Tramite il profeta Geremia, Dio domanda: “Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?” (Ger.50:44). Il piano di Dio è stabile e nessuno gli può far cambiare idea, perché: “Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell’uomo da potersi pentire. Forse Egli dice e poi non fa? Promette una cosa che poi non adempie?” (Num.23:19).

Dio è fedele e tutto quello che ha promesso, sia in bene (Ebr.6:14; 1Ptr.5:4) che in male (Rom.1:18; Ap.14:14), avverrà al tempo stabilito, perché: “Dio è il Signore delle giuste ricompense, egli ricompensa con precisione” (Ger.51:56).

Tutti gli iniqui riceveranno “…in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento” (Rom.1:27). Anche la grande città di “Babilonia, lo splendore dei regni, la superba bellezza dei Caldei (pagani), sarà come Sodoma e Gomorra quando Dio le distrusse” (Is.13:19); in analogia Babilonia è il Vaticano.

Anche ai suoi figli, Dio dà la ricompensa secondo le loro opere, come Gesù fedelmente confermò che: “Ecco, io vengo presto e con me avrò la mia ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere” (Ap.22:12). Noi tutti gioiamo “…sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l’eredità. Servite Cristo, il Signore!” (Col.3:24).

Gesù dichiarò alla grande Babilonia, quello che avverrà se i suoi membri non si ravvedessero: “Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, se non si ravvedono delle opere che ella compie” (Ap.2:22). Dio ha preparato per Babilonia, la grande, un letto di dolore, vale a dire che: “L’arrogante vacillerà, cadrà, e non vi sarà chi lo rialzi; io appiccherò il fuoco alle sue città, esso divorerà tutti i suoi dintorni” (Ger.50:32).

La tribolazione è preparata per tutti i popoli, che hanno adorato gli idoli di Babilonia, commettendo adulterio spirituale e, alla fine del regno satanico, chi resterà in vita, dopo la grande tribolazione, si prepareranno per la guerra contro l’Agnello e la sua sposa composta dagli eletti e fedeli (Ap.16:16).

Tutti quelli che hanno bevuto e berranno direttamente dalla coppa dell’ira di Dio (Ap.14:10), nella guerra di Armagheddon, saranno uccisi dalla loro stessa spada, alla Parola, che Gesù pronuncerà, perché cadrà su di essi una tale confusione, che la spada di uno si volgerà contro il suo vicino (vedi Ez.38:21; Aggeo 2:22; Zac.14:13).

Tutti i profeti hanno rivelato ciò che avverrà a Babilonia, la madre delle abominazioni idolatre.  Il profeta Geremia (Cap.51) riferì in similitudine che: “Babilonia era una coppa d’oro in mano del Signore, con la quale egli inebriava tutta la terra; del suo vino hanno bevuto i popoli, perciò sono divenuti pazzi. All’improvviso Babilonia è caduta, è stata infranta; alzate lamenti su di essa; prendete balsamo per il suo dolore, forse potrà essere guarita. -Abbiamo curato Babilonia, ma non è guarita. Lasciatela e andiamo ciascuno al proprio paese; poiché la sua punizione giunge fino al cielo e si alza fino alle nubi” (v. 7-9).

Dio gli ha dato tutto il tempo per ravvedersi, ma Babilonia non si è ravveduta (in analogia, non è guarita), perché Dio conosce perfettamente ogni cosa e ha predisposto tutto fin dalla creazione e lo ha fatto conoscere tramite i suoi profeti, “…così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui” (Ef.3:5; Ebr.1:1).

Nell’ultima settimana (sette anni) delle settanta, date per Israele, si adempiranno tutte le profezie scritte di Babilonia e, all’inizio del regno satanico, conosciuto come grande tribolazione, avverrà: “Caduta, caduta è Babilonia! E tutte le immagini scolpite dei suoi dèi sono frantumate al suolo” (Is.21:9), ribadito dal profeta e apostolo Giovanni: “Caduta, caduta è Babilonia la grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell’ira della sua prostituzione” (Ap.14:8). Perché “…Dio è il Signore delle giuste ricompense, egli ricompensa con precisione” (Ger.51:56).

Dio invita gli israeliti (suo popolo) che si trovano ancora tra le nazioni: “…esci da essa, popolo mio, ognuno salvi la vita dall’ira ardente del Signore” (v.45).