Capitolo 1.

Ai tempi di Jotam, di Achaz, e di Ezechia, re di Giuda, Dio rivelò in visione a Michea la situazione grave esistente nei due regni, in Samaria (Israele) e in Gerusalemme di Giuda, perchè in esse si praticava l’idolatria. disubbidendo alla legge di Dio data a Mosè

Il re Jotam ed Ezechia fecero la volontà del Signore seguendo Davide, mentre Achaz fece ciò che è male agli occhi di Dio, arrivando perfino a sacrificare i suoi figli per il fuoco secondo l’usanza delle nazioni nemiche, che l’Eterno aveva scacciato davanti a loro (2Re 16). Dio ammonisce Israele: “Ascoltate , o popoli tutti! Presta attenzione, o terra, e tutto ciò che contieni! Il Signore, l?Eterno, sia testimone contro di voi, il Signore, dal suo tempio santo. Poiché, ecco, l’Eterno esce dalla sua dimora, scende e cammina sulle alture della terra; i monti si sciolgono sotto di lui, e le valli si spaccano come cera davanti al fuoco, come acque versate su un pendio. Tutto questo per la trasgressione di Giacobbe e per i peccati della casa di Israele. Qual è la trasgressione di Giacobbe? Non è forse Samaria? Quali sono gli alti luoghi di Giuda? Non son forse Gerusalemme?” (v.2-5). La causa della devastazione della terra d’Israele è dovuta all’idolatria del popolo di Dio. Anche dopo l’allontanamento forzato degli ebrei, la Diaspora, per opera dell’esercito romano nel 70 d.C., i popoli gentili insediatisi hanno contaminato la terra santa, continuando a praticare l’idolatria, introdotta dai costumi dei conquistatori romani, perfino cambiando il nome di Gerusalemme in Aelia Capitolina in onore a Giove. Gerusalemme sarà quindi una città corrotta fino al termine delle 70 settimane, come riferite dall’angelo al profeta Daniele (Dan.9:24-25).

Quando il profeta Michea comprese la visione che Dio gli mostrò, iniziò un lamento su Israele e su Giuda, a causa di tutto il male che Dio minacciò sul suo popolo. Infatti, l’Eterno tolse da Israele la sua protezione e iniziarono le avversità, come annunciato. Israele fu dato in mano dei nemici e abbandonato da Dio, perché il peccato di questo popolo scelto era grandissimo.

La profezia di Michea, si attuò nel 70 d.C. quando ci fu la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, per opera di Tito, comandante delle forze romane, che colpì duramente il popolo ebraico. Secondo lo storico ebreo contemporaneo Giuseppe Flavio, si calcola, infatti, che un milione di ebrei morì soltanto nell’assedio di Gerusalemme, mentre molti furono uccisi altrove e decine di migliaia furono fatti prigionieri come schiavi. Il profeta Isaia profetizzò l’evento: “Ecco, voi siete stati venduti per le vostre iniquità, e vostra madre è stata ripudiata per le vostre trasgressioni” (Is.50;1; Gioe.3:6,7).

La prima città, identificata come madre dell’Ebrei, che subì la devastazione fu Gerusalemme. La città, che Dio si scelse e dove fu eretto il suo Tempio, fu assediata, espugnata, incendiata e quando fu completamente distrutta, fu “arata” come un campo per cancellare ogni traccia giudaica. Dio non era più con il suo popolo (Ger.12:7), così essi furono totalmente sconfitti. Infatti, i romani, comandati dal capo dell’esercito Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano, distrussero e occuparono i territori di Israele,  costringendo gli Ebrei all’esilio, come annunciato da Michea, il Morasita, che profetizzò al tempo di Ezechia, re di Giuda, parlando a tutto il popolo  giudeo: “…Così dice l’Eterno degli eserciti: Sion sarà arata come un campo, e Gerusalemme diventerà un cumulo di rovine e il monte del tempio un’altura boscosa” (Ger.26:18) e poi confermato da Gesù: “Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà diroccata” (Mrc.13:2).

Anche Isaia profetizzò le terribili conseguenze e la caduta di tutti quelli che non credettero in Gesù, non accettandolo come il Messia e non riconoscendolo come il loro Re e Salvatore: “Egli sarà un santuario, ma anche una pietra d’inciampo e una roccia di scandalo per le due case d’Israele; un laccio e una trappola per gli abitanti di Gerusalemme (Is.8:14; Rom.9:32).

chi cadrà su questa pietra sarà frantumato; ma colui sul quale essa cadrà, lo stritolerà” (Mt.21:44), avvertimento valido sia per i Giudei di allora, che per i gentili di oggi, perché Gesù è la Pietra d’intoppo per chi non crede in Lui. Infatti, tutti quelli del popolo di Dio, che non credettero, furono poi uccisi dalla spada, dalla fame e dal fuoco, mentre il residuo che scampò alla morte, fu disperso tra tutte le nazioni della terra (Lev.26:33; Ez.5:10). Soltanto quegli ebrei, il residuo, vissuti al tempo di Gesù e che ascoltarono la predicazione degli apostoli su “…Cristo crocifisso, che è scandalo per i Giudei e follia per i Greci” (1Cor.1:23) e che credettero, furono salvati, mentre tutti gli altri furono invece abbandonati da Dio, come lo saranno gli increduli fino all’inizio dell’ultima settimana (Dan.9:24; 12:1), “perciò così dice l’Eterno: Ecco, io pongo come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata una testata d’angolo preziosa, un fondamento sicuro; chi crede in essa non si smarrirà” (Is 28:16).

Israele quindi fu abbandonato e mandato in cattività, iniziando le sessantadue settimane dalla distruzione del Tempio in Gerusalemme (Dan.9:25). Tale periodo è terminato nel 1948, quando Dio ha ridato la Terra promessa al suo popolo.

Dio ha più volte avvisato e incitato il suo popolo, tramite i suoi profeti, a ravvedersi, ma essi non vollero ascoltare, anzi “…la gente si faceva beffe di loro e li deridevano” (2Cron.30:10).  Giunse allora il tempo della nascita del Messia, promesso prima della fondazione del mondo, e così arrivò anche il tempo della salvezza in Gesù Cristo per tutti quelli che non indurirono il cuore, credendo nel Figlio di Dio. Terminata la salvezza per il residuo d’Israele, non essendoci più alcuno che si convertisse al Signore, il messaggio di salvezza fu portato ai gentili dagli apostoli di Gesù. Questo evento fu rivelato molte volte, anzi continuamente dai servi di Dio, i profeti, ma Israele non volle ascoltarli, anzi alcuni messaggeri furono bastonati, altri lapidati ed altri ancora uccisi, come fu Gesù, dichiarandolo nella parabola dei cattivi vignaioli: “…visto il figlio, dissero fra loro: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e impadroniamoci della sua eredità” (Mt.21:38).

Essi purtroppo inciamparono sulla Pietra (Gesù) e caddero sfracellandosi e furono stritolati (Mt.21:44). Dio quindi li abbandonò, consegnandoli al nemico, che li perseguitò e li uccise, perché la spada di Dio era contro di loro (Ez.5).

Capitolo 2.

La parola profetica fu indirizzata contro quelli che occupavano posizioni di potere: sacerdoti, scribi e farisei, perché essi opprimevano il popolo e si impossessavano di qualsiasi cosa desiderata: “Desiderano grandemente campi e li prendono con la violenza, case e se le prendono; così opprimono con frode l’uomo e la sua casa, l’individuo e la sua proprietà” (v.2). Dio conosceva molto bene ciò che il suo popolo avrebbe fatto quando si fosse impossessato del paese dove scorre latte e miele; si sarebbe saziato e, soddisfatto, avrebbe abbandonato il suo Dio, perciò l’Eterno avvertì il suo servo Mose: “Quando li avrò introdotti nel paese, che promisi ai padri loro con giuramento, dove scorre latte e miele, ed essi avranno mangiato, si saranno saziati e ingrassati, allora essi si rivolgeranno ad altri dèi per servirli, e disprezzeranno me e violeranno il mio patto” (Deut.31:20).

Sapendo che gli israeliti avrebbero servito altri dèi, Dio preparò delle grandi avversità per correggere il loro comportamento e per raddrizzare le loro vie inique, come un buon padre educa i propri figli. Per bocca del suo servo Mosè, Dio prese come testimoni il cielo e la terra e pose davanti a loro le benedizioni che avrebbero ricevuto se avessero fatto il bene e le maledizioni se invece avessero fatto il male (Deut.30:19). Israele, come profetizzato da Mosè e da tutti i profeti, lasciò il vero Dio per servire Baal (Deut.31:16-17) “I figli d’Israele fecero ciò che è male agli occhi dell’Eterno e servirono i  Baal(Gdc.2:11).

Quando Israele peccava, l’ira di Dio si accendeva contro il suo popolo e, subendo l’oppressione forte dei loro nemici, riconosceva la sua colpa e, gridando aiuto al Signore, per le sue compassioni, era liberato (Gdc.2:18). Accadeva purtroppo che, poco dopo essere stati liberati, essi cominciavano nuovamente a servire gli idoli. Quando non si resero più conto delle loro trasgressioni, arrivarono al colmo, rigettando Gesù come il Messia. Essi furono allora tutti umiliati e abbandonati dopo circa trenta anni dall’ascensione di Gesù nei cieli. Iniziò quindi per tutto il popolo d’Israele l’esilio. Infatti, avvenne che al tempo stabilito (70 d.C.), le nazioni facessero del popolo di Dio un oggetto di scherno e di derisione, componendo un lamento su di loro. Inoltre i campi e le terre d’Israele furono danneggiati, proprio come Dio aveva precisato, tramite i suoi profeti. Esse, come altri beni, furono distribuite ad altri popoli e nessuno s’interessò per il popolo del Signore.

Dio avvertì più volte Israele delle conseguenze del peccato, ma essi non vollero ascoltare le profezie nefaste a riguardo, tanto che proibirono perfino ai profeti di annunciarle. Israele preferì invece ascoltare i falsi profeti, che proclamavano mendaci benedizioni e, per questo motivo, credettero di essere nel giusto e di non ricevere alcun danno o calamità.

Il profeta Michea, per lo Spirito di Dio, ricorda come nei tempi passati, quando Dio era con loro, essi si levavano vittoriosi contro i loro nemici “Ma ultimamente il mio popolo è insorto come un nemico; voi portate via il mantello e la veste ai passanti che si credono al sicuro, a quelli che tornano dalla guerra. Voi scacciate le donne del mio popolo dalle loro deliziose case, e rapite per sempre la mia gloria ai loro bambini. Levatevi e andatevene, perché questo non è luogo di riposo; poiché è contaminato, vi distruggerà con una distruzione orrenda. Anche se un uomo camminasse in uno spirito di falsità e spacciasse menzogne, dicendo: -Io predirò per te vino e bevanda inebriante-, egli sarebbe un profeta per questo popolo” (v.8-11). Il popolo di Dio era arrivato al colmo della loro ignominia, perché non curavano l’orfano e la vedova, anzi li depredavano dei loro averi, come anche Isaia espone: “I tuoi principi sono ribelli e compagni di ladri; tutti amano i regali e corrono dietro alle ricompense. Non fanno giustizia all’orfano, e la causa della vedova non giunge davanti a loro”. (Is.1:23).

Al compimento del tempo profetizzato dai servi di Dio, proprio come fu annunciato, nel 70 d.C. cominciò in Israele l’esilio delle sessantadue settimane in coincidenza con la distruzione del tempio di Dio in Gerusalemme. Da allora iniziò la diaspora, la dispersione degli ebrei tra tutte le nazioni della terra, durata fino al rientro con la costituzione della nazione d’Israele nel 1948.

Il tempo della cattività è perciò finito e una parte del popolo di Dio è così ritornata nella loro Terra, mentre tutto il resto, che ancora si trova tra le nazioni, sarà riunito nel millennio. Nessun ebreo quindi resterà più fra le nazioni, come precisato dal profeta Isaia: “e ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le nazioni come un’offerta all’Eterno, su cavalli, su carri, su portantine, su muli e su dromedari al mio santo monte di Gerusalemme-, dice l’Eterno, -come i figli d’Israele portano un’offerta di un vaso puro nella casa dell’Eterno” (Is.66:20).

Nel millennio, Israele sarà alla presenza di Dio, perché Egli abiterà con il suo popolo (Apoc.20:3) e tutti ubbidiranno alla sua Parola e saranno chiamati santi (Is.4:3). Il profeta ripete, come ripetuto anche da tutti i profeti, che tutti gli ebrei rientreranno in Israele e così da un piccolo numero diventeranno una moltitudine, una nazione potente (Is.60:22) “Ti radunerò certamente tutto quanto, o Giacobbe, radunerò certamente il residuo d’Israele; li metterò assieme come pecore in un ovile, come un gregge in mezzo al suo pascolo; faranno un gran rumore per la moltitudine di uomini. Chi aprirà la breccia salirà davanti a loro; essi penetreranno, passeranno per la porta e per essa usciranno; il loro re camminerà davanti a loro e l’Eterno sarà alla loro testa-” (v.12,13).

Capitolo 3.

Dio non tace e fa sempre conoscere la sua volontà ai suoi servi, i profeti (Amos.3:7), perché davanti a Lui nessuno potrà presentare giustificazioni valide per non averlo ascoltato, come è successo al suo popolo, che non ha voluto ripetutamente seguire i suoi consigli, definendolo, per questo, un popolo dal collo duro. L’Eterno perciò, tramite i profeti, ammonisce continuamente i capi d’Israele, che non desiderano conoscere la verità, perché ama il male: “Essi divorano la carne del mio popolo, strappano loro la pelle di dosso, gli rompono le ossa e li tagliano a pezzi come per metterli in una pentola, come carne da mettere nella caldaia” (v.3). Per questa loro caparbietà arrivò il giorno quando essi gridarono all’Eterno per ricevere il suo aiuto, ma non ci fu risposta, perché Dio avevano nascosto loro la sua faccia per le grandi malvagità, che compivano in Israele senza vergogna.

I falsi profeti in Israele predicavano pace, quando tolleravano il peccato del popolo, ostacolandone il ravvedimento, perché accettava dei regali o compensi proprio per annunciare serenità e benessere. Quando essi però non ricevevano doni, allora predicavano sciagure e guerre.

Tutto questo cessò quando Dio li diede in mano dei loro nemici, così essi furono uccisi e scampò solo un residuo. Si avverò quindi tutto quello che era stato profetizzato dai servi di Dio, i profeti. Infatti disgrazie caddero su tutto Israele, perché Dio ritirò la sua protezione. Essi perciò furono più tardi abbandonati a se stessi, perché non si ritennero degni della vita eterna (At.13:46) e nessun profeta o servo di Dio rimase in Israele, perché essi li avevano cacciati.

Senza la direzione dell’Eterno e privati della sua risposta alle loro suppliche, finirono sotto il dominio dei loro nemici per circa 1878 anni o sessantadue settimane (Dan.9:24-25-26) dell’esilio.

Inoltre la profezia riferisce che Gerusalemme sarà come un mucchio di rovine e questa rivelazione si compì pienamente nel 70 d.C., come esposto da Michea che, sospinto con forza dallo Spirito Santo, lo dichiarò a Giacobbe (Israele): “Deh, ascoltate questo, o capi della casa di Giacobbe e governanti della casa d’Israele, che aborrite la giustizia e  pervertite tutto ciò che è retto, che edificate Sion con il sangue e Gerusalemme con l’iniquità. I suoi capi giudicano per un dono, i suoi sacerdoti insegnano per un salario, i suoi profeti compiono divinazioni per denaro; tuttavia si appoggiano all’Eterno e dicono : -Non è forse l’Eterno in mezzo a noi? Non ci verrà addosso alcuna sventura-. Perciò, per causa vostra, Sion sarà arata come un campo, Gerusalemme diventerà un mucchio di rovine e il monte del tempio un’altura boscosa” (v.9-12).

Capitolo 4.

Quante volte Dio ha ripreso il suo popolo con insistenza, per mezzo di tutti i suoi servi, fino a che, come profetizzato, Dio decise di non occuparsi più di Israele per riprendere a trattare di nuovo con loro soltanto nell’ultima settimana delle settanta (Dan.9:24), per la salvezza di Israele (Dan.12:1).

Il popolo di Dio è considerato come delle ossa secche (Ez.37:1-4,11), prive di vita, perché è senza Dio e senza lo Spirito Santo. per non essersi ravveduto dal peccato, per non aver ascoltato la verità e aver rifiutato il Salvatore, Gesù Cristo (Gv.1:11).

Negli ultimi sette anni, ultima e settantesima settimana prima del millennio, Dio darà, solo a quelli che sono scritti nel libro della vita, il suo Spirito, così essi vivranno alla presenza dell’Eterno nella nuova Gerusalemme ricostruita.

Tutti gli empi invece moriranno e allora Dio farà nuovi cieli e nuova terra (Is.66:22), dove regnerà la sua giustizia. Dio salverà solo un residuo preso da tutte le dodici tribù d’Israele, ma ci sarà anche un residuo dei popoli chiamati Gentili, i non ebrei. Questi ripopoleranno le nazioni ed andranno a Gerusalemme per adorare l’Eterno ed essere guidati nelle sue vie (Zac.14:16).

La profezia ci indica che la Gerusalemme celeste scenderà da presso Dio (Apoc.3:12) e si fermerà sul monte Sion “Benedetto sia da Sion il Signore, che abita in Gerusalemme. Alleluia (Slm 135:21; 50:2) “Dab Sion, la perfezione della bellezza, Dio risplende(Slm.50:2), “Ma negli ultimi tempi avverrà che il monte della casa dell’Eterno sarà stabilito sulla sommità dei monti e sarà innalzato al di sopra dei colli, e ad esso affluiranno i popoli. Verranno molte nazioni e diranno: -Venite, saliamo al monte dell’Eterno e alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri-. Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola dell’Eterno” (v.1,2).

Nella guerra di Armagheddon si attuerà l’ira e il giudizio di Dio, dove saranno annientati i popoli malvagi. Infatti, l’empio perirà e i giusti trionferanno: “Ma i giusti si rallegreranno, giubileranno davanti a Dio ed esulteranno con canti di gioia” (Slm.68:3), “I giusti erediteranno la terra e vi abiteranno per sempre” (Slm.37:29), “Tu hai sgridato le nazioni, hai distrutto l‘empio, hai cancellato il loro nome per sempre” (Slm.9:5).

Dopo il conflitto, nel millennio di pace, non ci saranno guerre e non avranno quindi più bisogno di spade, né di lance e non ci saranno carestie né disgrazie ma abbondanza, giustizia, pace e sicurezza. Dio abiterà con il suo popolo, com’era al principio della creazione. La terra sarà benedetta e, avendo tolto la maledizione a causa del peccato di Adamo (Gen.3:17), porterà molto frutto. Non ci sarà più tristezza e né dolore, “Siederanno ciascuno sotto la propria vite e sotto il proprio fico, e più nessuno li spaventerà; perchè la bocca dell’Eterno degli eserciti ha parlato” (v.4).  Satana non ingannerà più per tutto il millennio, perché rimarrà legato nell’abisso, quindi non ci saranno più seduzioni e né tentazioni provenienti da spiriti malvagi. Tutto sarà tranquillo, perché Dio stesso abiterà con gli uomini (Apoc.21:3).

Il residuo, i cui nomi sono scritti nel libro dei vivi, sarà composto da persone sante (Is.4:3-4). Dio li purificherà da tutti i loro peccati, perché loro confesseranno che Gesù è il Figlio di Dio, al contrario dei loro padri, che lo rinnegarono, mettendolo a morte. Dio li identifica, chiamandolo residuo, considerati dal mondo come pecore da macello, zoppe, indegne, perciò rifiutate, afflitte e allontanate, ma diventeranno una potente nazione. Gerusalemme sarà la capitale di tutte le nazioni, che saranno benedette a causa di Israele e perché Dio regnerà in Sion eternamente.  

Per mezzo del profeta, Dio avvertì gli abitanti di Giuda con Gerusalemme del loro esilio a Babilonia, dove soffrirono pene e dolori come quando una donna partorisce. La cattività babilonese durò settanta anni, poi furono ricondotti nella loro terra, ma per la caparbietà di tutto il popolo delle 12 tribù una nuova cattività li attendeva nel 70 d.C., come annunciato: “Ora si sono radunate contro di te molte nazioni che dicono: -Sia profanata e i nostri occhi riguardino con piacere sopra Sion-. Ma esse non conoscono i pensieri dell’Eterno, e non intendono il suo disegno, perché egli le radunerà come covoni nell’aia. Alzati e trebbia, o figlia di Sion, perché renderò il tuo corno di ferro e le tue unghie di bronzo; tu stritolerai molti popoli e io destinerò i loro guadagni all’Eterno e le loro ricchezze al Signore di tutta al terra” (v.11-13).

Israele fu devastato dai romani e il residuo degli ebrei superstiti fu disperso tra le nazioni. Tutti quelli che hanno perseguitato gli Ebrei, quando si trovavano in cattività tra le nazioni della terra, saranno puniti con la morte nella valle di Giosafat (Gioele 3). Dio li radunerà là, proprio nella nazione da loro odiata, per distruggerli. L’Ira di Dio si accenderà contro tutti i popoli malvagi ed essi periranno. I Gentili, quindi, che hanno creduto e preferito la menzogna alla verità e non hanno ricevuto la Grazia che Gesù ha offerto, finiranno la loro vita nella guerra di Armagheddon, chiamato anche il gran giorno dell’ira di Dio, come profetizzato da Ezechiele. Tutti gli empi moriranno, sia i sedotti e sia i seduttori: “Io chiamerò contro di lui la spada su tutti i miei monti,- dice il Signore l’ETERNO,- la spada di ognuno si volgerà contro il proprio fratello” (Ez.38:21). I malvagi, dunque, saranno radunati in Israele nella valle di Giosafat, detta anche del Massacro o di Meghiddo e, alla parola di Gesù, essi saranno confusi, che si uccideranno l’un l’altro con la propria spada. Non resterà “…nulla d’immondo e nessuno che commetta abominazioni o falsità…” (Apoc.21:27), perché tutti saranno completamente sterminati. Dopo Dio toglierà la maledizione dalla terra, ricreandola nuova (Is.66:22) e tutte le ricchezze e tutti i beni degli empi andranno ad Israele (Is.60).

Capitolo 5.

La profezia ripete in modo dettagliato la devastazione d’Israele avvenuta dopo che i Giudei rinnegarono il Cristo di Dio, mettendolo a morte. L’apostolo Pietro ricorda: “Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste, appendendolo al legno. (At.5:30). Finita l’evangelizzazione degli apostoli, Gerusalemme fu assediata dai romani nel 70 d.C., perché Israele si ribellò al loro dominio, tentando di cacciarli, ma fu sopraffatto. Essi furono sconfitti, perché Dio non era più con loro, avendo ritirato la sua protezione, il suo favore e abbandonandoli. Nella profezia viene rivelato che in Betlehem nascerà il Messia, il Re dei Giudei (Mt.2:2; 21:5).

Dio, l’antico di giorni, consegnerà Israele in mano dei loro nemici per sessantadue settimane (1878 anni circa). Trascorso questo tempo, solo un residuo, i superstiti della Shoah o dello sterminio effettuato dal dittatore tedesco ritornarono in Israele.

Notate come il profeta precisa il tempo del ritorno d’Israele nella Terra promessa coincidente con la fine della cattività e specificando subito dopo i fatti che accadranno nell’ultima settimana prima del millennio. In questo calcolo è stato tralasciato il periodo dalla nuova nascita dello stato d’Israele fino ad oggi, alla conclusione della dispensazione della Grazia. Il Regno di Cristo Gesù, il loro Pastore, il Re dei giudei, inizierà dopo gli ultimi sette anni o ultima e settantesima settimana, ossia nel millennio, dove tutto sarà alla gloria di Dio.

Ricordiamo ancora che le profezie sono esposte in similitudini e con analogie. In particolare, l’Assiro rappresenta la bestia che sale dal mare, descritta in Apoc.13, l’uomo che possederà lo spirito del dragone o di Satana. Egli andrà in Gerusalemme e vi costruirà la sua dimora, ma alla fine del suo regno, che è di 1260 giorni, sarà annientato insieme all’anticristo e a tutti quelli che avranno sedotto, nella guerra di Armagheddon (Apoc.16:16).

Questo è quanto profetizzato da Michea riguardo la nascita di Gesù: “Ma tu, o Betlehem Efrata, anche se sei piccola fra le migliaia di Giuda, da te uscirà per me colui che sarà dominatore in Israele, le cui uscite sono dai tempi antichi, dai giorni eterni-. Perciò egli li abbandonerà fino al tempo in cui colei che deve partorire, partorirà; allora il resto dei suoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli rimarrà a pascere il suo gregge nella forza dell’Eterno, il suo Dio. Ed essi dimoreranno al sicuro, perché allora egli sarà grande fino alle estremità della terra. Ed egli stesso sarà la pace. Quando l?assiro verrà nel nostro paese e metterà il piede nei nostri palazzi, noi faremo sorgere contro di lui sette pastori e otto principi fra gli uomini” (v.2-5).

Questa profezia indica la nascita di Gesù, la Diaspora o l’allontanamento forzato di tutti gli ebrei dalla loro terra, definendo l’inizio e la fine dell’esilio, e gli ultimi sette anni, di cui i secondi tre anni saranno della grande tribolazione, periodo detto anche dei dolori di parto. Tutto quindi finirà con il parto ovvero con la fine dell’empio nella guerra di Armagheddon. Gesù allora libererà Israele. Egli combatterà e vincerà, uccidendo con la spada della Parola tutti gli empi, l’uomo che avrà lo spirito di Satana e l’anticristo, il suo aiutante, perirà (Apoc.19:21), “…egli (Gesù) ci riscoterà dagli Assiri, quando saranno entrati nel nostro paese, ed avranno messo il piè ne’ nostri confini” (v.6,vers.Diodati). L’Assiro sarà l’uomo che avrà lo spirito del dragone, di Satana. Tutti i rimanenti della tribù di Giuda si uniranno ad Israele e formeranno un solo popolo, come lo era nel regno di Davide.

Il residuo di Giacobbe sarà innalzato tra tutte le nazioni della terra e non spererà più nell’uomo, ma in Dio. Gesù annienterà nella valle di Giosafat tutti i suoi avversari, cioè quelli che non hanno voluto convertirsi alla verità ed hanno invece amato la menzogna. “La tua mano si alzerà contro i tuoi avversari e tutti i tuoi nemici saranno sterminati” (v.9).

Il grande nemico di Gesù è Satana, ma il Signore l’ha vinto e lo vincerà ancora nella guerra di Armagheddon. Tutto quello che Satana ha costruito, sarà distrutto. Sappiamo come Satana ha fondato un impero, mettendo su un trono chi lo adora indirettamente, attraverso immagini e idoli di gesso, pietra, legno, oro od argento. Arriverà il momento dove ogni dominio di Satana cadrà, sarà disfatto senza mano d’uomo: “esattamente come hai visto la pietra staccarsi dal monte, non per mano d’uomo, e frantumare il ferro, il bronzo, l’argilla, l’argento e l’oro….” (Dan.2:45). Gesù sarà la pietra che annienterà tutti i regni nella guerra di Armagheddon; dopo inizierà il millennio.

Nel millennio, Satana sarà legato e sarà gettato nell’abisso, quindi non ci saranno più né sortilegi, né inganni e né tentazioni. Non adoreranno più idoli, perché Dio sterminerà tutti gli adoratori delle opere fatte dalle loro stesse  mani, “E farò vendetta con ira e con furore delle nazioni che non hanno voluto ascoltare” (v.15).

Capitolo 6.

Dio si rivolge al suo popolo per ascoltare le loro lamentele, invitando i monti e i colli d’Israele a essere testimoni dichiarando: “Deh, ascoltate ciò che dice l’Eterno: Levati, difendi la tua causa davanti ai monti, e i colli odano la tua voce. Ascoltate, o monti, la contesa dell’Eterno, e voi saldi fondamenti della terra, perché l’Eterno ha una contesa con il suo popolo e vuol discutere con Israele” (v.1,2).

Dio chiede al suo popolo cosa gli ha fatto per stancarsi di lui. L’Eterno evidenzia tutte le grandi cose che Egli ha fatto per loro da quando li hanno liberati dalla schiavitù dell’Egitto, portandoli fuori usando i suoi servi Mosè, Maria e Aaronne. Ricorda anche quando Balac, re di Moab, chiese al profeta Balaam di maledire Israele ma Dio convertì la maledizione in benedizione, perché Israele riconoscesse la giustizia del Signore.

Il profeta ha un’esitazione su come presentarsi al Signore se con olocausti e con un vitello di un anno oppure con l’offerta del suo primogenito per il suo peccato, chiedendosi se Dio gradisse migliaia di montoni e fiumi d’olio? Assolutamente no! Nulla di queste cose, perché Egli ha mandato il suo Unigenito Figlio per essere sacrificato al posto di montoni, vitelli e persino dei propri figli primogeniti. Quello che Dio vuole e che “… egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?” (v.8).

Dio desidera che noi temiamo il suo nome, perché Egli castiga, che Egli ama e giudicherà ognuno per le opere che avrà compiuto. L’empio accumula tesori e ricchezze illegalmente acquisite, non giudicando rettamente e non dividendo equamente, cosa abominevole davanti a Dio, perché odia l’iniquità e in particolare i pesi falsi. Quando Gesù venne, trovò molta iniquità in Gerusalemme come i ricchi violenti e gli abitanti dichiaravano il falso, ingannando il prossimo.

I Giudei arrivarono al colmo del peccato, perciò la profezia annunciò la diaspora, l’esilio delle 62 settimane che iniziarono con l’abbattimento del Tempio di Dio in Gerusalemme nel 70 d.C.

“Perciò anch’io ti renderò sofferente, colpendoti e rendendoti desolata a motivo dei tuoi peccati. Tu mangerai, ma non ti sazierai e la fame rimarrà dentro di te; porterai via, ma non salverai niente, e quel che avrai salvato, io lo consegnerò alla spada. Tu seminerai, ma non mieterai; pigerai le olive, ma non ti ungerai con l’olio; farai il mosto, ma non berrai il vino” (v.13-15).

Israele fu sconfitto; ci furono molti morti e solo un residuo scampò, che fu disperso tra le nazioni gentili. Dio li abbandonò al saccheggio e alla desolazione, perché essi seguirono le orme del re Acab, che fece peccare Israele facendolo adorare idoli stranieri. Dio li riprenderà nell’ultima settimana, riservata esclusivamente ad Israele  per la salvezza di chi si ravvedrà e si convertirà a Dio, riconoscendo Gesù, il Messia, il Figlio di Dio.

Capitolo 7.

il profeta annunciò quello che è già avvenuto, dopo la predicazione degli apostoli, quando in Israele non c’era più nessuno che desiderasse la salvezza. Tutti erano corrotti e regnava solo il male, essendo amanti di se stessi, come lo sono oggi, negli ultimi anni prima della seconda venuta di Cristo Gesù.

Questa profezia si è avverata per Israele, ma si sta attuando per il popolo dei gentili oggi.

Entrambe le loro mani sono protese a fare il male con bravura; il principe pretende, il giudice cerca ricompense, e il grande manifesta la malvagità della sua anima, così pervertono insieme la giustizia. Il migliore di loro è come un roveto, il più retto è peggiore di una siepe di spine. Il giorno predetto dalle tue sentinelle, il giorno della tua punizione, viene; ora sarà la loro confusione. Non fidatevi del compagno, non riponete fiducia nell’intimo amico; custodisci le porte della tua bocca davanti a colei che riposa nel tuo seno. Poiché il figlio disonora il padre, la figlia insorge contro la madre, la nuora contro la suocera, i nemici di ognuno sono quelli di casa sua” (v.3-6, vers.N.Riv.).

Gesù profetizzò: “Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, Il padre sarà diviso contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia e la figlia contro la madre; la suocera contro la sua nuora e la nuora contro la sua suocera” (Mt.10:35; Lc.12:53, vers.N.Riv.).

Israele afferma: “Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso il SIGNORE, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà” (v.7) e ai suoi nemici dichiara che anche se è caduto, si rialzerà e che ha peccato, perciò Dio lo ha abbandonato, ma Egli gli farà giustizia e lo porterà alla luce, come confermato: “Non rallegrarti dr me, o mia nemica! Se sono caduta, mi rialzerò; se siedo nelle tenebre, l’Eterno sarà la mia luce. Io sopporterò l’indignazione dell’Eterno, perché ho peccato contro di lui, finché egli difenderà la mia causa e farà giustizia per me; egli mi uscire alla luce e io contemplerò la sua giustizia” (v.8,9, vers.N.Riv.).

Dio è grande e misericordioso verso i pentiti, ma non lascia impuniti gli empi e gli oltraggiatori come i gentili che hanno ingiuriato e disprezzato il popolo di Dio, per l’assenza di aiuto del loro Dio. Infatti, accadrà che nella guerra di Armagheddon, mentre il residuo delle tribù d’Israele sarà al sicuro, vedrà la vendetta che Dio compirà su tutti i suoi nemici:    “Allora la mia nemica lo vedrà e sarà coperta di vergogna; lei che mi diceva: -Dov’è l’Eterno, il tuo Dio?- I miei occhi la vedranno, quando sarà calpestata come il fango delle strade” (v.10, vers.N.Riv.).

Dopo questo Dio farà nuovi cieli e nuova terra (Is.66:22; 2Ptr.3:10) e inizierà il millennio, dove tutto sarà in pace e in sicurezza: “Quando si ricostruiranno le tue mura, in quel giorno il tuo confine sarà grandemente esteso. In quel giorno verranno a te, dall’Assiria e dalle tue città fortificate, dalla città fortificata fino al Fiume, da mare a mare e da monte a monte” (v.11,12, vers.N.Riv.).

Tutta la Terra sarà arsa col fuoco e il peccato che regna su di essa scomparirà.

La profezia è rivolta a Gesù, che regnerà su Israele, perché Egli è il Re d’Israele (Gv.1:49; 12:13). “Pasci il tuo popolo con la tua verga, il gregge della tua eredità, che sta solitario nella foresta, in mezzo al Carmelo. Pascolino in Basan e in Galaad, come nei tempi antichi” (v.14).

Come Israele, quando uscì dall’Egitto, vide le cose grandi e meravigliose che Dio fece per loro, così anche nel millennio, essi vedranno le sue meraviglie e tutte le nazioni della terra temeranno quando andranno dal Signore e saranno sottomesse ad Israele, come il serpente striscia e lecca la polvere, perché riconosceranno che Dio è con loro.

Israele proclamerà la grandezza di Dio, che si compiacerà di benedirlo e di perdonarlo. Si compirà allora il patto che Dio fece con Abramo, che fu ripetuto ad Isacco e che confermò a Giacobbe di essere suo popolo in eterno.

Quale Dio è come te, che perdona l’iniquità e passa sopra la trasgressione del residuo della sua eredità? Egli non conserva per sempre la sua ira, perché prende piacere nell’usare misericordia. Egli avrà nuovamente compassione di noi, calpesterà le nostre iniquità. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati. Tu mostrerai la tua fedeltà a Giacobbe e la tua misericordia ad Abrahamo, come hai giurato ai nostri padri fin dai tempi antichi” (v.18-20, vers.N.Riv.).

Conclusione.

Un residuo di Israele vivrà un millennio di pace e di sicurezza, perché Dio abiterà insieme a loro ed essi saranno il suo popolo (Apoc.21:3). Tutti noi credenti, fedeli alla sua Parola, chiamati eletti o sposa di Cristo staremo con Lui mille anni. Dove Gesù sarà, saremo anche noi. Egli ci rapirà nelle nuvole prima che si abbatterà su tutte le nazioni, compreso Israele, l’ira di Dio nella guerra di Armagheddon. In quella circostanza tutti i partecipanti saranno uccisi alla Parola di Gesù, che sarà vincitore e noi con Lui. “Allora sarà manifestato quell’empio, che il Signore distruggerà col soffio della sua bocca e annienterà all’apparire della sua venuta” (2Tes.2:8).

Rallegriamoci, perché il periodo della Grazia concessasi sta giungendo al termine, manca ancora poco tempo al rapimento della Chiesa e non sappiamo con precisione a che ora e in quale giorno avverrà, ma sappiamo distinguere bene i momenti.

Non facciamoci quindi sorprendere addormentati nella fede, come dal ladro di notte, per non essere lasciati qui ed arrivare al gran giorno dell’ira di Dio.

Facciamo attenzione alle parole di Gesù che ci invita a vegliare e a stare pronti, in preghiera, attendendo fiduciosi l’arrivo dello Sposo per andare a stare con Lui per sempre.

Non ci sono altre possibilità e quella sarà l’unica chiamata, perciò non essere distratto dalle cose mondane, rischiando di non sentire la sua voce e il suono della tromba di Dio, ma resta sempre attaccato con tutte le tue forze, con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima a Dio, se hai afferrato la salvezza in Gesù Cristo.

Non abbandonare la presa per nessun motivo. Resta con Gesù, il tuo Salvatore.