CAPITOLO 3

I peccati del popolo scelto erano sempre conseguenze dell’idolatria, detta fornicazione o adulterio spirituale, che provocavano l’ira dell’Eterno. Egli tolse così ogni risorsa ed appoggio come pure il pane e l’acqua, facendo comandare dei bambini su di loro (chi è senza conoscenza di Dio). Israele fu disperso tra le nazioni, fu dominato ed oppresso da chi non serviva Dio: “Il popolo sarà oppresso, uomo da uomo, ciascuno dal suo prossimo; il giovane sarà arrogante con il vecchio, l’infame contro colui che è onorato” (v.5).

Durante il loro esilio, gli ebrei proponevano ad un loro fratello di diventare loro principe, a capo del popolo e di tutte le rovine, ma egli non accetterà perché dirà: “…in casa mia non vi è né pane, né mantello…“ (v.7)

Dio usa un’immensa misericordia: protegge il giusto, che riceverà del bene e mangerà del frutto delle sue opere, ma avverte l’empio della sventura che lo colpirà, perché gli sarà reso quello che le sue mani hanno compiuto. Israele fu oppresso durante l’esilio da coloro che non conoscevano Dio perciò rende noto, che il suo popolo è oppresso dai fanciulli, dominato da donne e coloro che li guidano, fanno sviare Israele dalla verità (v.10,11,12).

Dio è contro i conduttori del suo popolo (anziani e principi) che calpestano e rubano ai poveri; negli ultimi anni Israele sarà travolto dall’ira di Dio la quale si riverserà contro gli iniqui del suo popolo.

I riferimenti indicati dalla profezia sono attuali; dalla formazione dello stato d’Israele (14 Maggio 1948), molti ebrei sono tornati dal lungo esilio ed oggi vivono in agiatezza (“…ornamento degli anelli alle caviglie, i cappellini,… gli orecchini, i braccialetti e i veli, le catenine ai piedi, i vasetti di profumo e gli amuleti, gli anelli e i gioielli al naso…”) (v.18-23).

Negli ultimi sette anni o all’ultima settimana “avverrà che invece di profumo vi sarà marciume, invece della cintura una corda, invece di riccioli calvizie, invece di veste costosa un sacco stretto, un marchio di fuoco invece di bellezza” (v.24).

Nell’ultima settimana In Israele non ci saranno più feste, perché inizieranno le grandi guerre e tribolazioni negli ultimi tre anni e mezzo: il popolo empio acquisirà il marchio della bestia (l’uomo con lo spirito di Satana), che regnerà su di loro, portando lutto e desolazione “I tuoi uomini cadranno di spada, e i tuoi prodi in battaglia” (v.25).

CAPITOLO 4

Dio toglierà dal residuo di Israele ogni peccato. Egli perdonerà tutte le loro iniquità e, anche se saranno rimasti in pochi, diventeranno una grande nazione (Gen.12:2). Israele nel millennio diventerà uno splendore eterno, la gioia di molte generazioni (Is.60:15) secondo il patto fatto ad Abramo.

Tutti i sopravvissuti saranno chiamati santi, Dio li sceglierà da ogni tribù d’Israele e formeranno il residuo che vivrà e ripopolerà la Terra santa.

Come già segnalato, Dio ha rivelato, nella maggior parte delle profezie, la nascita del Messia, il profeta Isaia espone Gesù come il Germoglio che regnerà su Israele nel millennio; il Germoglio, che Israele ha rifiutato, sarà il Re dei Re, pieno di splendore e gloria; “In quel giorno il germoglio del Signore sarà tutto splendore e gloria, e il frutto della terra sarà l’orgoglio e l’ornamento per gli scampati d’Israele” (v.2). Questi superstiti, che Dio metterà in salvo, come evidenziato nei confronti della: “…donna fuggì nel deserto dove ha un luogo preparato da Dio perché vi sia nutrita durante milleduecentosessanta giorni” (Apoc.12:6). Il residuo scelto in similitudine chiamato donna, saranno protetti per tutto il tempo della grande tribolazione, staranno lontani dal serpente che è Satana, sicuri perché Dio metterà uno scudo intorno a loro, la bestia cioè Satana con un corpo d’uomo, indicato come argilla e ferro, argilla è il corpo d’uomo e il ferro è lo spirito di Satana, nominato: serpente, bestia, dragone ecc. come Daniele spiga la visione al re di Babilonia dicendo: “ le sue gambe di ferro; i suoi piedi in parte di ferro e in parte d’argilla” (Dan. 2:33; Apoc.13).

Tutti i componenti del residuo che saranno iscritti tra i vivi, saranno chiamati santi (v.3). Dio disporrà con spirito di giudizio e di sterminio, la purificazione di Gerusalemme dal sangue versato e creando “su ogni dimora del monte Sion una nuvola di fumo durante il giorno, e uno splendore di fuoco fiammeggiante durante la notte, perché su tutta la gloria vi sarà una protezione”(v.5).

Anche se in modo diverso, la nuvola e il fuoco accompagnò il popolo di Dio, guidati da Mosè, durante i quaranta anni che vagarono nel deserto;

“… l’Eterno andava davanti a loro, di giorno in una colonna di nuvola per guidarli nella via, e di notte in una colonna di fuoco per far loro luce, affinché potessero camminare giorno e notte” (Esodo 13:21)

Evidentemente durante il millennio, Dio abiterà con gli uomini, la sua gloria sarà immensa e proteggerà i suoi santi: “Vi sarà una tenda per far ombra contro il caldo di giorno, e per servire di rifugio e di asilo contro la tempesta e la pioggia”(v.6).

Dio non ha forse pensato a tutto quello di cui l’uomo aveva bisogno quando creò il mondo? Così sarà nel millennio, quando ci saranno nuovi cieli e nuova terra; per l’uomo ci sarà protezione e nulla di male più lo colpirà.

Il verso che segue fornisce una visuale molto ampia di come sarà l’illuminazione che risplenderà sul popolo di Dio, i suoi santi: “La luce della luna sarà come la luce del sole, e la luce del sole sarà sette volte più forte, come la luce di sette giorni, nel giorno in cui l’Eterno fascerà la piaga del suo popolo e guarirà la ferita prodotta dalle sue percosse” (Is.30:26).

CAPITOLO 5.

Israele in similitudine viene comparata ad una vigna; la vigna dell’Eterno. Il profeta Geremia descrive la vigna dell’Eterno (Israele) come una pregiata vigna di un buon ceppo, ma degenerata, perché lasciò l’Eterno per servire idoli stranieri, “Eppure ti avevo piantato come una nobile vigna tutta della migliore qualità; come dunque ti sei cambiata nei miei confronti in tralci degeneri di vigna straniera?” (Ger.2:21).

Anche il profeta Osea paragona Israele ad una vigna: “Israele era una vigna lussureggiante, che dava frutto in abbondanza; più abbondava il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più bello era il suo paese, più belle faceva le sue statue” (Osea10:1), divenendo sempre più un paese idolatra.

Gesù parlò similmente della vigna (Israele), in parabola, come esposto dai profeti: “Ascoltate un’altra parabola: Vi era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, la cinse di una siepe, vi scavò un luogo dove pigiare l’uva, vi costruì una torre e, dopo averla affidata a certi vignaiuoli, partì” (Mt.21:33; C. dei Cantici 1:6).

Gesù venne sulla terra, non fu mandato per i samaritani (seppure appartenenti ad Israele), né ai gentili, ma alla tribù scelta: Giuda con Gerusalemme. Gesù portò la salvezza ai giudei, come era stato anticamente profetizzato (Gen.49:9,12), quando Giacobbe benedisse suo figlio Giuda e gli altri suoi figli, prima di morire.

Voglio cantare per il mio diletto un cantico del mio amico circa la sua vigna. Il mio diletto aveva una vigna su una collina molto fertile. La circondò con una siepe, ne tolse via le pietre, vi piantò viti di ottima qualità, vi costruì in mezzo una torre e vi scavò un torchio. Egli si aspettava che producesse uva buona, invece fece uva selvatica” (v.1,2).

Gesù è l’uomo che piantò la sua vigna (costruttore del tempio di Dio; Zac.6:12,13). La vigna (Israele) non produrrà uva selvatica per sempre, infatti la profezia, riguardo al millennio, indica che tutto il popolo di Dio, sarà santo, “In quel giorno, si dirà: -La vigna dal vino vermiglio, cantate di lei“ (Is.27:2).

Quindi la vigna dell’Eterno degli eserciti è la casa d’Israele e gli uomini di Giuda sono la piantagione della sua delizia (v.7).

Dio scelse Israele come suo popolo, lo trasse fuori dalla schiavitù in Egitto e lo pose in un paese dove scorreva latte e miele (Es.3:8). Dio si aspettava dal suo popolo ubbidienza e rettitudine, ma invece di giustizia regnava lo spargimento di sangue e sofferenze.

Quando il popolo scelto raggiunse il massimo splendore e ad avere il benessere, rivolse il proprio cuore all’adorazione di idoli, provocando l’ira dell’Eterno. Così il popolo iniziò a produrre uva cattiva (facendo opere malvagie) con la conseguenza che l’Eterno decise di castigarlo e, se ancora non si fosse ravveduto, lo avrebbe dato in mano ai nemici, come Dio stabilì: “Ma ora vi farò sapere ciò che sto per fare alla mia vigna: rimuoverò la sua siepe e sarà interamente divorata, abbatterò il suo muro e sarà calpestata”(v.5).

La profezia riguarda il tempo della diaspora, quando Dio distrusse, per mano dei romani, il tempio di Gerusalemme e le città di Giuda e di Israele furono devastate, costringendo i superstiti a fuggire in esilio

Dio concesse ad Israele il paese che aveva loro assicurato di dare, la terra promessa. Essi furono guidati per più di trecento anni dai giudici, tra i quali i profeti Samuele e Gedeone. In seguito, il popolo chiese un re e Dio pose Saul, Davide e Salomone, come monarchi.

Dopo Salomone, il regno di Israele fu diviso e, la maggior parte dei re, che guidarono i due popoli, furono ribelli alle leggi di Dio e condussero al peccato di idolatria il popolo di Dio, perché fu attratto dagli dèi stranieri come Baal, Astarte e dagli dèi dei Siri, dei Filistei, dei Moabiti e degli Ammoniti, loro vicini. Per questo motivo Dio li abbandonava nelle mani dei loro nemici e, solo quando oppressi, gridavano e si umiliavano davanti all’Eterno, Egli li traeva in salvo con mano potente.

Nel corso degli anni sempre lo stesso comportamento; era più il tempo che trascorrevano nel peccato anziché camminare con il loro vero Dio.

Dio amava ed ama ancora il popolo che lui ha eletto per la sua eredità, perciò Egli ”…mandò loro avvertimenti, fin dall’inizio e con insistenza, per mezzo dei suoi messaggeri, perché voleva risparmiare il suo popolo e la sua dimora” (2Cron. 36:15).

L’ira di Dio si accese contro di loro, perché ormai erano arrivati ad un punto tale che non esisteva alcun altro rimedio. Il popolo banchettava e beveva vino fino a inebriarsi, senza considerare ne’ porre attenzione all’opera dell’Eterno: “Perciò il mio popolo va in cattività per mancanza di conoscenza, la sua nobiltà muore di fame e la sua folla sarà arsa dalla sete”(v.13).

Dio conferma che lo Sceol o il soggiorno dei morti spalancherà la sua bocca, perché Egli farà giudizio dell’empio, ma coloro che Egli ha scelto, resteranno in vita e non saranno più umiliati, perché in quel giorno, durante il millennio, Dio sarà santificato nella giustizia; non ci sarà più nessuno che operi il male e tutto sarà pace.

Dio giudicherà gli iniqui, i falsi e coloro che scambieranno il bene con il male e il male con il bene, mutando la luce in tenebre e le tenebre in luce, guai a coloro che si reputano saggi ai propri occhi, guai a quelli che amano ubriacarsi e a quelli che “assolvono il malvagio per un regalo e privano il giusto del suo diritto!”(v.23).

Hanno rigettato la legge dell’Eterno e hanno disprezzato la parola del Santo d’Israele, (i giudei disprezzarono la Grazia offerta da Gesù Egli è il Santo d’Israele) perciò molte calamità sono accadute loro: alcuni sono morti ed altri sono stati inviati in cattività tra le nazioni, loro nemiche, per sessantadue settimane, terminate nel 1948i, Dio ha permesso loro di far ritorno alla propria nazione (Israele ricostruito).

L’ira di Dio non si è ancora placata su di loro e la sua mano è contro di loro, perché sono lontani dal proprio Signore.

“Per questo l’ira dell’Eterno si è accesa contro il suo popolo egli ha steso la sua mano contro di lui e lo ha colpito; così i monti hanno tremato e i loro cadaveri giacciono come spazzatura in mezzo alle strade; malgrado ciò la sua ira non si è placata e la sua mano rimane distesa” (v.25). La mano dell’Eterno rimarrà stesa per Israele fino a quando gli empi saranno sterminati dalla terra e una parte dei giusti morirà per mano della bestia, per essere purificati e imbiancati (Dan.11:33); altri rimarranno vivi per ripopolare Israele (il residuo di tutte le tribù) mentre gli empi di ogni razza sia ebrei che gentili saranno sterminati nella guerra di Armagheddon. Oggi stiamo vivendo nell’intervallo di tempo che ci separa dall’ultima settimana con la quale si compiranno le settanta settimane per Israele (Dan.9:24,25).

Dio è paziente, è misericordioso, lento all’ira e di gran benignità, ma sarà anche un fuoco consumante, quando chiamerà dall’estremità della Terra coloro che Egli ha serbato per devastare e sterminare.

Gli angeli satanici che saranno sciolti al tempo stabilito (Giuda1:6), saranno pronti ad eseguire la vendetta di Dio sull’uomo empio; loro non si stancheranno, non dormiranno, la loro cintura non si scioglierà e le loro scarpe non si consumeranno, avranno frecce acuminate, archi tesi e le ruote dei loro carri saranno come un turbine (v.27,28; Apoc.9:16,19). Dio indirizzerà costoro contro Israele e Giuda: sul paese caleranno le tenebre e l’angoscia, mentre il sole sarà oscurato dalle nuvole nel gran giorno dell’ira di Dio.

CAPITOLO 6

Isaia ebbe una grande visione, come anche altri profeti, tra i quali Mikaiah (1Re 22:19) e l’apostolo Giovanni (Apoc.4): Dio assiso sul suo trono e sopra di Lui stavano i serafini che in altre profezie sono chiamati anche cherubini, “l’uno gridava all’altro e diceva: -Santo, Santo, Santo è l’Eterno degli eserciti. La terra è piena della sua gloria-”(v.3).

Il profeta, di fronte alla splendente visione, dichiarò: “Guai a me, io sono perduto, perché sono un uomo dalle labbra impure… eppure i miei occhi hanno visto il Re, l’Eterno degli eserciti”(v.5).

Un serafino alloro prese un tizzone con le molle dall’altare e toccò le labbra del profeta, rimuovendo da lui ogni iniquità e affermando “il tuo peccato è espiato”(v.7).

Poi udì la voce del Signore chiedere: “Chi manderò e chi andrà per noi?” e il profeta rispose: “Eccomi, manda me!” (v.8).

Dio pronunciò al profeta queste parole contro il popolo d’Israele: “Va’ e di’ a questo popolo: -Ascoltate pure, ma senza comprendere, guardate pure, ma senza discernere! Rendi insensibile il cuore di questo popolo, indurisci i suoi orecchi e chiudi i suoi occhi, affinché non veda con i suoi occhi, né oda con i suoi orecchi né intenda con il suo cuore, e così si converta e sia guarito”(v.9,10).

Questa profezia è rivolta al suo popolo, che rifiutò Cristo come Figlio di Dio, per l’indurimento del loro cuore, Gesù ripeté in presenza dei suoi discepoli quanto predetto dal profeta Isaia (Mt.13:15; Lc.8:10; Atti 28:25,26).

Dio aveva così già stabilito quali sarebbero stati i discepoli di Gesù e tutti coloro che avrebbero accettato Cristo, come il Messia, il Salvatore per Israele, ma a tutti gli altri velò gli occhi, tappò gli orecchi e rese insensibile il cuore spirituale in modo che non riconobbero che Gesù era il Figlio di Dio, il Messia che Israele aspettava, lo disprezzarono e lo misero a morte, si compì ciò che è scritto: “È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto” (Gv.1:11).

Si concluse la profezia del salmista, che dice: “La pietra, che i costruttori avevano rigettata è divenuta, la testata d’angolo” (Slm.118:22).

A settanta anni dalla nascita del Messia, dopo che il residuo d’Israele fu salvato e non rimase nessuno altro in Israele che accettasse la Grazia; l’apostoli sostennero: “Ma Paolo e Barnaba dissero loro francamente: Era necessario che a voi per i primi si annunziasse la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci volgiamo ai Gentili” (Atti13:46).

Dio li allontanò tutti dalla propria terra (attuandosi le profezie di Isaia e di altri profeti sulla diaspora) disseminandoli ai quattro venti del cielo; fece distruggere il tempio costruito da Zorobabel (Esdra 5:2), dopo la cattività babilonese.

Siamo alla fine dei tempi: lo stato d’Israele è stato ricostruito nel 1948, al termine delle sessantadue settimane (Dan.9:25); non tutti gli ebrei sono tornati nel proprio paese, ma prima della fine saranno riuniti tutti in Gerusalemme. Da tutte le tribù d’israele uscirà un residuo chiamato una progenie santa: “Rimarrà ancora un decimo della popolazione, ma a sua volta sarà distrutto; come però al terebinto e alla quercia, quando sono abbattuti rimane il ceppo, così una progenie santa sarà il suo ceppo”(v.13).

Una terza parte dei giusti cadrà (Dan. 11:35; Apoc.12:4) e morirà uccisa dalla bestia (l’uomo con la spirito di Satana, del dragone Apoc.13). Essi saranno i martiri della grande tribolazione (Apoc.15:2), ma ne rimarrà il ceppo, cioè coloro che vivranno per essere una discendenza santa, protetti in un posto sicuro, che l’Eterno ha preparato per loro. Essi entreranno in Gerusalemme e saranno una benedizione per tutte le nazioni della terra durante il millennio

Gli empi di ogni popolo e nazione, compreso gli ebrei, saranno tutti abbattuti nella guerra detta di Armagheddon (Apoc.16:16) o Valle di Giosafat (Gioele 3).

CAPITOLO 7

Or avvenne ai giorni di Achaz, figliuolo di Jotham, figllo di Uzziah, re di Giuda, che Retsin re di Siria e Pekah figlio di Remaliah, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra; ma non riuscirono ad espugnarla” (v.1).

Il capitolo narra che ai tempi di Achaz, re di Giuda e Gerusalemme, il re di Siria e il figlio di Remaliah, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per espugnarla, senza riuscirvi. Il re Achaz fu molto preoccupato per il suo popolo.

L’Eterno comunicò al profeta Isaia le sue intenzioni: “Va’ incontro ad Achaz… e digli: -Guarda di star tranquillo, non aver paura e il tuo cuore non venga meno a motivo di questi due mozziconi di tizzoni fumanti, per l’ira ardente di Retsin e della Siria, e del figlio di Remaliah”(v.3,4).

Questi due re erano intenti a terrorizzare Giuda e stabilirvi un re scelto da loro, il figlio di Tabeel, ma il Signore, tramite il profeta, rassicura che questo non avverrà e asserisce che, dopo sessantacinque anni, Efraim sarà fatto a pezzi. Infatti il re di Israele aveva posto il suo regno in Samaria, nella tribù di Efraim, quindi Israele cessò di esistere, perché vennero deportati tutti gli israeliti in Assiria da parte del re siriano (2Re17:6). Il re della Siria, che si trovava in Damasco, era Retsin e il re di Israele, Pekah, era il figlio di Remaliah ed abitava in Samaria, città della tribù di Efraim, la quale rappresentava Israele.

Dio rassicura il re di Giuda tramite il profeta Isaia, ma avverte che: “Se non credete certamente non sarete resi stabili”.

L’Eterno parlò nuovamente ad Achaz dicendo: “Chiedi per te un segno all’Eterno, il tuo Dio; chiedilo o nelle profondità o nelle altezze” (v.10). Achaz rispose: “Io non chiederò nulla, non voglio tentare l’Eterno”. Dio si riferiva al segno che egli avrebbe dato riguardo alla nascita del Messia, infatti aggiunse. “…Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Emmanuele. Egli mangerà panna e miele fino a quando sappia rigettare il male e scegliere il bene. Ma prima che il fanciullo sappia rigettare il male e scegliere il bene, il paese che temi a motivo dei suoi due re sarà abbandonato” (v.14-16).

La profezia annuncia chiaramente la nascita di Gesù, da una vergine, l’Emmanuele, il Messia, il Figlio di Dio. Emmanuele perché Gesù fu rivestito di tutta l’autorità di Dio Padre (Gv.17:2; Mt.9:6). Gesù dichiarato Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, perchè nato da Dio e dalla discendenza di Davide (Lc.1 35; Rom.1:3).

Durante la vita di Gesù e dei suoi apostoli sulla Terra Santa ci fu abbondanza e prosperità per Israele, ma successivamente, dopo soltanto 70 anni dalla venuta del Messia, cioè quando in Gerusalemme non fu più trovato nessuno che cercasse Dio e credesse in Gesù Cristo, in Israele iniziò la desolazione fino a che fu devastata dai Romani e i superstiti andarono in esilio: “Vi si entrerà con frecce e arco, perché tutto il paese sarà rovi e pruni. E su tutti i colli che erano disossati con la zappa non si passerà più per paura dei rovi e dei pruni; saranno un luogo dove si manderanno i buoi e che sarà calpestata dalle pecore” (v.24,25).

CAPITOLO 8

Il peccato di Israele era grande agli occhi dell’Eterno, per cui egli diede ordine ad Isaia di prendere una tavoletta e di scrivervi sopra, a caratteri grandi, Maher-Shalal-Hash Baz: questo fu anche il nome che Isaia diede al figlio che nacque dall’unione con la profetessa, come l’Eterno gli aveva comandato: “poiché prima che il bambino sappia chiamare -Padre mio- o -Madre mia- le ricchezze di Damasco e il bottino di Samaria saranno portati davanti al re di Assiria” (v.4).

Per analogia la cattività iniziata nel 70 d.C. viene paragonata alla deportazione in Assiria (2Re17:16,23) e per questo motivo il generale romano Tito è chiamato re di Assiria. Egli, con il suo esercito, raccolse tutte le ricchezze di Israele e le condusse a Roma.

La profezia riportata in questo passo si riferisce non alla cattività babilonese per Giuda con Gerusalemme, né a quella di Israele in Assiria, ma alla deportazione di un lungo tempo, 62 settimane (Dan. 9:25), per tutto il popolo, ovvero per le due case di Israele; “Chiudi questa testimonianza, sigilla questa legge fra i miei discepoli” (v.16).

Dalla Parola pronunciata da Isaia fino alla compimento della profezia, trascorsero quasi seicento anni.

Israele rigettò il Messia, detestando le acque di Siloe, analogia dell’acqua della vita, che Gesù offre a chiunque crede in Lui. Prima i Giudei e poi tutto Israele preferirono le tenebre alla luce, disprezzarono ed abbandonarono Gesù, fonte di vita (Gv.4:14).

Israele ha trascurato la cosa più preziosa: “la Grazia”, offerta prima al popolo eletto da Dio, mediante Gesù, ma essi non lo hanno riconosciuto, né accettato (Gv.1:11).

Gesù diventò una trappola e una pietra d’inciampo per coloro che non lo accettarono: “Egli (Gesù) sarà un santuario, ma anche una pietra d’intoppo, una roccia d’inciampo per le due case d’Israele, un laccio e una trappola per gli abitanti di Gerusalemme. Tra di loro molti inciamperanno, cadranno, saranno infranti, rimarranno nel laccio e saranno presi” (v.14,15), come ripetuto “E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed ella stritolerà colui sul quale cadrà” (Mt. 21:44).

Israele, al tempo stabilito, è stato rigettato ed abbandonato da Dio; essi andarono in cattività e dietro di loro Dio sguainò la sua spada (Ez.5:2), consegnandoli nelle mani dei loro nemici (i gentili). Il messaggio di salvezza allora passò ai popoli pagani, adoratori di idoli, che non conoscevano Dio: “Allora Paolo e Barnaba, parlando con franchezza, dissero:- Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci volgiamo ai Gentili-” (Atti 13:46).

La profezia dichiara che su Israele il Signore “…farà salire su di loro le acque del Fiume, possenti e copiose, cioè il re d’Assiria e tutta la sua gloria; si eleverà sopra tutti i suoi canali e strariperà da tutte le sue sponde”. Le acque del Fiume sono la similitudine di una nazione forte, che vinse la resistenza degli ebrei, espugnò Gerusalemme, distrusse il centro e il tempio di Dio, ricostruito dopo l’esilio babilonese. Questa devastazione avvenne nel 70 d.C. per opera del generale Tito, figlio dell’imperatore romano Vespasiano, testimoniato dal resto del muro, detto del pianto (il rimanente della casa di Dio), dove ancora si riuniscono gli ebrei in preghiera.

Infatti il verso 8 fa capire la potenza e l’azione distruttrice dell’invasore, il momento in cui si è verificato, dall’invocazione “o Emmanuele” chiaramente riferito a Gesù e della portata dell’evento, quando occupò tutta l’estensione del paese (Israele), mai avvenuta in precedenza: “…e le ali di esso si stenderanno per tutta quanta la larghezza della tua terra, o Emmanuel” (vers. Diodati)

Gesù, l’Emmanuele (Is.7:14), unico uomo rivestito di tutta la potenza di Dio, generato da Dio (Salmi 2:6) Figlio di Dio (Luca 1:35), Figlio di Davide per la carne (Rom.1:3), discende dalla sua stirpe e, per questo motivo, è ebreo, inoltre Gesù è il Re dei Giudei (Matteo 2:2). Il regno di Cristo inizierà nel millennio: “…ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine” (Lc.1:33).

La profezia espone che tutto il Suo paese sarà sommerso dalle acque del fiume, ossia l’esercito romano invase tutto il territorio d’Israele e distrusse Gerusalemme e il suo tempio (70 d.C.). Molti ebrei morirono, i superstiti furono fatti prigionieri e altri riuscirono a fuggire e si dispersero fra tutte le nazione della terra (ai quattro venti del cielo, Ez.5:12,17)) .

Gesù, il Messia, seguito dai suoi apostoli divulgarono il messaggio di salvezza in tutto Israele e molti ebrei credettero e si convertirono, fino a che in Israele non si trovò più alcuno che cercasse Dio “Io ho cercato fra loro un uomo che costruisse un muro e stesse sulla breccia davanti a me in favore del paese, perché io non lo distruggessi; ma non l’ho trovato. Perciò, io riverserò su di loro la mia indignazione, li consumerò col fuoco della mia ira e farò ricadere sul loro capo la loro condotta, dice il Signore, l’Eterno” (Ez.22:30,31).

Questa condizione determinò che l’Evangelo si diffondesse tramite l’apostolo Paolo ai gentili, gli ebrei furono dati nelle mani dei loro nemici, trattenuti in esilio per il tempo di sessantadue settimane, circa 1878 anni. L’Eterno li abbandonò per la loro ostinata disubbidienza e per i loro peccati: ancora oggi non si ravvedono e continuano ad adorare idoli, al posto di Dio. Nell’ultima settimana, equivalente a sette anni, Dio li riprenderà nuovamente ma solo coloro che si troveranno scritti nel libro della vita e non li lascerà più in eterno, in quel tempo dio dice: “Io guarirò il loro traviamento, li amerò liberamente, perché la mia ira si è ritirata da loro” (Osea 14:4).

Vero è che Dio ha disperso il suo popolo fra i gentili, ignorandoli ma negli ultimi anni l’Eterno rivolgerà la sua attenzione contro tutti i popoli che si sono associati contro Israele, come annunciato: “Associatevi pure tumultuosamente, o popoli, ma sarete frantumati; ascoltate, o voi tutti paesi lontani. Cingetevi pure, ma sarete frantumati; cingetevi pure, ma sarete frantumati. Fate pure dei piani, na saranno sventati. Proferite una parola, ma non si realizzerà, perché Dio è con noi” (v.9,10).

Dio avverte il suo popolo, seppur in cattività, di non camminare per le vie dei popoli in cui si trovano, dicendo: “…non temete ciò che esso teme e non spaventatevi. L’Eterno degli eserciti, lui dovete santificare, sia lui il vostro timore e il vostro spavento” (v.12,13).

La profezia espone ciò che il Cristo di Dio (Lc.9:20) è stato per il popolo di Israele: “Egli sarà un santuario, ma anche una pietra d’intoppo, una roccia d’inciampo per le due case d’Israele, un laccio e una trappola per gli abitanti di Gerusalemme” (v.14; Slm.118:22).

Molti giudei inciamparono nella verità e caddero per la loro religiosità ed attaccamento alla legge, rimanendo così legati al laccio dei loro peccati, perché rifiutarono Gesù, non riconoscendolo Re di Israele e Salvatore. Essi perciò perseguitarono ed uccisero colui che è il Principe della vita (Atti 3:15), il Redentore, dichiarando la loro condanna “E tutto il popolo, rispondendo, disse: – Il suo sangue sia sopra di noi e sopra i nostri figli!-” (Mt.27:25 ).

Ecco cosa fece Dio al suo popolo, che si ribellò alle sue leggi compiendo empietà più di tutte le nazioni e dei paesi che li circondavano: “Una terza parte di te morirà di peste e sarà consumata dalla fame in mezzo a te; una terza parte cadrà di spada intorno a te e disperderò l’altra terza parte a tutti i venti e sguainerò contro di essi la spada” (Ez.5:12).

Questo avvenne perché Israele non ascoltò e né accettò Gesù, perseverando nel peccato di idolatria.

Dio ritirò il suo favore e la sua compassione nei confronti del suo popolo. In tutti gli anni di confino del popolo giudeo, la storia ci racconta che in ogni città o stato in cui esso si trovava, veniva perseguitato e perfino ucciso. Appena esso riusciva ad essere proprietario di qualcosa, gli veniva confiscato dal Governo di quella nazione, venendo accusato ingiustamente. Chi sopravviveva era ridotto alla miseria e doveva ricominciare da capo.

Dio è fedele, perché ha mantenuto e manterrà tutto ciò che ha pronunciato per bocca dei profeti: “Quando scaglierò contro di loro i terribili dardi della fame, apportatori di distruzione e che io manderò per distruggervi, aggraverò su di voi la fame e vi toglierò il sostegno del pane” (Ez. 5:16). Se Dio ha trattato in questo modo il popolo che Lui si è scelto per sua eredità, quanto più dobbiamo aver timore noi, come rami innestati sulla radice cioè su Israele, se non camminassimo in fedeltà alla sua Parola, l’Eterno sicuramente ci rigetterebbe per sempre.

Sulla cattività di Israele si è realizzata ogni parola predetta e certamente si attuerà ogni profezia che riguarda particolarmente l’ultima settimana (sette anni) sia per Israele che per i gentili.

Le tenebre non dureranno per sempre su Israele, angosciata come nei tempi passati, ma: “…in avvenire coprirà di gloria la terra vicina al mare, oltre il Giordano, la Galilea dei gentili” (v.23).

Il residuo d’Israele, coloro che sono scritti tra i vivi (Is.4:3), aspetta la redenzione che molto presto arriverà ed esso entrerà nel millennio di pace e prosperità.

(continua)