Ricorda che “…uno è schiavo di ciò che lo ha vinto” (2Ptr.2:19) e “…chi fa il peccato, è schiavo del peccato” (Gv.8:34).

“Noi eravamo schiavi, tuttavia il nostro Dio non ci ha abbandonati nella nostra schiavitù” (Esdra 9:9).

Come Israele, noi eravamo schiavi, loro lo erano degli egiziani, mentre noi del peccato (Gv.8:34), ma siamo stati liberati dal potere del peccato, perciò anche noi possiamo affermare che “Dio non ci ha lasciati nella nostra schiavitù” e “In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo” (1Gv.4:9), perché Gesù è venuto per “distruggere mediante la sua morte, colui che ha l’impero della morte, cioè il diavolo, e liberare tutti quelli che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la loro vita” (Ebr.2:14,15).

Noi eravamo morti nel nostro peccato, ma Gesù ci ha dato la vita, morendo Egli stesso al posto nostro, portando e annullando sulla croce i nostri peccati, così noi viviamo per Cristo, perché è Lui che ci ha comprati a prezzo del Suo sangue, facendoci diventare figli di Dio ed eredi, perché: “… lo schiavo non dimora per sempre nella casa: il figlio vi dimora per sempre” (Gv.8:35). Noi dimoreremo in eterno con Cristo Gesù nel Suo regno, “Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio” (Col.1:13).

Ora se siamo stati affrancati dal peccato, ritorneremo forse a servire il peccato? “Niente affatto! Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso?” (Rom.6:2) ed ancora: “sapendo questo: che il nostro vecchio uomo  è stato crocifisso con lui, perché il corpo del peccato possa essere annullato, affinché noi non serviamo più al peccato. Infatti colui che è morto è libero dal peccato. Ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo pure che vivremo con lui… Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio in Cristo Gesù, nostro Signore … Non sapete voi che a chiunque vi offriate come servi per ubbidirgli; siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell’ubbidienza per la giustizia? “ (Rom.6:2,6-8,11,16).

Penso che tutti quelli che hanno creduto fermamente in Cristo Gesù non lo rinnegheranno mai. Sapete che è molto semplice rinnegare Cristo, quando non crediamo che Dio:” ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” (1Gv.4:10).

Un esempio di rinnegamento è esposto chiaramente dal comportamento di Pietro, nonostante l’avvertimento di Gesù e l’impossibilità dichiarata dall’apostolo, prima che il Signore fosse condotto davanti al sinedrio e al sommo sacerdote. Nel cortile l’apostolo replicò tre volte di non conoscere il Maestro e di non essere suo discepolo.

Conoscere il Signore è quindi confessare “…che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Gv.6:69), proceduto e mandato da Dio (Gv.17:8,25) ed implica di osservare la sua Parola e seguire i suoi insegnamenti, come è indicato “da questo sappiamo che l’abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti” (1Gv.2:3), per cui come Gesù affermò “Ora, perché mi chiamate – Signore, Signore -, e non fate quel che dico” (Lc.6:46) e inoltre ancor più importante è la sua dichiarazione: “Chiunque perciò mi riconoscerà davanti agli uomini, io pure lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, io pure lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt.10:32,33).

Se noi quindi non lo riconoscessimo come nostro Signore e non gli ubbidissimo, lo avremmo già rinnegato, perché: “Chi dice: “Io l’ho conosciuto”, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui” (1Gv.2:4).

Rinnegare Cristo è quando ci convinciamo che Egli sia Dio, annullando la sua testimonianza e il sacrificio di Gesù, perché se crediamo in Dio, dobbiamo credere anche nel suo Figlio Gesù, che Dio ha mandato, per liberarci dalla schiavitù del peccato: “… affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome” (Gv.20:31; Rom.1:9; 5:10; 8:29).

Dio ha scritto i nostri nomi nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo (Mt.25:34; Ef.1:4; Ap.17:8), prima ancora che noi esistessimo e, quando eravamo ancora schiavi del peccato e non potevamo avere comunione con Lui, tramite il Figlio Suo Gesù, per cui quando abbiamo creduto e abbiamo ricevuto perdono, perché: “Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore” (1Cor 1:9; Gal.4:4,6), Dio non ci ha lasciati nella schiavitù, ma ci ha tratto in salvo e, quindi, mentre eravamo sotto il peccato (1Gv.4:10), abbiamo ricevuto Grazia “… a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio” (Ef.1:6).

Dio non ci ha graziato, perché noi lo meritavamo ma, al contrario, mentre noi eravamo nel peccato, “Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio” (Col.1:13).

Dio ha dato testimonianza di Suo Figlio “… questi è il mio amato Figlio; ascoltatelo!” (Mt.17:5; Mrc.9:7; Lc.9:35) e se noi non lo riconoscessimo come tale, non comprenderemmo neppure chi è Dio, perché Egli ha dato come comandamento: “…che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo” (1Gv.3:23) e che ci amiamo gli uni gli altri. Inoltre “Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio” (1Gv.4:15) e “chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre; chi confessa il Figlio, ha anche il Padre (1Gv.2:23).

Dio ha stabilito un piano di salvezza perfetto e l’ha fatto conoscere ai suoi figli tramite i suoi servi, i profeti, Gesù e i suoi apostoli. I Giudei conoscevano la Legge, ma non tutti compresero il messaggio di redenzione per Israele e per le nazioni. Quando i tempi furono compiuti, Dio mandò suo Figlio nel mondo per l’espiazione dei peccati: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv.2: ), ma i suoi non lo hanno ricevuto (Gv.1:11) come il Messia, tranne solo quelli che avevano i loro nomi scritti nel libro della vita, che lo hanno accettato come il Signore e Salvatore, mentre a tutti gli altri, che non lo hanno conosciuto, non lo ammettono e non lo confessano, «Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori, affinché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca” (Gv.12:40). A tutti i Giudei empi, quindi, furono chiusi i loro occhi e orecchi spirituali, rimasero nel peccato per la loro condanna, perché non credettero nel Figlio di Dio, pur credendo in Dio, ma ciò non fu sufficiente per la loro salvezza. Se anche noi come loro rimanessimo increduli, Dio accecherà i nostri occhi e chiuderà i nostri orecchi spirituali e non riceveremmo la guarigione delle nostre anime.

Credere, ravvedersi, convertirsi e mettere in pratica l’evangelo di Cristo Gesù è l’inizio del nostro cammino spirituale.

Gesù affermò chiaramente e tutti i suoi apostoli hanno confermato, che solo “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Gv.3:36).

Com’è il nostro cuore? Esso è diventato insensibile come quello dei Giudei oppure è ricettivo e aperto nel credere in Cristo Gesù:”…  che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci dalla presente malvagia età secondo la volontà di Dio, nostro Padre” (Gal.1:4).

Oggi, come ai tempi di Gesù e della predicazione dei Suoi apostoli, molti sono indifferenti a credere e alcuni addirittura respingono il messaggio di salvezza, perché non interessa comprendere chi è veramente Gesù e le sue opere, perché si credono ricchi di conoscenza, ma invece sono poveri, nudi e ciechi (Ap.3:17-18). Anche ai tempi della Missione di Gesù, la sua autorevolezza provocava avversione agli scribi, farisei, dottori e sacerdoti giudei, perché osservavano scrupolosamente la Legge ed esercitavano la loro influenza su ogni questione, per cui non riconobbero che Dio avesse mandato in mezzo a loro suo Figlio, presentandosi come un servo umile, che frequentava i peccatori e pubblicani (Mrc.2:16: Lc.5:30; 15:2) e come insegnante di una nuova dottrina, perché “Non c’è timor di Dio davanti ai loro occhi (Rom.3:18).

Com’è scritto:Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie per non udire, fino a questo giorno-” (Rom.11:8). Israele fu reso insensibile per la loro grande incredulità, così in questi tempi sta succedendo la stessa cosa, perché molti sono indifferenti all’evangelo, considerandolo come una storia passata, che si può modificare ai tempi moderni. E’ giunto il tempo: ”…in cui non sopporteranno la sana dottrina ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole” (2Tmt.4:3,4). Oggi la verità è diffamata dai quei cristiani tiepidi, che sono guidati dalla carne (2Ptr.2:2), ma Dio ha un residuo santo, che aggiungerà alla sua Chiesa, anche in questi tempi di molta confusione, per l’effetto dell’apostasia.

Molti si ritengono apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori, senza aver ricevuto il dono, il mandato o l’unzione diretta da Dio e, allora cosa fare? È scritto che “Nessuno vi seduca con vani ragionamenti…” (Ef.5:6), perciò non farti ingannare da novità o nuove rivelazioni ricevute o da false profezie, ma provale (1Gv.4:1) con la Scrittura e vai a Cristo con sincera umiltà, bramando col cuore di conoscere la verità, ma lo devi desiderare fortemente, come se fossero oro e perle di grande valore. Dio non chiuderà di sicuro i tuoi occhi e i tuoi orecchi spirituali, ma essi saranno aperti e tu riconoscerai la verità dalla menzogna satanica.

Ma tu sii vigilante in ogni cosa” (2Tmt.4:5). Vigila, stai attento e non diventare tiepido, ma sii fervente nello Spirito, perciò leggi, medita la Parola e prega umilmente Dio, così intenderai la verità, che proviene solo dallo Spirito Santo e ti sarà donata la corona di gloria per la vita eterna. I tempi della Grazia stanno per compiersi e noi gioiamo nella speranza che presto vedremo il nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo: “… per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira imminente” (1Tes.1:10). Se restassimo sempre fedeli, fino alla fine, ubbidendo alla verità e credendo in Gesù che ci ha salvato, donando la sua vita in sacrificio per pulirci dai nostri peccati, saremmo certamente liberati dall’ira di Dio, che presto sarà versata su tutti quelli che non hanno creduto (Gv.3:36), perché “Lira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l‘ingiustizia “ (Rom.1:18).

Molti credono che la fine sia lontana e non si preoccupano minimamente della loro anima, altri confidano nell’infinita misericordia di Dio e altri ancora in un’altra possibilità da scontare prima di entrare in paradiso, nel regno di Dio, alla sua presenza per l’eternità, ma noi sappiamo che non è così, perché “Ecco ora il tempo accettevole, ecco ora il giorno della salvezza” (2Cor.6:2) e “… Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Ebr.4:7), non ci sarà un’altra opportunità. Ogni cosa si compirà al momento giusto, “… poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace” (Lc.1:37).

Ora invece, essendo stati liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna; perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rom.6:22,23).