La fede senza le opere è morta, perché le due cose sono collegate e operano insieme, perciò non si può affermare di aver fede, ma di non avere le opere. Tutti gli esempi di fede che notiamo sono congiunti alle opere (Gcm.2:17-20). Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore e Noè costruì l’arca, esempi di fede in azione. Essi credettero alle parole di Dio, prima ancora di vedere alcuna cosa di quello che era stato loro promesso e agirono. Similmente noi avendo fede in Dio, che le Sue promesse si compiranno, operiamo nello Spirito secondo la volontà divina con il talento che ci è stato donato.

La parola di Dio è Verità ed è sì e no (Mt.5:37; 2Cor.1:17,18).

La fede vive attraverso le opere come Gesù afferma: “Se chiedete qualche cosa nel nome mio, io la farò” (Gv.14:14) e ordinò ai suoi discepoli: “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo a ogni creatura; chi avrà creduto e sarà stato battezzato, sarà salvato; ma chi non avrà creduto, sarà condannato” (Mrc.16:15,16) “E guarite i malati che saranno in essa e dite loro: “Il regno di Dio si è avvicinato a voi” (Lc.10:9). Gesù diede degli ordini che i discepoli avendo fede in Gesù ubbidirono, predicando l’evangelo e guarendo i malati.

“Io la farò” è una dichiarazione affermativa, al positivo e non è condizionata da alcun vincolo per essere realizzata, come invece lo sono le seguenti: “se fosse la mia volontà, la farò” o “ravvedetevi e forse vi perdonerò”.

Gesù ha versato il suo sangue fino all’ultima goccia per la remissione dei peccati di molti, che credono in Lui. Inoltre Egli è stato ferito e flagellato per la nostra guarigione, “Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di Lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti” (Is.53:5).

Soffrire per Cristo vuol dire anche essere perseguitati per la fede e persino uccisi per il Suo nome, ma non ha niente a che fare con la malattia, a meno che Dio non ci dia qualche piccola afflizione, che possiamo sempre sopportare, per tenerci in umiltà, come fece con l’apostolo Paolo, solo per la grandezza delle rivelazioni ricevute (2Cor.12:7, Gal.4:13,14). Molti prendono questo esempio per giustificare che non hanno ricevuto guarigione da Dio, quando non è così, perché è un Dio che guarisce (Es.15:26) o permette per un valido motivo, che lo rivela (2Cor.12:8,9).

Volesse Dio concedere a molti di ricevere grandi rivelazioni pur sopportando qualche fastidio nella carne e quanti accetterebbero una tale condizione per l’amor di Gesù e affermare come Paolo: “…perciò molto volentieri mi glorierò delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Perciò io mi diletto nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle distrette per amore di Cristo, perché quando sono debole, allora sono forte” (Gal.12:9,10).

Gesù con fermezza ordinò: “Guarite gli infermi, mondate i lebbrosi, risuscitate i morti, scacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt.10:8). La fede deve essere accompagnata sempre dalle opere, come predicare ed operare (At.2:43). Gli apostoli ubbidirono al comando di Gesù “Essi poi se ne andarono a predicare dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la parola con i segni che l’accompagnavano. Amen” (Mrc.16:20), “Ed erano tutti presi da timore; e molti segni e miracoli si facevano per mano degli apostoli” (At.2:43), “Essi dunque rimasero là molto tempo, parlando francamente nel Signore, il quale rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo che segni e prodigi si operassero per mano loro” (At.14:3), “E le folle, con una sola mente, prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, udendo e vedendo i miracoli che egli faceva” (At.8:6) e noi ?