Capitolo 21.

Profezia sulla fine.

Gerusalemme sarà data in mano del nemico.

Un capo del nord andrà contro il sud con un grande esercito e farà quello che vorrà (Dan.11:16) in tre anni e mezzo circa, poi subentrerà Satana, il dragone che darà tutta la sua autorità ad un uomo, chiamato la bestia per la sua grande ferocia, egli regnerà per 1260 giorni.

Questo periodo è definito della grande tribolazione, che si concluderà con il giudizio nella guerra della Valle della Visione (Is.22) o della Valle di Giosafat (Gioele.3:2) o della Valle del massacro (Ger.19:6) o di Armagheddon (Apoc.16:16).

Israele non ha mai riconosciuto il suo peccato e perciò non si ravvide; non ascoltò la parola dell’Eterno e quindi avvenne ciò che Ezechiele aveva profetizzato: il fuoco bruciò la foresta del Neghev e tutti gli abitanti morirono.

Dio intervenne ancora ed invitò il profeta a rivolgere la sua faccia verso Gerusalemme ed a parlare contro i luoghi santi e contro Israele, dicendo: “Figlio d’uomo, rivolgi la faccia verso Gerusalemme, parla apertamente contro i luoghi santi e profetizza contro il paese d’Israele e di’ al paese d’Israele: così parla l’Eterno: ecco, io sono contro di te. Io estrarrò la mia spada dal suo fodero e reciderò da te il giusto e il malvagio” (v.7,8).

Questa profezia si attuerà, quando Dio stabilirà che Gerusalemme e il luogo santo siano calpestati dai Gentili (Dan.8:13; Mt.24:15; Lc.21:24) e consegnati sotto il potere di colui che è stato designato per distruggere (Is.54:16).

Durante il regno del devastatore, Dio permetterà che, insieme all’empio, sia eliminato anche il giusto. Quest’ultimo però avrà sapienza, perché riconoscerà e confesserà che il Cristo è il vero Messia, il Salvatore e, per questo motivo, verrà ucciso (Dan.11:33) dalla bestia, l’uomo spregevole ma Dio lo risusciterà in seguito, nella prima resurrezione.

La spada dell’Eterno sarà contro tutti, dal nord al sud.

Per Israele ci sarà una grande angoscia per tutti i sette anni, mentre il residuo scelto, che entrerà nel millennio, non subirà alcun danno e nessun male si accosterà: “Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma a te non si accosterà” (Slm.91:7). Il residuo sarà portato da Dio in un luogo sicuro, nel deserto (Apoc.12:6), che si trova nel paese di Moab (Is.16:3,4). Dio metterà in grado il residuo di vedere ciò che avverrà agli empi “Basta che tu osservi con gli occhi e vedrai la retribuzione degli empi” (Slm.91:8).

Durante il dominio della bestia, saranno 1260 giorni terribili, di grande tribolazione, perché la bestia ucciderà il rimanente dei santi, li abbatterà e cadranno. Essi sono la terza parte dei giusti (Apoc.12:4). Moriranno anche gli empi ed i superstiti, che saranno uccisi nella valle di Giosafat (Gioele 3) con la spada, insieme a tutti i popoli della terra accorsi per combattere contro Gesù, il RE dei Re, il SIGNORE dei Signori.

La profezia è diretta a loro: ”Ho rivolto la punta della spada contro tutte le loro porte, perchè il loro cuore si strugga e molti cadano…” (v.20). I popoli comprenderanno che è la vendetta di Dio, che si sta abbattendo su tutta l’umanità iniqua. Essi verranno meno, il loro cuore si struggerà, le loro ginocchia saranno indebolite e si scioglieranno come acqua (v.12).

La profezia si attuerà fino alla completa distruzione dell’empio. La spada dell’Eterno è affilata e ben lucidata per compiere l’ultimo massacro: “Il Signore l’ha data a lucidare per impugnarla; la spada è affilata e lucidata per darla in mano di chi uccide” (v.16).

Gesù è colui che combatterà nella guerra chiamata di Armagheddon o della Valle di Giosafat, che ha la spada a due tagli (Apoc.19.15) e che, alla Sua parola, saranno tutti trafitti, compresi gli empi, appartenenti al popolo di Dio (Israele).

Non ci sarà alcuna persona, fra tutti gli abitanti di Israele rimasti, che potrà scampare dalla spada dell’Eterno, perchè sarà rivolta contro tutti. Chi può sfuggire davanti all’ira di Dio? “…Ah, è fatta per brillare, è affilata per il massacro. O spada, sii spietata! Volgiti a destra, volgiti a sinistra, ovunque è diretta la tua lama” (v.20,21). In quel giorno alla Parola di Gesù tutti saranno presi da grande confusione e per questo si uccideranno l’un l’altro con la propria spada (Ez.38:21; Zac.14:13; Aggeo 2:22).

Non occorre ulteriore spiegazione a queste chiare parole, pronunciate da Colui che, con la sola sua Parola, formò l’universo che vediamo e ancora creò ciò che oggi è velato ai nostri occhi. E’ prossimo il giorno in cui si compiranno le settanta settimane per Israele (Dan.9:25). Si avvererà, alla lettera, quanto descritto in questi versi, appena citati.

I figli di Dio, che hanno accettato la salvezza per Grazia, ubbidendo con fede alla sua Parola, non devono temere questo momento, perchè esso non li riguarderà minimamente, anzi saranno con Gesù quando apparirà dal cielo su di un cavallo bianco (Apoc.19:11) mentre saranno interessati alla sconfitta quelli che non hanno voluto accettare la verità credendo alla bugia di Satana, vivendo empiamente, secondo la caparbietà del loro cuore e per la loro carnalità.

La profezia di questo capitolo, dal verso 23, espone quanto si verificherà all’inizio dei sette anni e degli ultimi 1260 giorni della grande tribolazione. Inizieranno da allora le grandi guerre e Gerusalemme sarà presa dal re del nord, come descritto in Dan.11:15,17. Costui farà un patto di pace per sette anni con molti popoli, compreso Israele, ma il patto sarà annullato dopo solo tre anni e mezzo, perchè subentrerà il vero devastatore, la bestia che sale dalla terra (da Israele) (Apoc.13) o l’uomo iniquo.

Il verso seguente indica in modo esplicito ciò che si compirà: “Traccia una strada per la quale la spada vada a Rabbah, città dei figli di Ammon, e un’altra perchè vada in Giuda, contro Gerusalemme, città fortificata. …Nella sua destra il responso della divinazione designa Gerusalemme per collocarvi gli arieti, per aprire la bocca e ordinare il massacro, per alzar la voce con grida di guerra, per collocare gli arieti contro le porte, per innalzare terrapieni e per costruire torri” (v.25,27).

In particolare, Israele insieme a tutti i musulmani (i popoli del sud) saranno dati in mano ad un re o capo, proveniente dal nord, che avrà la devastazione in suo potere per poco più di tre anni. Subentrerà infine chi possiederà lo spirito del serpente antico cioè Satana, egli sottometterà tutti i popoli a se, distruggendo in primo luogo le tre grandi religioni monoteiste, esposte dal profeta Daniele: “Io esaminavo quelle corna, ed ecco un altro piccolo corno spuntò tra quelle, e tre delle prime corna furono divelte dinanzi ad esso; ed ecco che quel corno avea degli occhi simili a occhi d’uomo, e una bocca che proferiva grandi cose” (Dan.7:8).

La bestia (Satana) entrerà pacificamente, paragonato ad un piccolo corno, che diventerà in pochissimo tempo molto grande, ma in breve, dopo 1260 giorni, sarà distrutto completamente insieme all’anticristo, il suo aiutante (vedere Dan.11:21 al 45; Apoc.13).

Entrambi partiranno dallo stesso paese per muovere guerra, con tutto il loro esercito, contro Israele, così l’ira di Dio si riverserà su tutti i popoli della terra che hanno disprezzato gli ebrei, suo popolo, farà vendetta, per mano del devastatore.

Sono 63 anni che i popoli circostanti vogliono togliere la terra ad Israele, senza accettare che Dio la diede loro per promessa ad Abramo, Isacco e Giacobbe; il popolo di Dio la possiederà in eterno. Tutti disprezzano Israele, come Ammon e Moab, popoli che avevano preso possesso del territorio che Dio promise al suo popolo, quando furono scacciati nel 70 d.C.

Dio ha tolto a loro quello che avevano usurpato ingiustamente, portando il residuo del suo popolo nuovamente in Gerusalemme. Il tempo sta per compiersi, perché Dio non starà più lontano da loro. Contro Moab e Ammon, i confinanti di Israele, proferisce: ”Ho udito il disprezzo di Moab e gli oltraggi dei figli di Ammon, con i quali hanno insultato il mio popolo e si sono ingranditi a danno del loro territorio” (Sof.2:8), gli attuali palestinesi.

La città (Gerusalemme) non sarà restaurata fino a quando ”… non verrà colui a cui appartiene il giudizio e al quale io la darò” (v.32), (vedi Gen.49:10). Chi giudicherà sarà Gesù (Atti 10:42), Dio gli affiderà ogni cosa, perché Egli è il RE di Israele, è il Vincitore e regnerà su Israele e tutti i popoli della terra gli ubbidiranno. Si compirà così la profezia rivelata dall’angelo Gabriele a Maria: “Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre; e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine” (Lc.1:32,33; cfr. Is.22:21; Slm.2:8)).

Prima che Dio, il Padre, affidi tutti i regni della terra a Gesù, saranno sterminati gli empi: sia ebrei e sia gentili. A tutti i responsabili dello stato d’Israele dice: “E tu, o corrotto e malvagio principe d’Israele, il cui giorno è giunto al tempo della punizione finale” (v.30).

La profezia è rivolta a tutti gli empi del suo popolo, che oggi stanno regnando su Israele; essi hanno combattuto e combatteranno fino alla fine per il loro territorio. Dio toglierà la sua protezione da Israele ed allora non servirà più la loro spada, essi saranno giudicati proprio nella loro terra di origine (Israele) insieme a tutti i popoli del mondo: “Rimetti la spada nel suo fodero. Io ti giudicherò nel luogo stesso dove fosti creata, nel paese della tua origine. …Sarai preda del fuoco, il tuo sangue sarà sparso in mezzo al paese; non sarai più ricordata, perché io, l’Eterno, ho parlato” (v.35,37).

Capitolo 22.

Dio rivela al profeta Ezechiele i peccati che il suo popolo commette in Israele e per i quali Egli, come già li aveva avvertiti in precedenza per mezzo del suo servo Mosè, li disperderà tra le nazioni: “Disperderò voi fra le nazioni e trarrò fuori la spada contro di voi; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte” (Lev.26:33) e “Li disperderò fra le nazioni, che né loro né i loro padri hanno conosciuto, e manderò dietro a loro la spada, finché li avrò interamente distrutti” (Ger.9:16), come pure “…ma li ho dispersi col turbine fra tutte le nazioni che essi non conoscevano. Così il paese rimase desolato dietro di loro, senza più nessuno che vi passasse o vi ritornasse. Di un paese di delizie essi fecero una desolazione” (Zac.7:14).

Dio decretò l’evento della Diaspora, cioè la dispersione degli ebrei tra le nazioni della terra, la cattività delle sessantadue settimane (Dan.9:25). Prima che essi entrassero nel paese, che Dio diede loro (Israele), pronunciò la sentenza dell’esilio, per bocca del profeta Mosè. “Disperderò voi fra le nazioni e trarrò fuori la spada contro di voi; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte” (Lev.26:33).

Dio conosceva il suo popolo e sapeva tutti i peccati che essi avrebbero commesso, perciò Mose li avverti, profetizzando tutto il male che Dio avrebbe mandato su di loro se non si fossero ravveduti. Dio, per mezzo del suo servo Mosè, dichiarò che avrebbe tolto a loro il sostentamento del pane e sarebbe diventato loro nemico, castigandoli sette volte più dei loro padri (Lev.26:14,39). Israele si comportò proprio com’era stato profetizzato, si allontanò dall’Eterno, prostrandosi davanti agli idoli stranieri; in loro abbondò ogni specie di peccato, descritto in questo capitolo.

Essi si sono macchiati anche di sangue innocente, del Messia, il Cristo (Mt.27:25). Loro stessi dichiararono, davanti a Pilato, che il sangue innocente di Gesù, fosse ricaduto su di loro e sui suoi figli (Mt.27:25), eccetto evidentemente il residuo di coloro che riconobbero che Egli era veramente il Figlio di Dio.

Come predetto da molti profeti, Israele diventò uno squallore e Gerusalemme fu espugnata con la spada e fu distrutta dalle fiamme, mentre i superstiti dovettero fuggire fra tutte le nazioni, l’avvenuta diaspora del 70 d.C.

È molto triste sapere che allora, in Israele, non ci sia stato più alcuno che avesse riconosciuto la Grazia di Dio offerta per mezzo del sacrificio di Gesù, come predicato da tutti gli apostoli.

Quando gli apostoli di Gesù, continuando la missione affidata sulla terra, notarono che gli ebrei rifiutavano la Grazia presentata loro, questa fu rivolta ai gentili. In Israele non rimase più alcuno che camminò in fedeltà a Dio, perché non si giudicarono degni della vita eterna, come sostenuto dall’apostolo Paolo e da Barnaba (Atti 13:46).

A tal proposito la profezia attesta: ”Io ho cercato fra loro un uomo che costruisse un muro e stesse sulla breccia davanti a me in favore del paese, perchè io non lo distruggessi, ma non l’ho trovato. Perciò io riverserò su di loro la mia indignazione, li consumerò col fuoco della mia ira e farò ricadere sul loro capo la loro condotta -, dice il Signore, l’ETERNO” (v.30,31).

Il profeta Isaia sostiene la stessa cosa, dichiarando: “Perché, quando sono venuto, non c’era nessuno? Perché, quando ho chiamato, nessuno ha risposto?…” (Is.50:2).

Quindi se ci fosse stato anche un solo uomo che avesse interceduto Dio per il popolo, l’Eterno non li avrebbe spazzati via e loro non si sarebbero trovati senza un posto per poter vivere in pace.

Tutte le profezie, riguardo alla Diaspora si sono avverate perché la cattività per Israele è terminata nel 1948, molto presto si compiranno le settanta settimane per il popolo di Dio e Gerusalemme tornerà a regnare sopra tutti i popoli, della quale ci occuperemo in seguito.

Capitolo 23.

La profezia, in similitudine, paragona i due regni, Israele e Giuda e le rispettive due città, dove risiedevano i loro re, Samaria e Gerusalemme, a due sorelle, figlie della stessa madre, perché provenienti entrambe da Israele, quando era un’unica nazione. Sia Samaria e sia Gerusalemme si prostituirono, adorando gli idoli egiziani ed iniziando a commettere abominazioni pagane: “I loro nomi sono: Oholah la maggiore e Oholibah sua sorella. Esse erano mie e partorirono figli e figlie. I loro nomi sono: Oholah è Samaria, Oholibah è Gerusalemme” (v.4).

Samaria (Oholah) adorò gli idoli Assiri e, per il loro peccato, Dio li fece andare in cattività proprio in Assiria, “Ella si prostituì con loro, con tutti i migliori uomini di Assiria, e si contaminò con tutti quelli per i quali si era infiammata, con tutti i loro idoli” (v.7). 

La profezia afferma che Oholibah e Oholah, sono le città di Samaria e Gerusalemme: sorelle perché, come già detto, entrambe appartenenti alle dodici tribù.

Un piccolo cenno alla storia di Israele.

Dopo la morte del re Salomone, il regno di Israele fu diviso in due parti, proprio come aveva preannunziato il profeta Ahijah a Geroboamo, servo di Salomone. Così Dio assegnò il regno di Israele, a nord del territorio, con capitale Samaria, a Geroboamo, servo di Salomone, che regnò su dieci tribù, mentre quelle di Giuda e di Beniamino furono riunite sotto il regno di Giuda, con capitale Gerusalemme, governate da Roboamo, figlio di Salomone. Sia Geroboamo e sia Roboamo si comportarono male agli occhi dell’Eterno, adorando idoli stranieri (1Re11:31-35; 1Re12:16-24).

Nella profezia, la città di Samaria è indicata con il nome di Oholah, mentre Gerusalemme la nomina con Oholibah. Anche dopo la separazione, gli abitanti non cessarono di adorare idoli stranieri, come lo fecero fin dall’uscita dalla schiavitù, non dimenticandosi e non abbandonando gli dei egiziani.

Quindi Israele, Oholah, anche se appartenente a Dio, si contaminò, commettendo abominazioni con idoli stranieri e, per sua disgrazia, anziché convertirsi dalle vie malvagie, nonostante Dio li avvertisse continuamente per mezzo dei profeti e dei veggenti, essi ”…non prestarono ascolto e indurirono il loro collo, come l’avevano indurito i loro padri, che non ebbero fede nell’Eterno, il loro DIO” (2Re17:14). Così Israele passò a servire gli idoli dei popoli assiri e per questo Dio “…abbandonerà Israele a causa dei peccati di Geroboamo, perchè ha peccato lui e ha fatto peccare Israele” (1Re14:16), dandoli in mano dei suoi “amanti”, ovvero degli Assiri: “Poi il re di Assiria invase tutto il paese, salì contro Samaria e l’assediò per tre anni” (2Re17:5).

Sua sorella Oholibah (Gerusalemme), la “…città che l’Eterno aveva scelto fra tutte le tribù d’Israele per mettervi il suo nome…” (1Re14:21), assisté all’invasione, vide l’orrore ed invece di prenderlo come segno di ammonimento e ravvedersi, continuò con le sue idolatrie e divenne più corrotta di lei, tanto che le sue prostituzioni furono peggiori di quelle di sua sorella Samaria o Oholibah (v.11).

Anche in essa si costruirono sugli alti luoghi, su tutte le alte colline e sotto ogni albero verdeggiante, steli ed Ascerim. Inoltre c’erano nel paese uomini che si davano alla prostituzione, adorando l’esercito del cielo (il sole, le stelle, la luna, ecc.).

Quindi l’Eterno mi disse: -Figlio d’uomo non giudicherai tu Oholah e Oholibah? Dichiara loro dunque le loro abominazioni. Infatti hanno commesso adulterio con i loro idoli e hanno addirittura fatto passare per il fuoco per essere divorati gli stessi loro figli che mi avevano partorito” (v.36,37).

Profanarono i sabati e contaminarono la casa dell’Eterno, immolando i loro figli agli idoli. Samaria e Gerusalemme arrivarono al punto che Dio non sopportò più la loro dissolutezza e perciò li disperse tra le nazioni, loro nemiche, per una lunga cattività di 62 settimane.

Gerusalemme fu considerata peggio di Samaria capitale di Israele. In essa si commettevano peccati in quantità superiore al resto, con i figli di Babilonia, in Caldea, loro terra di origine, perchè gli ebrei sono discendenti di Abramo, nativo di Ur dei Caldei (Gen.11:31).

Per questa ragione e proprio come fu per il destino di Samaria, Dio, per mezzo del profeta Ezechiele, dichiarò la distruzione di Gerusalemme: ”Così farò cessare la tua dissolutezza e la tua prostituzione iniziata nel paese d’Egitto; non alzerai più gli occhi verso di loro e non ti ricorderai più dell’Egitto” (v.27). Essa la consegnerà in mano ad uomini potenti, capitani e principi, i quali la tratteranno con furore, giudicandola con le sue stesse leggi e dove i suoi abitanti cadranno per la spada ed i superstiti saranno bruciati col fuoco.

Sia Samaria che Gerusalemme sono giudicate, bevendo dalla stessa coppa, saranno derise e schernite.

Gli israeliti, non avendo più dominio sulla loro terra, hanno vagato per tutto il mondo, ognuno dove Dio lo aveva destinato. Altrettanto fu per i giudei, cacciati, afflitti e disprezzati: ”Sarai ricolma di ubriachezza e di dolore, la coppa della desolazione e della devastazione, la coppa di tua sorella Samaria” (v.33).

Come leggiamo in queste profezie, tutto il popolo di Dio si è veramente comportato peggio delle altre nazioni, hanno perfino sacrificato i loro stessi figli agli idoli ”…gli stessi loro figli che mi avevano partorito. …Dopo aver immolato i loro figli ai loro idoli, in quello stesso giorno sono venute nel mio santuario per profanarlo; ecco cos’hanno fatto in mezzo al mio tempio” (v.37,39).

Oggi, noi rabbrividiamo solo a pensare, leggendo quanto è scritto, alle orrende abominazioni di ogni genere che commettevano gli ebrei, adoravano idoli fatti da mano d’uomo e rendevano loro sacrifici umani, facendo passare i loro figli e le loro figlie per il fuoco. Possiamo affermare che, non per poca cosa, Dio li abbia abbandonati, disperdendoli “ai quattro venti” tra le nazioni; questo avvenne nel 70 d.C. Vagarono come popolo senza regno per ben sessantadue settimane, ossia per circa 1878 anni. Gli anni dell’esilio si contano togliendo settanta anni dal rientro degli ebrei avvenuta nel 1948, nascita del nuovo Stato di Israele (1948 – 70 = 1878); l’esilio iniziò nel 70 d.C.

Dall’inizio alla fine della cattività di Israele, si sono confermate tutte le profezie che erano state loro predette per quel tempo. Ancora manca l’attuazione dell’ultima settimana delle settanta, (2300 giorni di Dan.8:14). Gesù annunciò quel tempo dicendo: “Quando dunque avrete veduta l’abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge pongavi mente)” (Mt.24:15). Satana metterà la sua residenza anche in Gerusalemme (Dan.11:45) per 1260 giorni, periodo chiamato della grande tribolazione (Dan.11:21,45). Il devastatore (Is.54:16) avrà potere di vita e di morte su chi vorrà. Dopo arriverà la sua fine. Infatti la bestia e l’anticristo moriranno in Israele, nella valle di Giosafat (Gioele 3), insieme a tutti i sedotti. Nel millennio, Dio farà “…cessare la dissolutezza nel paese, e tutte le donne saranno ammaestrate a non commettere più le vostre dissolutezze” (v.48). Negli ultimi anni Dio aprirà gli occhi al suo popolo e ristabilirà il residuo d’Israele secondo verità e giustizia, in eterno.

I due regni ebraici si comportarono come delle donne scellerate “…perché sono adultere e hanno del sangue nelle mani”. Compiutosi il tempo determinato da Dio, Giuda ed Israele furono date nelle mani dei loro nemici, come la profezia rivela: “Quella moltitudine le lapiderà con pietre e le farà a pezzi con le sue spade; ucciderà i loro figli e le loro figlie e darà alle fiamme le loro case…Faranno ricadere la vostra dissolutezza su di voi, e porterete così la pena dei peccati con i vostri idoli. Allora riconoscerete che io sono il Signore, l’Eterno” (v.47-49).

(Il residuo di Israele, scampato alla morte, fu disperso tra tutte le nazioni della terra, come ai quattro venti; la loro nazione fu annientata, Gerusalemme fu occupata dai gentili fino al comporsi del nuovo stato nel 1948, al termine della cattività durata 62 settimane, circa 1878 anni). 

Capitolo 24.

 “La parola del Signore mi fu rivolta il nono anno, il decimo mese, il decimo giorno del mese, in questi termini:

” Figlio d’uomo, scriviti la data di questo giorno, di quest’oggi! Oggi stesso, il re di Babilonia marcia contro Gerusalemme” (v.1,2). 

Dio ordina al profeta di scrivere la data in cui il re di Babilonia decise di assediare Gerusalemme così nello stesso anno, mese e giorno coinciderà nel futuro l’assedio di Gerusalemme da parte dei romani in cui Dio consegnò Gerusalemme nelle mani dei popoli gentili (i Romani), affinché distruggessero il tempio e dessero alle fiamme Gerusalemme. L’assedio romano di Gerusalemme avvenne settanta anni dalla nascita del Messia, compiendosi quanto predetto da Ezechiele da parte dell’Eterno.

Dio presenta al profeta una parabola, riguardo a ciò che Egli farà in Gerusalemme, città sanguinaria, perché in Gerusalemme fu messo a morte Gesù. Per cui, più volte in questo capitolo, è chiamata città sanguinaria.

Gerusalemme è paragonata ad una pentola sporca ma piena di acqua che bolle, dove dentro è versato il meglio della carne e del gregge con delle ossa scelte.

Tutto il contenuto viene fatto bollire intensamente e poi tolto pezzo per pezzo, fino a svuotare la pentola.

La pentola è Gerusalemme e il meglio della carne sono i principi e gli uomini valorosi, compreso i capi e i sacerdoti. Quest’ultimi fecero ciò che è male agli occhi dell’Eterno, inducendo il suo popolo a commettere sempre di più il peccato. Essi seguirono le abominazioni delle nazioni gentili e contaminarono la casa del Signore.

Dio inviò loro dei messaggeri per avvertirli di ritirarsi dal male, perchè voleva risparmiarli dalle conseguenze ed essi, non solo non li ascoltarono, anzi si beffeggiarono di loro, disprezzarono le parole dei profeti e degli apostoli, li schernirono a tal punto che l’ira di Dio si accese contro di loro (2Cron.36:16), deliberando: ”Essa mi ha stancato con le sue menzogne; la sua grande sporcizia non se ne va; la sua sporcizia andrà a finire nel fuoco” (v.12).

Si attuò così l’avvertimento: Dio mandò contro il suo popolo ebreo, iniziando proprio da Gerusalemme, l’esercito del re del nord, identificato con lo stesso nome del re di Babilonia, perché l’ultima distruzione di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., fu simile a quella attuata dal re di Babilonia, così i romani assediarono Gerusalemme e distrussero il tempio di Dio.

C’è dissolutezza nella tua impurità. Io infatti ho cercato di purificarti, ma tu non sei pura; non sarai più purificata dalla tua impurità, finché non abbia sfogato su di te il mio furore” (v.13).

Gerusalemme è la città di Dio, ma il suo popolo la contaminò con le loro iniquità, per cui Dio, nella sua grande misericordia, mandò il suo Unigenito Figlio in Gerusalemme per purificare il suo popolo dai loro peccati, se gli avessero creduto. I giudei, purtroppo, non lo hanno voluto ascoltare, eccetto il residuo, quelli il cui nome si trova scritto nel libro (Dan.12:1).

Dio ritirò la Grazia dal suo popolo, quando in Israele non vi era più alcuno che accettasse Gesù. Li disperse tra le nazioni, come aveva predetto inizialmente tramite il suo servo Mosè (Lev.26:33). La Grazia passò ai gentili, mentre Israele rimase senza Dio e lo sarà fino alla fine, quando nell’ultima settimana (sette anni) solo un residuo degli ebrei sarà messo in salvo, che entrerà in seguito nel millennio. Da un piccolo residuo diventeranno una grande nazione. Un’altra parte del popolo cadrà (i martiri) durante la grande tribolazione. Gli empi rimasti subiranno il furore dell’Eterno e chi sopravvivrà alle piaghe delle coppe, che saranno versate in questo periodo, morirà nella guerra di Armagheddon. Dio userà il devastatore; il profeta Isaia, a riguardo, profetizza che, come Dio ha creato il fabbro, ha pure creato chi devasterà: “Ecco, io ho creato il fabbro che soffia nel fuoco sui carboni e ne trae uno strumento per il suo lavoro; ed io pure ho creato il devastatore per distruggere” (Is.54:16).

Negli ultimi sette anni la terra sarà devastata da quelli che Dio ha stabilito. Al termine il devastatore, che è chiamato bestia (Apoc.13), con tutti i suoi eserciti saranno annientati da Gesù (Apoc.19:11,21). Allora sarà purificato chi lo dovrà essere, mentre gli empi saranno dati alla spada (Is.22:14; Dan.9:24), inizierà il millennio, quando Satana sarà legato e gettato nell’abisso (Apoc.20:1,2).

”…la pentola vuota sui carboni, perché si riscaldi e il suo bronzo diventi rovente, affinché la sua impurità si dissolva…” (v.11). Questo verso identifica la fine, quando Dio purificherà il mondo dal peccato, che pesa su di esso. Allora tutte le iniquità saranno dissolte col fuoco.

La pentola vuota rappresenta il mondo senza abitanti, perché il residuo dei salvati sarà protetto, mentre Dio farà nuovi cieli e nuova terra.

Dio dispone un lutto per il profeta, che similmente accadrà per la casa di Israele. Improvvisamente Dio farà morire la moglie di Ezechiele e gli indica di non fare cordoglio, di non piangere e di non versare alcuna lacrima, ma di gemere in silenzio, di non essere in lutto e di non mangiare il pane delle persone in lutto.

Ad Ezechiele avvenne esattamente come l’Eterno gli aveva annunciato. Infatti, durante la stessa sera, sua moglie morì e lui fece come gli era stato comandato. Il popolo gli chiese perchè si comportasse in quel determinato modo ed egli rispose alla casa di Israele: ”… Così dice il Signore, l’Eterno: Ecco, io profanerò il mio santuario, l’orgoglio della vostra forza, la delizia dei vostri occhi, il diletto della vostra anima; e i vostri figli e le vostre figlie che avete lasciato cadranno di spada” (v.21).

I giudei erano orgogliosi del tempio di Dio; ricordiamo come anche i discepoli di Gesù fecero notare al Maestro l’imponente edificio del tempio (Mt.24:1). La profezia espone che il santuario sarà profanato, ciò avvenne per la cattività babilonese e per quella del 70 d.C., (inizio dell’esilio delle 62 settimane) quando i romani assediarono Gerusalemme e la devastarono mentre i superstiti furono dispersi tra le nazioni dei gentili.

Nello stesso giorno dell’occupazione babilonese di Gerusalemme, il Signore invierà ad Ezechiele un fuggiasco per comunicargli l’accaduto e da quel momento riprese a parlare, a non essere più muto, come l’Eterno aveva deciso: “Io farò aderire la tua lingua al palato e resterai muto, così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una casa ribelle” (Ez.3:26).

Ezechiele è stato un servo di Dio, usato come un segno premonitore per la casa di Israele.

Molte calamità che sono avvenute su Israele, Ezechiele le ha vissute in prima persona, affinché riconoscessero che era proprio il Signore a parlare ed a dichiarare la verità, perché Egli è l’Eterno.

(continua)