Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” (1Gv.5:4).

Hananiah (Shadràch), Mishael (Meshàk) e Azaria (Abednego), furono tre giovani Ebrei, deportati in Babilonia, che furono ammessi al servizio del re, dopo una selezione per la loro sapienza e intendimento. Il re affidò loro l’amministrazione degli affari della provincia di Babilonia, ma non si contaminarono con le usanze del posto e né furono influenzati dalle abitudini locali, mantenendo e praticando sempre la loro fede nell’Iddio vivente, perfino anche quando il re ordinò di prostrarsi per adorare un’immagine d’oro eretta, al suono degli strumenti musicali. Chi non l’avesse fatto, sarebbe stato gettato nel fuoco. Accusati dai Caldei di non osservare il decreto del re, furono condotti alla sua presenza per esporre i fatti e furono minacciati di bruciarli vivi se non avessero ubbidito.

Che dura prova si presentò nelle loro vite, lontani dalla loro terra, in un paese straniero.

Considerate una grande gioia, fratelli miei, quando vi trovate di fronte a prove di vario genere, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza” (Gcm.1:2-3) e “affinché la prova della vostra fede, che è molto più preziosa dell’oro che perisce anche se vien provato col fuoco, risulti a lode, onore e gloria nella rivelazione di Gesù Cristo” (1Ptr.1:7).

Ascoltate con attenzione la loro risposta.

Essi dichiararono: “Ecco il nostro Dio, che serviamo, è in grado di liberarci dalla fornace di fuoco ardente e ci libererà dalla tua mano, o re. Ma anche se non lo facesse sappi, o re, che non serviremo i tuoi dei e non adoreremo l’immagine d’oro che tu hai fatto erigere” (Dan.3:17,18).

Che fede, anche di fronte alla morte! Non hanno rinnegato per aver salva la vita, perché” chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi avrà perdutola propria vita per amor mio, la ritroverà, Che giova infatti all’uomo, se guadagna tutto il mondo e poi perde la propria anima? O che darà l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Mt.16:25,26).  Anche noi oggi siamo esposti alla morte, per Cristo ogni giorno della nostra vita, perché non conosciamo il nostro futuro quale sarà:  “Noi che viviamo, infatti siamo del continuo esposti alla morte per Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale” (2Cor.4:11).

“…Giovani, vi ho scritto perché siete forti e la parola di Dio dimora in voi, e perché avete vinto il maligno” (1Gv.2:14), lo Spirito di Dio ci rende forti quando Egli dimora in noi, allora siamo sicuri di aver vinto il nemico.

Anche tu faresti come i tre giovani Ebrei, rinunceresti alla vita per amor di Cristo? Sei pronto e disposto ora, in questo momento che tu leggi, a lasciare tutto per il Signore, questo significa quanto vale per te il Signore: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt.16:24) e poter affermare anche noi come Paolo: “Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal.2:20), “Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo” (Fil.3:8). L’apostolo Paolo sapeva che doveva dare la sua vita per Cristo e di questo ne gioiva (Fil.2:17), perché grande era il suo premio nel cielo.

I giovani con decisione rifiutarono di prostrarsi davanti alla statua del re Nebukadnetsar, perché temevano Dio. La fornace fu accesa per gettare i tre compagni nel fuoco, per punire la loro disubbidienza all’ordine del re. Il fuoco era così ardente che “…si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace” e uccise all’istante gli uomini che gettarono i tre giovani nella fornace. Il fuoco e il calore non ebbero però alcun effetto e potere su di loro, perché non confidarono nell’uomo, bensì nell’Iddio Altissimo.

Che cosa accadde?

L’angelo del Signore “…rese l’interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia. Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo: -Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedetto il tuo nome glorioso e santo…” (Dan.3:47; 50-52, vers.CEI).

Come Gesù “Nei giorni della sua carne, con grandi grida e lacrime, egli offrì preghiere e supplicazioni a colui che lo poteva salvare dalla morte, e fu esaudito a motivo del suo timore di Dio” (Ebr.5:7), così è anche per noi.

L’Iddio di Sadràch, Mesàch e Abednego è lo stesso di oggi; Egli non è cambiato. L’angelo del Signore fu con i tre giovani per liberarli dal fuoco, perché essi temettero Dio. La stessa protezione dai pericoli è riservata ai credenti oggi, che amano Dio con tutto il cuore, l’anima, mente e forza (Mrc.12:30). Dio ama i Suoi figli e li protegge, perciò ha messo il suo angelo che “si accampa intorno a quelli che lo temono, e li libera” (Sal.34:7).

L’essere umano degli ultimi tempi, anche  cristiani, purtroppo non credono, non hanno fede in Dio, ma si affidano alla scienza umana, giustificando che essa è stata data da Dio per il progresso e il nostro benessere, quando l’apostolo Paolo ammonisce: “O Timoteo, custodisci il deposito che ti è stato affidato, evitando i discorsi vani e profani e le argomentazioni contrastanti di quella che è falsamente chiamata scienza” (1Tmt.6:20).

Dio, quindi, non opera più direttamente, ma ha bisogno della mano dell’uomo per liberare, guarire e salvare? Dio chiede tramite il profeta Isaia: ”Perché, quando sono venuto, non c’era nessuno? Perché, quando ho chiamato, nessuno ha risposto? È la mia mano davvero troppo corta per redimere o non ho io forza per liberare?” (Is.50:2), o è piuttosto l’uomo che si è allontanato da Dio e dalla fede, sostituendo Dio con la scienza umana.

Gesù fu mandato da Dio sulla terra per annunciare la salvezza, compiendo guarigioni, miracoli e prodigi nella potenza di Dio, senza l’aiuto di alcun uomo, ”…come Dio abbia unto di Spirito Santo e di potenza Gesù di Nazaret, il quale andò attorno facendo del bene e sanando tutti coloro che erano oppressi dal diavolo, perché Dio era con lui” (At.10:38), come fecero pure i suoi apostoli (At.4:33), perché: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebr.13:8). Le opere che compiva al principio, le compie anche oggi; quello che è cambiato è l’uomo, non ha più fede, pur dichiarandosi cristiano, non conosce Cristo, è rimasto nella sua incredulità.

L’essere umano ama le tenebre più della Luce, perché le loro opere sono malvagie. “Infatti chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprovate; ma chi pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio”  (Gv.3:19-21). Vivere nelle tenebre è più facile, per chi ama l’iniquità e pratica l’ingiustizia, quelli invece che scelgono la Luce e operano nella verità e ”…credono, ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, perché sono nati da Dio, secondo il Suo proponimento” (Ef.1:11). Dio ha dato ad ogni suo figlio lo Spirito di verità (Gv.15:26) e doni a ”…ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo” (Ef.4:7). Ci ha anche “preordinato a conoscere la sua volontà” (At.22:14).

Non sperare perciò nell’aiuto dell’uomo, perché “È meglio rifugiarsi nell’Eterno che confidare nell’uomo” (Sal.118:8) e “Dacci tu aiuto contro l’avversario, perché vano è il soccorso dell’uomo” (Sal.108:12), perché è inutile e non confidare nel suo braccio di carne, nella sua forza, attirando così su di te una maledizione (Ger.17:5), ma spera fortemente nel Signore, “…  perché io lo celebrerò ancora, perché egli è la mia salvezza e il mio DIO” (Sal.43:5).

Il profeta Daniele e i suoi tre amici danno un esempio di fede molto forte, perciò seguiamo il loro esempio, imparando a confidare solo in Dio e nelle sue promesse in qualunque nostra difficoltà. Affida completamente la tua vita a Cristo Gesù; Egli è venuto in questo mondo “…per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Mt.20:28) e “…io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv.10:10).

Gesù è l’unico Salvatore, che compie miracoli per la potenza di Dio e chiede a me e a te: “Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere… se no, credetemi a motivo delle opere stesse” (Gv.14:10,11). Se vuoi dunque ricevere aiuto, guarigione e salvezza eterna, devi mettere la tua fede in Cristo e allora nel Suo nome, riceverai ciò che chiederai, mettendo in pratica la Parola, divinamente presentata dallo Spirto Santo. Molti giovani oggi non chiedono più lo Spirito Santo, vanno in chiesa, amano cantare e suonare, ma pregano poco e senza fede.

La Grazia è stata fatta a tutti quelli che credono in Gesù, giovani e meno giovani. Viviamo ora nell’ultimo periodo della Grazia, dove la Chiesa si trova a passare tempi molto difficili e prove, di apostasia, di confusione, di instabilità ovunque. Molte sono le persecuzioni spirituali, che più delle volte provengono da quelli che si proclamano cristiani, ma non lo sono. Bisogna usare molta umiltà e sottomissione a Dio e ai suoi fedeli servi: “Similmente voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Sì, sottomettetevi tutti gli uni agli altri e rivestitevi di umiltà, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili” (1Ptr.5:5).

Moltissimi giovani del terzo millennio sono divenuti egoisti, amanti del divertimento, arroganti, maleducati, esigenti, audaci nel fare il male, per ottenere subito quello che desiderano. Quanti giovani rinuncerebbero alla loro vita per seguire Cristo, se dovessero improvvisamente decidere?

I tre amici ebrei rinunciarono perfino alle loro vite per non disubbidire alle leggi divine. Penso che tanti vorrebbero vivere a lungo e godersi solo dei piaceri terreni, disinteressandosi completamente dello stato decadente e deplorevole della loro anima immortale, che porteranno nell’altra vita eterna, dopo la morte.

I tre giovani erano sicuri che Dio intervenisse in loro favore, ma anche se non fosse accaduto, loro non si sarebbero mai prostrati davanti alla statua, che il re fece erigere.

Conduciamo a Cristo i nostri figli, educhiamoli nella verità, leggiamo insieme a loro la Parola di Dio e insieme preghiamo. Impareranno così dal nostro esempio ad essere ubbidienti, umili e sottomessi a Dio e allora saranno rispettosi verso i genitori. Quando saranno adulti non si allontaneranno dalla verità, come fecero, Sadràch, Mesàch e Abednego (Dan.3:25). Diamo la nostra dimostrazione di fedeltà, di ubbidienza e di timore di Dio ai nostri giovani, riprendendoli con sapienza quando sbagliano. Essi hanno bisogno di molto amore, ma anche di una continua correzione per imparare a camminare in fedeltà a Dio, come noi nei confronti di Dio, “perché il Signore corregge chi ama e flagella ogni figlio che gradisceQual è infatti il figlio che il padre non corregga? Ma se rimanete senza correzione, di cui tutti hanno avuta la parte loro, allora siete dei bastardi e non dei figli. Inoltre ben abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo molto di più ora al Padre degli spiriti, per vivere?Ogni correzione infatti, sul momento, non sembra essere motivo di gioia, ma di tristezza; dopo però rende un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati esercitati per mezzo suo” (Ebr.12:6-11).

Ma se uno ama Dio, egli è da lui conosciuto” (1Cor.8:3), “E tutto ciò che chiederete in preghiera, avendo fede, lo otterrete” (Mt.21:22).

Se i nostri figli fossero fedeli a Dio, saremmo sicuri e sereni di loro per affidarli al Signore, quando uscirebbero di casa, conoscendo che essi avrebbero timore di Dio in ogni azione e che il Signore manderebbe il suo angelo per proteggerli da ogni male o pericolo, sia di giorno che di notte.

Io griderò a DIO, l’Altissimo, a DIO che porta a compimento ogni cosa per me” (Sal.57:2).

Amen!