Tramite Mosè, Dio comandò che fosse celebrato il giorno dell’uscita dalla schiavitù in Egitto. Dovevano ricordarlo sempre anche ai loro figli, di generazione in generazione: “In quel giorno tu istruirai tuo figlio: È a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall’Egitto. Sarà per te segno sulla tua mano e ricordo fra i tuoi occhi, perché la legge del Signore sia sulla tua bocca. Con mano potente infatti il Signore ti ha fatto uscire dall’Egitto. Osserverai questo rito alla sua ricorrenza ogni anno… Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto, dalla condizione servile”  (Es.13:8-10,14).

L’Eterno è il medesimo Dio, che diede la Legge a Mosè, affinché il popolo la mettesse in pratica, in ubbidienza assoluta.

E’ anche lo stesso Dio, che ha tratto dalla schiavitù del peccato, un popolo tra i pagani (adoratori di idoli) e lo ha fatto per mezzo del suo unigenito Figlio Gesù: “In questo si è manifestato l’amore di Dio verso di noi, che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di lui” (1Gv.4:9; Gv3:16,18). Quel Dio, che esigeva ubbidienza, nel compiere le opere della Legge, dagli israeliti, richiede ugualmente ubbidienza al popolo, che ha lavato con il sangue prezioso del suo unigenito Figlio (1Ptr.1:19).

Il popolo d’Israele disubbidì molte volte, allora Dio li consegnò nelle mani dei loro nemici, che li opprimevano (Neem.9:27). Quando erano però abbattuti e sfiniti dal servire i loro nemici, si ricordavano di Dio e gridavano, implorando il Suo aiuto. Nella sua misericordia, molte volte Dio li liberò (Neem.9:28). Quando invece essi raggiunsero il limite del peccato che, per la loro incredulità, rigettarono il Messia, il Cristo di Dio, allora furono dispersi tra tutte le nazioni dei loro nemici (Ez.5).

Questo è un esempio chiaro della giustizia divina e un serio avvertimento per il nostro comportamento, che deve essere fedele: “Bene; essi sono stati troncati per l’incredulità e tu stai ritto per la fede; non insuperbirti, ma temi” (Rom.11:20).

Anche il popolo della Grazia sta venendo meno nell’osservanza, proprio come Israele. E’ divenuto disubbidiente alla Parola di Dio, camminando in modo carnale, senza verità. Gesù avverte noi credenti dei pericoli negli ultimi giorni, allo stesso modo del popolo ebreo, ammonito molte volte dai profeti, che non ascoltarono.

Le stesse raccomandazioni di Gesù sono dirette: “All’angelo della Chiesa (tutti i responsabili del vangelo) di Laodicea scrivi: Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio (Gesù). Tu dici: -Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla-, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo–“ (Ap.3:14-17).

Gesù sta per rigettare tutti questi tiepidi e falsi amministratori (pastori, ministri, apostoli ecc.), perché sono stati trovati orgogliosi, tiepidi, miserabili, infelici, poveri, ciechi e nudi, ossia senza verità, accecati dal falso oro (le menzogne). La loro predicazione non serve, non vale, perché non suscita ravvedimento, né fede. Essi si definiscono maturi e ricchi di spiritualità, ma se qualcuno li fa notare gli errori con la verità della Parola, li perseguitano, considerandoli eretici e li scherniscono, ostentando il loro titolo, la loro carica.

In mezzo al mondo cristiano, divenuto disubbidiente, Dio salverà di sicuro coloro che Egli ama, perché dice: “Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti” (19). Tutti quelli che si ravvedono, entreranno nel regno di Dio e del suo Cristo (Ap.12:10; 20:4-6), “Poiché egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio” (Col.1:13).

Dio ci benedica!