Siamo sempre ubbidienti a Dio?

perché vi ho anche scritto per questo, per sapere alla prova se siete ubbidienti in ogni cosa“(1Cor.2:9).

Dio prova sempre i suoi figli, per vedere fino a che punto, riescono ad essere ubbidienti.

Durante la Legge di Mosè, tutti quelli che disubbidivano a Dio, erano puniti di morte, oppure allontanati da Dio. Alla morte di Salomone, il regno d’Israele fu diviso in due regni: dieci tribù andarono ad Israele e le rimanenti due a Giuda. Su Israele fu istituito come re, Geroboamo, un servo di Salomone (1Re 11:26). Egli, come molti re d’Israele, furono disubbidienti alle leggi di Dio. Così avvenne che Dio mandò un suo servo ad avvertire il re Geroboamo del suo peccato, perché egli aveva indotto il popolo di Dio a trasgredire l’ordine, che Dio aveva loro dato riguardo agli idoli pagani. Dio aveva comandato di non adorare altri all’infuori di Lui, ma Israele fu idolatra più dei popoli pagani, che Dio aveva scacciato davanti a loro.

Dio mise nella bocca di un suo servo, un profeta, tutto quello che doveva dire e fare davanti al re, però lo avvertì di non tornare più per la strada che aveva già fatto e di non prendere cibo, né bere acqua in quel luogo.

Il servo di Dio ubbidì, rifiutando tutto quello che il re Geroboamo gli offri, però Dio volle provare ancora il suo servo e gli mandò incontro un vecchio profeta, che abitava in quel luogo.

Quando lo raggiunse, lo trovò seduto sotto una quercia e gli domandò se egli era l’uomo di Dio venuto da Giuda. Alla conferma, il vecchio profeta lo invitò a casa sua per riposarsi, mangiare e bere qualcosa. L’uomo di Dio gli rispose che aveva ricevuto da Dio l’ordine di ritornare per un’altra strada e di non fermarsi in quel luogo, né mangiare e né bere.

Allora il vecchio profeta proseguì affermando che: “Anch’io sono profeta come te; ora un angelo mi ha detto per ordine di Dio: Fallo tornare con te nella tua casa, perché mangi e beva qualcosa. Egli mentiva a costui, che ritornò con lui, mangiò e bevve nella sua casa” (1Re 13:18,19).

Qualcuno può immaginare che la colpa di tutto fu del vecchio profeta, che gli aveva mentito, però dobbiamo comprendere spiritualmente ciò che avvenne.

Dio volle provare fino in fondo la fede del suo servo. Lui aveva certamente rifiutato l’invito del re, ma avrebbe rifiutato, credendo ancora alla parola di Dio, anche quando un altro profeta, mentendo, gli avrebbe assicurato che Dio aveva cambiato idea?

Il servo di Dio non mantenne però la fede nella parola ricevuta direttamente da Dio, ma ascoltò l’invito dell’altro profeta, come se fosse possibile, che Dio cambi versione, senza avvertire.

Il profeta non si fidò più di Dio, che è irremovibile e, quando dichiara una cosa, la fa e non può pentirsi, perché: “Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell’uomo da potersi pentire. Forse Egli dice e poi non fa? Promette una cosa che poi non adempie?” (Num.23:19). Il servo di Dio non tenne conto della parola di Dio, rivolta a lui, ma credette invece all’uomo e così peccò di disubbidienza.

Infatti, avvenne che mentre erano ancora seduti a tavola “…il Signore parlò al profeta che aveva fatto tornare indietro l’altro ed egli gridò all’uomo di Dio che era venuto da Giuda: -Così dice il Signore: Poiché ti sei ribellato all’ordine del Signore, non hai ascoltato il comando che ti ha dato il Signore tuo Dio, sei tornato indietro, hai mangiato e bevuto in questo luogo, sebbene ti fosse stato prescritto di non mangiarvi o bervi nulla, il tuo cadavere non entrerà nel sepolcro dei tuoi padri-“ (1Re 13:20-22).

Non conoscere e non fidarsi di Dio porta alla morte. La disubbidienza alla voce di Dio è molto grave. Durante la Legge venivano puniti subito nel corpo e in seguito nell’anima. Infatti, all’uomo di Dio, che disubbidì “Un leone lo trovò per strada e l’uccise;…” (v.27).

Il profeta, che lo aveva fatto tornare indietro, quando lo seppe, riconobbe che quello era il servo di Dio, che aveva disubbidito al comando ricevuto ed era avvenuto quello che Dio gli aveva annunciato tramite la sua bocca. Subito si fece sellare il suo asino

Così egli andò e trovò il cadavere gettato sulla strada, mentre l’asino e il leone stavano presso il cadavere; il leone non aveva divorato il cadavere, né sbranato l’asino” (v.28).

Il vecchio profeta prese il corpo del servo di Dio, fece per lui cordoglio e lo seppellì nel suo sepolcro.

Molti re in Israele furono disubbidienti a Dio. Il primo fu Saul e, tra i sacerdoti, anche Eli come molti altri israeliti furono disubbidienti a Dio e morirono.

Ricordiamoci che tutto è stato scritto per nostro ammonimento “Or tutte queste cose avvennero loro come esempio, e sono scritte per nostro avvertimento, per noi, che ci troviamo alla fine delle età” (1Cor.10:11). Se noi disubbidiamo a Dio, facendo quello che noi pensiamo sia meglio, saremo perduti. Dio ha dato ordini ben precisi e chi non li mette in pratica, morirà, ovvero sarà distaccato da Dio in eterno, nella geenna del fuoco, che arde con zolfo (Ap.20.15).

Dio ha stabilito che, tutti gli increduli restino offuscati dalla falsa luce del mondo, perché: “…il dio di questo secolo ha accecato le menti di quelli che non credono, affinché non risplenda loro la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio” (2Cor.4:4).

Dio ha tuttavia eletto e preservato un popolo santo, ubbidiente alla sua voce (la Chiesa o sposa di Cristo), ha messo pure in loro il suo Spirito, che li guiderà nella luce, fino alla fine. E’ attestato che: “Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio” (Gv.3:18), “…poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Rom.10:9).