Capitolo 16.

In similitudine, Dio paragona Israele ad una donna, iniziando dalla sua nascita fino a che diventa un’adultera, perché abbandona il suo Dio per adorare idoli stranieri.

La storia della nascita di Israele, presentata in questo capitolo, è completa. “Alla tua nascita, il giorno in cui fosti partorita, non ti fu tagliato l’ombelico, non fosti lavata con acqua per pulirti, non fosti sfregata con sale, né fosti avvolta in fasce. Nessun occhio ebbe alcun riguardo di te, per farti una sola di queste cose, avendo compassione di te; il giorno in cui nascesti tu fosti invece gettata in aperta campagna, per la ripugnanza che avevano nei tuoi confronti. Io ti passai vicino, vidi che ti dibattevi nel sangue e ti dissi mentre eri nel tuo sangue: – Vivi! -. Sì, ti dissi mentre eri nel tuo sangue: – Vivi! –” (v.4-6).

Israele è paragonata ad una bambina, dalla nascita fino a che divenne donna.

Dal paese di Egitto, dove vivevano in dura schiavitù, Dio li liberò per mezzo del suo servo Mosè, conducendoli attraverso il deserto fino alla terra promessa.

Israele, come una bambina, passò la sua adolescenza, curata e cibata da Dio, bevendo la sua acqua e mangiando il suo pane, ”tutti mangiarono il medesimo cibo spirituale” (1Cor.10:3).

Solo dopo quaranta anni, quando furono pronti, Dio li concesse di possedere un paese dove stillava latte e miele, “…sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese ove scorre il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Hittei, gli Amorei, i Perezei, gli Hivvei e i Gebusei” (Es.3:8).

“Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue che avevi addosso e ti unsi con olio” (v.9).

Dio li scelse come suo popolo, come aveva promesso ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe. Israele divenne una moltitudine, come la rena del mare (Gen.32:12).

Per questo scacciò davanti a loro gli abitanti, Dio distrusse nazioni davanti ai loro occhi e senza che essi facessero alcuna fatica (Deut.31:4; 2Re19;36). (così questi paesi divennero i loro genitori) (v.3). Lì, si trasformarono in una nazione, il popolo crebbe e divenne potente, “Così fosti adorna d’oro e d’argento e fosti rivestita di lino fino, di seta e di ricami. Tu mangiasti fior di farina, miele e olio; diventasti molto, molto bella e giungesti fino a regnare. La tua fama si diffuse tra le nazioni per la tua bellezza, che era perfetta, a motivo del mio splendore che avevo riposto su di te -, dice il Signore, l’Eterno” (v.13,14).

Israele, divenne la nazione più temuta della terra, all’apice della sua bellezza, s’inorgoglì a tal punto che iniziò a venerare altri déi, che venivano onorati dai popoli vicini. Perfino essi arrivarono a prendere l’oro e l’argento, che Dio gli aveva dato, per usarlo nella costruzione di idoli, fatti ad immagine di uomo, ai quali si prostituirono, adorandoli e sacrificando addirittura i loro figli e figlie ”che tu dovesti scannare i miei figli e offrirli loro facendoli passare per il fuoco?” (v.21).

Israele si dimenticò quando era nudo, misero e schiavo in terra straniera, inducendo il Signore ad esortarli per “… tutta la tua malvagità, “guai, guai a te! …“ (v.23) e “all’inizio di ogni strada hai costruito un alto luogo, hai reso abominevole la tua bellezza, ti sei offerta ad ogni passante, ed hai moltiplicato le tue prostituzioni” (v.25).

Nella terra promessa, il popolo ebreo raggiunse la prosperità e ritornò all’adorazione di idoli. Il profeta Osea dichiara a riguardo: “Israele era una vigna lussureggiante, che dava frutto in abbondanza; più abbondava il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più bello era il suo paese, più belle faceva le sue statue” (Osea 10:1).

Oggi Israele continua a camminare nelle sue iniquità, come possiamo notare da ciò che è mostrato alla televisione; quanti idoli sono presenti in Gerusalemme, profanando e rendendo abominevole la città di Dio.

Alcuni ebrei sono diventati musulmani, altri sono finti cristiani (v.31) ed altri ancora non hanno una guida, aspettano ancora il Messia; alla fine tutti lo vedranno, quando Gesù apparirà nel cielo, insieme a tutto il suo esercito (Apoc.19:11,21), per annientare la bestia (l’uomo con lo spirito di Satana) e l’anticristo. (v.37) e tutti gli empi di ogni popolo, nazione e lingua, che saranno uccisi nella valle di Giosafat (Gioele 3).

Dio definisce Israele: prostituta, come sua madre, l’Hittea e suo padre, l’Amorreo (v.3), perchè Israele ha seguito e ha fatto peggio delle usanze dei popoli vicini, che Dio ha sconfitto davanti a loro. Gerusalemme si è corrotta più dei gentili, risultando orgogliosa ed assomigliando a Sodoma, perchè viveva nel lusso. Così come Samaria, la capitale di Israele, era superba per il benessere raggiunto.

La profezia annuncia il male che Dio aveva preparato per loro, perché essi non intendevano ritornare indietro ed adorare il loro Dio, ma preferivano gli idoli. Ben presto essi arrivarono al colmo del loro peccato contro Dio e così tutte le cose profetizzate verso di loro avvennero:      “Ti darò quindi nelle loro mani ed essi abbatteranno la tua nicchia e demoliranno i tuoi alti luoghi, ti spoglieranno inoltre delle tue vesti, porteranno via i tuoi splendidi gioielli e ti lasceranno nuda e nel bisogno. Poi faranno salire contro di te una moltitudine e ti lapideranno con pietre e ti trafiggeranno con le loro spade. Daranno alle fiamme le tue case ed eseguiranno giudizi su di te sotto gli occhi di molte donne; ti farò smettere dal prostituirti e non darai più alcuna paga” (v.39,40,41).

Quando tutto il male, che Dio ha predetto contro Israele, si compirà, allora Egli non sarà mai più adirato contro il suo popolo. Invece di maledizioni, ci saranno benedizioni in eterno, perché Dio abiterà con loro (Apoc.20:3), perciò essi saranno santi ed avranno pace e prosperità,

Gerusalemme, paragonata a Sodoma per il suo peccato, è indicata come la sorella minore di Samaria in Israele, perché entrambe si sono corrotte. Gerusalemme di Giuda, la tribù scelta da Dio per la discendenza di Gesù, si è pervertita maggiormente di Samaria, infatti: “Tu non soltanto hai camminato nelle loro vie e commesso le loro abominazioni ma, come se questo fosse troppo poco, in tutte le tue vie ti sei corrotta piú di loro. Com’è vero che io vivo-, dice il Signore, l’Eterno, -tua sorella Sodoma e le sue figlie non hanno fatto ciò che hai fatto tu con le tue figlie” (v.47,48).

Sodoma era orgogliosa e viveva in abbondanza e nell’ozio. ”Erano altezzose e commettevano abominazioni davanti a me, perciò le tolsi di mezzo, quando vidi ciò” (v.50).

Rivolgendosi sempre a Gerusalemme afferma che essa ha moltiplicato i suoi peccati, fino a più del doppio di Samaria e più di Sodoma, ma addirittura le ha anche giustificate, per questo:      “Tu, che hai giudicato le tue sorelle, porta il tuo vituperio, perché con i peccati che hai commesso ti sei resa piú abominevole di loro; Sì, vergognati e porta il tuo vituperio, perché hai giustificato le tue sorelle” (v.52).

Gerusalemme è giudicata come una prostituta, perché lasciò l’adorazione a Dio, rivolgendosi agli idoli. (16:22,23,24,25) “Con tutte le tue abominazioni e le tue prostituzioni non ti sei ricordata dei giorni della tua giovinezza, quando eri nuda e nel bisogno e ti dibattevi nel sangue… in ogni piazza ti sei costruita una nicchia e ti sei fatta un alto luogo; all’inizio di ogni strada hai costruito un alto luogo, hai reso abominevole la tua bellezza, e hai allargato le gambe ad ogni passante, moltiplicando le tue prostituzioni” (v.22-25).

La profezia elenca tutti i peccati del popolo scelto, dal principio fino a quando il patto, che Dio aveva fatto con loro, si ruppe per la loro stoltezza: “Tu porti la pena della tua scelleratezza e delle tue abominazioni-, dice l’Eterno. Poiché, così dice il Signore, l’Eterno: -Io farò a te come hai fatto tu, che hai disprezzato il giuramento, rompendo il patto-” (v.16:58,59).

L’ira di Dio si accese contro il suo popolo e lo disperse tra le nazioni, sue nemiche, ma prima mandò il suo Unigenito Figlio, affinché si ravvedessero del loro peccato. Dio salvò in Israele, per la testimonianza dei suoi apostoli, il residuo di coloro che aspettavano il Messia e lo accettarono come il Cristo di Dio, agli altri dice: “Perché, quando sono venuto, non c’era nessuno? Perché, quando ho chiamato, nessuno ha risposto? E’ la mia mano davvero troppo corta per redimere, o non ho io forza per liberare?…” (Is.50:2)

Io ho già annunciato le cose passate fin dal principio; erano uscite dalla mia bocca e le avevo fatte udire; poi improvvisamente io ho agito, ed esse sono accadute. Perché sapevo che eri ostinato, che il tuo collo era un tendine di ferro e la tua fronte di bronzo” (Is.48:3,4).

Solo circa 70 anni dopo Cristo non si trovò più alcuno che riconoscesse il Salvatore, il Messia ed avvenne ciò che anticamente era stato profetizzato, ossia furono dati tutti nelle mani dei loro nemici, i gentili, che si impadronirono di Gerusalemme e ne presero possesso”. Il servo di Dio, Mosè, profetizzò l’evento avvenuto a settanta anni dalla nascita del Messia: “ E, quanto a voi, io vi disperderò fra le nazioni, e vi darò dietro a spada tratta; il vostro paese sarà desolato, e le vostre città saranno deserte” (Lev.26:33). Questa profezia si è quindi compiuta, iniziando nel 70 d.C. e terminando nel 1948.

Negli ultimi sette anni, Dio avrà pietà del suo popolo, ossia coloro che si pentono ed invocano il suo nome, saranno salvati (At.2:21). L’apostolo Paolo affermò:

“Allo stesso modo anche quelli, se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio ha la potenza di innestarli di nuovo” (Rom.11:23).

Quando Dio aprirà nuovamente gli occhi spirituali ad Israele, molti di loro si ricorderanno del patto divino e proveranno disgusto per le loro abominazioni commesse e si convertiranno (Ez.6:8; 36.31; Zac. 12:10,12). Dio sceglierà un residuo da tutte le tribù d’Israele che entrerà nella nuova Gerusalemme del millennio, mentre una terza parte dei santi cadrà (Apoc.12:4). Questi saranno i martiri della grande tribolazione. “Quelli che avranno sapienza fra il popolo ne istruiranno molti, ma per un po’ di tempo cadranno per la spada, il fuoco, l’esilio e il saccheggio” (Dan.11:33).

Gli empi moriranno durante le piaghe delle trombe e delle coppe e chi rimarrà vivo, morirà di spada durante la guerra di Armagheddon (Apoc.16:16), mentre chi avrà sapienza, riconoscerà il male che avrà commesso, si pentirà e darà la sua vita, rimanendo ucciso dall’uomo spregevole (Dan.11:33), che si approprierà anche di Gerusalemme, negli ultimi tre anni e mezzo del suo dominio sulla terra.

Un’altra parte di ebrei formerà il residuo che rimarrà vivo, Dio li custodirà nel deserto, lontani dal serpente antico (Apoc.12:6) per milleduecentosessanta giorni. Il serpente antico, Satana, in vesti di uomo, chiamato bestia, che salirà dal mare (Apoc.13), perseguiterà il rimanente dei santi del popolo di Dio e li vincerà; di loro è riferito “…Beati i morti che d’ora in avanti muoiono nel Signore…” (Apoc.14:13) e “Quelli che hanno sapienza risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre” (Dan.12:3).

Dio non ha dimenticato il patto stabilito con il suo popolo, di offrirgli una terra dove scorreva latte e miele (Israele), che si realizzerà pienamente nel millennio.

Il residuo scelto farà cordoglio ricordandosi che i loro padri uccisero il Principe di pace, Gesù, uccidendolo, ma Dio lo risuscitò (Atti 3:15) ed Egli ritornerà nelle nuvole insieme alla sua Chiesa (Apoc.19:11).

“Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo hanno trafitto; e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui. Sì, Amen” (Apoc.1:7; Zac.12:10-12)).

Inizierà il millennio e Dio permetterà che tutte le nazioni della terra saranno sottomesse ad Israele, comprese quelle vicine, sia piccole e sia grandi, perché tutti i popoli andranno a Gerusalemme per adorare l’Eterno. (cfr.Is.60 e 61; Zac.14).

Dio attesta che stabilirà un nuovo patto con il suo popolo e perdonerà tutti i loro peccati (solo per quelli, i cui nomi sono scritti nel libro della vita) “affinché tu ricordi, tu arrossisca e tu non possa più aprir la bocca dalla vergogna, quando ti avrò perdonato tutto quello che hai fatto, dice DIO, il Signore” (v.63, vers. Diodati). 

Capitolo 17.

La parabola delle due aquile e della vite.

La prima aquila è riferita a Dio, mentre la seconda rappresenta il nemico, il serpente antico, che è Satana, il quale si fa adorare sotto tutte le forme di dèi idolatri.

La vite riguarda invece Gerusalemme con i suoi re.

A causa del peccato di Gerusalemme e di Giuda, Dio aveva stabilito di destinarli alla cattività in Babilonia. Il re continuava a commettere iniquità agli occhi dell’Eterno ed il suo comportamento induceva pure il popolo a peccare contro il loro Dio. L’Eterno, vista la loro ostinazione, nonostante i ripetuti avvisi, adempì quanto fu da Lui stabilito, consegnandoli nelle mani del re Nebukadnetsar. Dio benedisse grandemente il re babilonese, per il motivo che doveva ospitare per settanta anni Giuda con Gerusalemme, fece prosperare il suo commercio, colmandolo di grandi ricchezze.

La parola dell’Eterno, rivolta al profeta, dichiara: “Figlio d’uomo, proponi un enigma e narra una parabola alla casa d’Israele, e di’: Così dice il Signore, l’Eterno: Una grande aquila dalle grandi ali e dalle lunghe penne, ricoperta di piume di svariati colori, andò al Libano e tolse la cima di un cedro” (v.2,3).

L’enigma riguarda il popolo di Giuda e di Israele. Il cedro è Israele, la cima o il più alto dei ramoscelli è la tribù di Giuda, scelta tra tutte le tribù, per la genealogia di Gesù (Gen.49:9-12). Alla tribù di Giuda fu assegnata una città ricca, la città di Dio. Gerusalemme divenne la capitale del regno di Giuda, dove Dio pose il suo tempio e stabilì su di essa il re Davide e suo figlio Salomone, come successore. Dio diede a Davide ed a Salomone ricchezze e gloria, perché volsero il loro sguardo all’Eterno e prosperarono.

Dopo di loro subentrò un’altra aquila, ovvero il nemico di Dio (Satana), che influenzò i re di Giuda a dedicarsi all’idolatria, a consacrarsi agli altri dei, cercando i loro favori e facendo cose abominevoli all’Eterno. Perché “…si mescolarono fra le nazioni e impararono le loro opere; servirono i loro idoli, e questi divennero un laccio per loro; sacrificarono i loro figli e le loro figlie ai demoni, e sparsero il sangue innocente, il sangue dei loro figli e delle loro figlie, che sacrificarono agli idoli di Canaan; e il paese fu contaminato dal sangue versato” (Slm.106:35-37).

Dio aveva destinato la cura di Gerusalemme ai suoi servi fedeli, perché formata da buon terreno e da acque abbondanti, similitudini di benessere e di molte ricchezze. Dio desiderava che Gerusalemme fosse magnifica e ricca, abitata da un popolo ubbidiente e sottomesso all’Eterno, ma così non fu.

Per questo Dio conferma che estirperà le sue radici e lascerà che si secchi, riferendosi ai suoi abitanti, mandandoli in cattività per settanta anni in Babilonia: “Di’: Così dice il Signore, l’Eterno: Può essa prosperare? La prima aquila non strapperà forse le sue radici e non toglierà via i suoi frutti al punto che si secchi, e si secchino tutte le giovani foglie che metteva? Né ci sarà bisogno di molta forza né di molta gente per strapparla dalle radici” (v.9, vers. Nuova Riveduta).

Dio aveva avuto pazienza con loro, un popolo ribelle, perché ascoltava i profeti di Baal e uccideva i profeti dell’Eterno, “Ciò nonostante essi furono disubbidienti, si ribellarono contro di te, gettarono la tua legge dietro le spalle, uccisero i tuoi profeti che li esortavano a ritornare a te e commisero cose blasfeme” (Neemia 9:26).

Dio allora li punì e quando essi si trovarono in restrizione, gridarono all’Eterno, che nella sua immensa misericordia, li esaudì. Anche Neemia riferisce che quando Dio li abbandonava, ogni volta essi gridavano sempre a Lui per essere soccorsi e liberati e “Quando però avevano riposo, essi ricominciavano a compiere il male davanti a te; perciò tu li abbandonavi nelle mani dei loro nemici, che li dominavano; tuttavia, quando tornavano a gridare a te, tu li ascoltavi dal cielo; cosí nella tua misericordia molte volte li hai liberati” (Neemia 9:28).

Questo accadde fino al giorno che “…l’ira dell’Eterno contro il suo popolo raggiunse un punto in cui non c’era più rimedio” (2Cron.36:16). Da una vite rigogliosa, com’era Giuda, Dio muterà Gerusalemme in una radice secca, perché il cuore del popolo si era volto agli idoli e non più all’Eterno, come invece aveva fatto Davide, suo servo.

Quindi “Potrà prosperare? Non si seccherà forse completamente, quando il vento orientale la toccherà? Seccherà nel solco dov’era cresciuta! …Ma questi si è ribellato contro di lui mandando i suoi ambasciatori in Egitto, perchè gli dessero cavalli e tanta gente. Potrà prosperare, potrà scampare chi ha fatto tali cose? Può rompere il patto e ciò nonostante scampare?” (v.10,15). Dio eseguì il suo giudizio sul re di Giuda, sui suoi figli e su tutti quelli che peccarono contro di lui, perché riconoscessero che il Signore è l’Eterno. (Ger.52:9,11).

Dio non distruggerà mai interamente Israele. Alla fine riserverà un residuo, similitudine di un ramoscello preso dalla punta più alta del cedro (Israele) per piantarlo sopra un monte alto ed elevato (Sion): ”Lo pianterò sull’alto monte d’Israele; metterà rami, porterà frutto e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui dimoreranno uccelli di ogni specie; essi dimoreranno all’ombra dei suoi rami” (v.23).

Dio innalzerà Israele, piccolo fra le nazioni, abbasserà invece tutti i popoli che hanno disprezzato gli ebrei e lo stato ebraico, l’Eterno compirà questo alla fine del regno dell’empio (vedi anche Gioele 3), quando inizieranno i mille anni di pace e prosperità per Israele in cui tutti i popoli della terra saranno sottoposti ad Israele, Gerusalemme sarà la capitale del mondo; (cfr. Is.60, 61 e 62).

Capitolo 18.

La parola dell’Eterno fu rivolta ad Ezechiele nei seguenti termini: “cosa intendete dire quando usate questo proverbio circa il paese d’Israele dicendo: – I padri hanno mangiato l’uva acerba e i denti dei figli si sono allegati?” (v.2).

Il significato di tale detto è inteso nel senso che i figli pagano per il peccato dei loro padri, ma non sarà più così, perché Dio dichiara che tutte le anime sono sue, indipendenti una dall’altra e solo l’anima che pecca, quella morrà. Infatti, il giusto che pratica l’equità e cammina in fedeltà, vivrà, come il padre che non commette alcuna abominazione; mentre un figlio violento che trasgredisce i comandamenti di Dio e che ”…opprime il povero e il bisognoso, compie rapine, non restituisce il pegno, alza gli occhi agli idoli, commette abominazioni, presta a interesse e dà a usura, vivrà forse costui?” (v.12,13) Egli certamente non vivrà, perché “…il salario del peccato è la morte…” (Rom.6:23). In questo caso il padre non pagherà per il peccato del figlio e viceversa non sconterà il figlio per il peccato del padre, perché “…la giustizia del giusto sarà su di lui, l’empietà dell’empio sarà su di lui” (v.20).

Se l’empio si ravvedesse e si allontanasse da tutti i peccati compiuti, osservando gli statuti divini e praticando l’equità e la giustizia, egli vivrebbe, non morirebbe e ”Nessuna delle trasgressioni che ha commesso sarà più ricordata contro di lui; egli vivrà per la giustizia che pratica” (v.21).

Al contrario se il giusto si allontanasse dalla sua rettitudine e commettesse abominazioni, comportandosi da empio, la giustizia che ha praticato, non sarà ricordata e per il suo peccato, egli morrà.

Israele dichiara: ”…La via del Signore non è giusta” (v.25) e l’Eterno obietta: “…Sono proprio le mie vie che non sono giuste, o casa d’Israele, o sono piuttosto le vostre vie che non sono giuste?” (v.29).

Dio giudicherà ognuno secondo le proprie vie e per questo ripete: “-Ravvedetevi e abbandonate tutte le vostre trasgressioni, così l’iniquità non vi sarà più causa di rovina …fatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perchè mai vorreste morire, o casa d’Israele? Io infatti non provo alcun piacere nella morte di chi muore-, dice il Signore, l’ETERNO. Convertitevi dunque e vivrete” (v.30-32).

Dio non prova certo piacere della morte dell’empio e desidera che egli si converta dalle sue vie malvagie e viva, perché “Il Signore … è paziente … non volendo che alcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento” (2Ptr.3:9).

Dio esortava allora Israele, ma ancora oggi è valido il suo ammonimento, ripetendo la sua raccomandazione a tutti noi, perché ognuno è responsabile davanti a Dio di ogni azione e per ogni parola pronunciata e risponderà individualmente del suo comportamento, se in giustizia o se in empietà, confermandolo con: ”Chi è ingiusto continui ad essere ingiusto; chi è immondo continui ad essere immondo, chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo continui a santificarsi” (Apoc.22:11). In questi ultimi anni del tempo della Grazia, conviene anche a noi ritirarci dalle sollecitudini di questo mondo, essere operosi spiritualmente, ascoltare: ”…Convertitevi dunque e vivrete”.

Capitolo 19.

E’ esposto il comportamento degli ultimi re di Giuda a Gerusalemme. Il re Eliakim detto Jehoiakim e Sedekia si comportarono male agli occhi dell’Eterno. La profezia dichiara le loro disubbidienze: condussero il popolo di Dio al peccato di idolatria, pur essendo stato scelto tra tutte le nazioni della terra come regale, perché da esso doveva nascere il Messia. Così Dio permise al re di Babilonia di devastare Gerusalemme, dandola alle fiamme, di uccidere il suo re e di deportare i superstiti in cattività. Israele comparato ad una vite piantata vicino ad abbondanti acque e per questo cresceva robusta e rigogliosa: “Tua madre era simile a una vite piantata vicino alle acque; era rigogliosa e aveva molti rami per l’acqua abbondante. Aveva rami robusti idonei per scettri reali, nella sua altezza sovrastava sul folto dei rami ed appariva nella sua elevatezza per la moltitudine dei suoi rami” (v.10,11).

Una lamentazione su Gerusalemme e su Giuda, al tempo dell’esilio dei suoi abitanti, quando questi luoghi furono abbandonati e desolati, è annunciata: ”Ora è piantata nel deserto in un suolo arido ed assetato; un fuoco è uscito da una verga dei suoi rami e ne ha divorato il frutto; in essa non c’è più alcun ramo robusto idoneo per scettri reali…” (v.13,14). Durante i settanta anni di esilio babilonese, nessuno della tribù di Giuda ebbe lo scettro reale, perché essi erano tutti assoggettati al re Nebukadnetsar e quindi anche Giosia e Ieconia. Da questi discenderà, al tempo stabilito, il Messia: “Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia (Mt.1:11). 

Capitolo 20.

Durante la prigionia, gli anziani del popolo andarono da Ezechiele per consultare l’Eterno.

Dio allora rivolse, tramite il profeta, la sua ammonizione: ”…Siete venuti per consultarmi? Com’è vero che io vivo, non mi lascerò consultare da voi!-, dice il Signore, l’ETERNO” (v.3).

Dio ricorda ai deportati in Babilonia, tutte le abominazioni commesse dai loro padri, dicendo al profeta: “Giudicali tu, figlio d’uomo! giudicali tu! Fa’ loro conoscere le abominazioni dei loro padri” (v.4).

Dio scelse Israele, fece un patto con la discendenza di Giacobbe e si fece conoscere con mano potente in Egitto, dichiarando: “Io sono l’Eterno, il vostro Dio” e “in quel giorno alzai la mano, giurando loro di farli uscire dal paese d’Egitto e di condurli in un paese che avevo esplorato per loro dove scorre latte e miele, la gloria di tutti i paesi” (v.6).

Ordinò loro di allontanare lo sguardi dagli idoli egiziani e di non contaminarsi, Israele invece si ribellò contro l’Eterno e non ascoltarono, non abbandonarono gli idoli d’Egitto e commisero una moltitudine di abominazioni.

Per questi motivi, Dio si adirò più volte con loro, ma per amore del suo nome non li distrusse.

Diede loro i suoi sabati, come segno, perchè conoscessero che l’Eterno è colui che li santifica.

In breve, quando Israele si ribellò contro Dio nel deserto, rigettandone i decreti e gli statuti, l’Eterno non li sterminò, per intercessione di Mosè, “Tuttavia il mio occhio li risparmiò dalla distruzione e non li sterminai interamente nel deserto” (v.17). ma non permise che loro entrassero nel paese, che aveva promesso di dargli, perché avevano peccato.

Dio allora si rivolse ai loro figli, avvisandoli di non camminare nelle vie dei loro padri, di non contaminarsi con i loro idoli e di santificare i sabati, ma i figli si ribellarono contro Dio, commettendo tutte le abominazioni dei loro padri.

Ancora una volta, Dio ritirò la sua mano e non li annientò, “Tuttavia io ritirai la mia mano ed agii per amor del mio nome, perché non fosse profanato davanti alle nazioni, agli occhi delle quali li avevo fatti uscire dall’Egitto” (v.22).

Dio, conoscendo la ribellione del suo popolo, annunciò che li avrebbe dispersi fra le nazioni: “E fra quelle nazioni non troverai requie e non vi sarà luogo di riposo per la pianta dei tuoi piedi; là l’Eterno ti darà un cuore tremante, occhi che si struggono e angoscia d’anima” (Deut.28:65), la profezia di compì a settanta anni dalla nascita del Messia, rimasero per 62 settimane in cattività, circa 1878 anni in cui gli ebrei non trovarono tranquillità trascorrendo una vita piena di angosce come descrive anche la storia degli ebrei tra le nazioni.

Fin dai tempi del conduttore d’Israele Mosè, il popolo si comportò con ostinazione e continue trasgressioni contro l’Eterno, per questo gli furono dati statuti e leggi non buone, per le quali non potevano vivere (Ez.20:25): “…e li contaminai con i loro stessi doni, in quanto facevano passare per il fuoco ogni loro primogenito”. Dio gli donava i figli e loro li sacrificavano agli idoli, commettendo abominazioni contro l’Eterno.

Dopo il loro ingresso nella terra promessa, iniziarono a volgere le loro attenzioni verso gli idoli delle nazioni vicine, che, nonostante Dio avesse sterminato davanti a loro, costruirono degli alti luoghi peccaminosi, dove su ogni colle e sotto ogni albero frondoso, lasciavano i loro profumi e le loro oblazioni per gli idoli. Ecco il motivo della risposta: “…o casa d’Israele! Com’è vero che io vivo -, dice il Signore, l’Eterno, -io non mi lascerò consultare da voi” (v.31).

Israele pensò di comportarsi nello stesso modo dei popoli pagani, che rendono ancora culto agli idoli di legno, di pietra o di altro materiale.

Esiste tuttavia una grande differenza, perché gli ebrei sono stati scelti da Dio per il patto fatto con Abramo, dalla cui discendenza doveva nascere l’unto di Dio, il Messia.

Dio ha sempre distinto, tra il suo popolo, un residuo, che non si è mai ribellato a Lui. Come ai tempi di Elia, Dio aveva custodito e riservato un residuo di settemila uomini, le cui ginocchia non si erano piegate davanti a Baal. Così fu anche quando uscirono dall’Egitto, che solo un residuo entrò nella terra promessa; infatti, in essa vi entrarono solo quelli che avevano creduto nella potenza della sua Parola, mentre gli increduli morirono nel deserto.

Così trascorso il tempo stabilito per l’esilio delle sessantadue settimane, Dio fece la stessa cosa che aveva fatto con i loro padri: “Come ho eseguito il mio giudizio sui vostri padri nel deserto del paese d’Egitto, così eseguirò il mio giudizio su di voi, dice il Signore, l’Eterno” (v.36). Già alla fine del diciannovesimo secolo, a quasi 70 anni prima del riconoscimento dell’ONU dello stato d’Israele, in Palestina, Dio mise nel cuore di molti il desiderio di tornare in Gerusalemme.

Dio quindi giudicò con la verga coloro che egli ritenne indegni di ritornare nella loro patria, perché si comportarono da ribelli, perciò li fece uscire dalle loro case, ma per essere condotti nei campi di sterminio, come il verso successivo sostiene: “…e separerò da voi i ribelli e quelli che mi sono infedeli; io li trarrò fuori dal paese dove sono stranieri, ma non entreranno nel paese d’Israele, e voi conoscerete che io sono l’Eterno” (v.38).

Dio fece morire chi non doveva rientrare in Gerusalemme.

Tutti noi conosciamo lo sterminio di circa sei milioni di ebrei, deciso in Germania ed attuato dal dittatore Hitler. Anche per i sopravvissuti, la costituzione del nuovo Stato israeliano, favorì il rientro e una nuova ricostruzione di Gerusalemme distrutta nel 70 d.C.

Daniele profetizzò questo evento, riferendosi al periodo dopo le 62 settimane di esilio di Israele, indicando che “…piazza e fossato saranno nuovamente ricostruiti, ma in tempi angosciosi” (Dan.9:25).

Notare com’ era già tutto decretato, Dio pose così termine all’esilio ebreo delle sessantadue settimane, durato circa 1878 anni e conclusosi nel 1948.

Tutto questo fu scritto dai profeti circa 2500 anni prima. Dio non opera casualmente, come se fosse un uomo, ma con sapienza e giustizia, perché egli è l’Eterno, l’Onnipotente e conosce già ogni progetto prima ancora che noi lo pensiamo.

Bisogna perciò avere assoluta fiducia nel Signore e ringraziarLo, rallegrandoci, per ogni cosa che ci dona ogni giorno, come Gesù affermò: “…ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc.10:20). In effetti, i nomi di coloro che Dio ha scelto sono scritti fin dalla fondazione del mondo, come al contrario non sono stati registrati “ …Gli abitanti della terra, i cui nomi non sono stati scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, … (Apoc.17:8; 13:8), che andranno in perdizione.

Dio pronuncia per bocca del profeta Ezechiele: ”Voi dunque, casa d’Israele-, così parla il Signore, l’Eterno: -Andate, servite ognuno i vostri idoli; ma in seguito mi darete ascolto e non profanerete più il mio santo nome con i vostri doni e con i vostri idoli” (v.39). Dio ha lasciato il suo popolo nelle mani dei loro nemici, disperdendoli tra le nazioni della terra e là loro hanno continuato ad adorare ognuno il proprio idolo. “Egli abbandona quelli che mutano la rettitudine e la giustizia in assenzio sulla terra” (Amos 5:7).

Per Israele si sta avvicinando l’ultima settimana o sette anni, di cui tre anni di guerre, nord contro sud (Dan. 14:18) e altri 1260 giorni di regno satanico (Dan.21:45). In quel tempo Dio aprirà i loro occhi spirituali, perché sono stati velati per la loro incredulità, “Ma le loro menti sono diventate ottuse; infatti nella lettura dell’antico patto lo stesso velo rimane senza essere rimosso, perché il velo viene annullato in Cristo… ma quando Israele si sarà convertito al Signore, il velo sarà rimosso” (2Cor.3:14,16). Il residuo d’Israele crederà in Cristo e vedrà chiaramente, riconoscendo che Gesù è il Messia, che essi aspettavano, quindi si convertiranno e saranno salvati. “…il liberatore (Gesù) verrà da Sion, e rimuoverà l’empietà di Giacobbe” (Rom.11:26; Is.59:20).

Il tempo della Grazia per i Gentili sta per finire e gli ebrei che sono scritti nel libro della vita, appartenenti al popolo di Dio, avranno salvezza (Dan.12:1), mentre l’empio terminerà la sua vita nella guerra di Armagheddon (Apoc.16:16).

Inizierà il millennio, dopo che Dio avrà ricreato nuova terra e nuovi cieli (Is.65:17; 66:22). Dio avrà cura del residuo per condurlo di nuovo in Gerusalemme, dove essi serviranno l’Eterno in tutte le sue vie ed Egli si compiacerà di loro, come un profumo di odor soave. Dio sarà santificato in loro, agli occhi delle nazioni. “Io guarirò il loro traviamento, li amerò grandemente, perché la mia ira si è ritirata da loro” (Osea 14:4).

Dio aveva alzato la mano in giuramento ai loro padri di dare loro la terra e certamente manterrà la sua promessa: affiderà la terra di Israele al suo popolo, al popolo eletto, che durante l’ultima settimana (sette anni) si ricorderà delle loro vie malvagie e proveranno disgusto per il male commesso: ”Allora vi ricorderete delle vostre vie malvagie e delle vostre azioni, che non erano buone, e prenderete disgusto di voi stessi ai vostri stessi occhi per le vostre iniquità e le vostre abominazioni” (Ez.36:31; Zac.12:10,12).

Solo coloro che sono stati scelti da Dio, Il residuo proveniente da tutte le tribù della terra (che è Israele). In quel giorno proveranno dispiacere per i peccati commessi, compreso la tribù di Giuda che mise a morte il Messia, il loro Salvatore, che essi attendevano. Una moltitudine si convertirà a Gesù, lo riconoscerà, si pentiranno e piangeranno tristemente (Ap.1:7): “Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto; faranno quindi cordoglio per lui, come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito” (Zac.12:10; Apoc.1:7).

In quel tempo Dio agirà non per le loro vie malvagie, né per le loro azioni corrotte, ma opererà solo per amore del suo nome, perchè Egli è l’Eterno.

(continua)