Infatti le sue qualità invisibili e la sua eterna potenza e divinità, essendo evidenti per mezzo delle sue opere fin dalla creazione del mondo, si vedono chiaramente, affinché siano inescusabili” (Rom.1:20).

Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere” (Gv.1:18) e ”Chi ha visto me, ha visto il Padre… Non credi che io sono nel Padre  e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere. Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre è in me; se no, credetemi a motivo delle opere stesse” (Gv.14:9-11).

Mosè, servo di Dio, fece intendere a Israele tutte le qualità e gli attributi del Vero Dio. Un Dio grande, forte, tremendo e Signore di tutti.

Mosè non presentò al popolo un Dio solo a parole, ma lo espose attraverso opere grandi e meravigliose, che iniziò a compiere in Egitto. Infatti, per mano di Mosè, colpì l’Egitto con dieci piaghe, ma senza che gli israeliti venissero toccati da alcun danno, pur vivendo nella stessa nazione.

Dio induriva il cuore del Faraone, affinché non facesse partire il suo popolo, così per mostrare fino alla fine la sua grande opera nel vendicare il suo popolo: “Il faraone non vi ascolterà, perché si moltiplichino i miei prodigi nel paese d’Egitto” (Es.11:9).

All’ultimo, prima della partenza o fuga degli ebrei dalla schiavitù, Dio fece morire ogni primogenito dell’Egitto, sia figlio del Faraone che della serva: “Un grande grido si alzerà in tutto il paese di Egitto, quale non vi fu mai e quale non si ripeterà mai più. Ma contro tutti gli Israeliti neppure un cane punterà la lingua, né contro uomini, né contro bestie, perché sappiate che il Signore fa distinzione tra l’Egitto e Israele” (Es.11:6,7).

Dio elesse Israele come suo popolo speciale tra tutti i popoli della terra “Poiché tu sei un popolo consacrato all’Eterno, il tuo DIO; l’Eterno, il tuo DIO, ti ha scelto per essere il suo tesoro particolare fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra” (Deut.7:6). Infatti, da Israele viene il Messia, Gesù, che regnerà con uno scettro di ferro su tutte le nazioni (Ap.18:15), come Re dei re e Signore dei signori, in eterno. Gesù è il Re d’Israele e il suo regno inizierà nel millennio, “…dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza” (1Cor.15:24), nella valle di Giosafat o Armagheddon (Gioele 3; Ap.16:16).

Gesù è colui che giudicherà le nazioni nella guerra di Armagheddon (Ap.16:16) con la spada affilata (la Parola di Dio), colpendo le nazioni e pigiando nel tino il vino dell’ira del Dio onnipotente. Il tino raffigura tutta la valle di Giosafat, dove saranno schierati i combattenti (Gioele 3), mentre il vino, che riempie il calice, rappresenta tutte le abominazioni delle genti, con cui sono stati inebriati (Ap.17:2), per l’inganno di satana. La valle di Giosafat o anche Valle del Massacro (Ger.19:6) si trova fuori da Gerusalemme: “Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue, che giungeva sino alle briglie dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi” (Ap.14:20), che si riempirà del sangue degli empi.

Tutti i partecipanti alla guerra moriranno di spada e avverrà che, al soffio o alla Parola, che Gesù pronuncerà, una grande confusione cadrà su tutti ed essi si uccideranno l’un l’altro con la spada che porteranno “…Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti” (Ap.19:15; Zac.14:13; Agg.2:22; Ez.38:21).

È annunciato che gli uccelli del cielo si ciberanno della loro carne: “Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi” (Ap.19:18).

Il profeta Isaia rivela che: “…Li ho pigiati nella mia ira e li ho calpestati nel mio furore. Il loro sangue è spruzzato sulle mie vesti e ho macchiato tutti i miei abiti” (Is.63:3). Il mantello, che Gesù indosserà, sarà macchiato del sangue degli uccisi e indica il gran massacro di tutti i sedotti dalla menzogna di Satana: ”È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio” (Ap.19:13).

Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell’uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti” (At.17:31).

Dio ha certamente stabilito un giorno, dove tutti quelli che non hanno creduto alla verità, saranno giudicati da Gesù, perché essi non lo hanno riconosciuto come il Figlio di Dio e per questo subiranno l’ira di Dio nella valle di Giosafat.

Il profeta Gioele annuncia: “Si destino e salgano le nazioni alla valle di Giosafat, perché là io siederò a giudicare tutte le nazioni d’intorno” (Gioe.3:12).

Tutto avverrà molto presto, ma i figli di Dio, comprati a prezzo del sangue di Gesù, che è “…stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comprati a Dio da ogni tribù, lingua, popolo e nazione” (Ap.5:9), non saranno condannati alla morte: “Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi è colui che li condannerà?…” (Rom.8:33,34), perché: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo diventato maledizione per noi (poiché sta scritto: -Maledetto chiunque è appeso al legno-“ (Gal.3:13).

Gesù “…ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue” (Ap.5:1), quindi, per mezzo del sangue di Gesù, siamo stati giustificati e salvati dall’ira, che si abbatterà presto sui figli della disubbidienza (Rom.2:5-8).  “Molto più dunque, essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui” (Rom.5:9).

Dopo la morte di tutti gli empi nella guerra di Armagheddon, Dio farà nuovi cieli e nuova terra, dove abiterà la giustizia, perché prima consumerà col fuoco questa creazione, togliendo da essa ogni opera malvagia, come l’apostolo Pietro rivela: “Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi” (2Ptr.3:7-14).

Cercate carissimi di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace, per essere ritenuti degni di scampare a tutte queste terribili sciagure. Inizierà allora il millennio, dove la Chiesa, insieme a tutti i martiri, vivranno sulla terra, nella nuova Gerusalemme, che scenderà dal cielo, presso Dio, per posarsi sul monte Sion, il monte di Dio (Ap.3:12; 21:10).

Abbiamo una grande speranza, che non saremo mai più separati dal nostro Signor Gesù in eterno, come Egli ci ha promesso: “E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Gv.14:3).

Quanti disagi, difficoltà e prove hanno i figli di Dio? Tutte cesseranno per sempre, perché chi ci perseguita, non ci sarà più e chi ci accusa presso Dio, sarà legato e gettato nell’abisso. Gesù ci comunica che: “Non vendicherà Dio i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte. Tarderà egli forse a intervenire a loro favore?” (Lc.18:7). Il profeta Osea aggiunge: “Prendete con voi delle parole e tornate all’Eterno. Ditegli: -Togli via ogni iniquità e accetta ciò che è buono, e noi ti offriremo i sacrifici delle nostre labbra” (Os.14:2).

Il salmista ci espone: “Chi offre sacrifici di lode mi glorifica, e a chi si comporta rettamente gli mostrerò la salvezza di DIO” (Sal.50:23).

Se desideri vedere la salvezza, corri verso Dio, lascia ogni immoralità mondana e ricordati che solo chi cammina nello Spirito, vedrà la vita, mentre per tutti i carnali sarà morte eterna.

Accetta ciò che è buono, segui la verità e con “…la parola di verità, con la potenza di Dio, con le armi della giustizia a destra ed a sinistra” (2Cor.6:7) avanza con fiducia e in santità verso la meta e se la verità dimora in noi, “sarà con noi in eterno” (2Gv.2). Dio vi dia uno Spirito di rivelazione, di sapienza e conoscenza (Ef.1:17) nella gioia del nostro Signore, Gesù Cristo.

perché camminiate in modo degno del Signore, per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio” (Col.1:10).

Or questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato” (Gv.17:5).

Conoscere significa ubbidire (1Gv.2:3,4), ovvero mettere in pratica la sua Parola, perché la fede senza le opere è morta (Gcm.2:20) e perché “Non chiunque mi dice: – Signore, Signore-, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli (Mt.7:21) e anche confermato: “In verità, in verità vi dico: chi crede in me farà anch’egli le opere che io faccio; anzi ne farà di più grandi di queste, perché io vado al Padre mio. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, io la farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Gv.14:12,13).

Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo. A lui sia la gloria, ora e in eterno. Amen” (2Ptr.3:18).