Sgridò il Mar Rosso e si seccò, e li guidò attraverso gli abissi come attraverso un deserto” (Sal.106:9).

Dio fece attraversare Israele in mezzo alle acque del Mar Rosso, all’asciutto. Tale prodigio divino si divulgò fra i popoli vicini, provocando terrore degli ebrei, per opera dell’Eterno, “…noi abbiamo udito come l’Eterno asciugò le acque del Mar Rosso davanti a voi quando usciste dall’Egitto” (Gios.2:10). Mentre l’esercito del Faraone li inseguiva, per riportarli indietro, di nuovo alla schiavitù, Dio intervenne per liberarli con mano potente e “…ciò che fece all’esercito d’Egitto, ai suoi cavalli e ai suoi carri, riversando su di loro le acque del Mar Rosso mentre essi vi inseguivano, e come l’Eterno li distrusse per sempre” (Deut.11:4), rimangono come segno indelebile della sua gloria.

Israele è il popolo eletto da Dio (Is.47:6; Ger.12:7), una generazione promessa ad Abramo, Isacco e a Giacobbe, a cui Dio cambiò il nome in Israele. Da Israele prende il nome un popolo, che Dio scelse ed elesse per sua eredità, come il profeta Isaia attesta: “Israele mia eredità!” (Is.19:25; Ger.16:18).

Dio permise che il suo popolo si formasse sotto una dura schiavitù, nel paese dell’Egitto, come dichiarato anteriormente ad Abramo: “Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro, e vi saranno schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni” (Gen.15:13). Trascorsi i quattrocento anni, Dio operò, tramite il suo servo Mosè, per liberare il popolo tenuto in schiavitù. Essi videro come Dio percosse l’Egitto e il Faraone con delle piaghe tremende. Così attraverso miracoli e prodigi li liberò dalla dura schiavitù e li portò fuori dall’Egitto.

Dio indurì il cuore del Faraone e, in modo da mostrare la sua mano potente, mandò sugli egiziani tutte le piaghe, fino a far morire tutti i loro primogeniti maschi. Poi rese docile il cuore del Faraone, che lasciò andare il suo popolo.

Dio ordinò a Mosè che: “…ogni donna domanderà alla sua vicina e alla sua coinquilina degli oggetti d’argento, degli oggetti d’oro e dei vestiti. Voi li metterete addosso ai vostri figli e alle vostre figlie, e così spoglierete gli Egiziani” (Eso.3:22), così gli israeliti partirono, portando via molte ricchezze degli egiziani.

Appena fuori dall’Egitto, Dio indurì di nuovo il cuore del Faraone, che si pentì di averli lasciati andare e ordinò al suo esercito di riportarli di nuovo indietro. L’esercito del Faraone li inseguì fino nel Mar Rosso, annegando nelle sue acque, che si rinchiusero sopra di esso, al suo passaggio: “Egli ha gettato in mare i carri del Faraone e il suo esercito, e i suoi migliori guerrieri sono stati sommersi nel Mar Rosso” (Eso.15:4).

Dio mostrò al suo popolo la sua forza e potenza, liberandoli dalla schiavitù, mandando piaghe sugli egiziani, ma preservando sempre il suo popolo. Ben presto Israele dimenticò le grandi opere, che Dio aveva fatto e si diede all’idolatria, ritornando ad adorare idoli egiziani.

Molte volte Dio li abbandonava nelle mani dei loro nemici: “Ma nella loro avversità gridarono all’Eterno, ed egli li liberò dalle loro angosce” (Sal.107:6). Israele fu un popolo dal collo duro, che continuamente rifiutava di adorare e seguire Dio, rivolgendo lo sguardo agli idoli dei paesi vicini e finendo per credere nei falsi profeti: “i profeti han profetizzato con menzogna; e i sacerdoti han signoreggiato, appoggiandosi sopra le mani di essi; e il mio popolo l’ha amato così. Ora, che farete voi alla fine?” (Ger.5:31).

Fino a “quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge” (Gal.4:4). Dio mandò il Suo unigenito Figlio nel mondo, affinché fossero salvati quelli che credono in Lui, ma i Giudei, per prima, e poi gli Israeliti, non vollero credere e ascoltare, perciò rinnegarono il Cristo Gesù, predicato prima a loro (At.3:21). Paolo e Barnaba allora dichiararono: “Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo ai gentili” (At.13:46).

Simone ha raccontato come per la prima volta Dio ha visitato i gentili per scegliersi da quelli un popolo per il suo nome” (At.15:14), perché Dio aveva un altro popolo, che viveva nella schiavitù del peccato. Noi, pagani, siamo stati innestati in Israele, perché il popolo di Dio rimase incredulo, fu rigettato, così “essi sono stati troncati per l’incredulità e tu stai ritto per la fede; non insuperbirti, ma temi” (Rom.11:20), fu abbandonato all’esilio di sessantadue settimane, circa 1878 anni, dal 70 d.C. al 1948, anno in cui Dio permise di rientrare nella terra promessa solo a un residuo del suo popolo, proveniente dalla Shoah, dallo sterminio nazista.

Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime. Perché il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero” (Mt.11:29,30).