Un utile suggerimento per tutti quelli che si definiscono cristiani e poi dichiarano di essere peccatori, perché la parola di Dio attesta che: “…se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv.3:20) ed ancora: “Beato chi non si condanna per ciò che egli approva” (Rom.14:22).

Per lo Spirito di Dio, l’apostolo afferma che se noi confessiamo di essere peccatori, ci condanniamo da soli, perché la nostra coscienza ce lo attesta.

Dio conosce tutto di noi e sa cosa abbiamo nel nostro cuore (spirito), perché se fosse vuoto (senza lo Spirito Santo) allora ci sentiremmo peccatori e persino inadeguati a seguire Cristo. Ricordo che la parola di Dio non confonde, perché è unica, santa, vera e fedele, quindi non si smentisce mai. Infatti, in essa si attesta che: “Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché il seme d’Esso dimora in lui; e non può peccare perché è nato da Dio” (1Gv.3:9). Chi dice di peccare ancora, dopo aver conosciuto la Via, non è nato da Dio.

Avere di se stessi la consapevolezza di quello che Dio,  in cui si crede, ci ha donato, come l’apostolo Paolo ricorda: “Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno” (Rom.12:3). Dio ha assegnato ad ognuno una misura di fede secondo le sue capacità.

Facciamo un esempio, se un credente, figlio di Dio, ovvero nato di nuovo, che mette in pratica la verità, ha ricevuto un talento, deve essere consapevole e responsabile di ciò che Dio gli ha donato, senza farsi accecare dall’orgoglio e rendersi vanitoso o superbo, come se ne avesse ricevuto più degli altri.

Essere sobri non vuol dire sminuire quello che Dio ha stabilito per noi e né sovrastimarci, ma comportarci sempre secondo la fede, che Dio ci ha donato.

Sostenere di essere un peccatore, ci condanniamo da noi stessi. Non è un atto di umiltà, come tanti pensano, ma un attestare che siamo schiavi del peccato.

Per lo Spirito di Dio, il profeta asserisce: “Guai all’empio! Il male ricadrà sul suo capo, perché gli sarà reso quanto le sue mani hanno fatto” (Is.3:11). Non si può essere schiavi del peccato (Gv.8:34), che conduce alla morte e, nello stesso tempo, seguaci della giustizia che conduce alla vita (Rom.6:16), “…perché non si può servire due padroni” (Lc.16:13), “infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?” (2Cor.6:14).

Esaminiamo attentamente la nostra condotta, che sia secondo la volontà di Dio, rifiutando ogni cosa che non è conforme a verità per essere trovati santi “…come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta” (1Ptr.1:15). Non contaminarci con il mondo, per essere trovati degni della fede, camminando sempre con Gesù in vesti bianche (Ap.3:4).