Gesù, avendo compiuto il sacrificio una volta per sempre e per tutta l’umanità, è ritornato dal Padre, rappresentato dall’uomo nobile della parabola, che partì per ricevere tutta l’investitura del regno, ma prima di andarsene, dette qualcosa.
Lascia un onere a poche persone.

La parabola indica simbolicamente dieci mine per altrettanti suoi servi, ma a tutti ne ha consegnato.
Gesù afferma che il mondo lo ha odiato, come risulta dal racconto da parte dei suoi cittadini, rifiutandolo come sovrano.

Gesù ha fissato un tempo per il suo ritorno, che sta per scadere.
Lui è alle porte, anche tu hai ricevuto una mina come gli altri, ma quanto ti ha fruttato, quante ne puoi restituire nelle mani del tuo Signore, oppure ti giustificherai davanti a Lui pur sapendo, nello stesso modo che viene citato, che Egli prende ciò che non ha depositato e miete ciò che non ha seminato, per cui rendi solo quello che ti fu dato.
Gesù ti rimprovererà in quanto cattivo ed infedele servitore, giudicando con le tue stesse parole.

Tu ed io abbiamo le stesse mine a nostra disposizione, con la responsabilità e l’impegno di farle fruttare.
La parola di Dio è la stessa, seminiamo grandemente e raccoglieremo in abbondanza. Consegniamo il frutto della sua Parola al ritorno del Signor Gesù Cristo ed Egli, approvando nostro fedele operato, ci premierà secondo la misura del nostro frutto.
Tutti noi riceveremo proporzionalmente alla nostra fatica, in base al nostro impegno.

Chi di noi avendo ricevuto gratis, non corre a condividerne col suo prossimo?
Ama il tuo prossimo come te stesso, desidera dunque che anche altri ricevano quello che tu hai ricevuto “…questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica (Deut. 30:14).
La sua Parola rimanga nel nostro cuore, mettiamola in pratica, ubbidendo ad essa e quindi vivremo, diamola agli altri e vivranno anch’essi.