele, quando Dio stesso dichiara: “Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, fortificherò la malata ma distruggerò la grassa e la forte; le pascerò con giustizia” (v.16). “Io stesso pascerò le mie pecore e le farò riposare, – dice il Signore, l’Eterno” (v.15). il profeta Zaccaria espone: “Così dice l’Eterno, il mio Dio: -Pasci le pecore destinate al macello” (Zac.11:4).

Dio sceglierà un residuo tra i più umili e miseri del suo popolo, per farlo divenire una nazione potente ed a loro: ”Egli (Dio) sottometterà i popoli a noi e le nazioni sotto i nostri piedi (a Israele)” (Slm.57:3).

Rivolge ai potenti, agli uomini autorevoli, a chi cammina nell’empietà, denominati pecore grasse e forti che regnano sui poveri e miseri d’Israele, le seguenti ammonizioni: “Vi pare piccola cosa il pascolare nel buon pascolo e poi pestare con i piedi ciò che rimane del vostro pascolo, o bere acque limpide e poi intorpidire con i piedi quel che resta? Così le mie pecore devono mangiare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e devono bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidito” (v.18,19).

Dio però giudicherà fra pecora grassa e pecora magra, tutti i benestanti e tutti i re, che non si sono preoccupati di quelli che avevano bisogno, come attestato: ”in te si disprezza il padre e la madre, in mezzo a te si opprime lo straniero, in te si maltratta l’orfano e la vedova” (Ez.22:7).

Dio si prenderà cura dei miseri e degli umili, citati come pecore magre, “Stabilirò su di esse un solo pastore che le pascolerà, il mio servo Davide. Egli le pascolerà e sarà il loro pastore. E io, l’Eterno, sarò il loro Dio e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro. Io, l’Eterno, ho parlato” (v.23,24).

In similitudine, Gesù è chiamato Davide, perché come Davide fu re d’Israele, così Gesù è stabilito Pastore, Principe e Re di Israele. Li salverà e nessuno più li opprimerà, perché Dio ha stabilito che dimorerà con loro, Egli sarà il loro Dio ed essi saranno il suo popolo, come molte profezie confermano: ”La mia dimora sarà presso di loro; si, io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo” (Ez.37:27; Apoc.21:3; Es.29:45) e “Manda grida di gioia, rallegrati, o figlia di Sion, perchè ecco, io verrò ad abitare in mezzo a te -dice l’Eterno” (Zac.2:10).

Dio farà tutto nuovo per il suo popolo: spariranno le belve malefiche, nessun animale feroce darà più fastidio, perchè allora “Il lupo e l’agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come il bue e il serpente si nutrirà di polvere. Non faranno più alcun danno né distruzione su tutto il mio santo monte, dice l’Eterno” (Is.65:25).

L’Eterno manderà la pioggia a suo tempo, sarà una pioggia di benedizione (v.26). La terra darà il suo prodotto e l’albero il suo frutto (v.27), perché Dio toglierà la maledizione dalla terra, quella maledizione avvenuta a causa del peccato, “Poi ad Adamo disse:Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero circa il quale io ti avevo comandato dicendo: -Non ne mangiare-, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con fatica, tutti i giorni della tua vita” (Gen.3:17).

Nel millennio tutte le nazioni della terra saranno benedette in Israele, come Dio fece il patto eterno con Abramo, Isacco e Giacobbe; “…poiché Abrahamo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra?” (Gen.18:18; 26:4). Durante le sessantadue settimane di esilio tra le nazioni, Israele fu una maledizione, ma nel millennio sarà una grande benedizione: “E avverrà che, come foste una maledizione tra le nazioni, così, o casa di Giuda e casa d’Israele, così quando vi salverò sarete una benedizione. Non temete! Le vostre mani siano forti!” (Zac.8:13) e “…non saranno più consumate dalla fame nel paese e non porteranno più il vituperio delle nazioni” (v.29).

In quel tempo, che si avvicina sempre di più, un residuo di tutte le nazioni rimarranno in vita e riconosceranno che Dio è con il suo popolo e anche loro andranno ad adorarlo: “…gli abitanti di una città andranno da quelli dell’altra, dicendo: – Andiamo subito a supplicare la faccia dell’Eterno e a cercare l’Eterno degli eserciti. Ci andrò anch’io” (Zac.8:21).

Tutti gli abitanti della terra, durante tutto il millennio di pace, serviranno l’Eterno, insieme al suo popolo eletto.

Quando questo periodo sarà terminato, Satana allora sarà sciolto e sedurrà i popoli, invitandoli ad andare contro Israele, perchè là ci saranno moltissime ricchezze (Ez.38:12,13).

Il capitolo termina con un’amorevole chiamata: ”Voi siete le mie pecore, le pecore del mio pascolo; siete uomini e io sono il vostro Dio -, dice l’Eterno”.

Capitolo 35.

La profezia è rivolta contro Edom, fratello di Israele o di Giacobbe: ”Così Esaù si stabilì sulla montagna di Seir, Esaù è Edom” (Gen.36:8).

Il popolo edomita commise un grave peccato contro Dio, perchè odiò Israele nel tempo della punizione e abbandono dell’Eterno, perciò arriverà per Edom la vendetta, che gli ebrei rivendicano: ”Ricordati, o Eterno, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano: -Demolitela, demolitela, fin dalle fondamenta!” (Slm.137:7).

Gli Edomiti non ebbero pietà dei loro fratelli, li derisero per la loro sventura.

Il verso 5 della versione biblica Diodati riporta: ”Perciocchè tu hai avuto inimicizia antica ed hai atterrati i figliuoli d’Israele per la spada, nel tempo del colmo dell’iniquità”.

Questo è avvenuto, quando Israele fu data in mano dei loro nemici e Gerusalemme fu saccheggiata e distrutta, dando origine al fenomeno detto della diaspora degli Ebrei, iniziata settanta anni dopo Cristo.

Edom in quel momento si rallegrò per quello che Dio fece a Israele, dicendo: ”…Quelle due nazioni e quei due paesi (Giuda, Gerusalemme e Israele) saranno miei; noi li possederemo, anche se là c’era l’Eterno” (v.10).

Così avvenne, che gli Edomiti per un periodo, presero possesso del territorio israelita, Dio ha riportato il suo popolo nella terra che diede loro per promessa ai padri Abramo, Isacco e Giacobbe (Israele). Dio ha quindi riportato nella loro terra il residuo d’Israele, popolo superstite del grande massacro nazista, che Dio si scelse dalla discendenza di Abramo, abitando nuovamente Gerusalemme (dal 1948).

Gli Edomiti hanno avuto sempre avversione ed ostilità verso gli ebrei, perfino gli hanno mosso guerra dal 1947 al 1949, ma Dio è stato con il suo popolo, vincendo sugli avversari e guadagnando più territorio di quello che gli era stato assegnato dall’ONU.

I nemici di Israele, di religione musulmana, in tutte le battaglie intraprese contro il popolo di Dio sono stati sconfitti; segno evidente che Dio era con gli ebrei, pur essendo in minoranza numerica.

Il motivo delle vittorie risiede nel fatto che Intorno ad Israele, Dio ha posto una protezione, la quale sarà tolta solo negli ultimi sette anni, che comprendono il regno del devastatore, l’uomo con lo spirito di Satana: ”Poi egli rimosse la protezione di Giuda, e in quel giorno tu hai rivolto lo sguardo all’arsenale del palazzo della Foresta” (Is.22:8).

Il palazzo della Foresta del Libano, così chiamò Salomone la sua casa reale, colma d’immense ricchezze.

Questa profezia è rivolta all’uomo che Dio chiama il devastatore, che negli ultimi anni, entrerà in Gerusalemme per distruggerla ed impadronirsi di tutte le sue ricchezze, armi e tesori che Israele ha accumulato in sessantadue anni, da quando è stato costituito lo Stato d’Israele nel 1948.

La profezia si rivolge precisando: ”Poiché ti sei rallegrato perchè l’eredità della casa d’Israele era ridotta una desolazione, così io farò con te; diventerai una desolazione, o monte Seir, e anche tutto quanto Edom. Allora riconosceranno che io sono l’Eterno” (v.15).

Dio li ripagherà a suo tempo, perché a Dio “…appartiene la vendetta, io darò la retribuzione…” (Ebr.10:30).

Oggi loro fanno opposizione ad Israele e li odiano, ma Dio sta aspettando il momento, che ha deciso, per mettere fine alla loro alterigia; allora essi non diranno più che lo stato di Israele non deve esistere più, ma saranno loro ad essere una desolazione. Quel tempo è molto vicino.

Capitolo 36.

La parola dell’Eterno fu rivolta nuovamente al profeta, ancora contro le nazioni vicine ad Israele, che presero possesso del Paese, quando Dio percosse gli ebrei per tutte le loro iniquità commesse, disperdendoli “ai quattro venti del cielo”, tra le nazioni di tutta la terra.

Gli ebrei divennero così oggetto di disprezzo tra le nazioni e tutto Israele diventò un luogo devastato e desolato, una buona occasione per i popoli confinanti, che ne approfittarono subito, prendendone possesso. “Perciò così dice il Signore, l’Eterno: -Si, nel fuoco della mia gelosia io parlo contro il resto delle nazioni e contro tutto Edom che hanno fatto del mio paese il loro possesso con tutta la gioia del cuore e disprezzo dell’anima, per cacciarlo come preda” (v.5).

Dio è contro i popoli che invasero il paese desolato di Israele, a causa del furore di Dio per i peccati del suo popolo.

Quando Egli lo disperse, però stabilisce che, come Israele ha sofferto l’oltraggio delle nazioni, così i popoli circostanti porteranno in ugual modo il vituperio.

Ad Israele l’Eterno proclama: ”Poiché ecco, io sono per voi, mi volgerò verso di voi e sarete coltivati e seminati. Farò moltiplicare su di voi gli uomini, tutta la casa d’Israele; le città saranno abitate e le rovine ricostruite” (v.9,10).

La profezia riguarda l’inizio del millennio in cui ci saranno dei nuovi cieli e della nuova terra (Is.66:22), che sarà benedetta. In essa abiterà la giustizia eterna, che Dio ha stabilito per Israele, in cui gli uomini e le bestie saranno moltiplicati e fecondi.

Nel millennio non ci sarà alcuno che commetta abominazioni, o che sia contaminato, perché l’empio sarà sterminato prima, “E nulla d’immondo e nessuno che commetta abominazione o falsità vi entrerà mai, ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello” (Apoc.21:27).

Dio renderà ancora al suo popolo ciò che gli aveva giurato nei tempi passati, la terra promessa; farà prosperare Israele, tanto che a loro sottometterà tutti i popoli della terra: ”Si, farò camminare su di voi degli uomini, il mio popolo d’Israele; essi vi possederanno e voi sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli” (v.12).

La promessa è per Israele con molte benedizioni.

Le nazioni non li scherniranno più, ma si prostreranno davanti a loro, come il profeta rivela: ”I re saranno i tuoi padri adottivi e le loro regine saranno le tue nutrici, essi si prostreranno davanti a te con la faccia a terra e leccheranno la polvere dei tuoi piedi; così saprai che io sono l’Eterno e che coloro che sperano in me non saranno svergognati” (Is.49:23).

Ancora l’Eterno rivela al profeta l’iniquità di Israele, mentre abitavano il paese, che Dio aveva dato loro in eredità.

Essi si comportavano indegnamente, si rendevano impuri come una donna durante il suo ciclo mestruale, perciò Dio riversò su di loro il suo furore: ”Così li dispersi fra le nazioni e furono disseminati per tutti i paesi; li giudicai secondo la loro condotta e secondo le loro azioni” (v.19). Arrivati fra le nazioni dove erano andati, profanarono il nome di Dio, “…perché di loro si diceva: -Costoro sono il popolo dell’Eterno, eppure hanno dovuto uscire dal suo paese” (v.20).

Dio agirà in quel modo, non per loro, ma per amore del suo santo nome, che loro profanarono fra le nazioni dove sono andati.

Dio ha riportato nel 1948 in Israele, solo una parte di tutti gli ebrei, che abitano ancora tra i popoli gentili, ma negli ultimi sette anni prima del millennio tutti torneranno nella loro patria (v.24). Egli santificherà il suo grande nome e le nazioni riconosceranno che l’Eterno è Dio, quando sarà santificato in mezzo al suo popolo, davanti a tutti. Prima che inizi il millennio, saranno purificati con acqua pura, lavati da tutte le loro iniquità e dalle abominazioni idolatre, “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti. Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità; chiamerò il frumento, lo farò abbondare e non manderò più contro di voi la fame” (v.26-29).

In Israele ci sarà abbondanza di cibo, i frutti degli alberi e tutti i prodotti dei campi saranno moltiplicati: “Allora vi ricorderete delle vostre vie malvagie e delle vostre azioni che non erano buone e diventerete ripugnanti ai vostri stessi occhi per le vostre iniquità e le vostre abominazioni” (v.31). Dio agirà non per amore degli ebrei, che li esorta a vergognarsi delle loro vie, dichiarando inoltre che, nel giorno della loro purificazione, tutte le città saranno nuovamente abitate e le rovine ricostruite, così tutti vedranno e diranno: “…Questa terra che era desolata è divenuta come il giardino dell’Eden, e le città devastate, desolate e rovinate sono ora fortificate e abitate-. Allora le nazioni che saranno rimaste intorno a voi riconosceranno che io, l’Eterno, ho ricostruito i luoghi distrutti e piantato la terra desolata. Io, l’Eterno, ho parlato e lo farò” (v.35,36).

Dio si farà trovare e supplicare dal suo popolo, così loro si moltiplicheranno, come un gregge, “Come un gregge di pecore consacrate, come il gregge di Gerusalemme nelle sue feste solenni, così le città devastate saranno riempite di greggi di uomini. Allora riconosceranno che io sono l’Eterno” (v.38).

In questo capitolo, la profezia ha presentato un ampio aspetto di questo popolo e delle nazioni gentili, mostrando il loro comportamento verso Israele e quello della casa di Israele verso Dio.

E’ evidenziato quello che avverrà alle nazioni confinanti col popolo di Dio ed espone anche le benedizioni che Dio ha preparato per il suo popolo amato e scelto fin dalla fondazione del mondo (Gen.3:15), descritto come “…una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle (12 tribù)” (Apoc.12:1).

Israele è raffigurata ad una donna vestita di sole, perché è inondata dalla gloria dell’Eterno; durante il millennio: “Egli abiterà con loro, e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio” (Apoc.21:3). La donna è anche rappresentata con la luna sotto i suoi piedi, ovvero tutti i popoli della terra saranno sottoposti ad Israele, “Anche i figli dei tuoi oppressori verranno inchinandosi a te, e tutti quelli che ti hanno disprezzato si prostreranno alle piante dei tuoi piedi e ti chiameranno -la città dell’Eterno-, -la Sion del Santo d’Israele-” (Is.60:14).

Il popolo di Dio, dalla Diaspora in poi.

La terza parte degli ebrei, scampati dalla peste, dalla fame e dalla spada, furono dispersi a “tutti i venti” (Ez.5:12) e Dio sguainò contro di loro la sua spada. Infatti gli ebrei sono stati perseguitati, ovunque essi andassero, fino al compimento delle sessantadue settimane, terminate con la creazione dello stato ebraico.

Il territorio del nascente stato di Israele fu definito nel 1947, quando l’ONU delineò i suoi confini e le mura di Gerusalemme furono ricostruite.

Tutto questo avvenne in tempi angosciosi per gli ebrei, come la profezia lo indica esattamente: ”…altre sessantadue settimane; piazza e fossato saranno nuovamente ricostruiti, ma in tempi angosciosi” (Dan.9:25).

Come determinato, Gerusalemme è tornata ad appartenere al popolo di Dio nel 1948, proprio dopo le tragiche vicende della Shoah, lo sterminio di circa sei milioni di ebrei perpetuato dai nazisti, che la profezia definisce ”…in tempi angosciosi”.

Dalla nascita dello stato di Israele sono già passati, oggi 2011, circa 63 anni e le profezie di Daniele (9:25), indicano per Israele 70 settimane per far cessare la trasgressione, mettere fine al peccato ed espiare l’iniquità, perché trionfi finalmente la giustizia eterna:

– di cui sette sono trascorse dall’editto del re Ciro per la ricostruzione di Gerusalemme, dopo l’esilio babilonese (Esdra 6:3), fino alla nascita del Messia;

– altre sessantadue settimane sono passate, il cui inizio è associato con la distruzione del tempio di Gerusalemme e la presa della città nel 70 d.C., mentre la fine di questo periodo è coincisa con la nuova ricostruzione di piazza e fossato, lo stato d’Israele, nato nel 1948.

Gerusalemme fu nuovamente abitata dagli ebrei, alla nascita dello stato di Israele, alla fine delle sessantadue settimane di esilio;

– manca ancora l’ultima settimana conclusiva delle settanta, divisa in due periodi ciascuno di tre anni e mezzo circa, dove gli ultimi 1260 giorni sono indicati come grande tribolazione ”…e ci sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato da quando esistono le nazioni fino a quel tempo…” (Dan.12:1; Mrc.13:19).

Possiamo affermare che oggi viviamo, insieme ad Israele, gli ultimi settanta anni circa, pausa intercorsa tra le sette e le sessantadue settimane, ovvero dalla nascita del Messia alla distruzione del tempio di Dio in Gerusalemme.

Dei settanta anni circa sono trascorsi più di sessantatre anni, iniziati nel 1948. Al compimento dei settanta anni, Israele entrerà nell’ultima settimana del periodo finale (sette anni): mancano soltanto sette anni circa.

Per noi gentili, appartenenti alla chiesa o Sposa di Cristo, adesso è il tempo coincidente con quello dell’ultima epistola rivolta alla chiesa di Laodicea in Apocalisse.

E’ l’ultimo periodo, è il tempo dell’apostasia, come profetizzato dall’apostolo Paolo: “Nessuno v’inganni in alcuna maniera, perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e prima che sia manifestato l’uomo del peccato, il figlio della perdizione” (2Tes.2:3).

Prima che inizi per Israele l’ultima settimana, avverrà il rapimento dei credenti (Sposa di Cristo), allora sarà tolta la pace dalla terra (Ap.6:4). Israele, troverà salvezza tutti quelli che riconosceranno l’errore, per mezzo della sapienza, riconosceranno il Cristo e faranno cordoglio per Lui (Dan.11:33; Zac.12:10) .

I salvati ebrei sono definiti come un esercito di stelle del cielo, (Dan.12:3; Apoc.12:4) tutti quelli che hanno il loro nome scritto nel libro della vita: Una parte di loro sarà composta dal residuo, protetto durante la grande tribolazione e paragonati ad una donna, “E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio, perché vi sia nutrita per milleduecentosessanta giorni” (Apoc.12:6).

La donna è riferita sempre al residuo delle 12 tribù e, quando sarà posta in salvo, Satana farà guerra al suo rimanente, ovvero al resto delle dodici tribù, la terza parte, che riconoscerà la testimonianza di Gesù, come dichiarato nella profezia dell’apostolo Giovanni “Il dragone allora si adirò contro la donna e se ne andò a far guerra col resto della progenie di lei, che custodisce i comandamenti di Dio ed ha la testimonianza di Gesù Cristo” (Apoc.12:17). Una parte dei santi saranno protetti da Dio durante la grande tribolazione e l’altra parte cadranno per le mani della bestia (l’uomo con lo spirito di Satana) questi saranno i martiri della grande tribolazione, a loro si uniranno i martiri che aspettano vendetta del loro sangue (Apoc.6:9). La descrizione del verso di Apocalisse 12:4, la bestia con la sua coda ovvero il suo esercito ucciderà (gettò a terra) la terza parte delle stelle (i savi o santi, Dan.11:33).

“La sua coda trascinava dietro a sé la terza parte delle stelle del cielo e le gettò sulla terra…“ (Apoc.12:4) e “Si ingrandì fino a giungere all’esercito del cielo, fece cadere in terra parte dell’esercito e delle stelle e le calpestò” (Dan.8:10).

Terminato il periodo del regno di Satana (1260 giorni) chiamato anche grande tribolazione, avverrà la guerra nella valle di Giosafat, dove l’empio (la bestia e l’anticristo o falso profeta), con tutto l’esercito dei sedotti, morirà di spada (Amos 2:22). Al termine della guerra quando l’empio non esisterà più, Dio purificherà tutto col fuoco (2Pt.3:10), creando poi nuovi cieli e nuova terra (Is.66:22) e di nuovo ungerà il luogo santissimo; “…per mettere fine al peccato, per espiare l’iniquità, per far venire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo” (Dan.9:24).

Allora inizierà il millennio ed avverrà quanto presentato nei versi seguenti di questo capitolo: ”Spanderò quindi su di voi acqua pura e sarete puri; vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. …Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio” (v.25-28).

Per Israele non ci sarà più fame, Dio manderà frumento e moltiplicherà il frutto degli alberi.

Il Signore afferma: ”Non è per amore di voi che io opero…- sappiatelo bene. Vergognatevi e siate confusi a motivo delle vostre vie, o casa d’Israele” (v.32).

Così Dio li purificherà e toglierà tutte le loro iniquità (Dan.9:24).

Le città saranno ricostruite, la terra sarà coltivata ed i passanti allora pronunceranno: ”Questa terra che era desolata è divenuta come il giardino dell’Eden, e le città devastate, desolate e rovinate sono ora fortificate e abitate. Allora le nazioni che saranno rimaste intorno a voi riconosceranno che io, l’Eterno, ho ricostruito i luoghi distrutti e piantato la terra desolata. Io, l’Eterno, ho parlato e lo farò” (v.35,36).

Da notare che come in molti altri passi profetici, viene assicurato che non tutti gli abitanti della terra moriranno nella guerra che si terrà contro Gesù, nella Valle di Giosafat vicino Gerusalemme, prima dell’inizio del millennio ma un residuo, tratto da tutti i popoli e da tutte le nazioni gentili, rimarranno in vita, per ripopolare la terra.

Loro riconosceranno che chi fa tali opere è l’Eterno e perciò l’adoreranno. “E avverrà che ogni sopravvissuto di tutte le nazioni venute contro Gerusalemme salirà di anno in anno ad adorare il Re, l’Eterno degli eserciti, e a celebrare la festa delle Capanne” (Zac.14:16).

(continua)