“…chiunque è per la verità ascolta la mia voce” (Gv.18:37);

In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv.5:24)

Perciò, chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, io lo paragono ad un uomo avveduto…” (Mt.7:24).

Poco dopo uscito dalla schiavitù d’Egitto, il popolo di Israele, attraversando il deserto, cominciò a lamentarsi per aver trovato una sorgente dalle acque amare (Es.15:23,24) e più tardi si lamentò, perché non vi era carne per sfamarsi (Es.16:3), ma: “Alla loro richiesta egli fece venire le  quaglie e li saziò col pane del cielo” (Slm.105:40; Num.11:31). Mosè era sempre accusato dal popolo, perché li aveva portati nel deserto, perciò lo ritenevano responsabile delle loro afflizione e per le mancanze in quella situazione, “A lui i padri nostri non vollero ubbidire; anzi lo respinsero e si rivolsero con i loro cuori all’Egitto” (Atti 7:39). Rimpiansero tutto quello che avevano lasciato in Egitto. Così Dio diede al popolo una legge e un decreto, mettendolo alla prova (Es.15:25). Il popolo doveva ascoltare la voce di Dio, seguire la sua giustizia, osservare tutte le sue leggi e i suoi comandamenti e, se fosse stato ubbidiente all’Eterno e si fosse comportato rettamente e giustamente, Dio non avrebbe mandato su di loro le malattie, che aveva mandato sugli egiziani “…perché io sono l’Eterno che ti guarisce‘ (Es.15:27).

Le stesse raccomandazioni fatte ad Israele, valgono anche oggi per noi, come Gesù più volte ribadisce: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, è uno che mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio; e io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv.14:21). Inoltre aggiunge un paragone significativo per chi li ignora: “Chi invece le ha udite e non le ha messe in pratica, è simile a un uomo che ha edificato una casa sopra la terra senza fondamento; quando il torrente l’ha investita, essa è subito caduta, e la sua rovina è stata grande” (Lc.6:49). Grande e tremenda sarà la rovina di chi si comporta iniquamente, non avendo riguardo alle prescrizioni, che ci sono state date da Gesù e dai suoi apostoli, perché “Ora quel servo che ha conosciuto la volontà del suo signore e non si è preparato e non ha fatto la sua volontà, riceverà molte battiture. Ma colui che non l’ha conosciuto, se fa cose che meritano le battiture, ne riceverà poche” (Lc.12:47,48), “poiché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, anziché, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato loro dato” (2Ptr2:21).

Molti ignorano quello che ci è stato ordinato, come se fosse stato rivolto solo per i fedeli di quell’epoca, pensando che non è adeguato alla modernità attuale, ma non è così, oppure mettono in pratica solo quello che piace, “chiunque infatti osserva tutta la legge, ma viene meno in un sol punto, è colpevole su tutti i punti” (Gcm.2:10) e “…tutte le cose che furono scritte in passato furono scritte per nostro ammaestramento…” (Rom.15:4) e per nostro ammonimento a non compiere anche noi gli stessi errori dei nostri predecessori. “Chiunque commette il peccato, commette pure una violazione della legge; e il peccato è la violazione della legge” (1Gv.3:4) di Dio. L’Eterno non ci ha dato un comandamento facoltativo, lasciando a noi la facoltà di scegliere liberamente come vogliamo agire, secondo il nostro cuore, per esserGli graditi, ma” essendo stati liberati dal peccato, siete stati fatti servi della giustizia” (Rom.6:18). “Questo è infatti l’amore di Dio: che noi osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi” (1Gv.5:3). Gesù, ci dà il suo esempio “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime. Perché il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero” (Mt.11:29). Dobbiamo mettere in pratica tutto quello che è scritto, perché è uno statuto eterno, che dà vita: “Se uno si stima essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che vi scrivo sono comandamenti del Signore” (1Cor.14:37).

Dio avvertì Israele, che se non avessero ubbidito, avrebbe fatto giungere su di loro tutte le malattie, che mandò sugli egiziani. Quante infermità oggi ci sono tra i credenti disubbidienti alla parola di Dio e che non discernono la sua volontà. “Per questa ragione fra voi vi sono molti infermi e malati, e molti muoiono. Perché se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati. Ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, affinché non siamo condannati col mondo” (1Cor.11:30-32).

Per ricevere, occorre prima umiliarsi alla presenza dell’Altissimo, Creatore e Signore di tutto. Fare la Sua volontà vuol dire osservare i suoi precetti e tutto quello che è vietato o concesso, grande o piccola cosa, lo dobbiamo applicare alla nostra vita, in pratica, “ubbidire”.

A Israele Dio promise: “Se siete disposti a ubbidire, mangerete le cose migliori del paese” (Is.1:19).

A noi, oggi dichiara: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora su di lui” (Gv.3:36) e il salmista conferma, profetizzando di Gesù: “Sottomettetevi al Figlio, perché non si adiri e non periate per via, perché la sua ira può accendersi in un momento. Beati tutti coloro che si rifugiano in lui” (Slm.2:12). La salvezza si riceve solo se mettiamo la nostra fede in Cristo Gesù, che Dio ha mandato nel mondo per redimere tutti quelli che crederanno in Lui.

Ascolta, credi, agisci con fede e vincerai!