Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra” (Col.3:2).Abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono…” (2Cor.4:18) e come Mosè “stimando il vituperio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori di Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa… perché rimase fermo come se vedesse colui che è invisibile” (Ebr.11:26,27).

La Scrittura indica che noi non riceviamo nelle nostre richieste di preghiera, perché domandiamo male per spendere nei nostri piaceri (Gcm.4:3) e non chiediamo con fede, né secondo la sua volontà (1Gv.5:14), perché non osserviamo i suoi comandamenti e non facciamo le cose che gli sono gradite (1Gv.3:22). Tutte le preghiere, come le richieste o suppliche devono essere indirizzata a Dio, nel nome di Gesù, con fede (Mt.21:22), senza dubitare nel proprio cuore (Gcm.1:6,7) e non in modo carnale, perché la carne non serve a nulla (Gv.6:63) e ciò che brama la carne è morte (Rom.8:6) e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio (Rom.8:8).

Gesù afferma: “E qualunque cosa chiederete nel mio nome, io la farò…” (Gv.14:13,14).
Quanti hanno chiesto e chiedono ripetutamente nel nome di Gesù e non hanno ricevuto o non ricevono conferme, perché molte volte non si aspettano una risposta differente.

Gesù spiega “…se non vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli” (Mt.18:3).

Cerchiamo di capire il significato di questa affermazione, partendo dalle caratteristiche di un piccolo bambino: semplice, sincero, diretto, ingenuo, con cuore umile. Noi tutti siamo stati dei piccoli fanciulli, ricordiamoci com’eravamo e in che modo si chiedeva qualcosa ai genitori. Sicuramente domandavamo con la certezza che si veniva ascoltati, con sottomissione, perché eravamo timorosi e rispettosi di loro, con semplicità e modestia, perché non usavamo malizie, né raggiri, ma soltanto con fiducia.

Ho sperimentato direttamente l’efficacia di questo comportamento sin da quando ero una bambina. Nella preghiera, presentavo col cuore il mio bisogno al Signore, lasciando a Lui la soluzione, annullando così la mia volontà per sottometterla alla Sua. Ho riconosciuto che l’Eterno, nella sua onniscienza, già conosceva la mia necessità prima ancora che io la esponessi, in accordo a: “Poiché prima ancora che la parola sia sulla mia bocca tu, o Eterno, la conosci appieno” (Slm.139:4), perché leggeva il desiderio del mio cuore: “Tu gli hai concesso il desiderio del suo cuore e non gli hai rifiutato la richiesta delle sue labbra” (Slm.21:2), così affidandomi completamente alla sua Grazia, ho ricevuto ciò che ho chiesto.

Ecco la predisposizione corretta: essere coscienti che nel momento in cui stai chiedendo qualcosa, pregando, Dio sta guardando il tuo cuore.

A tal proposito è confermata l’attitudine di un vero cristiano credente: “Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza” (Col.3:12). Prendiamo l’esempio da un piccolo fanciullo, che non ha orgoglio, né rancori, né malizia, ma sa amare e farsi amare (Mt.18:4).

Noi dobbiamo avere la purezza di un bambino e assomigliare a loro, nello spirito, per entrare nel regno di Dio. Iniziamo ad esaminare, prima di operare, se le nostre motivazioni o intenzioni riflettessero i desideri di un piccolo bambino, così noi saremmo esauditi. A questo riguardo, Gesù confronta la bontà di un padre umano con il Padre celeste: “Vi è tra voi qualche uomo che, se suo figlio gli chiede del pane, gli darà una pietra?… Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a coloro che gliele chiedono” (Mt.7:9-11). Il nostro Padre celeste non ci farà mancare alcuna cosa del necessario, perché sa che ne abbiamo bisogno, se noi fossimo ubbidienti alla sua volontà, nel “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte” (Mt.6:33).

Gesù continua il suo insegnamento con similitudini. Invita a mozzare un arto o a cavare un occhio e gettarli via, se questi sono occasioni di peccato. Rimuovere perciò ogni desiderio carnale e rinunciare a ogni concupiscenza, che porta al peccato, perché è meglio entrare nella vita, nel regno dei cieli, senza occhi o arti, senza aver beneficiato delle delizie mondane o piaceri, che usufruirne ed essere poi gettati nella geenna del fuoco eterno (v.9).

Ripeto che dobbiamo assomigliare spiritualmente a un piccolo fanciullo per ricevere ciò che chiediamo a Dio. Noi abbiamo un Dio Onnipotente, che manda perfino i suoi angeli al servizio di quelli che devono ereditare la salvezza (Ebr.1:14).

Gesù dichiara: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa” (Mt.7:7,8). Noi siamo amati da Dio, per cui dovremmo condurre una vita santa, pura e giusta, se volessimo veramente entrare nel regno dei cieli. Essere umile, attento, ubbidiente, timoroso e semplice, come un bambino, perché, ripeto, “…il regno di Dio è per chi assomiglia a loro” (Mt.19:14).

Il Signore spiegava poi, in privato, ai discepoli il significato delle sue parabole o similitudini, aggiungendo che: “In quel giorno non mi farete più alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che tutto ciò che domanderete al Padre nel mio nome, egli ve lo darà” (Gv.16:23).

Per ottenere da Dio occorre innanzitutto mettere in pratica tutta la sua volontà, senza tralasciare alcun comandamento, separarci per sempre dal mondo e dalle sue concupiscenze e camminare secondo lo Spirito. Vedrete allora che ciò che chiederete, vi sarà dato, ricordandovi sempre: “Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra” (Col.3:2).