Orgoglio è avere una considerazione alta di se stessi e autostima eccessiva delle proprie capacità, che può svilupparsi nelle forme della superbia (superiorità), arroganza (prepotenza, insolenza, presunzione), egoismo (amore di se stesso, ricerca solo interessi personali).

Atteggiamenti di orgoglio sono presenti purtroppo anche tra quelli che si dichiarano cristiani (seguaci di Cristo) evangelici. Infatti, in questi ultimi tempi i credenti si considerano ricchi spiritualmente, perché dichiarano di sapere tutto della Parola e quindi non hanno bisogno di conoscere altro, proprio come è stato profetizzato: “Tu dici: -Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla-, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo” (Ap.3:17), quando essi dovrebbero sempre di più assomigliare al loro Maestro, conformi all’immagine del Figlio di Dio (Rom.8:29).

I credenti, o presunti tali, dovrebbero riconoscere Gesù, come il loro Signore e Maestro e seguire il suo esempio.

L’angelo cherubino, oggi nostro agguerrito nemico (Satana), peccò di orgoglio, desiderando di essere simile all’Altissimo (Is.14:13,14; Ez.28:2-6,16,17), disubbidì e fu destituito dal suo servizio e cacciato.

Che ogni credente cerchi di “…non avere alcun concetto più alto di quello che conviene avere, ma di avere un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno” (Rom.13:3). Imitiamo Gesù che, pur essendo Figlio, ebbe una sottomissione completa a suo Padre, nel fare sempre la volontà di Dio, fino a sacrificare la sua vita per noi, peccatori, morendo in croce (Fil.2:8).

“…non aspirate alle cose alte, ma attenetevi alle umili: non siate savi da voi stessi” (Rom.12:3,16), “perciò abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù” (Fil.2:6) e “…sottomettetevi tutti gli uni agli altri e rivestitevi di umiltà, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili” (1Ptr.5:5).

Chi mai avrebbe potuto salvarci, insegnarci la verità e la via della salvezza, rimettendoci i nostri peccati per il suo sangue versato sulla croce e riconciliandoci a Dio, mostrando il suo grande amore, se non si fosse presentato come uno di noi, servo, senza bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza da farcelo desiderare (Is.53:2). Si mostrò umile, semplice, mansueto (Mt.11:29), che sopportò fino ad essere disprezzato, maltrattato, rigettato e a soffrire come un agnello puro condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori. Egli non aperse bocca (Is.53:3,7), né si difese dalle accuse davanti al sinedrio, né chiese la grazia al governatore Pilato, ma la donò e la dona ancora oggi, Lui stesso, a tutti quelli che, pentiti, chiedono il suo perdono, per aver creduto in Gesù, nella sua missione ed opera. Egli sapeva e conosceva bene il motivo per cui era venuto, onorando e ubbidendo il Padre, che lo aveva mandato: “Egli ricevette infatti da Dio Padre onore e gloria, quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: -Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto-” (2Ptr.1:17).

Pensiamo quindi al nostro Maestro, che si fece servo per salvare quelli che erano perduti, per cui Dio testimoniò di Lui: “Ecco il mio servo che io ho scelto; l’amato mio in cui l’anima mia si è compiaciuta. Io metterò il mio Spirito su di lui, ed egli annunzierà la giustizia alle genti” (Mt.12:18).

Il peccato di orgoglio fu introdotto nel mondo angelico dall’angelo cherubino, che Dio unse come protettore su tutta la creazione angelica. “Eri nell’Eden, il giardino di Dio; eri coperto d’ogni pietra preziosa… Tu eri un cherubino unto, un protettore. Io ti avevo posto sul monte santo di Dio e camminavi in mezzo a pietre di fuoco” (Ez.28:13,14).

La Scrittura ci rivela come il primo cherubino creato da Dio si inorgoglì per la sua grande sapienza, bellezza e ricchezza. Egli fu creato perfetto in tutto e così fu fino al giorno della sua ribellione (Ez.28:15-17). La profezia afferma che: “Per l’abbondanza del tuo commercio, ti sei riempito di violenza e hai peccato; perciò ti ho scacciato come un profano dal monte di DIO e ti ho distrutto, o cherubino protettore di mezzo alle pietre di fuoco” (Ez.28:16; Is.14:12-13).

Il primo peccato fu quindi proprio l’orgoglio e di conseguenza causò la ribellione, perché il cherubino pensò in cuor suo di poter essere simile al suo Creatore e di prendere il suo posto, “Invece sarai precipitato nello Sceol, nelle profondità della fossa” (Is.14:15). Dio lo inabissò nello Sceol con tutti gli angeli che peccarono con lui e rese il mondo informe e vuoto (Gen.1:2), distruggendo ogni cosa creata. I fiumi furono arrestati e le grandi acque fermate, gli angeli furono rinchiusi nell’abisso e Dio coperse tutto con le tenebre: “Così dice il Signore, l’Eterno: -Nel giorno in cui discese nello Sceol io feci fare cordoglio; per lui copersi l’abisso, arrestai i suoi fiumi e le grandi acque furono fermate; per lui feci fare cordoglio al Libano e per lui tutti gli alberi della campagna appassirono” (Ez.31:15).

Dio distrusse tutto per il peccato commesso dagli angeli e così avverrà alla fine per gli empi, quando Gesù aprirà il sesto sigillo, allora il mondo intero sarà distrutto col fuoco, tutto il firmamento cadrà e il cielo si arrotolerà come un libro: “Tutto l’esercito del cielo si dissolverà, i cieli si arrotoleranno come un libro, ma tutto il loro esercito cadrà, come cade la foglia dalla vite, come cade un frutto appassito dal fico” (Is.34:4; Ap.6:12-14).

Per salvare la propria vita, non resta altro che ravvedersi e convertirsi in tempo, perché: “Ecco, la tempesta dell’Eterno si scatena furiosamente, una tempesta spaventevole si abbatterà sul capo degli empi” (Ger.23:19).

Siamo negli ultimi tempi e l’orgoglio ha messo radice nella mente degli uomini, che non conoscono Dio, divenendo “traditori, temerari, orgogliosi, amanti dei piaceri invece che amanti di Dio” (2Tmt.3:4). La fine sta per giungere, perciò non guardiamo indietro, ma avanti, tenendo gli occhi fissi su Gesù, che sta bussando al nostro cuore, perciò apriamo e lasciamolo entrare ed Egli cenerà con noi, vale a dire, starà con noi fino alla fine (Mt.28:20) e noi con Lui: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap.3:20).

La cena, di cui parla Gesù, in similitudine, è riferita alla fine, come la cena si consuma in una famiglia a fine giornata, tutti insieme, prima che venga la notte. Così è per gli ultimi anni della Grazia, in cui Gesù è con noi e non ci lascerà fino a quando ci porterà via con sé, come promesso: “…Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente. Amen” (Mt.28:20), “E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Gv.14:3).

Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre” (1Tes.5:5). Appena dopo la chiusura della Grazia, la Chiesa (i figli della luce e del giorno) sarà tolta dalla terra, allora tenebre spirituali investiranno tutti i popoli delle nazioni del mondo. Per loro non ci sarà più luce (lo Spirito Santo), ma solo notte, perché saranno dati nelle mani di Satana, il loro seduttore (Ap.13).

Dio desidera che noi ci arrendiamo a Lui, ci umiliamo e annulliamo il nostro orgoglio completamente, perché dichiarò “…io odio la superbia, l’arroganza, la via malvagia e la bocca perversa” (Prv.8:3), chiedendo che i nostri occhi siano ben aperti sugli inganni del nemico, “perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’ orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo” (1Gv.2:16).

Accettiamo il suggerimento di Gesù: “Ti consiglio di comperare da me dell’oro affinato col fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per coprirti e non far apparire così la vergogna della tua nudità, e di ungerti gli occhi con del collirio, affinché tu veda” (Ap.3:18). L’oro raffinato è la Parola di Dio che arricchisce, il coprirsi di vesti bianche è camminare in giustizia e in santità (Ap.22:11), ripieni di fede e di opere. La vergogna della nudità è riferita al disonore di non conoscere la verità e la sua realtà, mentre ungere gli occhi col collirio, è usare lo Spirito Santo per vedere bene il nostro cammino e distinguere la menzogna dalla verità.

Chiediamo a Dio con forza: “Investigami, o Eterno, e mettimi alla prova; purifica col fuoco la mia mente e il mio cuore” (Slm.26:2). Non aspettiamo il domani, perché potrebbe non venire; Salomone, con la sua santa sapienza ricevuta da Dio, ci avverte: “Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, poiché improvvisa scoppierà l’ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato”.

Verrà presto il tempo quando scoppierà lo “…sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all’ingiustizia” (Rom.2:8), ma i figli di Dio, riscattati con il sangue di Gesù, saranno esclusi dall’ira di Dio: “A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui” (Rom.5:9). Sottomettiamoci dunque al Signore e arrendiamoci nelle braccia di Gesù, apriamogli il cuore (spirito) e lasciamolo entrare, affidandogli tutta la nostra vita, allora Egli ci sosterrà, ci consiglierà e ci preparerà per la Sua venuta, perciò “…non insuperbirti, ma temi” (Rom.11:20).

Non aspettare altro tempo migliore, perché non ci sarà; esiste una sola possibilità, non lasciar passare questa occasione, come raccomandato: “…Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori…” (Ebr.3:7,15), perché se non ascolti, tu ti pentirai amaramente. Oggi è il tempo della Grazia, domani forse ci saranno improvvisamente tenebre e le anime incredule, indecise o esitanti saranno condannate nella geenna del fuoco, che arde con zolfo (Ap.20:15) per l’eternità. Non indugiare ancora, ma accetta adesso il dono della Grazia e della salvezza dalla condanna, mediante la fede in Gesù Cristo e credendo ai suoi insegnamenti e soprattutto nella sua unica opera di redenzione, che si sacrificò al posto nostro, mostrando l’amore di Dio per noi.

Così anche noi “non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Fil.2:3,4; Rom.12:3), perché “…C’è maggior felicità nel dare che nel ricevere!” (At.20:35) e un giorno ne avremo la ricompensa “sapendo che ciascuno, schiavo o libero che sia, se avrà fatto del bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore” (Ef.6:8), che dirà: “…Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore” (Mt.25:23) e il Re ordinerà: “…Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo” (Mt.25:34).

Ricorda inoltre che: “…prima della gloria viene l’umiltà” (Prv.18:12), perciò “Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà” (Gcm.4:10).