Capitolo 14.

L’apostolo e profeta Giovanni rivela quanto vide “Poi guardai e vidi l’Agnello che stava in piedi sul monte Sion, e con lui erano cento quarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla fronte” (v.1).

Udì pure una voce dal cielo come il fragore di grandi acque e come un suono di arpe suonate da arpisti”.

Come è scritto, i 144 mila appartengono ad ogni tribù d’Israele e canteranno un cantico nuovo, non più il cantico di Mosè (Deut.31:30; 32;44; Ap.15:3). Nessun altro potrà imparare quel cantico. Essi canteranno davanti alle quattro creature viventi (cherubini) e agli anziani, ovvero i 12 apostoli e i 12 rappresentanti del popolo israelita.

Come apprendiamo, essi sono stati scelti da tutte le tribù ebree, per essere le primizie del popolo d’Israele per Dio e per L’Agnello (Gesù). Essi staranno insieme con Gesù sul monte Sion e lo seguiranno,  ovunque Egli vada.

Essi sono quelli che non si sono contaminati con donne, poiché sono vergini. Nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili” (v.5). Loro sono dichiarati le primizie d’Israele, perché il popolo ebreo non entrerà nel regno di Dio, se non dopo i mille anni, mentre i 144mila israeliti staranno insieme a Gesù con la sua sposa, prima del millennio.

Infatti, come i 144mila, anche la Chiesa o sposa sarà con Cristo, ovunque Egli vada, come confermato: “ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Gv.14:3). A differenza della sposa o Chiesa, essi porteranno il nome di Dio e di Cristo sulla loro fronte.

Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante il vangelo eterno per annunciarlo a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo” (v.6)

L’angelo dichiarava con voce forte: “-Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio-”. Questo avvertimento sarà rivolto al residuo ebreo, che dovrà convertirsi, per vivere negli ultimi mille anni e ripopolare la terra d’Israele.

Durante il millennio, insieme al residuo ebreo, ci saranno dei superstiti dalla battaglia di Armagheddon, un residuo gentile, che Dio sceglierà da ogni nazione, tribù, lingua e popolo per ripopolare le nazioni, come rivelato, in analogia, dal profeta: “Vi rimarranno alcuni grappoli da racimolare, come quando si bacchiano le olive: due o tre olive in cima ai rami più alti, quattro o cinque sui rami più carichi», dice l’Eterno, il DIO d’Israele” (Is.17:6).

Essi riconosceranno e adoreranno l’unico vero Dio (Ap.6:15-17), come a tutti è annunciato: “Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque” (v.7).

Dopo questo inizierà il regno satanico: “Poi un secondo angelo seguì dicendo: -Caduta, caduta è Babilonia la grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell’ira della sua prostituzione-” (v.8). All’inizio dell’ultimo regno di 1260 giorni, l’uomo bestia riceverà il regno insieme ai suoi dieci re, indicati come corna (potenza). Essi bruceranno col fuoco Babilonia, cioè la sede del regno cattolico: “Le dieci corna che hai viste e la bestia odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la consumeranno con il fuoco” (Ap.17:16).

Già anticamente i profeti annunciarono la fine che farà questo regno iniquo, fondato da satana per essere adorato sotto ogni immagine (Is.14:4; cap.47 e 48; Ger.50:23-46; cap.51).

Dopo la distruzione col fuoco della città idolatra, specificata in similitudine con il nome di Babilonia, da Babele, cioè confusione (Gen.11:9), tutti dovranno farsi mettere sulla loro mano o sulla fronte (Ap.13:11-18) un marchio con il nome o il numero del nome della bestia, l’uomo che verrà dal mare, dai popoli e nazioni.

“Seguì un terzo angelo, dicendo a gran voce: -Chiunque adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, egli pure berrà il vino dell’ira di Dio versato puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all’Agnello–“ (v.9,10). Non ci sarà scampo per alcuno, perché tutti saranno obbligati a prendere il marchio del nome dell’uomo regnante, dal più piccolo al più grande, dal più povero al più ricco. Solo il residuo santo degli israeliti di ogni tribù non adorerà l’immagine dell’uomo regnante e, per questo, sarà ucciso; loro saranno i martiri della grande tribolazione (Ap.20:4; Dan.11:32-35).

Tutti gli empi che hanno rifiutato la Grazia, offerta gratuitamente da Cristo Gesù, prenderanno sicuramente il marchio, anche quei credenti disubbidienti o instabili che oggi attestano che non prenderanno assolutamente il marchio, se ci si trovassero a decidere. Il profeta assicura che certamente anche loro berranno (Ger.49:12) il vino dell’ira di Dio (Gv.3:36). Il vino, in simbolo, ubriacherà tutti con uno spirito di menzogna (2Tes.2:11), versato puro nel calice della sua ira.

Al termine, avverrà ad essi che: “Il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli. Chiunque adora la bestia e la sua immagine, e prende il marchio del suo nome, non ha riposo né giorno né notte. Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù”. Quelli che osserveranno il comandamento di Dio e avranno fede in Gesù non prenderanno il marchio. Essi sono destinati alla morte, come rivela il profeta “Certo non sarà espiato questo vostro peccato, finché non sarete morti-, dice il Signore, Dio degli eserciti” (Is.22:14; Dan.11:32-35).

 “E udii una voce dal cielo che diceva: -Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono” (v.11-13). Tutto il residuo dei santi d’Israele, come è scritto, si convertiranno, opereranno secondo giustizia, riconoscendo il Cristo di Dio e così metteranno in pratica i Suoi comandamenti. Per questo motivo saranno uccisi dal regnante dominatore, perché non adoreranno la sua immagine. Essi saranno beati, perché moriranno martiri per il Signore, come evidenziato, perché per essere salvati, dovranno dare la loro vita (Dan.11:32-35). Essi risusciteranno nella prima risurrezione (Ap.20:5,6) e si riposeranno da tutte le loro angosce e fatiche.

 La mietitura e la vendemmia.

 “Poi guardai e vidi una nube bianca; e sulla nube stava seduto uno, simile a un figlio d’uomo, che aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata” (v.14). Sul capo di Gesù, indicato come uno simile a un Figlio d’uomo, è posta una corona d’oro, raffigurante la sposa o Chiesa, che sarà sempre con Lui, ovunque Egli vada, mentre la falce affilata rappresenta la Parola di Dio.

La mietitura significa la morte o l’uccisione di tutti i santi, perché non prenderanno il marchio e non adoreranno l’immagine dell’uomo regnante, come già determinato da Dio: “-Questo vostro peccato non sarà espiato, finché non sarete morti-, dice il Signore, l’Eterno degli eserciti” (Is.22:14; Dan.11:32-35).

Gesù riceverà ordine da Dio, tramite un angelo: “Metti mano alla tua falce e mieti; poiché è giunta l’ora di mietere, perché la mèsse della terra (Israele) è matura” (v.15). Così, tutto il residuo rimasto (Ap 12:17), che dovrà dare la vita per la propria salvezza, sarà ucciso, in analogia, mietuto, ovvero tagliato, portato via.

Dopo che i martiri saranno tolti, allora terminerà l’ultimo regno di 1260 giorni.

Dopo un brevissimo tempo, avverrà la vendemmia, ovvero l’uccisione degli empi nella valle di Giosafat o di Armagheddon  (Gioele 3:12; Ap.16:16; 19:11-21).

Gesù riceverà ancora un ordine tramite l’angelo: “Metti mano alla tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature. L’angelo (Cristo Gesù) lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio. Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue che giungeva fino al morso dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi” (v.18-20).

In similitudine, la vendemmia dei grappoli della vigna si riferisce a tutte le nazioni, che scenderanno nella “Valle del Massacro” (Ger.19:6), dove per ordine di Gesù, tutti i combattenti di ogni popolo e nazione si uccideranno a vicenda (Ez.38:21; Aggeo 2:22), mentre il tino è il luogo indicato dal profeta, dove si terrà la guerra nella: “Valle della Visione”  (Is.22:1).

Tutti i popoli e nazioni, da ogni parte, dovranno andare a combattere in Israele, per ordine di Dio. La guerra avverrà fuori Gerusalemme.

Anche il profeta Gioele rivela quanto visto dall’apostolo e profeta Giovanni: “Date mano alla falce, perché la mèsse è matura! Venite, pigiate, poiché il torchio è pieno, i tini traboccano; poiché grande è la loro malvagità” (Gioele 3:9-14; Is.63:1-6). Gesù apparirà nel cielo sopra un cavallo bianco, segno di vittoria. Egli è “…Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia” (v.11) ed  avrà nella sua bocca una spada affilata per colpire le nazioni (Ap.19:11-21).

Questa battaglia è indicata in analogia, come vendemmia perchè: “…uscì tanto sangue, che giungeva sino alle briglie dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi” (Ap.14:20). Questo è il motivo, per il quale dovranno morire di spada.
Infatti, anche il profeta Isaia, a tale proposito, rivelò: “…io li ho calcati nella mia ira, li ho calpestati nel mio furore; il loro sangue è spruzzato sulle mie vesti, ho macchiato tutti i miei abiti” (Is.63:3; Ez.39:18,19).

Capitolo 15.

Nei versi precedenti abbiamo notato gli altri flagelli: quelli dei sigilli destinati per i popoli, che non si sono convertiti durante la Grazia e quelle delle trombe riservate solo per Israele e per le nazioni musulmane.

Sia i flagelli dei sigilli che quelli delle trombe accadranno nei primi 1260 giorni (3 anni e mezzo).

Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi si deve compiere l’ira di Dio”. Con queste ultime sette coppe terminerà il regno di Satana e anche l’ira di Dio contro tutti gli empi, che avranno preso il marchio, durante il periodo della grande tribolazione.  Le sette coppe saranno versate, durante la grande tribolazione, dai sette angeli e sono dei flagelli terribili.

Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco e coloro che avevano vinto la bestia e la sua immagine e il numero del suo nome, stavano ritti sul mare di cristallo”. Tutti i santi, che avranno dato la loro vita per Cristo, staranno alla presenza di Dio e accompagneranno il canto con le arpe divine “…cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello

E’ confermato che tutti i martiri della grande tribolazione appartengono al popolo di Dio, perché essi canteranno il cantico di Mosè, a testimonianza che i martiri provengono da Israele. Essi canteranno pure il cantico dell’Agnello, perché riconosceranno che Egli è il Figlio di Dio, il quale fu ucciso dai loro padri (At. 5:30).

Il meraviglioso canto rivela la divina presenza di Dio con gli uomini durante i mille anni:  “Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti! Chi non temerà, o Signore, e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo. Tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te, perché i tuoi giusti giudizi si sono manifestati” (v.3,4).  Infatti, durante tutto il millennio, le genti di ogni popolo e nazione si prostreranno e adoreranno il Signore Dio Onnipotente (Zac.14.16; Rom.14:11).

Si aprirà “…nel cielo il tempio che contiene la Tenda della Testimonianza; dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto di cinture d’oro” (v.5,6).  I sette angeli che verseranno le coppe sono angeli di origine umana, identificati nel vestito di lino puro, splendente e con le cinture d’oro al petto, simili a Cristo (vedi Ap.1:13; 19:6;14).

Agli angeli saranno consegnate le sette coppe d’oro “…colme dell’ira di Dio che vive nei secoli dei secoli. Il tempio si riempì del fumo che usciva dalla gloria di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel tempio finché non avessero termine i sette flagelli dei sette angeli” (v.7,8).  Il fumo della gloria e della potenza di Dio impedirà a chiunque di entrare nel tempio, durante tutti i 1260 giorni del regno satanico.