CAPITOLO 38

Ezechia, re di Israele, si ammalò e Dio inviò il profeta Isaia per riferirgli di sistemare la sua casa, perché sarebbe morto di quella malattia. Ezechia udì la notizia e, piangendo, supplicò Dio: “…ricordati come ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro e ho fatto ciò che è bene ai tuoi occhi” (v.3). Il Signore, l’Eterno, rispose alle sue suppliche e inviò nuovamente il profeta Isaia per dirgli: “…Ho udito la tua preghiera, ho visto le tue lacrime; ecco, io aggiungerò ai tuoi giorni quindici anni” (v.5). Gli assicurò inoltre che lo avrebbe liberato dal re di Assiria e che avrebbe protetto Gerusalemme. Dio stabilì un segno come prova per attestare la realizzazione di ciò che gli aveva promesso: “Ecco, io farò retrocedere di dieci gradini l’ombra che per effetto del sole si è allungata sui gradini di Achaz. E il sole retrocesse di dieci gradini sui gradini dai quali era disceso” (v.8). Dio rispose al re Ezechia, esaudendolo in ciò che chiedeva e confermò quanto aveva promesso con una prova chiara ed inconfondibile e così fece anche con Gedeone (Ged.6:38,40).

Questo è un esempio per tutti noi, che a volte capita di non discernere la provenienza di un messaggio o movimento spirituale oppure chiediamo a Dio una prova di mostrarci il nostro cammino o di rivelarci un segno per una decisione da prendere. Sempre con fede attendiamo la risposta che arriverà nello stesso modo.

Dio aggiunse quindici anni di vita ad Ezechia, guarendolo dalla sua malattia: “Or Isaia aveva detto – Si prenda un impiastro di fichi, lo si applichi sull’ulcera ed egli guarirà- ”(v.21). Dopo che Ezechia guarì dalla sua malattia, scrisse un canto esprimendo il suo sentimento di lode e salvezza nell’Eterno. Durante la sua malattia egli pregò l’Eterno: “O Signore, mediante queste cose si vive, e in tutte queste cose sta la vita del mio spirito; perciò guariscimi e rendimi la vita! Ecco, è per la mia pace che ho provato grande amarezza; ma nel tuo amore hai liberato la mia anima dalla fossa della corruzione, perché hai gettato dietro le tue spalle tutti i miei peccati” (v.16,17). Ezechia ringraziò Dio per la sua guarigione, ricevendo il perdono dei suoi peccati; l’apostolo conferma: “La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati” (Gcm. 5:15).

CAPITOLO 39

Nel tempo del re Ezechia, il figlio del re di Babilonia venne a conoscenza della malattia del re e della sua guarigione e decise di inviargli delle lettere ed un dono. Ezechia se ne rallegrò molto e per la gioia mostrò agli inviati tutti i suoi beni: argento, oro, aromi, unguento prezioso e tutto il suo arsenale. Non restò alcuna cosa che il re Ezechia non mostrò agli inviati di Babilonia e questo dispiacque al Signore. Il re ricevette la visita del profeta Isaia che prima lo interrogò: “… Che cosa hanno detto quegli uomini e da dove sono venuti a te?.. Che cosa hanno visto nel tuo palazzo?” Ezechia rispose: -Hanno visto tutto ciò che si trova nel mio palazzo; non c’è nulla nei miei tesori che non abbia mostrato loro” (v.3,4). In seguito lo avvisò profetizzando al re la deportazione del suo popolo in Babilonia, insieme a tutti i tesori che egli aveva mostrato ai messi di Babilonia, “Prenderanno inoltre i figli che saranno usciti da te e che tu avrai generato, e ne faranno degli eunuchi nel palazzo del re di Babilonia” (v.7).

Ezechia riconobbe di aver sbagliato e affermò che la parola dell’Eterno era buona, chiedendo al profeta se ci fosse stata pace e sicurezza durante il suo regno.

CAPITOLO 40

Una nuova profezia dell’inizio del grandioso millennio per Israele: “…il suo tempo di guerra è finito, che la sua iniquità è espiata, perché ha ricevuto dalla mano dell’Eterno il doppio per tutti i suoi peccati” (v.2) o “….parlate al cuore di Gerusalemme, e predicatele che il suo termine è compiuto, la sua iniquità è quietata; perché ella ha ricevuto dalla mano del Signore il castigo di tutti i suoi peccati al doppio” (vers.Diodati).

Per il popolo di Dio sono state concesse settanta settimane a partire dall’editto del re Ciro (Esdra1:2); trascorse le quali si concluderà ogni visione e profezia, cesserà ogni trasgressione ed ogni peccato ed allora giungerà la giustizia eterna (Dan. 9:24).

La profezia dal terzo verso di questo capitolo è riferita alla predicazione di Giovanni Battista, che predicò la venuta del Messia: “La voce di uno che grida nel deserto: -Preparate la via dell’Eterno, raddrizzate nel deserto una strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata e ogni monte e colle siano abbassati; i luoghi tortuosi siano raddrizzati e i luoghi scabrosi appianati” (v.3,4). La valle è similitudine di tutti coloro che con umiltà riconosceranno Gesù come il Cristo di Dio (Lc.9:20; Mrc.1:1 ecc.) per essere innalzati (a vita), mentre monti e colli sono riferiti agli empi, che moriranno nella valle di Giosafat, perché Gesù li ucciderà con il soffio della sua bocca (essi sono indicati come nemici di Gesù, a motivo della loro incredulità, perciò saranno abbassati (a morte eterna).

Giovanni Battista, precursore della missione di Gesù, predicò il ravvedimento e sarà uno dei due testimoni, che profetizzeranno per 1260 giorni tutti gli avvenimenti del regno satanico e della salvezza del residuo ebreo, scelto per vivere nel millennio, quando Gesù apparirà sul monte degli Ulivi, per condurli al sicuro. Essi profetizzeranno anche la distruzione dell’empio, paragonato al fieno che si secca, nella guerra di Armagheddon (v.3-11, vers.Diodati), confermato “Ecco, io vi manderò Elia, il profeta, prima che venga il giorno grande e spaventevole dell’Eterno” (Mal.4:5; Mt.17:11). Il grande e spaventevole giorno è il giorno dell’ira di Dio quando Gesù apparirà dal cielo per far giustizia (Atti 17:31; Rom.2:16). La gloria dell’Eterno sarà rivelata (in Gesù Cristo) ed ogni carne lo vedrà; infatti Gesù apparirà dal cielo e tutti lo vedranno (Apoc.1:7; 19:11) anche coloro che lo trafissero; i loro padri dichiarono: “…Sia il suo sangue sopra di noi e sopra i nostri figli” (Mt.27:25).

La profezia riporta che l’uomo è come l’erba: “L’erba si secca, il fiore appassisce quando lo Spirito dell’Eterno vi soffia sopra; certo il popolo non è altro che erba”(v.7). Solo la parola del nostro Dio rimane per sempre. Il soffio dell’Eterno è la sua Parola (Apoc.19:13), Gesù con la spada a doppio taglio, che uscirà dalla sua bocca, percuoterà: “…con essa le nazioni; egli governerà con uno scettro di ferro ed egli stesso pigerà il tino del vino della furente ira di Dio Onnipotente” (Apoc.19:15).

Isaia profetizza sulla venuta del Messia e fa un appello al popolo israelita: “…O Gerusalemme, tu che rechi la buona novella, alza la voce con forza! Alza la voce, non temere!…Ecco, il Signore, l’Eterno viene con potenza, e il suo braccio domina per lui. Ecco il suo premio è con lui e la sua ricompensa lo precede” (v.9,10; Apoc. 22:12; Is.62:11). Il braccio o la destra dell’Eterno è Gesù, che domina per l’Eterno. Gesù porterà e consegnerà il premio ai fedeli vincitori. Il più grande, unico ed inestimabile dono della salvezza, lo ha già offerto, una volta soltanto, tramite il suo sacrificio, per coloro che crederanno in Lui.

Gesù retribuirà ognuno secondo il suo operato, certamente il premio è già stato stabilito, perché “Ecco, io vengo presto e il mio premio è con me, per rendere ad ognuno secondo le opere che egli ha fatto” (Apoc.22:12). Gesù è il buon pastore per Israele “Egli pascolerà il suo gregge come un pastore; radunerà gli agnelli col suo braccio e li porterà sul suo seno, e guiderà con dolcezza e cura le pecore che hanno i piccoli” (v.11)Gesù li aspetterà sul monte degli Ulivi, che lo dividerà per consentire al residuo del suo popolo (il suo gregge) la fuga dal loro paese e il passaggio per portarli in salvo, lontano dal serpente (Zac.14:4; Apoc.12:6).

A partire dal verso dodici, Isaia espone la descrizione della meravigliosa potenza di Dio, che è il Creatore e Signore di tutto. Dio, Creatore e Signore di tutto ciò che vediamo, che cosa è l’uomo davanti a lui: “Ecco, le nazioni sono come una goccia in un secchio, sono considerate come il pulviscolo della bilancia; ecco, egli solleva le isole come un piccolissimo oggetto. …Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui e sono da lui ritenute un nulla e vanità” (v.15,17).

L’uomo cerca la somiglianza di Dio nelle opere delle proprie mani, nelle immagini scolpite da un artista e rivestite di oro da un orafo. Il desiderio dell’uomo è adorare qualcosa che si vede, anche se queste opere sono senza vita, non possono né parlare né udire, ma l’uomo le adora al posto di Dio, il Creatore del cielo e della terra.

Dal principio è stato annunciata la creazione di ogni cosa e gli occhi nostri vedono ogni giorno le meraviglie che la mano di Dio, assiso nei cieli, ha creato: “-A chi dunque mi vorreste assomigliare, perché gli sia pari?-, dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: Chi ha creato queste cose?” (v.25,26). Israele e Giacobbe dicono: “…Il mio diritto è trascurato dal mio Dio?” (v.27)L’Eterno che ha creato i confini della Terra “…non si affatica e non si stanca, la sua intelligenza è imperscrutabile. Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore allo spossato” (v.28,29).

I giovani, che il mondo sceglie, si affaticano; essi si stancano, inciampano e cadono, ma coloro che confidano nell’Eterno acquistano sempre nuove forze: non si stancano, ma acquisiscono nuove forze innalzandosi in alto come aquile (superando ogni ostacolo).

CAPITOLO 41

La profezia di questo capitolo è rivolta alle isole ovvero a tutte le nazioni, popoli e lingue, eccetto Israele. Le nazioni che dovranno andare contro Israele per la guerra di Armagheddon perché la dovranno essere giudicate. Tramite Isaia, Dio esorta le nazioni a fare silenzio, rafforzarsi, accostarsi ed allora parlino; “Raduniamoci insieme a giudizio!” (v.1). il giudizio è quello nella valle di Giosafat (Gioele 3) o Valle delle Visione (Is.22) o Armagheddon (Apoc.16:16). Il profeta Gioele profetizza a proposito: “Si destino e salgano le nazioni alla valle di Giosafat, perché là io siederò a giudicare tutte le nazioni d’intorno” (Gioele 3:12).

Dio invita i popoli a forgiare spade con i loro vomeri e lance con le loro falci, invita il debole a proclamarsi forte, ognuno infonda coraggio al compagno e si avvicinino, salgano alla Valle di Giosafat perché là: “…rende le spade loro come polvere, e i loro archi come stoppia agitata?” (v.2,vers.Diodati). saranno giudicati per la loro malvagità (Gioele 3:9-16). La Parola rivolta a Gesù, chiamandolo servitore, profetizza e sostiene quanto predetto dal re e profeta Davide (Slm.110:1; Mrc.12:36; Lc. 20:43; Atti 2:35; Ebr.1:13). “Tu sei il mio servo; ti ho scelto… Non temere, perché io sono con te…” ed “Ecco, tutti quelli che si sono infuriati contro di te saranno svergognati e confusi; quelli che combattono contro di te saranno ridotti a nulla e periranno” (v.9-11). Si avvererà così la profezia del re Davide che, per lo Spirito di Dio, affermò: “Il Signore ha detto al mio Signore: -Siedi alla mia destra, finchè io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi-” (Mrc.12:36). Nel giorno dell’ira di Dio, Egli invierà un giusto (Gesù), consegnandogli le nazioni fino all’estremità della Terra (Slm.2:8) e sottomettendo a Lui tutti i re della terra, perché Egli è IL RE DEI RE e IL SIGNORE DEI SIGNORI (Apoc.19:16). Gesù è colui che combatterà con la spada che uscirà dalla sua bocca, con la Parola: “Allora sarà manifestato quell’empio, che il Signore distruggerà col soffio della sua bocca, e annienterà all’apparire della sua venuta” (2Tes.2:8). Essi saranno tutti “…come polvere alla sua spada e come stoppia dispersa al suo arco” (v.2).

L’Eterno ha progettato questo fin dal principio. Alla fine dei tempi l’empio e tutti i suoi sedotti moriranno di spada; al comando della Parola di Gesù avverrà che l’arma bianca di uno si volgerà contro il suo vicino e tutti scenderanno nel soggiorno dei morti, “…di mezzo allo Sceol: -Sono scesi e giacciono con gli incirconcisi, trafitti dalla spada!” (Ez.32:21). Gli incirconcisi sono coloro che non hanno creduto in Cristo Gesù, “Uomini di collo duro ed incirconcisi di cuore e di orecchi, voi resistete sempre allo Spirito Santo…” (Atti 7:51).

I fabbri e gli orafi dei popoli gentili costruirono idoli per adorarli, ma Israele è stato scelto per adorare il vero Dio. “Non temere, perché io sono con te, non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Io ti fortifico e anche ti aiuto e ti sostengo con la destra della mia giustizia…Non temere, io ti aiuto. Non temere, o verme di Giacobbe, o uomini d’Israele! Io ti aiuto-, dice l’Eterno; il tuo Redentore è il Santo d’Israele” (v.10,13,14).

Dio, per mezzo di Gesù, giudicherà i popoli che si sono innalzati (i colli), li abbasserà e come pula li disperderà al vento: “Allora il ferro, l’argilla, il bronzo, l’argento e l’oro furono frantumati insieme e diventarono come la pula sulle aie d’estate; il vento li portò via e di essi non si trovò più alcuna traccia…” (Dan.2:35; Apoc.19:11,21).

“Io ho suscitato colui dall’Aquilone, ed egli verrà; egli predicherà il mio Nome dal sol levante; egli calpesterà i potentati come fango, ed a guisa che il vasellaio calca l’argilla” (v.25,vers.Diodati) ugualmente “Io ho suscitato uno dal nord, ed egli verrà, dall’est egli invocherà il mio nome; calpesterà i principi come creta, come il vasaio calca l’argilla” (v.25). Questo verso annuncia la missione di Gesù di far conoscere il mistero del regno di Dio. Infatti Gesù pregando il Padre affermò: “E io ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinché l’amore del quale tu mi hai amato, sia in loro e io in loro” (Gv.17:26). Il verso profetico di Isaia continua sostenendo quanto Gesù farà nella valle di Giosafat, quando calpesterà tutti i popoli della terra, radunati per la guerra di Armagheddon .

Tutti i regni cadranno per mano di Gesù, il Signore dei Signori, che guerreggerà con giustizia, quando apparirà dal cielo su un cavallo bianco insieme a tutto il suo esercito: “Dalla sua bocca usciva una spada acuta per colpire con essa le nazioni; egli governerà con una scettro di ferro, ed egli stesso pigerà il tino del vino della furente ira di Dio Onnipotente” (Apoc.19:15; Is.63).

Dio ha un residuo che salverà, appartenenti alle nazioni; essi dovranno ripopolare il mondo e servire Israele. Gli scampati d’Israele si glorieranno nell’Eterno, perché Dio è per loro: l’Eterno li esaudirà e si farà trovare da loro ed essi non saranno mai più abbandonati. Meraviglioso e grandioso è ciò che Dio farà per il residuo del suo popolo. Dio li custodirà dal serpente, Satana, durante la grande tribolazione e, mentre Egli creerà nuovi cieli e nuova terra, loro saranno protetti dall’ombra della sua mano e metterà nella loro bocca la sua parola.

Nella nuova creazione Dio farà scaturire acqua nei posti aridi, sulle colline, nelle valli, nel deserto e nella terra arida, inoltre pianterà alberi di cedro, di acacia, di mirto e di ulivo, affinché tutti vedano, sappiano, considerino e comprendano che è stata la mano dell’Eterno ad operare “ …e il Santo d’Israele l’ha creato” (v.20).

Agli altri Dio dichiara: “Presentate la vostra causa,…esponete le vostre ragioni,… dichiarino quali erano le cose passate, perché le possiamo considerare e conoscerne il compimento; oppure annunciateci ciò che avverrà” (v.21,22), se fossero capaci di questo essi sarebbero dèi e ne saremmo sbigottiti, mentre “Ecco, voi siete un nulla e la vostra opera è niente; chi vi sceglie è un abominio” (v.24).

Dio parla alle nazioni affermando che Egli ha suscitato il Cristo, il Messia, da settentrione ovvero dal cielo; la sua venuta dall’oriente, da Gerusalemme o da Sion, è stata annunciata per prima a Sion (Israele): “Per primo io l’ho annunciato a Sion: -Guardate, eccoli!-, e a Gerusalemme ho inviato un messaggero di buone novelle” (v.27). Gesù portò la buona novella del regno di Dio (Lc.8:1), la salvezza per l’umanità, non più secondo la legge di Mosè, ma per il sacrificio di Cristo compiuto sulla croce, la salvezza per la Grazia.

In Israele, dopo settanta anni dalla nascita del Messia, nessuno accettò più la Grazia, tramite il sacrificio di Gesù Cristo, per ricevere vita eterna; anzi, essi respinsero la Parola di Dio e l’apostolo Paolo ce lo conferma in Atti 13:46, passando a predicare ai popoli gentili. Gli ebrei ritornarono ad adorare gli idoli ed in Gerusalemme non si trovò più alcuno che fosse in grado di dare un buon consiglio; altrimenti se Dio avesse trovato anche un solo uomo savio che non si fosse sviato nell’idolatria e che potesse dare una risposta giusta, non avrebbe devastato il paese, come evidenziato: “Io ho cercato tra loro un uomo che costruisse un muro e stesse sulla breccia davanti a me in favore del paese, perché io non lo distruggessi, ma non l’ho trovato” (Ez.22:30). Israele rifiutò la Grazia e, per questo motivo, fu data per intero nelle mani dei loro nemici, che distrussero Gerusalemme, uccisero molti uomini ed i superstiti furono dispersi ai quattro venti del cielo (Ez.5:10). Dio afferma che sia loro, che gli idoli che adoravano, erano vanità e vento di nessun valore:“Ecco, tutti costoro sono vanità; le loro opere sono un nulla e le loro statue sono vento e cose di nessun valore” (v.29).

Per i popoli gentili arrivò la Grazia, proprio per la caduta d’Israele, tramite la quale è giunta la salvezza: “…Hanno inciampato perché cadessero? Così non sia; ma per la loro caduta la salvezza è giunta ai gentili per provocarli a gelosia” (Rom.11:11).

CAPITOLO 42

Ecco il mio servo, che io sostengo; il mio eletto in cui la mia anima si compiace. Ho posto il mio Spirito su di lui; egli porterà la giustizia alle nazioni. Non griderà, non alzerà la voce, non farà udire la sua voce per le strade” (v.1,2).

Un capitolo quasi interamente dedicato alla profezia sulla venuta del Messia, indirizzata a Israele e ai popoli gentili, definiti anche nazioni o isole. Dio ha preparato per noi la salvezza ancor prima della fondazione del mondo, tramite la venuta del Messia, che fu il mistero nascosto in Dio (Rom.16:25), profetizzato attraverso i suoi servi, i profeti e fatto conoscere a tutti quando si compì il tempo. Gesù fu stabilito da Dio per regnare su Israele come Re; Egli fu dichiarato RE dei Giudei, come “Dichiarerò il decreto dell’Eterno. Egli mi ha detto: -Tu sei il mio figlio, oggi io ti ho generato. Chiedimi, e io ti darò le nazioni come tua eredità e le estremità della terra per tua possessione. Tu le spezzerai con una verga di ferro, le frantumerai come un vaso d’argilla” (Slm.2:7-9; Apoc.19:15). Gesù, dichiarato Figlio di Dio, compì l’opera affidatagli dal Padre, salì al cielo e si pose a sedere alla destra della Maestà (Ebr.1:3). Gesù viene individuato nelle profezie non solo come Figlio, ma anche come servo di Dio, indicandolo con “mio servo” Is.52:13; 53:11; Ez.34:23,24; 37:24). Colui che fece la volontà del Padre fino a dare se stesso in sacrificio per molti, “…prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini” (Fil.2:7). Gesù venne sulla Terra presentando agli uomini la giustizia secondo verità, parlando ad una moltitudine di persone che lo seguivano, l’apostolo Paolo fu il banditore dell’evangelo per i gentili (i popoli delle isole). “Egli non verrà meno e non si scoraggerà, finché non avrà stabilito la giustizia sulla terra; e le isole aspetteranno la sua legge” (v.4). Gesù non alzò la voce per le strade e né gridò come Giovanni Battista, che nel deserto esclamava “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!…Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Mt.3:2,3).

Tutti i popoli gentili vivevano senza conoscenza di Dio, pagani, adoratori di idoli (Ef.4:17); essi non sapevano chi era il Creatore, colui “…che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha disteso la terra e le cose che essa produce, che dà il respiro al popolo che è su di essa e la vita a quelli che in essa camminano” (v.5). Dio ha mandato il suo unigenito Figlio, umile ed ubbidiente come un servo, che ha sempre realizzato la volontà del Padre, e non la sua, fino alla morte in croce: “…Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia volontà, ma la tua” (Lc.22:42).

Gesù è l’alleanza del popolo e luce per le nazioni; ha portato la salvezza, ci ha aperto gli occhi, perché noi eravamo ciechi senza Dio e prigionieri di Satana, in quanto adoratori di immagini scolpite. Intorno a noi esistevano solo tenebre, perché la luce non era ancora arrivata a noi.

Dio ha esposto ogni cosa prima ancora che avvenissero, come l’annuncio della venuta del Figlio di Dio fu annunciata già da Giacobbe (vedi Gen.49:10).

L’adorazione, la gloria e l’onore appartiene all’Eterno e non agli idoli di immagini scolpite o disegnate che il mondo ha scelto di adorare, rimanendo nelle tenebre, perché non hanno conosciuto la luce e la verità del nostro Signore Gesù Cristo.

Gesù ci ha fatto conoscere il Padre, Dio creatore e Signore di tutto. Le nazioni ignoravano l’esistenza del Salvatore, il Messia, che, per il suo sangue versato, ha riscattato coloro che lo hanno accettato come Signore, mettendo in pratica il suo Vangelo (1Cor.6:20; Apoc.1:5). Dio ha scelto noi che non eravamo suo popolo, tralasciando Israele, che ha abbandonato in cattività per 62 settimane, perché non si sono voluti convertire, continuando a peccare, ma con grande misericordia li riprenderà con sé.

“Cantate al Signore un nuovo cantico; cantate la sua lode fin dall’estremità della terra… Diano gloria al Signore, ed annunziano la sua lode nelle isole” (v.10-12,vers. Diodati). Diretto a noi gentili, appartenenti alla Grazia per mezzo di Gesù. Coloro che erano sotto la legge, gli Israeliti, cantavano insieme a Mosè un cantico (Es.15:1,19), in ringraziamento della liberazione dalla schiavitù egiziana per aver attraversato salvi il Mar Rosso, mentre a noi è stato dato un nuovo cantico, quello dell’Agnello: “Cantate all’Eterno un canto nuovo, perché ha fatto maraviglie; la sua destra e il suo santo braccio gli hanno ottenuto salvezza” (Slm.98:1), “E cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: -Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni” (Apoc.15:3) e “Diano gloria all’Eterno, proclamino la sua lode nelle isole” (v.12).

Al tempo della fine, Dio, tramite il suo braccio potente (Gesù), trionferà sui suoi nemici: “Il Signore uscirà fuori, a guisa (in forma) d’uomo prode; egli desterà la sua gelosia, come un guerriero; egli esclamerà, anzi alzerà delle grida; egli si renderà vittorioso sopra i suoi nemici” (v.13, vers.Diodati).

Il verso 14 sostiene che Dio è stato in silenzio per lungo tempo, ha taciuto e si è contenuto (ha sopportato) la durata di tutto il tempo della Grazia, senza intervenire contro l’empio.   Negli ultimi sette anni, quando Satana sarà gettato sulla terra insieme al suo esercito (Apoc.12:9), ci saranno guai per gli abitanti di Israele e delle nazioni gentili. Il regno di satana durerà 1.260 giorni di grande tribolazione e saranno svergognati tutti coloro che avranno confidato nelle immagini idolatre, dichiarandole “…Voi siete i nostri dèi!” (v.17).

“Egli trionferà sui suoi nemici: “Poiché è il giorno della vendetta dell’Eterno, l’anno della retribuzione per la causa di Sion” (Is.34:8). In quel tempo “Devasterò monti e colli e farò seccare tutte le piante verdi; ridurrò i fiumi in isole e asciugherò gli stagni” v.15). Questo avverrà quando l’angelo suonerà la prima tromba: “Il primo angelo suonò la tromba, e si fecero grandine e fuoco, mescolati con sangue, e furono gettati sulla terra; e la terza parte degli alberi fu interamente bruciata, ed ogni erba verde fu interamente bruciata” (Apoc. 8:7).

Gesù portò la luce in un mondo di tenebre, ma i suoi (i Giudei) non lo riconobbero (Gv.1:11), Dio cambierà le tenebre che avvolgono il suo popolo in luce, condurrà il residuo nel nuovo millennio, perciò “Farò camminare i ciechi per una via che non conoscevano e li condurrò per sentieri sconosciuti; cambierò davanti a loro le tenebre in luce e i luoghi tortuosi in pianura. Queste cose farò per loro e non li abbandonerò. (v.16).

Alla fine Dio aprirà nuovamente gli occhi spirituali a quelli scritti nel libro (Dan.12:1) e dirà al popolo cieco: “Sordi, ascoltate; ciechi, guardate e vedete!” (v.18), perché essi saranno innestati di nuovo nella loro propria radice (Rom.11:24). Gli increduli rimarranno nell’oscurità della menzogna di Satana. Gesù vedeva e leggeva nei loro cuori; egli era al corrente di quanta incredulità era nei loro cuori, ma, cosa più sorprendente, come è descritto nei versi 19 e 20, è che, pur sapendo ogni cosa, egli rimase pacifico, mansueto ed umile (Mt.11:29), come ignaro della loro sgradevole condotta.

Gesù visse sulla Terra in mezzo agli uomini malvagi ed ai dottori della legge, corrotti di cuore. La profezia riferisce che Gesù vedeva tutto, ma senza prestare attenzione; aveva le orecchie aperte, ma non udiva, perché era venuto per salvare i perduti (Mt.18:11); “Chi è cieco, se non il mio servo, o sordo come il mio messaggero che invio? Chi è cieco come colui che è in pace con me, cieco come il servo dell’Eterno? Hai visto molte cose, ma senza prestarvi attenzione; le sue orecchie erano aperte ma non ha udito nulla” (v.19,20) oppure “Chi

[è] cieco, se non il mio servitore? e sordo, come il messo [che] io ho mandato? chi è cieco, come il compiuto? anzi, [chi] è cieco, come il servitor del Signore? Tu vedi molte cose, ma non poni mente [a nulla]; egli apre gli orecchi, ma non ascolta” (v.19,20,vers. Diodati), come anche la profezia del salmista conferma: “Ma io sono come un sordo, che non ode e come un muto che non apre bocca” (Slm.38:13).

Gesù non venne per giudicare alcuno, ma per salvare dalle tenebre quelli che erano perduti, “Poiché il Figlio dell’uomo è venuto per salvare ciò che era perduto” (Mt.18:11) e “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per esser servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Mt.20:28). Di conseguenza “Per voi dunque che credete essa è preziosa, ma per coloro che disubbidiscono: -La pietra che gli edificatori hanno rigettato, è divenuta la testata d’angolo, pietra d’inciampo e roccia d’intoppo che li fa cadere” (1Ptr.2:7). Gesù divenne per Israele, secondo la profezia, una pietra d’inciampo; infatti dopo qualche anno, quando la testimonianza diretta degli apostoli di Gesù terminò, in Israele non restò più alcuno che confessasse la fede in Cristo Gesù.

Gli israeliani perciò furono abbandonati, Dio li disperse, come ai quattro venti del cielo, tra le nazioni loro nemiche, che li spogliavano e li derubavano. L’Eterno ha abbandonato Giacobbe al saccheggio ed Israele ai predoni per il loro peccato e “…ha riversato su di lui l’ardore della sua ira e la violenza della guerra, che lo ha avvolto nelle fiamme tutt’intorno senza che se ne rendesse conto; l’ha consumato, ma egli non ha preso la cosa a cuore” (v.25). Ancora oggi Israele è senza conoscenza e lo sarà fino agli ultimi tempi (ultima settimana o sette anni); non ha considerato, né si è reso conto, che l’Eterno, il loro Dio, il quale hanno rifiutato per seguire gli dèi stranieri, li ha lasciati nelle mani di quelli che li hanno depredati e saccheggiati.

CAPITOLO 43

La profezia indica la salvezza del residuo, come Dio li porterà in salvo durante la grande tribolazione e li proteggerà nel giorno della sua ira e della perdizione degli empi, quando distruggerà ogni cosa sulla terra (2Ptr.3:7) col fuoco, senza che essi siano toccati. Dio li proteggerà con la sua mano, “Ma ora così dice l’Eterno, che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha formato, o Israele: -Non temere, perché io ti ho redento, ti ho chiamato per nome; tu mi appartieni. Quando passerai attraverso le acque io sarò con te, o attraverserai i fiumi, non ti sommergeranno; quando camminerai in mezzo al fuoco, non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà” (v.1,2).

Negli ultimi sette anni Dio aprirà gli occhi al suo popolo (Israele) e tutti vedranno i due testimoni che Dio manderà per profetizzare tutti gli avvenimenti catastrofici che avverranno e proclameranno salvezza per coloro che accetteranno di ravvedersi. Il residuo scelto capirà e si convertirà a Cristo; la profezia di Isaia ricorda che per loro ci sarà salvezza e li incoraggia: “Non temere ti ho redento, ti ho chiamato per nome; tu sei mio”. Dio li ha scelti, li santificherà, purificandoli da tutti i loro peccati; essi passeranno attraverso “fiumi”, ma non verranno sommersi dalle “acque” perché, prima della grande tribolazione, dovranno fuggire e correre verso il monte degli ulivi, per mettersi in salvo con l’aiuto di Dio, che interverrà in loro favore, come indicato dalla profezia dell’apostolo Giovanni: “Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto nel suo luogo…lontano dalla presenza del serpente. Allora il serpente gettò dalla sua bocca, dietro alla donna, dell’acqua come un fiume, per farla portar via dal fiume, ma la terra soccorse la donna, e la terra aprì la sua bocca ed inghiotti il fiume che il dragone aveva riversato dalla sua bocca” (Apoc.12:14-16).

La donna è la similitudine del residuo di Israele, che verrà salvato durante la grande tribolazione. Il fiume è l’esercito che il dragone, Satana in veste di uomo, manderà dietro il residuo che fuggirà verso il monte degli ulivi. Qui saranno liberati, attraversando la valle del monte che si chiuderà sull’esercito del dragone, così come si chiuse il mare sui carri del Faraone ed il suo esercito (Es.15:4) e precisato: “In quel giorno i suoi piedi si fermeranno sopra il monte degli Ulivi, che sta di fronte a Gerusalemme, a est, e il monte degli Ulivi si spaccherà in mezzo, da est a ovest, formando così una grande valle; una metà del monte si ritirerà verso nord e l’altra verso sud” (Zac.14:4). Il residuo benedetto, preso da tutte le tribù per formare nuovamente Israele, non sarà toccato, perché Dio è con loro, nascondendoli e proteggendoli dal fuoco, “Perché tu sei prezioso ai miei occhi e onorato, e io ti amo, io do uomini al tuo posto e popoli in cambio della tua vita” (v.4).

Dio distruggerà l’empio e farà vivere il suo popolo; coloro che ha scritto tra i vivi, li chiamerà santi: “Li chiameranno “Il popolo santo“, “I redenti dell’Eterno”, e tu sarai chiamata “Ricercata”, “La città non abbandonata” (Is.62,12). Dio, alla fine, raccoglierà gli esiliati del suo popolo rimasti ancora in mezzo ad altri popoli e li riporterà in Gerusalemme, “Dirò al settentrione: -Restituiscili-, e al mezzogiorno: -Non trattenerli- Fa venire i miei figli da lontano…tutti quelli che si chiamano col mio nome, che ho creato per la mia gloria, che ho formato e anche fatto” (v.6,7).

Il popolo di Dio si rese insensibile alla sua Parola, non volle ascoltare e rifiutò la Grazia che era stata offerta per prima a loro (Atti 13:46); perciò la Grazia passò ai gentili, mentre loro furono dispersi tra le nazioni: “Ho abbandonato la mia casa, ho rigettato la mia eredità; ho dato ciò che ho di più caro nelle mani dei suoi nemici” (Ger.12:7). Dio abbandonò Israele, disperdendo il popolo come ai quattro venti del cielo, li rese sordi e ciechi spiritualmente (Mt.13:13). Iniziò allora, per coloro che rimasero vivi, l’esilio delle sessantadue settimane (Dan.9:25), terminate quando Dio permise al residuo scampato alla Shoah (lo sterminio degli ebrei) il rientro nella loro terra con la costituzione dello Stato di Israele (1948).

Quando inizierà l’ultima settimana, o gli ultimi sette anni, gli ebrei, che prima erano ciechi, vedranno nuovamente. Oggi purtroppo sono ancora ciechi e sordi per le cose spirituali (Mt.13:13); non hanno discernimento e le visioni profetiche sono come un libro sigillato (Is.29:11). Quelli che Dio ha scelto dalle tribù di Israele per vivere e ripopolare la nazione, dopo la grande tribolazione, usciranno di mezzo agli empi; Dio li proteggerà perché essi sono preziosi agli occhi dell’Eterno, li ama e distruggerà tutti i popoli iniqui e nemici perché il residuo scelto viva in pace e sicurezza. Tutti gli ebrei saranno riportati in Gerusalemme, Dio li salverà con mano potente, come quando li trasse fuori dall’Egitto; “tutti quelli che si chiamano col mio nome, che ho creato per la mia gloria, che ho formato e anche fatto. Fa’ uscire il popolo cieco che tuttavia ha gli occhi, e i sordi che tuttavia hanno le orecchie” (v.7,8). Il popolo di Dio sarà cieco e sordo spiritualmente fino all’inizio degli ultimi sette anni, quando sarà tolto il velo e lo spirito di torpore, che hanno dall’inizio della Grazia.

Dio radunerà tutti i popoli (Gioele 3:12,13) per la guerra in Armagheddon. L’Eterno chiede chi tra loro conosceva già questo e chi gli avrebbe annunciato le cose di prima? Le nazioni tutte saranno giudicate nella valle di Giosafat, perciò Dio li invita a portare i loro testimoni per essere giustificati o ascoltino loro stessi e d esclamino “E’ vero!” (v.9). È Dio che decide e nessuno può fare alcuna cosa per cambiare i suoi piani.

Rivolgendosi al residuo che sarà messo in salvo, dice: “I miei testimoni siete voi, dice l’Eterno, insieme al servo che ho scelto, affinché voi mi conosciate e crediate in me, e comprendiate che sono io. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me non ve ne sarà alcuno. Io, io sono l’Eterno, e all’infuori di me non c’è Salvatore” (v.10,11). Il Signore opererà ancora in Israele. Gli ebrei conosceranno il vero Dio, crederanno in Lui e comprenderanno che Egli solo è l’Eterno e, all’infuori di Lui, non esiste alcun altro Dio: Egli è il solo Salvatore di Israele. “Prima dell’inizio del tempo io sono sempre lo stesso, e nessuno può liberare dalla mia mano; quando io opero, chi può ostacolarmi?” (v.13).

L’Eterno è il Redentore, il Re, il creatore e il Santo di Israele che, per amore del suo popolo, distrusse Babilonia, la città che aveva dominato sugli ebrei per settanta anni; Egli mise in fuga i Caldei con grida di dolore. Dio ricorda ad Israele le opere che fece per loro nel passato, come aprì una strada nel mare e come annegarono in esso eserciti di guerrieri potenti, ma li informa che compierà una cosa nuova e loro la vedranno mentre le cose passate non le ricorderanno più: “Non ricordate più le cose passate, non considerate più le cose antiche. Ecco, io faccio una cosa nuova; essa germoglierà; non la riconoscerete voi? Sì, aprirò una strada nel deserto, farò scorrere fiumi nella solitudine” (v.18,19).

Dio rimprovera Israele, perché essi si dimenticarono di Lui, non offrendo più olocausti e non onorandolo più con sacrifici. Egli chiarisce che non li ha costretti a servirlo mentre loro si sono sviati, stancandolo con le loro iniquità. Per la loro disubbidienza, Dio li scacciò dal proprio paese, disperdendoli tra le nazioni e si formò un popolo nuovo. I gentili racconteranno le sue opere meravigliose fino alla chiusura del tempo della Grazia, per tutti i popoli. Questo popolo nuovo, che Gesù ha acquistato per Dio, riscattandolo con il suo proprio sangue ed al quale noi apparteniamo, proclamerà le lodi dell’Eterno e le dichiarerà su questa Terra fino alla fine, quando Gesù ritornerà sulle nuvole a rapire la sua Sposa: “Il popolo che mi sono formato proclamerà le mie lodi” (v.21).

Dio promette che per amore di se stesso dimenticherà il peccato di Israele e le loro trasgressioni, li purificherà e li porterà nella Gerusalemme ricostruita (Is. 60:10). Prima di questo episodio ci sarà la guerra nella valle di Giosafat, dove tutti gli uomini ribelli, anche Israeliti, saranno annientati da Gesù (Apoc.19:11,21).

(continua)