Presso Dio abbiamo un accusatore e un avvocato.

Il nostro accusatore, che giorno e notte ci incolpa davanti a Dio, è Satana (Ap.12:10), ma “ …noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto” (1Gv.2:1). Non dimentichiamo mai che il cammino o il comportamento dei santi deve essere puro, santo, impeccabile e corretto con un “…linguaggio sano, irreprensibile, perché l’avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire contro di noi” (Tito 2:8).

Non offriamo quindi a Satana occasione di accusarci, ma la condotta dei figli di Dio sia inattaccabile e perfetta per far parte della sposa o Chiesa di Cristo Gesù, affinché tutti insieme compariamo, “…davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (Ef.5:27).

Normalmente avviene che, se ci comportiamo bene, nessuno può  accusare mai, mentre se facciamo qualcosa di sbagliato, subito ci verrebbe imputato. Alla stessa maniera, quando commettiamo un peccato, questo ci verrebbe segnalato istantaneamente dalla nostra coscienza (spirito), che ci rimprovererebbe (Gv 8:9).

Il mondo, le leggi, i pensieri e le abitudini hanno cambiato i valori morali della società e hanno soffocato fino ad annullare la propria coscienza, bloccandola con i desideri materiali del corpo. Per questo motivo, quando fanno il male, non sentono più il rimprovero della loro coscienza e la ignorano.

Non è così per i figli di Dio, che se qualora dovessero fare qualcosa di male, immediatamente la loro coscienza è pronta a farsi sentire per riportarli sulla giusta via. L’apostolo Paolo a riguardo scrive che: “Per questo anch’io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini” (At.24:16).

Mai soffocare il nostro spirito o coscienza, ma piuttosto esercitarlo ad essere puro, libero e sempre attivo. Vivendo in un corpo mortale, noi non siamo esenti dal fare il male, perché la nostra carne è incapace di fare qualsiasi bene (Rom.7:18). Se viviamo secondo la carne, realizzando i suoi desideri, noi pecchiamo, perché è scritto che i suoi desideri portano alla morte spirituale (Rom.7:5).

Il salmista chiese a Dio: “Trattieni inoltre il tuo servo dai peccati volontari, e fa’ che non prendano il sopravvento su di me; allora sarò integro e puro da grandi trasgressioni” (Sal.19:13). Si possono evitare tutti i peccati volontari, se si camminasse secondo lo Spirito. Sarà la nostra coscienza (spirito) che, avendo il diretto contatto con Dio, ci trattenerà da ogni caduta, avvertendoci subito del pericolo.

Per entrare nel regno di Dio, occorre far morire tutti i desideri della carne, di fatto l’apostolo avverte: “…astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l’assalto contro l’anima” (1Ptr.2:11).

L’apostolo Paolo ci esorta: “Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne” (Gal.5:16), perché i desideri della carne sono contrari a quelli dello spirito (Gal.5:17). Con la forza di Cristo Gesù, che ha vinto il mondo (Gv.16:33), noi possiamo innalzare i desideri dello Spirito ed abbassare quelli della carne, per essere trovati anche noi più che vincitori in Cristo Gesù.

Esaminiamoci, per vedere se la nostra coscienza ci condanna, perché se così fosse, si ritiene che Dio sia più grande della nostra coscienza (1Gv.3:20) e ci punirebbe, giudicandoci. Camminiamo in sicurezza, guidati dallo Spirito e allora arriveremo alla meta finale, ricordandoci che “Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?” (1Gv.5:5).

Occorre credere nel Figlio di Dio per essere trovati vincitori e così  entrare nel regno di Dio, come Gesù ha promesso: “A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono” (Ap.3:21).

Voi siete da Dio, figlioli, e li avete vinti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo” (1Gv.4:4).