Noi abbiamo anche la parola profetica più certa a cui fate bene a porgere attenzione, come a una lampada che splende in luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei nostri cuor” (2Ptr.1:19).

La lettera all’angelo della chiesa di Laodicea specifica che: “…queste cose dice l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio” (Apoc.3:14). Questo verso testimonia l’autenticità del contenuto e l’attualità del messaggio della lettera.
La chiesa di Laodicea, cui la settima epistola si rivolge, rappresenta l’ultimo periodo del tempo della Grazia.
Come sappiamo, Dio ha suddiviso il tempo riservato ai gentili in sette periodi, sigillando ogni intervallo. A ciascuno di essi è associata una singola caratteristica fra le chiese esistenti allora in Asia; all’epoca della rivelazione all’apostolo Giovanni fu disposto:“…ciò che tu vedi scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese che sono in Asia: ad Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea” (Apoc.1:11).
Queste sette chiese sono state prese come modello di riferimento per le loro condizioni spirituali che riflettono l’andamento della Chiesa dall’inizio fino al suo rapimento, ma mostrano anche le diverse situazioni che possono compromettere i credenti in avvenire. Dal momento della rivelazione ad oggi, sono già trascorsi sei periodi; adesso ci troviamo allo scadere dell’ultima tappa disponibile ai gentili per il loro ravvedimento, descritta come settima ed ultima chiesa, quella di Laodicea.

All’inizio di ogni lettera, Gesù si identifica con diverse espressioni che, unite ed analizzate insieme, ci evidenziano maggiormente le sue qualità:

– nella prima lettera si presenta come “colui che tiene le sette stelle nella sua destra e che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro” (Apoc.2:1), spiegandone il significato “…Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri che hai visto sono le sette chiese” (Apoc.1:20), ossia come capo assoluto, tiene tutti i conduttori nella sua mano destra, chiamandoli stelle.
Conduttori come responsabili e divulgatori della Parola, che è luce definita da Gesù “…Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv.8:12). Chiunque divulga il messaggio dell’evangelo alle genti, predicando, insegnando o educando, ripieno dello Spirito Santo, è indicato come stella (Dan.12:3).
Gesù racchiude tutti i conduttori di un periodo in un’unica stella.
L’apostolo Giovanni descrive Cristo come colui che “…aveva nella sua mano destra sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, acuta; e il suo aspetto era come il sole che risplende nella sua forza” (Apoc.1:16).
La spada rappresenta il vangelo ovvero la Parola di Dio data per la salvezza dell’uomo o per la sua condanna (Ebr.4:12, Apoc.2:16).
Tutti i membri sono chiamati candelabri, coloro che contengono la luce, dove Gesù cammina in mezzo ai suoi fedeli;

– nella seconda appare come “il primo e l’ultimo, che morì e tornò in vita” (Apoc.2:8).
Gesù primo di ogni creatura, proprio perché risuscitò come primizia, “Egli è l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura, poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte le cose create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui” (Col.1:15-17).
Gesù è il primo nel piano di Dio ed è anche l’ultimo per il motivo che a lui è dato il giudizio finale, come le profezie espongono: “Allora un trono sarà reso stabile nella misericordia, e su di esso siederà nella fedeltà, nella tenda di Davide, uno che giudicherà, eserciterà il giudizio e sarà pronto a far giustizia” (Is.16:5) ed anche “Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell’uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti” (Atti 17:31), vedi anche Apoc.19:15; Is.11:4.
Egli è tutto e in tutti (Col.3:11), a lui appartengono tutti i regni: “A lui fu dato dominio, gloria e regno perché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto” (Dan.7:14), è chiamato anche l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, colui che è, che era e che ha da venire, il primogenito dai morti e il Principe, l’ultimo perché dopo di Lui non ce ne saranno altri;

– nella terza epistola si riconosce come “colui che ha la spada affilata a due tagli” (Apoc.2:12; 1:16), Gesù l’esecutore della Parola, colui che giudica i pensieri e le intenzioni del cuore, (Ebr.4:12).
Infatti Gesù proclama: “…la parola che ho annunziata sarà quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno”; (Gv.12:48);

– nella quarta chiesa si dichiara “Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco e i cui piedi sono simili a bronzo lucente” (Apoc.2:18).
Gesù, Figlio di Dio, offerto in sacrificio per la salvezza di tutti coloro che credono e si convertono in Lui (Ebr.5:9), Figlio ubbidiente fino alla morte (Fil.2:8), sottomesso al Padre (Mt.26:39).
La descrizione coincide con quella dell’apostolo Giovanni che lo ha visto in tutto il suo splendore (Apoc.1:14-15).

– nella quinta si mostra come “colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle”, (Apoc.3:1) come perfezione della gloria e della potenza di Dio, perché “è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza”; (Col.1:19) ed “in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità” (Col.2:9).
Altro riferimento concorde: “…il quale aveva sette corna e sette occhi, che sono i sette Spiriti di Dio mandati per tutta la terra” (Apoc.5:6).

– nella sesta lettera si definisce: “il Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide, che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre” (Apoc.3:7).
Parola profetica fornita anche per mezzo del profeta Isaia con: “Metterò sulla sua spalla la chiave della casa di Davide; così egli aprirà e nessuno potrà chiudere, chiuderà e nessuno potrà aprire” (Is.22:22).
Gesù, il Messia promesso, ha la chiave di Davide perché ogni cosa gli è stata data, Dio “non ha lasciato nulla che non gli fosse sottoposto” (Ebr.2:8).
Colui che ha aperto il periodo appartenente alla Grazia con il suo sacrificio sulla croce, sarà lo stesso che chiuderà questo intervallo di tempo con la fine, quando ritornerà nelle nuvole per rapire la sua Chiesa (Sposa) e sarà ancora Lui, il Leone della tribù di Giuda e la Radice di Davide, che aprirà i sette sigilli, essendo stato trovato l’unico degno di farlo (Apoc.5:5,9).
Adesso non è più definito come colui che tiene nella sua destra le sette stelle e cammina in mezzo ai candelabri d’oro dell’inizio, ma ora è colui che apre e chiude, come custode di tutto.

Dopo il termine del sesto momento, ecco cominciato l’ultimo lasso di tempo, riservato alla chiesa di Laodicea e ancora disponibile per i gentili per ravvedersi ed essere salvati, prima che si concluda con il rapimento di tutti coloro che sono stati, come scrive l’apostolo Paolo “…chiamati per mezzo del nostro evangelo, affinché giungiate ad ottenere la gloria del Signor nostro Gesù Cristo” (2Tes.2:14).
Il prelevamento avverrà improvvisamente “in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; la tromba infatti suonerà, i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo mutati” (1Cor.15.52).

Gesù precisa, in questo caso, di essere l’Amen (così sia), in qualità di confermare la realtà della sua parola profetica, al cui compimento si verificherà come il passaggio di consegne dai gentili al popolo suo eletto (Osea 2:23).
I salvati saranno già con il Signore, ma tutti quelli che non avranno sentito il suono di richiamo a raccolta della tromba, saranno investiti di “…efficacia di errore, perché credano alla menzogna, affinché siano giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nella malvagità!” (2Tes.2:11,12).
Aggrappiamoci con forza a Cristo, il Salvatore, per rimanere fermi quando il nemico cercherà di travolgerci con tutte le sue astuzie, descritte nel libro di Daniele. Satana userà molti stratagemmi per sedurre l’umanità negli ultimi tempi.
Gesù desidera la nostra salvezza perciò ci esorta a ravvederci e di tornare a lui; ieri avvertiva la chiesa di Laodicea, oggi si rivolge ad ognuno di noi.

Oltre all’appellativo usato di Amen vengono aggiunti e menzionati anche il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio.
Testimone perché “…unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, e per predicare l’anno accettevole del Signore” (Lc.4:18,19).
Gesù è stato fedele in tutte le cose che il Padre gli ha comandato, compiendo sempre la volontà del Padre suo, perfino alla croce (Mt.26:42).
Gesù è il Principio della creazione di Dio, perché tutte le cose sussistono per mezzo di lui, Egli è la Parola (Gv.1:1,14), la vita (1Gv.1:1,2), il primogenito di ogni creatura, (Col.1:15).
Principio della creazione o Primogenito di ogni creatura vale a dire che nel pensiero di Dio, Gesù, il Figlio di Dio, era prima di tutto e di tutti, anche se la sua comparsa sulla terra si è verificata dopo diverso tempo, proprio per la progressiva realizzazione del piano divino, dalla creazione di ogni cosa e degli esseri umani, alla concreta esecuzione, tuttora operante, della salvezza per mezzo della Grazia, che terminerà proprio in coincidenza con la durata della chiesa di Laodicea.

Da sottolineare ancora l’importanza vitale che siamo all’ultimo ciclo di anni per poter usufruire della Grazia concessa per mezzo della morte e del sangue versato sulla croce in remissione dei peccati di coloro che si accostano a Cristo Gesù con cuore puro.

Confrontiamo le ultime due lettere per renderci conto della notevole differenza di comportamento, a Filadelfia: “Io conosco le tue opere; ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, nonostante tu abbia poca forza, hai custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome” (Apoc.3:8). A Laodicea invece: “Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo. Così perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca” (Apoc.3:15,16).
Un enorme contrasto tra il periodo che ci ha preceduto, dove erano deboli con poche forze, ma hanno custodito la parola di Dio nei loro cuori e non hanno rinnegato il nome di Cristo, rimanendo fermi nella fede, non sono andati dietro al mondo, perché il timore di Dio sicuramente era in loro. Purtroppo non è così per Laodicea, dove Dio è passato in secondo luogo, mentre le ricchezze, la scienza e il benessere hanno ottenuto il primo posto nell’interesse dell’uomo.

Satana conosce molto bene le Scritture e sa che il suo tempo sta per scadere, allora ha adottato una formidabile strategia, che induce il credente a non voler rinunciare ai piaceri del mondo, perché è attratto e catturato dalla sua concupiscenza. Tale tattica di questo secolo ha lo scopo principale di rubare sempre di più il tempo che il cristiano potrebbe dedicare a Cristo, tale da impedire inoltre una intima comunione con Dio.
In effetti il nemico impedisce, con astuzia, che si cerchi Dio, l’uomo ha sempre poco tempo per tutte le cose, specialmente per il Signore, si sente a posto con la sua coscienza, prega per pochi minuti al giorno, frequenta occasionalmente la chiesa quando non ha altri impegni e per questo si sente vuoto, incompleto, stressato, preoccupato dai numerosi problemi ed altro ancora, perché non ha imparato ad affidare all’Eterno ogni richiesta o sollecitudine ed a confidare nella sua immensa giustizia.

Osservazioni. Altro carattere influente deriva dall’autonomia della donna che, da un lato, ha contribuito ad accrescere il benessere familiare, ma dall’altro, ne ha indebolito i rapporti a svantaggio dell’educazione dei figli, che crescono senza guida correttiva e privi della presenza fondamentale dei genitori, con possibili turbamenti durante lo sviluppo sfocianti in ulteriori disagi dell’insofferenza fino, ai casi più gravi, della violenza e della droga.

Il fedele si è così distratto dal servire Cristo, dalla preghiera, dal digiunare e dal divulgare la Parola di Dio, per concentrarsi in altre attività come diversivi e passatempi considerati innocui ma da impressionare le menti, tipo la televisione, cinema, teatro e spettacoli vari.
Anche l’intenso lavoro, diretto solo ai fini del mantenimento del proprio stile di vita, può causare una indifferenza generata dalla stanchezza, non permettendogli di avere la dovuta diligenza di prostrarsi, alla sera, umilmente davanti al suo Creatore, rinviando tutto e solo alla prima domenica libera.
Un tranello particolare ed insidioso è attivato per i conduttori, dato che la loro costante presenza è necessaria, inducendoli ad operare secondo la carnalità.

Si riscontra purtroppo un approfondimento superficiale della giustizia e della santità, che si evidenzia soprattutto nel comportamento, oltre ad una tollerante trascuratezza nel riprendere pubblicamente (1Tim.5:20) i disordinati ostinati ed incorreggibili, per apprensione di giudicare. Nessuno può esprimere un giudizio carnalmente, senza incorrere in una mancanza grave, come lo vieta espressamente la Bibbia.
Soltanto è ammesso emettere una decisione se proveniente dallo Spirito Santo, perché tramite esso possiamo individuare l’errore, indicandolo all’interessato affinché possa ravvedersi. Se nessuno lo avvertisse, egli certamente continuerebbe a commettere inconsapevolmente lo stesso sbaglio e Dio ci riterrà responsabili come, in analogia, è espresso nei riguardi del peccatore: “Se io dico all’empio: – Certamente morirai -, e tu non l’avverti e non parli per avvertire l’empio di abbandonare la sua via malvagia perché salvi la sua vita, quell’empio morirà nella sua iniquità, ma del suo sangue domanderò conto a te, ma se tu avverti l’empio,… avrai salvato la tua anima” (Ezec.3:18,19; 33:8,9).

Altro esempio suscita una dovuta attenzione a non cadere all’altro estremo nell’egoismo o nell’indifferenza affermando che del comportamento di quel credente ne risponderà poi personalmente davanti all’Eterno, senza un proprio intervento; così accadrà, ma il nostro dovere è di avvertirlo e, se non vuole ascoltare ragioni neppure davanti a due testimoni, ne sia informata la chiesa per non essere considerato come membro (Mt.18:15-17).
La chiesa di Cristo deve mantenersi pura, pronta, senza ruga e senza macchia.
Alcuni pensieri autorevoli ammettono che sia inadeguata o spropositata una riprensione diretta, bensì è preferibile far acquisire una graduale presa di coscienza della natura peccaminosa, in relazione al tipo di personalità, perché potrebbe essere interpretata come un’offesa e causare il conseguente allontanamento definitivo o una reazione esagerata e confusa, anziché tendere al ravvedimento dall’errore.

Da tenere sempre presente la guida infallibile dello Spirito Santo, in qualsiasi occasione e in ogni situazione per non contaminarsi con la “sporcizia” del mondo e per compiere la volontà divina come è dovere di un padre sorvegliare, correggere ed educare i propri figli al rispetto, all’amore, ai valori cristiani, essere un esempio di integrità verso i familiari , allo stesso modo dovrebbe comportarsi un direttore o qualsiasi altro superiore nei confronti dei suoi subordinati.

E’ convinzione comune che nel XXI secolo tutto sia permesso e libero, con un deciso rifiuto all’osservanza di regole, principi e leggi soprattutto divine, per questo motivo molti proseliti si sono allontanati coinvolgendo anche alcuni credenti.
E’ triste verificare che alcuni hanno deviato dal cammino della verità, altri non l’hanno neppure cercata e continuano a proseguire secondo la carne (Gal.3:3) con desideri ed opere contrarie allo Spirito (Gal.5:17), non rendendosi conto del proprio stato perché mettono a tacere la loro coscienza fino ad annullarla e quindi non comprendono le cose spirituali (1Cor.2:14).

Quando il “mondo” entra nella chiesa, tutto diventa tiepido, la lode viene praticata per abitudine e l’adorazione a Dio è eseguita con distacco, la preghiera non è più considerata come mezzo essenziale, alcuni non badano ad avere un contegno ed un aspetto sobrio e decoroso, come si conviene ai santi, incuranti se fossero graditi o accettati da Dio, giustificandosi affermando che il Signore guarda il cuore e non l’esteriore!
Si è dimenticato che i due elementi sono in stretta dipendenza tra di loro, che Dio esamina sia l’uno che l’altro precisando “… voi pure siate santi in tutta la vostra condotta…” e “…Siate santi, perché io sono santo” (1Ptr.1:15,16).
Nelle chiese, pochi, cercano la santificazione, si è tiepidi perché convinti della sufficienza raggiunta, quando solo la domenica desideriamo essere consacrati in chiesa mentre il rimanente della settimana cerchiamo l’approvazione dal mondo; in questo modo si sta servendo alternativamente due padroni avversi, ma in realtà si arriverà ad odiare uno e ad amare l’altro (Lc.16:13).

In questi anni sono nate moltissime chiese di varie denominazioni, altre si definiscono libere e perciò salvate, perché non fanno parte di alcuna organizzazione, quando Gesù non ha donato la sua vita per questo o quell’orientamento o per chi si dichiara libero, ma per tutti coloro che lo accettano come Signore e Padrone della propria vita.
Ciò significa vivere unicamente per Cristo, abbandonare ogni forma di mondanità, lasciare qualsiasi specie di abominazione e tenersi lontani dall’ecumenismo, dove si proclama che tutti adorano lo stesso dio, non il vero e l’unico Creatore, ma quello di questo mondo, con tutti i suoi inganni idolatri (vedi la meretrice di Apoc.17) per ottenere onore pubblico e ricchezze in beneficenza.

L’Eterno espose un avvertimento molto importante per il popolo del primo patto, ancora valido, con queste parole significative: “- Perciò ora … tornate a me con tutto il vostro cuore,con digiuni, con pianti e con lamenti -. Stracciate il vostro cuore e non le vostre vesti e tornate all’Eterno, il vostro DIO, perché egli è misericordioso e pieno di compassione, lento all’ira e di grande benignità…” (Gioe.2:12,13).
Oggi, lo stesso consiglio è ripetuto a te, perciò torna indietro e riconosci il tuo errore, vai da Gesù, alla stessa maniera, con tutto il tuo cuore, implora con digiuni, pianti e lamenti, Egli ti perdonerà, ti accetterà, non continuare ad essere tiepido, ma svegliati perché se tu non lo facessi, non sentiresti il suono della tromba antecedente il rapimento, restandone escluso e lasciandoti fuori per non entrare nella Gerusalemme celeste con tutti i santi.
Il motivo è segnalato in “Poiché tu dici: – Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla -; e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo”; (Apoc.3:17).
Parole molto dure e piene di significato che riguardano proprio le chiese, dai pastori ai responsabili, in particolare, ed  a tutti i membri, che ora si sentono a posto con Dio e salvati, non mancandogli alcuna cosa, frequentando le adunanze, onorando ogni servizio, esponendo la Parola, amando il prossimo, lodando ed adorando Dio, però senza prendere in considerazione alcuni concetti espressi, perché ritengono tutto sotto controllo ed esauriente la loro conoscenza biblica.

Siamo negli anni moderni, dove il progresso scientifico si è notevolmente sviluppato soprattutto nella tecnologia, nell’elettronica e nell’informatica che ci aiutano a esaudire sempre di più le nostre innumerevoli esigenze.
Un’osservazione evidente da far riflettere è che dai tempi di Gesù ad oggi è cambiato soltanto il modo di vivere, con più benessere e altre possibilità che i primi apostoli allora non avevano, ma quello che vorrei far notare con maggior forza è che il peccato, in tutti i suoi molteplici aspetti piccoli o grandi che siano, come il male, la magia o divinazione o superstizione, l’idolatria, la falsità ed altre forme di malvagità, sono rimasti gli stessi, anche se ora sono più frequenti.

Stessa situazione si trova l’animo umano, con le sue continue insoddisfazioni e problemi, è sostanzialmente rimasto identico, è solo cambiato l’aspetto, adeguandolo ai tempi, ma non è variato il suo contenuto vuoto in cerca di completezza e sicurezza, che la può trovare solo in Gesù Cristo.
Non ci facciamo distrarre dall’obbiettivo di importanza vitale, né farci ingannare dai bei modi dolci ma dissuadenti e fuorvianti, perché nella trasgressione non c’è nulla di nuovo sotto il sole (Eccl.1:9).
Gesù non è cambiato, Lui è lo stesso ieri, oggi e in eterno (Ebr.13:8), Egli è il modello perfetto di fede a cui gli apostoli, fondatori della chiesa, si sono attenuti e anche noi dobbiamo imitare, non deviando dall’esempio che Gesù stesso ci ha lasciato e che, per mezzo dell’evangelo, lo ha fatto conoscere a noi, oggi.
Noi siamo i costruttori attuali, non possiamo edificare secondo un nostro progetto e poi affermare che è conforme all’unico vero esemplare lasciato da Gesù, perché è stato solo adattato ai tempi odierni.
Occorre una attenta valutazione con la Parola, prima di intraprendere qualsiasi cosa (1Cor.3:10).
A questo proposito, Gesù esorta le sette stelle che teneva nella sua mano destra, ovvero tutti i pastori e conduttori della sua chiesa esistiti, compresi quelli che vivranno fino alla fine, con il seguente consiglio di “…comperare da me dell’oro affinato col fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per coprirti e non far apparire così la vergogna della tua nudità, e di ungerti gli occhi con del collirio, affinché tu veda” (Apoc.3:18).
Dall’insegnamento e soprattutto dal comportamento di tutti i responsabili della chiesa dipende quello dei membri, così è per il ravvedimento come certamente praticano coloro che amano la verità e che si umiliano riconoscendo i loro errori.

La ragione delle parole severe di rimprovero (v.17), seguite dal consiglio (v.18), rivolte ai responsabili, di ogni ordine, della chiesa è da imputare al poco o assente assegnamento allo Spirito Santo, operando materialmente, lodando, adorando, pregando e per di più predicando con la carne, rassomigliando alle 5 vergini disavvedute o stolte (Mt.25:2), senza olio nelle loro lampade. L’olio, come simbolo dello Spirito Santo, che sta a rappresentare l’unzione Spirituale, non si posa come dovrebbe, cospargendosi dappertutto e riempiendo interamente il credente al momento, perché non si fa usare, a sua insaputa, ma crede di agire per esso, mentre, in realtà, fa prevalere la sua personalità, attingendo da essa.
Ancor più grave è invece colui che, cosciente, opera indipendentemente dallo Spirito, essendo convinto di poterne fare a meno e contando sulla propria esperienza e capacità.
A questo punto sorge spontanea una seria riflessione: siamo consapevoli di essere incompleti oppure ci riteniamo all’altezza di ogni situazione?

Siamo ricchi di idee e di fantasie, inventandoci svariati modi di evangelizzazione per presentare il messaggio di salvezza in Cristo, non ricordandoci l’esempio semplice e completo del Maestro come quello dell’apostolo Paolo che esorta “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (1Cor11:1).
Imitare dunque Gesù o l’apostolo Paolo significa copiare, ripetere le stesse cose fatte negli identici modi e non mettendoci alcunché di personale o tanto meno la nostra carnalità.
Come Simone:“…vedendo le potenti operazioni e i segni che erano fatti, ne rimaneva stupito” (Atti 8:13).
Grandi segni e potenti operazioni erano, per mezzo dello Spirito Santo, compiute per mano degli apostoli (Atti 5:12), essendo ripieni, a conferma della testimonianza della Parola (Atti 14:3).
La loro testimonianza, ci spinge a fare altrettanto e allo stesso modo, raccontando le meraviglie che Dio opera ancora nella vita di coloro che lo servono fedelmente e attraverso essi, partecipi di miracoli, guarigioni e liberazioni.
Diffondiamo ovunque la grandezza e la maestà del nostro Dio, egli è l’Onnipotente, il Creatore del cielo e della terra, diamogli la gloria, l’onore e la lode che gli spetta, a colui che ci ha salvati, portandoci dalle tenebre alla sua meravigliosa luce.

Quindi ricordiamoci dell’esperienza di vita dell’apostolo Paolo che dichiara “La mia parola e la mia predicazione non consistettero in parole persuasive di umana sapienza, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza affinché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio” (1Cor.2:4,5).
Gli apostoli predicavano “…Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor:1:24), non si lasciavano prendere dal desiderio della loro carnalità, perché sottoposti allo Spirito Santo, armati “con la parola di verità, con la potenza di Dio, con le armi della giustizia a destra ed a sinistra” (2Cor.6:7).
Che pensiamo se imitassimo in tutto gli apostoli che: “come contristati, eppure sempre allegri; come poveri eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo tutto” (2Cor.6:10).
Non resta che ripetere il consiglio dato da Gesù di “…comperare da me dell’oro affinato col fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per coprirti e non far apparire così la vergogna della tua nudità, e di ungerti gli occhi con del collirio, affinché tu veda” (Apoc.3:18).

Fratello e sorella cara, Gesù ci vede nudi se noi fossimo sprovvisti dello Spirito Santo, della sua guida, che è “…il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Gv.14:26).
Lo Spirito Santo ci rivelerà qualsiasi cosa a noi utile.
Molti hanno tralasciato la lettura delle Scritture per dedicarsi a libri scritti dai vari autori su temi spirituali, quando per imparare abbiamo sempre a disposizione la fonte primaria, quindi non occorre rivolgersi agli uomini e alla loro interpretazione, ma è lo Spirito Santo, che Dio ci ha donato come sigillo e caparra per tutti coloro che credono in Lui e desiderano camminare per lo Spirito.

Una raccomandazione è di stare attenti per “Non contristate lo Spirito Santo di Dio, col quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione” (Ef.4:30).
Senza lo Spirito Santo, siamo poveri, nudi e ciechi, pertanto andiamo a Cristo Gesù perché egli ha cura di noi e può donarci tutto ciò che ci manca “gettando su di lui ogni vostra sollecitudine…”  (1Ptr.5:7).
Vuoi rinunciare alle promesse?
Perché se tu fossi tiepido, allora non erediteresti alcuna garanzia, devi solo abbandonare le tue idee e rivestirti della natura divina come l’apostolo Pietro dichiara:“attraverso le quali ci sono donate le preziose e grandissime promesse, affinché per mezzo di esse diventiate partecipi della natura divina, dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo a motivo della concupiscenza”  (2Ptr.1:4).
Le eredità saranno nostre solo se lasciamo la corruzione e la concupiscenza che esiste nel mondo.
Alcuni conduttori non riescono a stabilire o non si rendono conto, perché miopi, della relazione di stretta dipendenza che intercorre fra santità interiore ed esteriore; condurre a Cristo una chiesa senza macchia e senza ruga, estranea al mondo, appartata richiede impegno, dedizione ed attenzione.
Alcuni fedeli indisciplinati non vengono più ripresi con parole dure perché si teme un loro abbandono.
La Parola Santa riporta che se uno è da Dio, ascolta pure la riprensione, perché ha timore di Dio, se non ascolta è perché non vuole correggersi e migliorare, dimostrando di non essere da Dio, per cui, sentendosi come estraneo, la sua probabile uscita non arrecherà perdite.
Chi non è da Dio, crea sicuramente scompiglio e disordini nelle chiese, avendo una testimonianza fasulla.