Molti Giudei seguivano Gesù, perché aveva dato loro da mangiare a sazietà e non perché credevano in Lui, perciò disse loro: “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Gli dissero allora: -Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?-. Gesù rispose: -Questa è l’opera di Dio: credere in colui (Gesù) che egli ha mandato-“ (Gv.6:27-29).

Dio, l’Eterno, scelse Israele, come suo popolo e sua eredità, che: “…nella tua immensa misericordia, non li abbandonasti nel deserto: la colonna di nuvola che stava su loro non cessò di guidarli durante il giorno per il loro cammino, e la colonna di fuoco non cessò di rischiarar loro la via per la quale dovevano camminare. E desti loro il tuo buono spirito per istruirli, e non rifiutasti la tua manna alle loro bocche, e desti loro dell’acqua quand’erano assetati. Per quarant’anni li sostentasti nel deserto, e non mancò loro nulla; le loro vesti non si logorarono e i loro piedi non si gonfiarono” (Neemia 9:19-21).

Lo stesso Dio, che scelse Israele, tutti loro: “…Mangiarono il medesimo cibo spirituale” (1Cor.10:3). Egli ha scelto anche noi, come suo popolo e, nella Sua grande misericordia, ci ha donato la salvezza, tramite il Suo Figlio Gesù Cristo, perciò conserviamo questo dono in noi, come un grande tesoro.

Dio non è cambiato e, quello che fece per Israele, lo fa ancora oggi con noi, per cui riconosciamo ogni giorno della nostra vita le Sue grandi meraviglie, perché Egli è “…Colui che fin dal principio ha chiamato le generazioni alla vita; io, l’Eterno, che sono il primo, e che sarò cogli ultimi sempre lo stesso” (Is.41:4).

Come notiamo, Dio attesta che non cambia, come lo fu per le generazioni passate, prima di Israele e per Israele, così sarà con noi negli ultimi tempi. Teniamo presente che Dio è fedele alla sua Parola e, quindi, quando afferma che con gli ultimi sarà lo stesso, dobbiamo crederGli e confidare sicuramente nell’Eterno.

Tutto quello che è scritto, si realizzò per il popolo israelita, liberandolo dalla schiavitù egiziana e guidandolo attraverso un arido deserto, mediante una nuvola di giorno e con una colonna di fuoco per illuminare il loro cammino di notte, fino a dargli la terra promessa; tutte le meraviglie compiute con Israele, le realizzerà anche con noi.

Noi siamo divenuti un popolo acquistato per una redenzione eterna con il prezioso sangue di Gesù (Ebr.9:12), e perciò “…siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale”             (1Ptr.2:9). Dio ha messo in noi la sua Parola, che è una lampada al nostro piede e una luce sul nostro sentiero (Sal.119:105). Ebbene, come ad Israele fece attraversare il mar Rosso, giungendo all’altra riva, camminando sull’asciutto (Sal.106:9), così noi stiamo ora passando attraverso questo mondo arido e tenebroso, perché è senza Dio, per arrivare presto all’altra sponda, dove troveremo ad accoglierci Cristo Gesù, il nostro Signore.

Dio nutrì Israele nel deserto con la manna, mandata direttamente dal cielo e gli diede acqua per dissetarli. A chi dei suoi figli, che invocano Dio, ha fatto mai mancare il cibo materiale, oltre a quello spirituale; infatti, Gesù dichiara che: “… chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva” (Gv.7:38; 4:14).

A conferma della bontà e misericordia, Gesù affermò ai Giudei: “In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo” (Gv.6:32). Occorre fare la volontà di Dio, per essere nutriti della sua Parola, come riportato che: “L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio” (Mt.4:4). Inoltre Dio ci ha donato lo Spirito Santo, affinché ci guidi e ci istruisca nella Verità.

Ad Israele non mancò mai alcuna cosa, che camminò per quaranta anni, “… condotto attraverso il deserto, per un paese arido e di crepacci, per un paese riarso e di ombra di morte, per un paese dove nessuno era mai passato e dove nessuno aveva mai abitato?” (Ger.2:6), dove i loro vestiti non si logorarono e i loro piedi non si gonfiarono. Come possiamo allora dubitare del nostro Dio?

Dio compì miracoli in mezzo al suo popolo, facendo perfino scaturire acqua dalla roccia dell’Oreb e il popolo si dissetò (Es.17:6). Al popolo della Grazia ha dato da bere dell’acqua della vita (Gv.4:14).

Mettiamo la nostra fiducia in Cristo e, come Israele, anche noi godremo le meraviglie, che compie ogni giorno per noi, ma attenzione a non imitare Israele per “Quante volte lo provocarono a sdegno nel deserto e lo contristarono nella solitudine” (Sal.78:40), perciò: “non indurite il vostro cuore come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto” (Sal.95:8). Non provochiamo a sdegno il nostro Dio, con il nostro comportamento incredulo e peccaminoso, ma ringraziamolo per ogni cosa e non induriamo il nostro cuore, simile a Israele e allora vedremo l’opera grande, che Egli compie per tutti i santi.

I Giudei rifiutarono la Grazia (Gv.1:11), che fu offerta per prima a loro, poi agli israeliti e per ultimo a noi, appartenenti ai popoli pagani o gentili. Israele non volle ascoltare la Parola, rimase nell’incredulità e fu rigettato da Dio (Rom.11:20). Essi non riconobbero Gesù, come Figlio di Dio e non ricevettero la Grazia, offerta da Gesù, anzi “…lo uccisero, appendendolo a un legno” (At.10:39). Come Dio li aveva avvertiti, tramite il suo servo Mosè e tutti gli altri profeti, tolse la terra promessa e li mandò in esilio per sessantadue settimane (Dan.9:24-26) e sguainò la Sua spada dietro di loro (Ez.5:12).

Il tempo che Israele restò in cattività fu di circa 1878 anni (62 settimane) dal 70 d.C. fino al 1948, anno in cui Dio concesse solo ad un residuo d’Israele di prendere nuovamente possesso della terra promessa. Tuttavia solo un residuo tornò in Israele, dopo l’angosciosa Shoah (sterminio).

Constatiamo come l’angelo rivelò al profeta Daniele tutto quello, che già si è compiuto e quello che ancora si compirà tra breve (vedi Dan 9:24-27).

Molti Ebrei sono ancora tra le nazioni, ma nell’ultima settimana delle settanta, date dall’angelo per il popolo israelita, Dio li raccoglierà ad uno ad uno, ovunque essi siano sparsi tra le nazioni del mondo (Is.66:20-22).

Se tutto questo accadde al popolo, che Dio scelse per sua eredità, cosa avverrà a quelli di noi, che rimangono nell’incredulità? Perciò è Scritto: “Guardatevi perciò di non rifiutare Colui che parla; perché se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che promulgava decreti sulla terra, molto meno lo troveremo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli” (Ebr.12:25).

Quanti oggi seguono Cristo Gesù per ricevere la vita eterna? Verrebbe da dire, tutti, ma solo un minutissimo residuo crede veramente nella verità, secondo lo Spirito Santo. Molti altri lo lodano e lo adorano solo con la bocca, come facevano gli israeliti: “Questo popolo si accosta a me con la bocca e mi onora con le labbra; ma il loro cuore è lontano da me” (Mt.15:8).

Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti (Mt.22:14). I pochi, che riconoscono la verità, camminano in santità, come Gesù camminò (1Gv.2:6). Essi si astengono da tutte le mondanità e concupiscenze carnali, non cercando il proprio interesse, ma anche quello di tutti i santi (Fil.2:4). Grazie a Dio siamo avvertiti che: “Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui, i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna, empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo” (Giuda 4).

In questi ultimi tempi, regna l’apostasia, dove lo spirito dell’anticristo, nega la testimonianza di Dio e degli apostoli, cioè che il Signore nostro Gesù Cristo sia venuto in carne (1Gv.4:2,3), come invece attestano: “…Noi stessi abbiamo visto e testimoniato che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo” (1Gv.4:14; Mt.10:40).

A quelli israeliti, che si convertiranno, riconoscendo Gesù, come il Messia, Figlio di Dio e faranno cordoglio per Lui, come si fa per un figlio unico (Zac.12:10; Mt 24:30), saranno salvati e tutto questo avverrà nell’ultima settimana (sette anni). Dio dichiara: “Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me – oracolo del Signore -così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome” (Is.66:22; 65:17).

Israele sarà una nazione potente nel mondo, perché nel millennio tutti i popoli saranno assoggettati agli ebrei e li temeranno grandemente, perché Dio abiterà con loro: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro” (Ap.21:3; Ez.34:31; Ger.24:7; 31:33; Mich.7:17). Tutti i popoli saranno benedetti in Israele (Ger.4:2; Ap.21:24-26), che mai più soffrirà persecuzioni dai loro nemici e per sempre godrà le meraviglie, che Dio farà per tutto il suo popolo (Is.65:23).

I fedeli della Grazia, tratti da tutte le nazioni pagane o gentili, sono stati scelti per appartenere alla Chiesa di Cristo, ossia, tutti quelli che riconoscono Gesù, come il Figlio di Dio, perché solo: “Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. (1Gv.5:12). Infatti la Scrittura riporta: “Chiunque crede in lui, non sarà deluso” (Rom.10:11).

Tutti quelli che credono il contrario di quello che è scritto, fanno Dio bugiardo, come l’apostolo Giovanni riferisce: “…Chi non crede a Dio, lo fa bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio” (1Gv.5:10). Non restiamo nell’incredulità, come fece Israele, perché subiremo la condanna eterna nella geenna del fuoco (Lc.12:5).

Non essere incredulo, come lo fu il popolo Ebreo, che rifiutò la Grazia, offerta da Cristo Gesù, per prima a loro (At.13:46), ma accetta il dono della salvezza, credendo nell’opera e nell’unico sacrificio di Gesù.

Il tempo stabilito per la Grazia per noi, non ebrei (gentili), sta per terminare, perché lo vediamo dal peccato, che ha raggiunto il colmo della misura. Prepariamoci, come fecero le cinque vergini avvedute, le quali non fecero venir meno l’olio (lo Spirito Santo) nella loro lampada (la Parola di Dio).

Senza lo Spirito Santo, siamo morti spiritualmente e perciò non potremmo vedere e comprendere ciò che Dio dichiara nella sua Parola e allora, di conseguenza, come potremmo metterlo in pratica?

Serviamo Dio, facendo la sua volontà, annullando il nostro ragionamento razionale, perché Dio “…ha detronizzato i potenti, e ha innalzato gli umili” (Lc.1:52).  È scritto: “…affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato” (Gv.5:23) e ancora il salmista consiglia: “Sottomettetevi al Figlio, perché non si adiri e non periate per via, perché la sua ira può accendersi in un momento. Beati tutti coloro che si rifugiano in lui” (Sal.2:12).

Sottomettiamoci a Cristo Gesù, perché ha dato la sua vita in sacrifico, affinché i nostri peccati siano cancellati per sempre, ma attenzione: “…Se sono caduti, è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia” (Ebr.6:6).

Attenzione a quelli che suggeriscono di non preoccuparsi tanto, se cadiamo, perché Dio ci rialza; non è biblico! Dio ci vuole più che vincitori in Cristo e non continuamente perdenti.

In similitudine, Gesù disse: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lc.9:62). Chi si rivolge indietro e cade, non è adatto al regno di Dio e perciò non c’è salvezza per costoro, ma solo per i vincitori (Rom.8:37), che Gesù li definisce nati dall’alto o di nuovo: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv.3:3-5). Se vuoi entrare nel regno di Dio, devi nascere dall’alto, cioè da Dio tramite il suo Spirito Santo. Gesù dice a tutti “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Mc.1:15).

Vuoi trovarti tra tutti i vincitori?

Vegliamo e preghiamo di continuo per essere pronti, quando Dio ci condurrà nel regno del suo amato Figlio (Col.1:13).

Gesù promette che: “Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono” (Ap.3:21).