Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni” (Ger.17:10).

Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica” (1Cor.3:8).

Siamo paragonati in analogia a degli alberi che, secondo la loro specie e natura, portano frutto, buono o cattivo (Lc.6:43,44) nella loro stagione. Così noi riceveremo il premio, secondo le opere che avremo compiuto, in accordo: “Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più” (Gv.15:2). Chi vuole essere quindi un buon discepolo, deve portare molto frutto (Gv.15:8) come ha fatto il Maestro. Chi pensa di essere un credente senza mettere in pratica la Parola di Dio, senza esercitare la fede e senza portare frutto, alla fine, verrà tagliato come un albero secco che occupa inutilmente il terreno (Lc.13:7) e sarà gettato nel fuoco, perché “Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco” (Mt.7:19).

Ogni cosa procede da Dio, perché Egli ha il controllo di tutto, così ogni opera deve essere fatta in Dio (Gv.3:21), come l’apostolo affermò: “L’uomo non può ricevere nulla se non gli è dato dal cielo” (Gv.3:27). Tutto quello che l’uomo pensa di fare e agisce senza la volontà di Dio sarà vano; infatti Gesù assicura che senza di Lui non possiamo fare nulla: “Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla” (Gv.15:5).

Per ricevere il premio, l’atleta deve correre, allenarsi assiduamente con impegno e gareggiare per vincere una corona corruttibile (1Cor.9:24), rispettando le regole (2Tmt.2:5) per non essere squalificato. Così il fedele deve dedicarsi esclusivamente all’opera di Dio e applicarsi a mettere in pratica la sua Parola, per cui non si porta frutto spirituale, stando fermi, inerti o essere pigri o persuasi inabili, ma occorre essere pronti e vivi nello Spirito per agire secondo la volontà di Dio in ogni occasione che ci si presenta, con i mezzi appropriati e la forza che Dio ci fornisce.

Essere attivi, fervidi, appassionati, entusiasti, caldi e non tiepidi, indifferenti, insensibili per non essere rigettati (Ap.3:16), come l’apostolo Paolo si impegna: “corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù“ (Fil.3:14). Tutti quelli che camminano nello Spirito, portano buon frutto, mentre il frutto di chi opera nella carne è cattivo e malvagio (Col.1:21), perciò non è gradito a Dio.

Non confondiamo le opere che dobbiamo fare con le opere della Legge, perché: “…sappiamo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù… ” (Gal.2:16). Siamo in dovere di eseguire tutte le opere che Dio ci ha preparato da fare, ovvero buone opere “…Infatti siamo opera sua essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Ef.2:10). Dio le ha già disposte, noi dobbiamo solo compierle.

Imparino anche i nostri a dedicarsi a opere buone per provvedere alle necessità, affinché non stiano senza portare frutto” (Tito 3:14). Dio vuole che il fedele sia “…zelante nelle opere buone” (Tito 2:14) sollecito nel fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere generoso nel donare e pronto a donare (1Tmt.6:18).

Avere fede senza frutto non serve alla salvezza; la fede deve essere accompagnata dalle buone opere, preparate da Dio affinché le realizziamo. L’apostolo Giacomo a questo riguardo è molto chiaro: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?” (Gcm.2:14); l’una senza l’altra non ha alcun valore (Gcm.2:20), perché fede ed opere vanno insieme.

Gli apostoli predicavano e il Signore operava con loro segni e prodigi, a conferma della Parola (Mrc.16:20, Atti 14:3): “Ora i segni dell’apostolo sono stati compiuti tra di voi, con  grande pazienza, con segni e prodigi e con opere potenti” (2Cor.12:12). Gesù stesso operava. “Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete” (At.2:22; Rom.15:18,19).

Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Gcm.2:26,20).

Svegliamoci, iniziamo tutti a lavorare secondo quello che Dio ci ha preparato da fare ad ognuno, secondo il Suo volere e con i suoi mezzi, perché l’opera è dello Spirito Santo e a Dio va sempre la gloria. A noi spetta l’onore di servire con diligenza, impegno, sottomissione e di cuore il Signore, oltre a quello che è dovuto, come precisato: “Così anche voi, quando avrete fatto tutte le cose che vi sono comandate, dite: -Siamo servi inutili. Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare-” (Lc.17:10), perché “Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con tutta la tua forza…” (Ecl.9:10).

Chi crede di essere salvato senza opere, sarà deluso e andrà incontro alla morte, perché è come se fosse un albero bello con solo tante foglie, ma senza frutto. “Ormai la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero dunque che non fa buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco” (Lc.3:9).

Ognuno di noi deve darsi da fare, uomini e donne, ciascuno nella sua mansione affidata da Dio, secondo le Scritture.

In una parabola Gesù espose: “Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?” (Mt.20:6). La stessa richiesta la rivolge direttamente a me e a te, quindi facciamo la volontà di Dio, operando nello Spirito e non nella carne per non trovarci insieme un giorno a supplicare: “..Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte opere potenti?” (Mt.7:22,23) e a dover ascoltare la tremenda e ultima risposta definitiva: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità“.

Preoccupiamoci perciò di portare un frutto duraturo, buono ed accettevole a Dio, come quello di Abele, per essere trovati degni di camminare con Gesù in vesti bianche (Ap 3:4), tenendo presente che il Signore ci incoraggia: “Ecco, io vengo presto e il mio premio è con me, per rendere ad ognuno secondo le opere che egli ha fatto” (Ap.22:12).