Capitolo 26.

Le Scritture dichiarano più volte che Dio non fa nulla senza rivelare prima il suo segreto ai suoi servi, i profeti (Amos 3:7). Egli invia i suoi messaggeri a rivelare il male che sta per compiere, se non si ravvedessero; questo avvenne anche ai tempi di Jehoiakim, re di Giuda. Dio ordinò a Geremia di andare nel cortile della casa dell’Eterno e proclamare tutte le sue parole: “Tu dirai loro: -Cosí dice l’Eterno: -Se non darete ascolto camminando nella mia legge che ho posto davanti a voi e prestando attenzione alle parole dei miei servi, i profeti, che vi ho mandato con urgenza ed insistenza (ma che voi non avete ascoltato), io fermò loro che egli aveva veramente profetizzato nel nome del Signore contro il tempio e contro la città, invitandoli quindi a convertirsi dalle loro vie malvagie: “Perciò ora emendate le vostre vie e le vostre azioni e ascoltate la voce dell’Eterno, renderò questo tempio come Sciloh e renderò questa città una maledizione per tutte le nazioni della terra” (v.4-6).

Era un popolo ribelle fin dal principio, incirconcisi di cuore e di orecchi, perché non ascoltavano mai la voce del Signore ed erano sempre pronti a contrastare lo Spirito Santo, come il martire Stefano dichiarò loro (Atti 5:12).

Quando Geremia finì di pronunciare loro la parola del SIGNORE, i sacerdoti ed i falsi profeti, insieme a tutto il popolo, lo presero per ucciderlo, proclamando “…-Tu devi morire!” (v.8)Tutti erano contro Geremia, perché egli aveva profetizzato devastazione nel nome del Signore.

Il popolo di Dio è stato sempre contro i profeti, perfino li uccidevano, macchiandosi del sangue innocente. Anche Gesù, rammaricandosi disse che molte volte avrebbe voluto raccoglierli come fa una chioccia con i suoi pulcini, ma loro non hanno voluto (Mt.23:37).

Geremia profetizzò contro Gerusalemme ed i sacerdoti con i profeti parlarono a tutto il popolo e ai principi accorsi in quel luogo dicendo: “…Quest’uomo merita la morte, perché ha profetizzato contro questa città come avete udito con i vostri stessi orecchi” (v.11).

Il profeta, dopo averli avvertiti che se lo avessero messo a morte avrebbero attirato su di loro del sangue innocente, umilmente aggiunse: “Quanto a me, eccomi nelle vostre mani; fate di me come vi sembra bene e giusto” (v.14).

La parola di Dio dichiara che l’umiltà precede la gloria (Prv.15:33). In questo caso a Geremia fu concesso di vivere, perché tutti insieme si consultarono e decisero di non farlo morire, perché, a sua difesa, “…si alzarono alcuni degli anziani del paese e parlarono a tutta l’assemblea del popolo” (v.17).

Essi portarono l’esempio del profeta Michea, che, ai tempi del re Ezechia, profetizzò contro Gerusalemme e visse: “Lo misero forse a morte Ezechia, re di Giuda, e tutto Giuda? Non temette piuttosto egli l’Eterno e non supplicò forse la faccia dell’Eterno, e così l’Eterno si pentì del male che aveva pronunziato contro di loro? Noi stiamo invece facendo un gran male contro noi stessi” (v.19).

Dio non permette che i suoi servi vengano uccisi, prima che abbiano condotto a termine la Sua Parola. Come succedeva in Israele, falsi profeti rivelavano cose, senza che Dio avesse parlato loro, come il caso di Uria, che profetizzò “…contro questa città e contro questo paese con parole in tutto simili a quelle di Geremia” (v.20). Uria fuggì per paura in Egitto, perchè il re Jehoiakim cercò di farlo morire. Il sovrano però inviò dietro a lui i suoi uomini e “Costoro fecero uscire Uria dall’’Egitto, e lo condussero al re Jehoiakim, che lo colpì con la spada e gettò il suo cadavere fra le tombe dei figli del popolo” (v.23).

Geremia aveva profetizzato nel nome del Signore, perciò egli non fu messo a morte, perché Dio era con lui e”…la mano di Ahikam, figlio di Shafan, fu con Geremia, perché non lo consegnassero nelle mani del popolo per metterlo a morte” (v.24).

Capitolo 27.

La profezia di questo capitolo riguarda l’esilio Babilonese e tutti gli avvenimenti che Dio aveva disposto.

All’inizio del regno di Jehoiakim, figlio di Giosia, re di Giuda, Dio rivolse la parola a Geremia in questi termini: “Così mi ha detto l’Eterno: -Fatti dei legami e dei gioghi e mettili sul tuo collo; poi mandali al re di Edom, al re di Moab, al re dei figli di Ammon, al re di Tiro e al re di Sidone, per mezzo degli ambasciatori che sono venuti a Gerusalemme da Sedekia, re di Giuda” (v.2,3).

Gli inviati dovevano riferire, da parte dell’Eterno, ai loro signori: “Io ho fatto la terra, gli uomini e gli animali che sono sulla faccia della terra, con la mia grande potenza e col mio braccio steso, e la do a chi sembra bene ai miei occhi” (v.5).

Dio aveva ordinato di distruggere Gerusalemme e Giuda.

Aveva stabilito che il popolo doveva andare in cattività per settata anni dando tutto nelle mani di Nebukadnetsar, re di Babilonia, compresi tutti gli animali, assoggettandoli a lui, suo servo. Tutte le nazioni avrebbero dovuto servire il re di Babilonia. Giuda e Gerusalemme furono assoggettate al re Nebukadnetsar insieme alle nazioni circonvicine per settanta anni, tutti dovevano servire il re di Babilonia per non incorrere nella punizione dell’Eterno ed essere sterminati (v.8).

Infatti le nazioni vicine a Giuda, dovevano sottoporsi al re di Babilonia, perché la nazione che non si fosse sottomessa, sarebbe stata distrutta con la spada, la fame e la peste. Geremia si rivolse al re Sedekia per scongiurarlo di non ascoltare le menzogne dei falsi profeti e di sottostare al re di Babilonia e di servirlo, perché “…essi vi profetizzano menzogna, per allontanarvi dal vostro paese perché io vi disperda e voi periate. Ma la nazione che porrà il suo collo sotto il giogo del re di Babilonia e lo servirà, io la lascerò stare nel suo paese-, dice l’Eterno, -ed essa lo coltiverà e vi dimorerà” (v.10,11).

I falsi profeti sostenevano che gli arredi della casa di Dio, portati in Babilonia, sarebbero ritornati presto in Gerusalemme, ma Geremia ripetè anche ai sacerdoti ed al popolo l’esortazione di non ascoltare le loro menzogne e di servire invece Nebukadnetsar per vivere, aggiungendo, come metterli alla prova: “Se sono profeti e se la parola dell’Eterno è con loro, intercedano ora presso l’Eterno degli eserciti, perché gli arredi che sono rimasti nella casa dell’Eterno, nella casa del re di Giuda e in Gerusalemme, non vadano a Babilonia” (v.18).

La verità era che tutti gli arredi rimasti nella casa dell’Eterno, nella casa del re di Giuda e in Gerusalemme: “Saranno portati a Babilonia e là resteranno, finché io li cercherò-, dice l’Eterno, -e li farò risalire e li riporterò in questo luogo” (v.22).

Capitolo 28.

Al principio del regno di Sedekia, re di Giuda, il profeta Hananiah, nella casa del Signore, davanti ai sacerdoti e al popolo, proferì un falso oracolo, dicendo: “Cosí dice l’Eterno degli eserciti, il Dio d’Israele: -Io spezzo il giogo del re di Babilonia. Entro due anni io farò ritornare in questo luogo tutti gli arredi della casa dell’Eterno, che Nebukadnetsar, re di Babilonia, prese da questo luogo e portò a Babilonia.     Ricondurrò pure in questo luogo-, dice l’Eterno, -Jekoniah, figlio di Jehoiachim, re di Giuda, con tutti i deportati di Giuda che sono andati in cattività a Babilonia, perché spezzerò il giogo del re di Babilonia” (v.2-4).

Il profeta Geremia, sapendo che egli stava dichiarando il falso, replicò: “Amen! Cosí faccia l’Eterno! L’Eterno mandi ad effetto ciò che hai profetizzato, facendo tornare da Babilonia in questo luogo gli arredi della casa dell’Eterno e tutti quelli che sono stati portati in cattività!” (v.6).

Davanti a tutti i presenti, Geremia parlò dicendo che i profeti che li avevano preceduti profetizzarono contro molti paesi guerra, fame e peste: ”Il profeta che profetizza pace, quando la sua parola si adempirà, sarà riconosciuto come vero profeta mandato dall’Eterno. Allora il profeta Hananiah prese il giogo dal collo del profeta Geremia e lo spezzò” (v.9,10).

Hananiah manifestò in quel modo come Dio avrebbe spezzato il giogo del re di Babilonia dal collo di tutte le nazioni, nello spazio di due anni, egli stava mentendo perché la sua profezia non si avverò. Sappiamo che niente è oscuro e nascosto davanti a Dio e nessuno rimarrà impunito per le sue dichiarazioni false, come Gesù confermò: “…nel giorno del giudizio gli uomini renderanno conto di ogni parola oziosa che avranno detta. Poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato” (Mt.12:36,37).

Geremia se ne andò ed allora l’Eterno gli comandò: “Va’ e di’ ad Hananiah: -cosí dice l’Eterno: tu hai spezzato dei gioghi di legno, ma al loro posto hai fatto dei gioghi di ferro” (v.13).

Dio assicurò che tutte le nazioni avrebbero servito il re di Babilonia, al contrario di quanto aveva profetizzato Hananiah; Geremia allora rivolse al falso profeta queste parole: “Ascolta, Hananiah, l’Eterno non ti ha mandato, e tu hai indotto questo popolo a confidare nella menzogna. Perciò, cosí dice l’Eterno: -Ecco, io ti scaccerò dalla faccia della terra. Quest’anno morirai, perché hai parlato di ribellione contro l’Eterno-. Il profeta Hananiah morí quello stesso anno, nel settimo mese” (v.15-17).

Forse i falsi profeti di oggi non muoiono così presto, perché siamo nel tempo della Grazia; tutto è riservato per il giudizio universale, come Gesù affermò (Mt.12:36). Facciamo quindi bene attenzione alle nostre parole, che possano procedere unicamente dallo Spirito Santo, anche se fosse una frase che esprime un rimprovero, la quale sembrerebbe negativa al momento e arrecante tristezza, ma sappiamo che essa produce dopo un pacifico frutto di giustizia (Ebr.12:11) e ravvedimento al bene ed è sicuramente meglio di ricevere approvazioni provenienti dalla carnalità (o desiderio), a modo di giustificazione ed incoraggiamento, quando non è giusto.

Capitolo 29.

Geremia mandò delle lettere scritte a tutto il residuo degli anziani, dei sacerdoti e dei profeti che da Gerusalemme erano andati in cattività in Babilonia, la lettera fu mandata per Elasa, figlio Shafan.

Il messaggio da parte dell’Eterno, contenuto in essa, riferiva: “Così dice l’Eterno degli eserciti, il Dio d’Israele, a tutti i deportati che io ho fatto condurre in cattività da Gerusalemme a Babilonia. Costruite case e abitatele, piantate giardini e mangiate i loro frutti. Prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli e date le vostre figlie a marito, perché generino figli e figlie e perché là moltiplichiate e non diminuiate” (v.4-6).

Dio suggerì loro di pregare per la città dove essi erano stati deportati, perché dal suo benessere dipendeva la loro prosperità; li invitò inoltre a non ascoltare i falsi profeti che si trovavano in mezzo a loro perché Dio non li aveva mandati e di non dare retta ai loro sogni.

Poi è evidenziato il ritorno dalla loro cattività a Gerusalemme, come indicato nella promessa: “Così dice l’Eterno: -Quando saranno compiuti settant’anni per Babilonia, io vi visiterò e manderò a effetto per voi la mia buona parola, facendovi ritornare in questo luogo” (v.10).

Ricorda ai deportati il patto che fece con i loro padri. Dio ha per loro pensieri di pace e non di male, per un avvenire glorioso di Gerusalemme, che nel millennio avverrà: “Mi invocherete e verrete a pregarmi, e io vi esaudirò. Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore” (v.12,13).

Sion sarà riedificata in onore all’Eterno (Ger.31:28) e la città non sarà più una desolazione e il popolo non sarà mai più chiamato abbandonato, come riportato: “Non sarai più chiamata “Abbandonata”, né la tua terra sarà più detta “Desolazione”, ma sarai chiamata “La mia delizia è in lei”, e la tua terra “Maritata”, perché l’Eterno trova piacere in te, e la tua terra avrà uno sposo” (Is.62:4).

Il residuo salvato, durante il millennio, invocherà l’Eterno e accadrà che quando la parola sarà ancora nella loro bocca, essi saranno già esauditi (Is.65:24). Tutti gli ebrei dovranno tornare nella loro terra, durante gli ultimi sette anni, ovvero prima che si concludano le 70 settimane, perché per il residuo, quelli scritti tra i vivi, inizierà il millennio. Un’altra parte di essi sarà composta dai martiri della grande tribolazione, mentre il resto, formato dagli empi, moriranno uccisi dalla spada, nella guerra di Armagheddon, che si terrà contro l’Agnello (Gesù) e il suo esercito. In Gerusalemme, nel millennio, il residuo servirà l’Eterno, insieme ai superstiti delle nazioni, come esposto “Io mi farò trovare da voi-, dice l’Eterno, -e vi farò tornare dalla vostra cattività; vi raccoglierò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho dispersi-, dice l’Eterno; -e vi ricondurrò nel luogo da cui vi ho fatto condurre n cattività” (v.14).

In precedenza Dio mostrò a Geremia due cesti di fichi; uno contenente fichi molto buoni da mangiare, mentre nell’altro fichi cattivi, così tanto da non potersi mangiare, come paragone del suo popolo. I fichi cattivi rappresentavano coloro che disubbidirono e non vollero andare in Babilonia: una parte di loro rimasero in Gerusalemme ed un’altra fuggì in Egitto e non fu perciò deportata: “cosí dice l’Eterno degli eserciti: -Ecco, io manderò contro di loro la spada, la fame e la peste, e li renderò come fichi nauseanti che non si possono mangiare, tanto sono cattivi” (v.17).

La profezia è indirizzata ai superstiti dell’ultima diaspora d’Israele, in tutte le nazioni, come conseguenza della distruzione di Gerusalemme e del tempio di Dio, ad opera dei romani, questo avvenne a soli settanta anni dalla nascita di Gesù. L’esilio durò sessantadue settimane;

Li inseguirò con la spada, con la fame e con la peste; li farò essere maltrattati in tutti i regni della terra ed essere una maledizione, un oggetto di stupore, uno scherno e un obbrobrio in mezzo a tutte le nazioni dove li ho dispersi” (v.18).

La cattività caldea o babilonese interessò soltanto gli abitanti di Giuda e di Gerusalemme, in quel tempo l’esilio durò solo settanta anni e non furono dispersi tra tutte le nazioni. Sia la cattività dei settanta anni, che quella delle sessantadue settimane avvennero per la medesima ragione: disubbidienza continua a Dio, non ascoltando la Sua parola, “…-che io ho mandato loro per mezzo dei miei servi, i profeti, con urgenza ed insistenza; ma voi non avete dato ascolto-, dice l’Eterno” (v.19).

Per due dei tanti falsi profeti Achab e Sedekia, deportati in Babilonia, il Signore dispose: “…Ecco, io li darò in mano di Nebukadnetsar, re di Babilonia, ed egli li ucciderà sotto i vostri occhi” (v.21).

Tra tutti gli esuli in Babilonia, la morte di Achab e di Sedekia, fece impressione, perché ebbero la loro punizione divina per le cose orrendi compiute in Israele, tra cui adulteri con le mogli del loro prossimo e profezie di menzogne nel nome dell’Eterno, tanto che venivano ricordate ed usate come un segno di maledizione: “…e si dirà: -L’Eterno ti tratti come Sedekia e come Achab, che il re di Babilonia ha fatto arrostire nel fuoco!” (v.22).

Un altro falso diffusore di menzogne fu Scemaiah, il Nehelamita, che profetizzava falsità nel nome dell’Eterno, egli avvisò per scritto ed elesse Sofonia sacerdote in Gerusalemme, al posto di Jehoiada, perché sorvegliasse la casa dell’Eterno e agisse contro ogni uomo pazzo, che profetizzasse, alludendo a fermare Geremia. Tale richiesta era dovuta al messaggio della lettera inviata a loro da Geremia, il cui contenuto attestava che “La cattività sarà lunga; costruite case e abitatele, piantate giardini e mangiate i loro frutti” (v.28,5-7).

Geremia era presente alla lettura dell’avviso di Scemaiah, in nome dell’Eterno, perciò Dio replicò, mediante Geremia: “Manda a dire a tutti quelli che sono in cattività: così parla l’Eterno riguardo a Scemaiah il Nehelamita: poiché Scemaiah vi ha profetizzato, anche se io non l’ho mandato, e vi ha fatto confidare nella menzogna”, aggiungendo che nessuno della sua discendenza avrebbe abitato col popolo e non avrebbe visto la benedizione riservata al suo popolo, “…perché ha parlato di ribellione contro l’Eterno” (v.32).

Ricordiamo anche noi che Dio punisce coloro che divulgano ciò che Dio non ha detto. Molte volte si ascoltano dichiarazioni non conformi od estranee alla Parola di Dio, perfino da pastori o da ministri, causando nell’uditorio incomprensioni od addirittura riceverle e considerarle come autentiche, perché presentate da un’autorità indiscussa. Esse dovrebbero proporre esclusivamente al popolo di Dio la Parola, che procede dallo Spirito Santo che è oro affinato col fuoco (Apoc.3:18) il quale procede da Dio e non idee o pensieri derivanti dalle nostre menti carnali, soggette al peccato, come raccomanda: “Noi non falsifichiamo infatti la parola di Dio come molti altri, ma parliamo in sincerità come da parte di Dio, davanti a Dio in Cristo” (2Cor.2:17)

Capitolo 30.

Questa profezia riguarda il tempo della fine. Per questo motivo Dio ordina al profeta di scrivere in un libro tutte le parole rivelate.

Terminata così la cattività per Israele e per Giuda, il popolo possa conoscere quello che è stato determinato per loro: “…perché, ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, nei quali io farò ritornare dalla cattività il mio popolo d’Israele e di Giuda, dice l’Eterno, e li ricondurrò nel paese che diedi ai loro padri, ed essi lo possederanno” (v.3).

La profezia riguarda tutte le tribù di Israele e il tempo della cattività è quello riferito dal profeta Daniele di sessantadue settimane (Dan. 9:25) già terminate nel 1948, quando in Israele, nella terra promessa, è ritornato il popolo di Dio. Diventerà loro possedimento per sempre, vivranno un millennio di pace e di prosperità, con Dio insieme a loro: “…Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed Egli abiterà con loro, e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio” (Apoc.21:3; Ez.43:9).

Dio punirà tutti i popoli che hanno trattato gli ebrei come schiavi.

Tutto il popolo di Israele servirà l’Eterno, il suo Dio e Gesù sarà loro Re.

Voglio ricordare a chi legge e studia le Scritture, ma non riesce a capire, che, le profezie sono esposte in parabole, in enigmi e in similitudini, “Figlio d’uomo, proponi un enigma e racconta una parabola alla casa d’Israele…” (Ez.17:2; 21:5; 24:3),

Aprirò la mia bocca per proferire parabole, ed esporrò i misteri dei tempi antichi” (Slm.78:2; Osea 12:11). Per questo motivo i nomi dei personaggi biblici in esse indicati, noti al tempo della rivelazione profetica ma con attinenza caratteriale simili al personaggio del futuro, rilevabili dal senso, dai verbi e dalle circostanze riportate nel brano. Ad esempio Davide, citato al verso 9: “Ma quei d’Israele serviranno l’Eterno, il loro Dio, e Davide, loro re, che io susciterò per loro”, non è certamente il re Davide (secondo re di Israele, dopo Saul) già vissuto. La profezia indica che Dio deve sempre suscitarlo, perché ai tempi di Geremia (650 a.C.- 587 a.C), e del re di Giuda Giosia, Davide era già morto nel 972 a.C. circa e Gesù non era ancora nato. Davide e Gesù hanno delle similitudini: Davide re di Giuda e di Israele, Gesù re di Giuda e di Israele; inoltre Gesù siederà e regnerà in eterno sul trono di Davide (Is.9:6; Lc.1:32,33). In definitiva, il verso proposto si riferisce al periodo del millennio quando Israele veramente servirà l’Eterno, essi saranno santi e Gesù sarà il loro Re. Così è per tanti altri versi.

Prima che giunga il millennio di pace, ci sarà un periodo di catastrofi, calamità e di guerre della durata di una settimana, secondo il profeta Daniele, equivalente a circa sette anni, di cui gli ultimi 1260 giorni sono riservati al regno della bestia (l’uomo politico con lo spirito di Satana). Questi tre anni e mezzo circa sono specificati come il tempo della tribolazione, come non c’è mai stato fino ad allora (Dan.12:1; Mt.24:21),“Ahimè, perché quel giorno è grande; non ve ne fu mai alcuno di simile; sarà un tempo di angoscia per Giacobbe, ma egli ne sarà salvato” (v.7).

Per il residuo d’Israele che entrerà nel millennio non ci sarà più schiavitù, anzi le nazioni lo servirà, perché avverrà che “I re saranno i tuoi padri adottivi e le loro regine saranno le tue nutrici; essi si prostreranno davanti a te con la faccia a terra e leccheranno la polvere dei tuoi piedi; così saprai che io sono l’Eterno e che coloro che sperano in me non saranno svergognati” (Is.49:23; 60:12).

Israele servirà l’Eterno e Gesù sarà loro RE, perché Egli è il RE dei Giudei (Lc.1:32,33; 23:38; Gv.19:21). Dio salverà Israele al tempo della fine. Molti sono adesso ritornati nella loro terra di origine ed continueranno ancora fino al millennio, dove solo i giusti la abiteranno con tranquillità e senza che qualcuno li spaventerà, perché Dio sarà con loro), “io li farò venire ed essi abiteranno in Gerusalemme; essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio con fedeltà e giustizia” (Zac.8:8), mentre tutti gli altri moriranno (Is.22:14).

Dio ha promesso ad Israele la salvezza, darà uno Spirito di Grazia a tutti quelli che si pentiranno e lo riconosceranno, accettando Gesù come il Messia, il loro Salvatore. Infatti essi faranno cordoglio per Gesù, perché si renderanno conto che i loro padri lo misero a morte, come il profeta Zaccaria riferisce: “Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto; faranno quindi cordoglio per lui, come si fa cordoglio per un figlio unico, e saranno grandemente addolorati per lui, come si è grandemente addolorati per un primogenito” (Zac.12:10).

Gesù, il redentore di Israele, che loro non accettarono, lo riconosceranno alla fine dei tempi e si convertiranno dal loro male, ma soltanto quelli che saranno trovati scritti nel libro (Dan.12:1), “Un redentore verrà a Sion e per quelli convertiti dalla loro ribellione in Giacobbe-, dice l’Eterno” (Is.59:20).

Dio non lascerà impunite le nazioni che hanno perseguitato il suo popolo, durante il loro esilio, ma periranno tutti nella guerra di Armagheddon (Apoc.16:16; 19:11,21). Tutti gli empi di Israele saranno ugualmente castigati, mentre i giusti abiteranno al sicuro, vivranno in sicurezza, in pace e con ricchezza, “-Poiché io sono con te-, dice l’Eterno, -per salvarti. Io sterminerò tutte le nazioni in mezzo alle quali ti ho disperso; tuttavia non sterminerò te, ma ti castigherò con giustizia e non ti lascerò del tutto impunito” (v.11)A tal proposito, il profeta Ezechiele conferma: “Vi abiteranno al sicuro, edificheranno case e pianteranno vigne; sì, abiteranno al sicuro, quando eseguirò i miei giudizi su tutti quelli intorno a loro che li disprezzano. Allora riconosceranno che io sono l’Eterno, il loro Dio-” (Ez.28:26).

Dio abbandonò il suo popolo per il grave peccato che essi commettevano. Inoltre rifiutarono il Messia che era stato promesso per Israele. Non accettando Gesù, si compì per loro la profezia, iniziò l’esilio delle sessantadue settimane nel 70 d.C., quando furono dispersi in tutte le nazioni nemiche, perché grande era la loro iniquità e furono abbandonati e senza Dio hanno trascorso quasi 1878 anni perseguitati dai popoli delle nazioni nemiche. “Perché gridi a causa del tuo male? Il tuo dolore è insanabile. Io ti ho fatto queste cose per la grandezza della tua iniquità, per la moltitudine dei tuoi peccati” (v.15)Il popolo di Dio si trovò nelle nazioni nemiche, che lo perseguitarono continuamente, mettendolo a morte e togliendo loro i beni che avevano appena accumulato. Essi venivano depredati e, essendo abbandonati da Dio, quando gridavano a Lui, non rispondeva loro e così sarà fino all’inizio degli ultimi sette anni.

Le nazioni che depredavano gli ebrei, saranno a loro volta, al tempo della fine, spogliati e saccheggiati, perché su di loro regnerà il devastatore, che si approprierà di tutti i loro beni.

Terminati i 1260 giorni del regno di Satana, durante i quali le sette coppe saranno versate dagli angeli, le piaghe colpiranno tutti i popoli che prenderanno il marchio o il numero della bestia e l’adoreranno. Dopo il regno di Satana, Dio radunerà tutte le nazioni e i loro capi sedotti dalla bestia (l’uomo con lo spirito di Satana) e dall’anticristo, di salire nella valle di Giosafat o Valle della Visione (Is.22), per la guerra di Armagheddon (Apoc.16:16), dove tutti saranno sterminati con la spada, quando Gesù apparirà dal cielo su un cavallo bianco, insieme al suo esercito (la chiesa), “Si destino e salgano le nazioni alla valle di Giosafat, perché là io siederò a giudicare tutte le nazioni d’intorno. Mettete mano alla falce, perché la mèsse è matura. Venite, scendete, perché il torchio è pieno, i tini traboccano, poiché grande è la loro malvagità-. Moltitudini, moltitudini Nella valle della Decisione. Poiché il giorno dell’Eterno è vicino, nella valle della Decisione” (Gioele 3:12-14).

Al residuo scelto di tutte le tribù, perché viva e ripopoli Israele, proclama: “Sì, io ti ridarò salute e ti guarirò dalle tue ferite-, dice l’Eterno, -perché ti chiamano -la scacciata-, dicendo –Questa è Sion di cui nessuno si prende cura-” (v.17).

Gerusalemme sarà riedificata, insieme al tempio di Dio, nello stesso posto, perché quella attuale sarà ancora distrutta totalmente, durante la guerra nella Valle di Giosafat (Gioele 3), così la nuova Gerusalemme sarà abitata dal residuo scelto e “Usciranno da essi canti di ringraziamento e voci di gente in festa; li farò moltiplicare e non diminuire; li renderò onorati e non saranno più umiliati. I suoi figli saranno come una volta e la sua assemblea sarà resa stabile davanti a me, ma punirò tutti i loro oppressori” (v.19,20).

Nel millennio Gesù regnerà sulla casa di Giacobbe, cioè su Israele; si compirà la profezia che l’angelo diede a Maria: “Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre; e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine” (Lc.1:32,33). Stessa profezia fu data in visione al profeta Daniele: “Io guardavo nelle visioni notturne, ed ecco sulle nubi del cielo venire uno simile a un Figlio dell’uomo; egli giunse fino all’Antico di giorni e fu fatto avvicinare a lui. A lui fu dato dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto” (Dan.7:13,14).

Gesù confermò la profezia di Davide: “Poiché Davide stesso, per lo Spirito Santo, disse: -Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi” (Mrc.12:36).

Tutte queste profezie si compieranno nel millennio, quando Gesù regnerà come Re su Israele. Dio gli ha sottoposto ogni cosa, già dalla creazione, ma, come sostiene l’epistola agli Ebrei, al presente ancora non lo vediamo, “…Infatti, nel sottoporgli tutte le cose, non ha lasciato nulla che non gli fosse sottoposto. Tuttavia al presente non vediamo ancora che tutte le cose gli sono sottoposte” (Ebr.2:8).

Negli ultimi sette anni, Dio aprirà di nuovo la mente spirituale a tutti gli ebrei, i savi capiranno (Dan.11:33) e saranno salvati. Una terza parte di loro vivrà, il residuo che ripopolerà Israele; l’altra terza parte cadrà (Apoc.12:4) per mano della bestia (lo spirito di Satana con un corpo di uomo), essi saranno i martiri, che risusciteranno nella prima resurrezione (Apoc.20:5,6); Tutti gli altri, gli empi sedotti, moriranno nella guerra di Armagheddon, colpiti dalla spada della Parola che Gesù avrà nella sua bocca (Apoc.19:15); l’ira dell’Eterno li consumerà, “L’ardente ira dell’Eterno non si acquieterà, finché non abbia compiuto e finché non abbia realizzato i disegni del suo cuore. Negli ultimi giorni lo capirete(v.24).

(continua)