La morte è comunemente indicata come il distacco definitivo, totale e fisico dal nostro ambiente naturale, con cessazione di ogni attività corporea; in altre parole, è la fine della nostra vita, qui sulla terra.

La morte è definita biblicamente come il salario del peccato (Rom.6:23; 1Cor.15:55,56) ed è l’ultimo spirito nemico, che sarà sconfitto (1Cor.15:26). La morte ovviamente precede l’Ades o soggiorno dei morti. Per quelli che non credono in Cristo Gesù, al momento del decesso, la morte arriva, li prende e li passa nell’Ades (luogo di tormento), che li accoglie.

Notiamo attentamente ciò che avverrà quando Gesù aprirà il quarto sigillo: “E io vidi, ed ecco un cavallo giallastro; e colui che lo cavalcava aveva nome la Morte, e dietro ad essa veniva l’Ades. E fu loro data potestà sulla quarta parte della terra, per uccidere con la spada, con la fame, con la morte e mediante le fiere della terra” (Ap.6:8). Lo Sceol o Ades è uno spirito che riunisce tutti i defunti, che sono stati sedotti, in un luogo di tormento, che si trova nella profondità della fossa (Ez.32:24) e dove avvertono tormento (Lc.16:28).

La morte è lo spirito dell’angelo caduto, che provoca il distacco tra anima e corpo per tutti gli esseri viventi. Per quelli che moriranno in Cristo, sarà l’angelo dell’Eterno, che condurrà la loro anima nel seno di Abrahamo (Lc.16:22), mentre per gli altri, increduli, la loro destinazione sarà nel baratro (Lc.16:26).  Alla fine dell’uomo sulla terra, quando tutti i morti si presenteranno davanti a Dio, la morte e l’Ades dovranno restituire tutti i morti che sono in essi per essere giudicati da Dio (Ap.20:11-15).

 I due spiriti quindi saranno gettati nello stagno di fuoco, che arde con zolfo, nella Geenna, chiamata morte seconda, riservata per quelli che sono stati sedotti da Satana e dai suoi angeli. Alla fine, il diavolo sarà legato e gettato nell’abisso per mille anni e, dopo, sarà precipitato, insieme a tutti quelli che ha sedotto, nello stagno di fuoco, che arde con zolfo (Ap.20:2-15). Il profeta Isaia rivela: “Invece sarai precipitato nello Sceol, nelle profondità della fossa” (Is.14:15).

Il peccato di disubbidienza di Adamo causò immediatamente il distacco o morte spirituale da Dio e, di conseguenza, provocò la morte fisica, come il distacco dello spirito dall’anima e dal corpo, “… come per mezzo di un solo uomo, il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rom.5:12). “Per cui, come per una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini…” (Rom.5:18), così l’uomo impenitente subirà la morte seconda, ossia tutti i peccatori: “…i codardi, gli increduli, gli immondi, gli omicidi, i fornicatori, i maghi, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno che arde con fuoco e zolfo, che è la morte seconda” (Ap.21:8).

Infatti, Adamo ed Eva stavano nel giardino dell’Eden e vedevano Dio, godendo della sua comunione, ma dopo il peccato, paurosi, si nascosero dalla vergogna, quando sentirono solo la Sua voce, ma non lo videro (Gen.3.8). Adamo mangiò insieme a sua moglie il frutto dell’albero, che gli era stato proibito, disubbidì e così si avverò la Parola di Dio che “… nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai” (Gen.2:17).

Com’è scritto che “il salario del peccato è la morte” (Rom.6:23), così alla disubbidienza di Adamo, avvennero sia la morte, cioè la separazione da Dio e, in seguito per la conseguenza del peccato commesso seguì quella fisica, cioè distacco dell’anima dal corpo, perché esso divenne corruttibile, cioè carnale, formato dalla polvere: “…poiché tu sei polvere, e in polvere ritornerai” (Gen.3:19).

La seconda morte perciò è la seconda e definitiva separazione da Dio, ed è eterna. Essa avrà luogo quando le anime degli esseri viventi, saranno giudicate secondo le opere, che hanno compiuto durante la loro vita e, chi non sarà trovato scritto nei libri di Dio (Ger.11:8; Ap.20:11-15) sarà gettato nello stagno di fuoco, per l’eternità, lontano e separato dalla presenza di Dio.

La chiesa e i martiri.

Tutti i martiri, cioè quelli che durante la loro vita terrena hanno fatto ciò che è giusto e hanno sacrificato la loro vita per la testimonianza di Dio, a partire dal Giusto Abele fino al profeta Zaccaria (Mt.23:35), non saranno raggiunti dalla morte seconda, perciò risusciteranno nella prima resurrezione. Le anime dei martiri che il profeta e apostolo Giovanni vide sotto l’altare (Ap.6:9-11; Lc.11:51) appartengono a popoli, nazioni e lingue vissute fino a Mosè, da qui iniziò il periodo della Legge e moltissimi servi di Dio, appartenenti a tutte le tribù d’Israele, furono uccisi per la testimonianza di Dio che davano a quei tempi. Molti sono i martiri del popolo di Dio, uccisi durante il periodo della legge, come dalla moglie di Achab, re d’Israele, “Jezebel sterminava i profeti dell’Eterno” (1Re 18:4). Molti servi di Dio furono uccisi fino al profeta Zaccaria (Mt.23:35) e a loro si aggiungeranno i martiri di tutte le tribù d’Israele, che saranno uccisi dalla bestia, ovvero l’uomo spregevole, sovrano e dominatore nella grande tribolazione (Ap.20:4-6; Dan.11:35). Saranno tutti uniti, dal giusto Abele a quelli della grande tribolazione e risusciteranno nella prima risurrezione; su di loro non avrà potere la morte seconda, né il giudizio finale.

Dopo la guerra detta di Armagheddon, Dio farà nuovi cieli e nuova terra, togliendo la maledizione posta a causa del peccato di Adamo (Gen.3:17); nel millennio, tutto sarà benedetto: la terra, il mare, gli uomini e le bestie, allora i martiri risusciteranno per stare con Cristo mille anni (Ap.20:4,5).

Anche la Chiesa di Cristo regnerà con Lui mille anni sulla terra; per la Chiesa non è indicato come millennio, ma come riposo per le nostre anime (Mt.11:29; 2Tes.1:7), “Noi infatti, che abbiamo creduto, entriamo nel riposo… Diamoci da fare dunque per entrare in quel riposo” (Ebr.4:3-11). Noi siamo figli della promessa, perché “questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna…” (1Gv.2:25). La Chiesa è chiamata sposa o moglie dell’Agnello (di Cristo), perché dovunque Gesù è, sarà la sua sposa (Ap.21.9) e su di essa non ha potere la morte seconda o giudizio, perché passerà direttamente dalla morte alla vita, come affermato da:” In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv.5:24; 8:51,52). Per la Chiesa, quindi e per i martiri, non ci sarà giudizio finale, né seconda morte o separazione eterna da Dio.

La sposa o Chiesa sarà rapita all’inizio dell’ultima settimana delle settanta per Israele (Dan.9:24-26), quando Gesù aprirà il primo sigillo dei sette (Ap.6:1,2), appartenenti ai periodi della Grazia.

Vendemmia e mietitura (Ap.14:14-20).

La zizzania (è chiunque crede alla menzogna di Satana) ed è bruciata nella geenna del fuoco eterno (Ap.21:8) e non né uscirà mai più: “Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano, invece, riponetelo nel mio granaio… il nemico che l’ha seminata è il diavolo, mentre la mietitura è la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli (Mt.13:30-39). I due eventi sono esposti in similitudine sotto i nomi di vendemmia e mietitura: “Allora l’angelo lanciò la sua falce sulla terra, e vendemmiò la vigna della terra e gettò l’uva nel gran tino dell’ira di Dio” (Ap.14:19; Is:63:1-6).

Tutti i partecipanti di popoli e nazioni, che andranno contro Gesù e la Sua chiesa in Israele, per la guerra di Armagheddon, sono indicati come uva, perché essi saranno uccisi con la spada (vendemmia). Dio invita tutti gli uomini valorosi a preparare la guerra, a essere pronti: “Forgiate spade con i vostri vomeri e lance con le vostre falci. Il debole dica: -Sono forte!-” (Gioe 3:10) e ad armarsi di molte spade, perché la guerra si combatterà con spade e lance.  Nessuno dovrà sentirsi debole, l’invito è per tutti, perché lì saranno tutti giudicati da Gesù (Gv.5:27; At.17:31; Ap.19:11), “Affrettatevi e venite, nazioni tutteSi destino e salgano le nazioni alla valle di Giosafat, perché là io siederò a giudicare tutte le nazioni d’intorno. Mettete mano alla falce, perché la mèsse è matura. Venite, scendete, perché il torchio è pieno, i tini traboccano, poiché grande è la loro malvagità” (Gioele 3:11-13). La vendemmia, in similitudine, è l’uccisione di tutti gli empi e il torchio è il luogo chiamato pure valle del Massacro.

Il profeta Gioele annuncia la grande guerra di Armagheddon, nella Valle di Giosafat o Valle del Massacro (Ger.7:32), dove tutti gli empi moriranno con la loro stessa spada, alla Parola che Gesù pronuncerà, perché i combattenti saranno presi da grande confusione, che si uccideranno l’un l’altro (Zac.14:13, Aggeo 2:22; Ez.38:21). La spada serve per ferire e per spargere sangue esattamente com’è stato profetizzato: “Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue, che giungeva sino alle briglie dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi” (Ap.14:20). Gesù avrà la sua veste intrisa nel sangue (Ap.19:13), come il profeta Isaia rivela quanto avverrà in Armagheddon (Ap.16:16): “Li ho pigiati nella mia ira e li ho calpestati nel mio furore. Il loro sangue è spruzzato sulle mie vesti e ho macchiato tutti i miei abiti. Poiché il giorno della vedetta era nel mio cuore e l’anno della mia redenzione è giunto” (Is.63:3,4).

Il giorno della vendetta è la battaglia di Armagheddon e l’anno della redenzione è il millennio. Ad Armagheddon (Ap.16:16), nella Valle di Giosafat (Gioele 3:12) o Valle del Massacro (Ger.7:32), ci sarà un grandissimo banchetto per gli uccelli del cielo, invitati a ”…mangiare carne di re, di capitani, di prodi, di cavalli e di cavalieri, di uomini d’ogni sorta, liberi e schiavi, piccoli e grandi” (Ap.19:18).

La morte dei martiri, in similitudine, è indicata come mietitura: “Allora colui che sedeva sulla nuvola, lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta” (Ap.14:16). Come leggiamo, sia per la vendemmia, uccisione degli empi, che per la mietitura, uccisione dei santi martiri, avverrà in Israele (Mt.13:30). “Lasciate (zizzania e grano) che crescano entrambi insieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura io dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano, invece, riponetelo nel mio granaio” (Mt.13:30-39). Il grano, cioè i martiri, che cadranno uccisi dalla bestia, l’uomo che riceverà il regno e grande autorità direttamente da Satana (Ap.13:2), sarà raccolto nello stesso giorno della guerra, in successione, dopo la vendemmia e nuovi cieli e nuova terra. Questa è la prima risurrezione quando tutti martiri da Abele a quelli della grande tribolazione risusciteranno, in similitudine, saranno raccolti nel granaio.

Il profeta Daniele e l’apostolo Giovanni identificano i santi martiri come stelle del cielo, che cadranno ad opera della bestia, che “si ingrandì fino a giungere all’esercito del cielo, fece cadere in terra parte dell’esercito e delle stelle e le calpestò” (Dan.8:10; 12:3; Ap.12:4). L’esercito è santo, quindi appartenente a Dio e, come stelle del cielo (Dan.12:3), una parte cadrà (martire), mentre l’altra parte di residuo, entrerà nel millennio.

In dettaglio, al termine del regno satanico (1260 giorni) ci sarà un breve intervallo e tre spiriti immondi: del dragone, cioè Satana, dell’uomo che riceverà potere e autorità dal dragone (Ap.13:2) e del falso profeta o anticristo, che imiterà il Messia, convinceranno i potenti a radunarsi per la guerra, “…sono spiriti di demoni che fanno prodigi e vanno dai re della terra (Israele) e del mondo intero, per radunarli per la guerra del gran giorno di Dio Onnipotente” (Ap.16:14). Essi infatti sedurranno il mondo intero inducendoli ad andare contro Israele per la grande guerra di Armagheddon (Ap.16:13-16)  o valle di Giosafat (Gioele 3:12) che si trova in Israele. Tutti i popoli e nazioni che vi parteciperanno, comporranno “la vigna della terra”.

Prima avverrà la morte dei santi martiri, appartenenti alle tribù d’Israele; “la terra fu mietuta” conferma che i martiri, indicati come mietitura, appartengono a Israele, che è la terra santa. Tutti i martiri, che l’apostolo Giovanni vide sotto l’altare, da Abele a quelli della grande tribolazione (Lc.11:51; Ap.6:9-11), risorgeranno nella prima risurrezione, mietitura, dopo lo sterminio degli empi (Ap.19.11.22). Queste vittime risusciteranno per stare con Cristo mille anni nella nuova Gerusalemme, nella nuova terra e nei nuovi cieli (Is.66:22; Is.65:17 2Ptr.3:13).

I martiri del periodo della Grazia risusciteranno invece con la Chiesa, quando Gesù scenderà dal cielo con la tromba di Dio e al comando con voce di arcangelo, i morti risusciteranno e i fedeli viventi saranno trasformati in un batter d’occhio (1Tes.4:15-17) per stare sempre con Gesù.

I santi che saranno uccisi durante il regno satanico, appartengono alla terra, cioè a Israele. Essi sono riconoscibili, perché hanno le cetre di Dio e cantavano il cantico di Mosè (Ap.15:2-3), che indica la loro provenienza, e il cantico dell’Agnello (Gesù), perché quelli della grande tribolazione riconosceranno che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio (Mt.14:33). Dio, tramite il profeta Zaccaria, rivela ciò che farà in quel giorno:Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto; faranno quindi cordoglio per lui, come si fa cordoglio per un figlio unico, e saranno grandemente addolorati per lui, come si è grandemente addolorati per un primogenito” (Zac.12:10; Ap.1:79. Gesù fu rinnegato dai Giudei (Gv.1:11), ma alla fine “tutti quelli che saranno trovati scritti nel libro” (Dan.12:1),  saranno salvati, perché Dio è fedele e ciò che ha detto lo farà, come è stato annunciato tramite i suoi profeti: “Ma Israele sarà salvato dall’Eterno con una salvezza eterna; voi non sarete svergognati o confusi mai più in eterno” (Is.45:17).

Che cos’è lo Sceol.

Salomone descrive lo Sceol affermando che: “… nello Sceol dove vai, non c’è più né lavoro né pensiero né conoscenza né sapienza” (Ecl.9:10). Il profeta Isaia conferma: “Poiché lo Sceol non può lodarti, la morte non può celebrarti; quelli che scendono nella fossa non possono più sperare nella tua fedeltà” (Is.38:18). Prima del sacrificio di Gesù Cristo, tutti i defunti andavano nello Sceol, giusti e ingiusti, dove vi era solo attesa, così pure il profeta Samuele, dopo la sua morte andò nello Sceol, e il suo riposo fu interrotto, perché fu chiamato da una veggente su richiesta del re Saul ed egli salì: “Samuele disse a Saul: -Perché mi hai tu disturbato, facendomi salire?-” (1Sam.28:15), di conseguenza anche Samuele era nello Sceol, in basso, pur essendo giusto.

L’Antico Testamento parla dello Sceol come luogo di riposo per tutti dopo la morte. Il salmista, profetizzando di Gesù, rivela che Egli non resterà nello Sceol, né il suo corpo vedrà la corruzione: ”…perché tu non lascerai l’anima mia nello Sceol e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione” (Sal.16:10). Dopo la morte, Gesù perciò andò nello Sceol, ma solo per predicare l’evangelo ai morti e chi udì la Sua voce fu portato nel cielo per vivere eternamente. “In verità, in verità vi dico: L’ora viene, anzi è venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e coloro che l’avranno udita vivranno” (Gv.5:25). Quest’avvenimento è stato rivelato anche al profeta Daniele “Molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno, alcuni per vita eterna, altri per vergogna e infamia eterna” (Dan.12:2). Per quelli che sono rimasti nello Sceol ci sarà “l’obbrobrio, per una eterna infamia”, perché non hanno ascoltato la voce del Figlio di Dio, perciò a loro spetta solo la morte seconda nello stagno di fuoco, che arde con zolfo (Ap 21:8).

Quando Gesù morì, scese nello Sceol per predicare la salvezza a quelli che avevano operato giustamente, ma non vi restò, perché Dio lo risuscitò il terzo giorno, quindi anche il suo corpo non vide la corruzione, com’è scritto: “…prevedendo le cose a venire, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l’anima sua non sarebbe stata lasciata nell’Ades e che la sua carne non avrebbe visto la corruzione” (At.2:31; Sal.16:10).

I giusti, che udirono la voce di Gesù, furono trasferiti nel cielo, nel seno di Abrahamo, come Gesù spiegò: “Or avvenne che il mendicante morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abrahamo; morì anche il ricco e fu sepolto” (Lc.16:22). Lazzaro salì nel cielo, nel luogo indicato come seno di Abrahamo (Lc.16:23), che è il luogo di riposo nella gloria di Dio, dove vanno tutti quelli che muoiono in Cristo: “Per l’uomo prudente la via della vita conduce in alto, per fargli evitare lo Sceol in basso” (Prv.15:24).  Il ricco, al contrario, fu sepolto indicando che scese giù sotto terra, dove si trova lo Sceol o Ades, luogo di riunione dei morti, che non hanno creduto in Cristo (i non salvati). I trapassati, da Adamo fino alla predicazione di Gesù, dopo la Sua morte sulla croce, che non hanno sentito la Sua voce e che sono rimasti nello Sceol, alla fine saranno giudicati secondo le loro opere (Ap.20:11-15).

Gesù ha portato l’evangelo anche ai morti, ma non tutti hanno potuto udirlo, ma solo quelli che, durante la loro vita terrena, sono stati giudicati degni: ”Per questo infatti è stato predicato l’evangelo anche ai morti, affinché fossero giudicati nella carne secondo gli uomini, ma vivessero nello spirito secondo Dio” (1Ptr.4:6).

Quelli che muoiono in Cristo, ossia chiunque ha creduto e messo in pratica la Sua Parola, alla morte, gli angeli di Dio li porteranno nel seno di Abrahamo, che è un luogo di riposo, nella gloria di Dio. I giusti, nella gloria di Dio, aspetteranno la risurrezione, che avrà luogo quando Gesù con un potente comando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio scenderà dal cielo, i morti risusciteranno per prima, poi chi è ancora vivente sarà trasformato in un batter d’occhio per stare per sempre con il nostro Signore (1Tes.4:16; 1Cor.15:51-52).

Dopo.

Un attimo dopo la morte, avviene un distacco permanente tra l’anima ed il corpo, mentre lo spirito, il soffio vitale di Gen.2:7; Gb.32:8; 33:4 , ritorna al Signore, che ce lo ha donato per vivere (Ecl.12:7; Gb.34:14; Slm.104:29,30; Slm.146:4). Questo processo di allontanamento dal corpo è stato sperimentato dagli scienziati e medici, semplicemente verificando il peso corporeo prima e dopo il decesso e riscontrando una sua diminuzione sensibile, attorno al chilo.

Il corpo senza vita si decompone gradatamente, diventando polvere, come indicato “…finché tu ritorni alla terra poiché da essa fosti tratto; poiché tu sei polvere, e in polvere ritornerai” (Gen.3:19).

L’anima, immortale, come quella dei martiri sotto l’altare, all’apertura del quinto sigillo (Apoc.6:9), viene condotta in un luogo di attesa, che è diverso e separato tra gli increduli e i credenti, vedi il ricco e Lazzaro (Lc.16:19-31).

Nel Vecchio Testamento, prima della venuta di Gesù, i morti andavano tutti in un luogo di riposo o soggiorno dei morti, come svelato anche dal defunto profeta Samuele, chiamato da Saul, mediante la medium, per essere stato disturbato (1Sam.28:15). Questo sito è indicato anche con “la fossa” nelle profondità della terra, con Ades o Sceol, dove non c’era più ”…lavoro, né pensiero, né conoscenza, né sapienza” (Ecl.9:10).

Nel Nuovo Testamento, invece, quando Gesù scese a predicare ai morti, separò quelli che credettero in Lui dagli altri, come indicato: “nel quale (nello Spirito) egli (Cristo) andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere” (1Ptr.3:19) e “Essi renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti. Per questo infatti è stato predicato l’evangelo anche ai morti, affinché fossero giudicati nella carne secondo gli uomini, ma vivessero nello spirito secondo Dio” (1Ptr.4:5,6). Infatti, “…l’ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e coloro che l’avranno udita vivranno… e l’ora viene in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno; quelli che hanno fatto il bene in risurrezione di vita e quelli che hanno fatto il male in risurrezione di condanna” (Gv.5:25,28).

Questo significa che quando Gesù morì e fu sepolto, stette nei sepolcri per annunciare la salvezza ai defunti e, quelli che credettero in Lui, furono separati dagli altri e per sempre divisi in due luoghi differenti, così nessuno può passare all’altro posto, come precisato dal colloquio di Abramo con il ricco e “…chi scende nello Sceol, non risale più”, tra i viventi (Gb.7:9).

Inferno e Paradiso.

Sono soltanto due i luoghi di destinazione riservati ai defunti, secondo il loro operato in questa vita. Non esiste altra alternativa, a differenza di alcuni, che invece sostengono la presenza di un luogo di espiazione, detto purgatorio, per “purgare” i loro peccati veniali, di secondo ordine, per essere ammessi dopo in paradiso, per intercessione dei viventi. Questa dottrina è contraria alla Bibbia ed è abominevole a Dio, che invece giudicherà tutti i peccati, come violazione della legge divina, condannandoli.

Neppure vi sarà un’altra possibilità di ravvedimento e di salvezza per gli increduli, gli indecisi, i credenti carnali, non seriamente convertiti, una volta che sarà chiuso definitivamente questo tempo della Grazia, offerto ora dal sacrificio di Gesù, attraverso la fede in Lui; un chiaro esempio è evidenziato dalle cinque vergini stolte in Mt.25.

Se leggessimo con molta attenzione il riferimento biblico del ricco e Lazzaro in Luca 16, potremmo distinguere le due diverse condizioni o stati attuali dei defunti:

luogo di tormento e tenebre, fossa, Sceol o Ades, in basso “Per l’uomo prudente la via della vita conduce in alto, per fargli evitare lo Sceol in basso“ (Prv.15:24), “Invece sarai precipitato nello Sceol, nelle profondità della fossa” (Is.14:15) e “O Eterno, tu hai fatto risalire l’anima mia fuori dallo Sceol, mi hai tenuto in vita perché non scendessi nella fossa” (Slm.30:3) o consolazione nel seno di Abramo, in alto, perché il ricco alzò gli occhi per vedere da lontano Abramo e Lazzaro nel suo seno (Lc.16:23).

Riposo e pace per uno, mentre sofferenza nelle fiamme per l’altro “…come lo Sceol. Le sue fiamme, sono fiamme di fuoco, una fiamma ardente” (C.cant.8:6), come evidenziato dalla supplica del ricco ad Abramo, perché potesse avere dell’acqua da Lazzaro per rinfrescarsi la lingua dalla sofferenza terribile della fiamma (Lc.16:24).

Uno disperato nei ricordi e nel tormento dell’inferno, nelle tenebre di fuori, dove “Lì sarà pianto e stridor di denti” (Mt.13:50; 22:13; 24:51). Infatti, il ricco implorava Abramo, perché mandasse qualcuno ad avvisare i suoi cinque fratelli sulla terra, quindi si ricordava dei suoi fratelli increduli, affinché non venissero in quel luogo di dolore, come raccomandato per gli adulteri: “e tu non gema quando verrà la fine, quando la tua carne e il tuo corpo saranno consumati, e debba dire: -Come mai ho odiato l’ammaestramento, e il mio cuore ha disprezzato la correzione? Non ho ascoltato la voce di quelli che mi ammaestravano e non ho prestato orecchio a quelli che mi insegnavano-” (Prv.4:11-13).

Invece per i credenti sarà diverso, perché saranno in paradiso, come Gesù assicurò il malfattore pentito e crocifisso insieme a lui, dichiarandogli: “…oggi tu sarai con me in paradiso” (Lc.23:43). Essi non ricorderanno più il passato, come precisato: “Poiché ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra, e le cose di prima non si ricorderanno più e non verranno più in mente” (Is.65:17) e “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco tutte le cose sono diventate nuove“ (2Cor.5:17, Apoc.21:4,5).

In Paradiso, alla presenza del Signore, non riconosceremo alcuno della nostra vita terrena e soprattutto non ricorderemo più alcuna cosa del passato. Immaginatevi se dovessimo identificare o constatare la mancanza di qualcuno dei nostri familiari o parenti e amici della nostra esistenza terrena, come saremmo preoccupati e dispiaciuti per loro, quando invece il passato sarà totalmente cancellato per stare sempre in comunione col nostro Signore e godere delle sue benedizioni eterne.

Paura della morte o vittoria sulla morte.

Certamente il Signore ha liberato i credenti dal potere della morte e ha distrutto mediante la sua morte, colui che ha l’impero della morte, cioè il diavolo, per liberare tutti quelli che, per timore della morte, erano tenuti in schiavitù per tutta la loro vita (Ebr.2:14,15). Essendo morto per loro e risuscitato, quindi la morte non ha più potere su di lui (Rom.6:9), né su di noi, se siamo stati battezzati in Cristo Gesù, ossia nella sua morte, quindi “siamo stati sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte, affinché come Cristo è risuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi camminiamo in novità di vita. Poiché, se siamo stati uniti a Cristo in una morte simile alla sua, saremo anche partecipi della sua risurrezione… ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo pure che vivremo con lui“ (Rom.6:3-5,8).

I credenti fedeli sono dei morti viventi, perché morti con Gesù nel battesimo e, con il Signore, risuscitati, vivremo, camminando in novità di vita. Per i non credenti invece resta su di loro sempre la paura della morte e l’ira di Dio (Gv.3:36), a causa dell’incertezza della loro fine, per ignoranza o per incoscienza nel voler rifiutare di conoscere la verità.

se pure viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; dunque sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore” (Rom.14:8), “perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Co.3:3) e “questa parola è fedele, perché se siamo morti con lui, con lui pure vivremo” (2Tmt.2:11) e possiamo affermare con fermezza “…La morte è stata inghiottita nella vittoria. O morte, dov’è il tuo dardo? O inferno, dov’è la tua vittoria? Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge “ (1Cor.15:54-56), ”perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rom.6:23). Considerati morti al peccato e viventi a Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Rom.6:11,13), cresciamo nella fede, praticando la giustizia e camminando in santità.

La morte fisica è stata sottomessa da Gesù, a cui è stata data ogni autorità, e vinta nella sua risurrezione: “io sono la risurrezione e la vita, chiunque crede in me, anche se fosse morto, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?” (Gv.11:25,26).

Credi perciò in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nella sua opera di redenzione attraverso il suo sacrificio espiatorio dei nostri peccati e segui i suoi insegnamenti, mettendo in pratica la Parola di Dio, come Egli è stato sempre ubbidiente. Egli è il nostro Signore, Salvatore e Maestro di vita. Continua a credere e riceverai la corona di vita, aspettando con fiducia la sua gloria.