Gesù disse: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunziare il regno di Dio” (Lc.9:60).

Una scelta si presenta sempre nella vita del credente e in diverse situazioni: quella di assecondare i nostri desideri, di seguire i propri pensieri nel cercare di risolvere questioni o problemi comuni oppure quello si seguire l’esempio del Maestro di vita, nell’obbedienza e sottomissione alla volontà di Dio, sopra ogni cosa e a qualunque costo.

La morte fisica, materiale è intesa è come distacco definitivo dell’anima dal corpo, che viene seppellito e quindi ritorna alla terra, da dove è strato tratto.

La morte spirituale, invece, è definita come distacco definitivo dalla comunione col Signore, come conseguenza del peccato, ossia per violazione delle leggi divine e perciò condannabile eternamente per la disubbidienza e ad essere gettato nella geenna del fuoco inestinguibile o inferno, se non interviene prima il ravvedimento e il perdono, accettando la Grazia dell’Eterno, mediante la fede e l’opera redentrice di Gesù.

Non preoccuparsi di ciò che è morto, perché è inutile. Quelli che ostinatamente si prendono ancora cura dei propri cari defunti, anche se per essi non si può più far alcuna cosa, sono anch’essi morti nei ricordi e dispiaceri, perché non riescono più a vivere senza la presenza dei loro cari, che la desiderano a tal punto da dichiarare perfino di vederli e di sentirli, quando invece dovrebbe solo restare, come ricordo della loro vita, il loro esempio, come insegnamento.

Non dobbiamo pregare per il mondo, che è morto nel peccato, ma dobbiamo ascoltare l’insegnamento di Gesù, che dichiara di lasciare i morti spirituali nelle loro faccende, come nel seppellire e visitare i loro morti o nell’andare dietro alle tradizioni o riti religiosi. Infatti, pregando ancora il Padre, Gesù dice: “Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi” (Gv.17:9). Anche noi dobbiamo pregare per tutti quelli che Dio ha scelto. Siccome noi non li conosciamo, dobbiamo quindi intercedere per quelli che ascoltano e ricevono la Parola di Dio, senza ostacolarla o rifiutarla, perché possano ravvedersi e accettare con gioia il messaggio di salvezza, “Chi è da Dio, ascolta le parole di Dio…” (Gv.8:47).

Gesù conosceva bene quali erano i suoi, cioè quelli che il Padre gli aveva dato. Gesù pregò quindi per i suoi discepoli, per quei Giudei che si ravvidero e per gli israeliti che si sarebbero convertiti durante la predicazione degli apostoli. Intercedette ancora il Padre anche per tutti quelli che dovevano venire dopo, cioè i gentili, che sarebbero stati trasformati dallo Spirito Santo, fino alla fine dei tempi.

Occorre quindi evangelizzare tutti “Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno, se non c’è chi predichi? E come predicheranno, se non sono mandati?…”, (Rom.10:14), come il Signore ha disposto “…Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” (Gv.20:21) e pregare per quelli che Dio ci mette davanti, i quali accettano di ascoltare la Parola della verità, come Gesù afferma: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono” (Gv.10:17);

Quando noi parliamo dell’evangelo alla gente, Gesù già li conosce e, per questo, se sono suoi, sicuramente lo seguiranno. Non saremo noi a fare qualcosa per convertirli, ma sarà lo Spirito Santo che li condurrà al ravvedimento, ascoltando la Sua chiamata e per questo si convertiranno dai loro errori.

È scritto: “Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; perciò voi non le ascoltate, perché non siete da Dio” (Gv.8:47; 1Gv.4:6). Chi non è da Dio, non ascolta chi proclama la verità della Sua Parola e quindi è anche inutile pregare per loro. Infatti, Gesù afferma: “Se poi alcuni non vi ricevono e non vi ascoltano, andando via di là, scuotete la polvere dai vostri piedi in testimonianza contro di loro. In verità vi dico che nel giorno del giudizio Sodoma e Gomorra saranno trattate con più tolleranza che quella città” (Mrc.6:11).

Ai nostri giorni si direbbe invece di continuare a pregare per quelli che non vogliono ascoltare, perché forse si convertiranno, come se Dio non li conoscesse. Noi siamo solo inviati e, come ambasciatori, dobbiamo assolvere a questo servizio nel portare il messaggio di salvezza a chiunque, anche se venisse rifiutato una prima volta, non insistiamo, perché anche se riproposto, riceveremmo sicuramente un altro rifiuto, senza un intervento divino, essendo chiusi gli orecchi alle cose di Dio.

Gesù ci avverte di non dare le perle ai porci, cioè la Parola di Dio a coloro che la rifiutano: “Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle dinanzi ai porci, che talora non le pestino con i piedi e rivolti contro a voi non vi sbranino” (Mt.7:6).

Gesù non prende in considerazione gli animali, ma in similitudine, afferma che i cani e i porci rappresentano coloro che rinnegano la verità; Gesù li definisce anche progenie del diavolo: “Voi siete progenie del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro…”  (Gv.8:44).

Guardiamoci da non insistere a proporre la verità a queste persone, perché non la vogliono ascoltare e non vogliono conoscere Dio, pertanto sarà inutile continuare per il loro rifiuto.

Molte volte siamo invitati a pregare per i santi continuamente: “…pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza.  Pregate per tutti i santi” (Ef.6:18). Se noi preghiamo tramite lo Spirito, conosceremo qual è la volontà di Dio, perché Lui conosce i suoi. A noi rimane solo il compito di seminare e, se il seme cade in un buon terreno, certamente produrrà frutto: “Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza” (Lc.8:15).

Da notare bene che Gesù non dice di pregare per coloro che rifiutano di ascoltare, forse si convertiranno in seguito, ma “scuotete la polvere dai vostri piedi in testimonianza contro di loro” (Mt.10:14,15), perché alla fine, al giudizio, saranno trattati peggio degli abitanti di Sodoma e Gomorra.

Molti insegnano invece che occorre pregare per coloro che sono nel mondo, ma, ripetendo la preghiera di Gesù al Padre, intercedere: “Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu m’hai dato, perché son tuoi… Io non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola” (Gv.17:9-20).

Bisogna pregare per gli ammalati, che non conoscono Dio? No, ma prima dobbiamo visitarli e parlargli del Signore e della salvezza, che riceverebbero se lo accettassero, credendo nella verità della Parola di Dio, perché ogni guarigione è unita al perdono dei peccati e come può avvenire se l’ammalato non crede? Gesù disse agli scribi: “Che cosa è più facile, dire al paralitico: “I tuoi peccati ti sono perdonati”, oppure dirgli: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?” (Mrc.2:9). Quando invece parliamo di Cristo e credono in Lui, certo che dobbiamo pregare e intercedere, ubbidendo sempre al comando di Gesù: “…guarite gl’infermi che saranno in essa, e dite loro: Il regno di Dio s’è avvicinato a voi” (Lc.10:9).

Noi siamo gli operai nella sua mèsse (Mt.9:38), dobbiamo perciò ubbidire a Colui che ci manda, perché Egli è il nostro Padrone. Non fare secondo i nostri desideri, ma secondo la Sua Parola. Quale operaio andando a lavorare si mette a fare ciò che più gli piace, senza prendere ordini dal suo padrone e ubbidire? Atteniamoci agli ordini che Dio ci ha dato per essere trovati dei servi fedeli.

Ricordandoci sempre di: “Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano” (Lc.6:28)

State attenti, vegliate e pregate, perché non sapete quando sarà quel momento” (Mrc.13:33).

Pregare per tutti i santi (Ef.6:18). Pregare gli uni per gli altri senza mai stancarci: “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia” (Gcm.5:16).

Tramite gli apostoli, ripieni dello Spirito Santo, Dio ci ha portato alla conoscenza di tutto quello che dobbiamo sapere e mettere in pratica per entrare nel Suo regno.

Ci ha pure insegnato come riconoscere i figli di Dio: “Da questo potete conoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio” (1Gv.4:2). Quanti riconoscono che Gesù è venuto nella carne (divenendo uomo) sono da Dio.  Sono molto pochi quelli che riconoscono che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio, per cui: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora su di lui” (Gv.3:36).

Sono una moltitudine quelli invece che affermano che Dio si è fatto uomo, venendo nel mondo, sacrificando se stesso per i nostri peccati. Chi dichiara che Gesù è Dio, rinnega il Figlio di Dio, negando pure Dio, perché è stato Lui stesso a testimoniare del Figlio (1Gv.5:10).

La convinzione umana non ha niente di spirituale. Il mondo cattolico, la grande Babilonia, afferma che Maria è madre di Dio, come molti falsi cristiani evangelici lo confermano, per deduzione, affermando che Maria è madre di Gesù e Gesù è Dio. Essi si sono uniti ai suoi credi, all’ecumenismo e, accettando i suoi dogmi, restano intrappolati nelle loro bugie, aspettando il giudizio di condanna.

Gesù rivelò al profeta Giovanni come sarebbe stata la chiesa del periodo di Efeso: “Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi” (Ap.2:2).

Solo attraverso lo Spirito Santo riconosceremo tutti i falsi angeli di luce e per questo preghiamo che Dio ci dia sapienza e conoscenza spirituale, per non cadere nella falsa luce, che emanano, perché altrimenti resteremo abbagliati e la verità resterà per noi nascosta, “Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8:31,32).