Ma la legge non si basa sulla fede; anzi essa dice: -Chi avrà messo in pratica queste cose, vivrà per mezzo di esse-” (Gal.3:12).

Dio diede a Mosè una Legge, per la quale il popolo conobbe il peccato, perché era basata sulle opere e non sulla fede. Solo coloro che praticavano tutta la Legge, venivano salvati, ma dovevano sempre offrire sacrifici di tori e di agnelli per i loro peccati involontari. Sempre, perché i peccati involontari, commessi dal popolo, dopo il sacrificio con il versamento del sangue dell’animale, venivano solo coperti e non cancellati.

Come confermato: “Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati, poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri” (Ebr.10:3,4).

Per i peccati volontari sussisteva invece la morte immediata di chi li commetteva.

Tutta la Legge era data al popolo ebreo in vista del grande Messia, che doveva venire negli ultimi tempi: “Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome” (At.10:43). Mosè annunciò la venuta del Cristo al popolo, quando essi ancora non avevano preso possesso della terra premessa, rivelando che: “Il Signore Dio vi susciterà in mezzo ai vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che vi dirà” (At.3:22,37).

Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal.4:4). Si compì così la profezia di tutti i servi di Dio, come quella del re Davide, salmista e profeta, quando egli rivelò ciò che era stato determinato in Cristo Gesù (Sal.40).

Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: -Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo poiché di me sta scritto nel rotolo del libro per fare, o Dio, la tua volontà-“ (Ebr.10:5-7).

Gesù fu ubbidiente al Padre, come un servo è ubbidiente al suo padrone. Il profeta Isaia rivelò del Signor Gesù, a cui Dio si rivolse con: “Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio; io ho messo il mio spirito su di lui, egli manifesterà la giustizia alle nazioni” (Is.42:1; Mt.12:18). Dio lo testimoniò pure quando “Una voce venne dai cieli: -Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto-” (Mrc.1:11).

La Legge non aveva quindi portato a compimento il suo compito, perché era senza forza; così Gesù venne per togliere il vecchio patto, fatto secondo regole carnali, per introdurre un nuovo patto, basato sulla fede. Abolite quindi le opere della legge, per le quali l’uomo poteva vivere, subentrò la grazia, che si riceve solamente per la fede in Cristo: “Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede” (Rom.3:27), perché: “Il giusto per fede vivrà” (Rom.1:17).

Gesù, “Dopo aver detto -tu non hai voluto e non hai gradito né sacrificio né offerta, né olocausti né sacrifici per il peccato, che sono offerti secondo la legge-, egli aggiunse: -Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà. Egli toglie il primo, per stabilire il secondo. Per mezzo di questa volontà, noi siamo santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre” (Ebr.10:8-10).

Gesù disse al Padre: “ecco io vengo a fare la tua volontà”. Infatti, Gesù fece, in ubbidienza assoluta, la volontà del Padre, come era stato progettato da Dio fin dalla fondazione del mondo, come è attestato dagli apostoli: “…preconosciuto prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi” (1Ptr.1:20). Il Cristo (Messia, Gv.1:41) di Dio doveva soffrire (Mrc.9:12). Nella sua grande angoscia d’anima, Egli disse: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta” (Lc.22:42).

Meditando ed imitando Cristo Gesù, ricordiamoci che “Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì” (Ebr.5:8). Allo stesso modo, anche noi, dobbiamo “…soffrire per lui” (Fil.1:29). Per appartenergli, dobbiamo imparare da Cristo con ogni ubbidienza e sottomissione a Dio, perché Gesù assicurò che: “Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre” (Mrc.3:35). Senza alcun dubbio, se abbiamo fede, tutti saremo santificati in Cristo e “…provengono tutti da uno (Dio); per questo egli non si vergogna di chiamarli fratelli” (Ebr.2:11).

Non esiste qualcosa di più sublime se non quello di fare la volontà di Dio, per ottenere la vita eterna: ”Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa. Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà” (Ebr.10:36,37).