Capitolo 25.

Messaggio contro i figli di Ammon, contro Moab, Edom e contro i Filistei, cioè contro tutti i popoli confinanti con Israele.

I primi due popoli, i Moabiti e gli Ammoniti da Ben-Ammì, sono i discendenti di Lot (Gen.19:37,38); gli Edomiti derivano da Esaù, fratello di Giacobbe (Gen.25:30) ed i Filistei sono coloro che provengono da Kush, figlio di Cam, il quale fu maledetto da suo padre Lot (Gen.9:25).

Agli Ammoniti Dio assegnò dei confini, che Israele non doveva superare, dicendo: ”…non li attaccare e non muovere loro guerra, perché io non ti darò alcuna parte del paese dei figli di Ammon in eredità, poiché l’ho dato ai figli di Lot, come loro proprietà” (Deut.2:19).

Sia i Moabiti che gli Ammoniti confinavano e confinano ancora con Israele.

Dio è contro di loro, perchè essi si sono rallegrati, quando è stato profanato il santuario dell’Eterno, in Israele, cioè, quando Gerusalemme è stata distrutta ed il residuo, sopravvissuto, è stato esiliato fra le nazioni.

I vicini di Israele hanno disprezzato il popolo di Dio, gioendo per la sua afflizione e paragonando la casa di Giuda alle altre nazioni. Per questa ragione, Dio li consegnerà in potere del re del nord (Dan.11:14,19), come bottino delle nazioni, eseguendo il giudizio su loro.

Anche contro Edom è indirizzata la profezia. Essi si sono resi grandemente colpevoli, vendicandosi degli Israeliti, perciò Dio farà giustizia di loro: ”Compirò la mia vendetta su Edom per mezzo del mio popolo d’Israele, che tratterà Edom secondo la mia ira e secondo il mio furore; così essi conosceranno la mia vendetta-, dice il Signore, l’Eterno” (v.14).

Dio distruggerà Edom per mano degli israeliti come ha già mandato ad effetto la sua Parola contro i popoli confinanti, quando Israele, appena riconosciuto come Stato indipendente nel 1948, ha combattuto e ha vinto i popoli invasori, coloro che si opponevano e desideravano che Israele non esistesse più. Dio ha permesso agli ebrei di sconfiggere il Libano, la Siria, la Giordania, l’Egitto ed Iraq. Dio ha permesso ad Israele di vincere tutte le battaglie contro questi popoli, ampliando così il suo territorio assegnato dall’ONU.

Alla fine Dio userà il suo popolo per distruggere Edom, che sarà annientato quasi totalmente. Gli edomiti sono gli abitanti della Giordania meridionale.

Dio scacciò il suo popolo dalla terra data loro in eredità nel 70 d.C., ma non li allontanò per sempre. Terminate le sessantadue settimane di cattività nel 1948, Dio permise solo ad un residuo di riavere Israele, ma in tempi angosciosi (Dan.9:25) a causa dello sterminio degli ebrei. Dio mise nel cuore dei grandi dell’ONU la decisione di ripartire il territorio della Palestina, permettere in questo modo il ritorno di tutti gli ebrei ed i superstiti della Shoah alla loro terra di origine, contro l’intenzione dei popoli musulmani. Dal Novembre del 1947, gruppi palestinesi e arabi, con azioni di guerriglia, ostacolavano duramente le forze ebraiche per arrivare al 1° conflitto arabo, conclusosi con la vittoria di Israele, stipulando con gli avversari altrettanti 4 armistizi nel 1949, perché ciò che accadeva proveniva da Dio e non dagli uomini.

La fondazione dello Stato d’Israele fu proclamata il 14 maggio del 1948.

Contro Israele, i popoli arabi circostanti provavano odio e molti combattimenti dovette sostenere Israele a partire dal 1956, nel 1967 (Guerra dei sei giorni), nel 1973 (guerra del kippur) e nel 1982, ma le guerre continueranno fino a quando Dio innalzerà Gerusalemme sopra ogni regno della terra. Allora tutti i popoli della terra “…leccheranno la polvere dei tuoi piedi…” al popolo di Dio (Is.49:23).

Dio conferma, per mezzo dei profeti, episodi già avvenuti ed altri che avverranno durante gli ultimi sette anni della vita dell’empio sulla terra.

Dio indirizza verso i Filistei questo messaggio profetico: ”…poiché i Filistei sono stati vendicativi e hanno compiuto vendetta col cuore pieno di disprezzo per distruggere, mossi da un’antica inimicizia” (v.15).

Leggendo gli avvenimenti riportati nei libri da Giosuè ai re d’Israele, possiamo comprendere il motivo dell’odio dei Filistei verso gli ebrei.

Israele li ha combattuti e li ha vinti in diverse battaglie, senza sterminarli, come invece l’Eterno gli aveva ordinato.

Ricordiamo fra queste la strage compiuta da Sansone (Gdc.cap.15,16) e le sconfitte operate dal re Davide (2Sam.8:1).

I Filistei perdevano gli scontri contro Israele, perché era Dio a gareggiare per il suo popolo. Quello che Dio faceva per gli ebrei, naturalmente ai Filistei non era gradito e perciò provavano e nutrono ancora un antico rancore verso la casa d’Israele.

I Filistei sono quelli che abitano la Palestina, inizialmente insediatisi lungo la costa e nella contesa striscia di Gaza. Essi hanno recentemente contrastato Israele, perché anche loro non vogliono riconoscere Israele come Stato, rivendicandone il territorio. Sappiamo però, attraverso le profezie, che nessuno può sconfiggere Israele, perché Dio ha posto uno scudo intorno ad essi che sarà tolto soltanto all’inizio dei sette anni, ”Poi egli rimosse la protezione di Giuda…” (Is.22:8), quando la Chiesa di Gesù Cristo non ci sarà più su questa terra.

Allora Israele sarà consegnato nelle mani di chi verrà dal nord, con l’arma della distruzione in suo potere (Dan.11:16).

Dio userà questo devastatore per distruggere e votare allo sterminio tutti i popoli che non hanno accettato Gesù, il Signore dei signori il Salvatore che diede la propria vita in sacrificio per molti (Is.53:11), popoli che hanno perseguitato gli ebrei, odiato e maltrattato Israele, tutti insieme ai ribelli del popolo, di Dio, saranno consegnati sotto il potere del re del nord, vincitore contro il sud. Infatti, Dio stabilirà: ”Compirò su di loro una grande vendetta con castighi furiosi; e riconosceranno che io sono l’Eterno, quando compirò su di loro la mia vendetta -” (v.17).

La profezia conclude che “…riconosceranno che io sono l’Eterno…”; un esercito del popolo di Dio riconoscerà il Signore Gesù, sono chiamati stelle (Apoc.12:4): di cui una terza parte cadrà, perché saranno uccisi dalla bestia che sale dalla terra (Apoc.13), che è un uomo con lo spirito di Satana, chiamato anche dragone o serpente antico; un’altra parte delle stelle, formerà il residuo di tutte le tribù. Al residuo apparterranno soltanto quelli che sono stati scelti e rimarranno in vita per iniziare il millennio, dopo la distruzione dell’empio.

Il residuo ebreo ripopolerà la terra, come i superstiti delle nazioni, dei popoli Gentili, che si umilieranno davanti a Dio, serviranno Israele (Is.14:2) ed andranno ad adorare a Gerusalemme (Zac.14:16,19), godendo della sua pace e della sua giustizia per tutto il millennio.

In questo periodo il residuo delle nazioni straniere rimasto in vita ripopolerà nuovamente il mondo. Essi serviranno Israele (Is.60:5) e tutti riconosceranno e glorificheranno il Santo, il Dio di Israele (Zac.14:17,19).

Capitolo 26.

Un breve cenno per spiegare che le situazioni ed i nomi dei luoghi, delle città, nazioni, popoli e persone, esposti nelle profezie, sono presentati al profeta in parabole, similitudini ed enigma quindi sostituiti con nomi conosciuti, esistenti in quei tempi a tutti ben noti. Tutto comprensibile al profeta perché era lo Spirito di Dio che dava intendimento ma assolutamente incomprensibile per gli altri che camminavano nell’orgoglio del loro cuore. Tutti gli avvenimenti profetici prossimi o futuri sono stati dati da Dio usando analogie, tanto che il profeta Ezechiele, preoccupato per il popolo che non poteva capire, esclamò: “Ah, Signore, Eterno, essi dicono di me: Costui non parla forse in parabole” (Ez.21:5) e “ho parlato ai profeti, ho moltiplicato le visioni e per mezzo dei profeti ho usato similitudini” (Osea 12:11), ”Aprirò la mia bocca per proferire parabole, ed esporrò i misteri dei tempi antichi” (Slm.78:2).

Ad esempio, la profezia rivolta alla città di Tiro è la similitudine della futura distruzione della grande Babilonia, cioè di Roma.

Da considerare che i nomi usati, in molte profezie, come Davide, Eliakim, Ciro, Zorobabel ecc. per analogia indicano il Messia.

Sappiamo che le cose di Dio non sono state date per gli uomini carnali, a cui Dio ha chiuso gli occhi e gli orecchi verso le cose spirituali (Mt.13:13), perché tutto ciò che procede dalla carne è inimicizia contro Dio (Rom.8:7). In questo modo le profezie sono proposte in parabole (Osea 12:11; Ez.21:5), come pure i messaggi di Gesù (Slm.78:2; Mrc.4:11), perché le cose appartenenti a Dio sono rivelate e comprese tramite lo Spirito di Dio (1Cor.2:11).

Allora i suoi discepoli gli domandarono che cosa significasse quella parabola. Ed egli disse: -A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri essi sono proposti in parabole, affinché vedendo non vedano e udendo non intendano” (Lc.8:9,10; Mt.13:10,11).

Gesù conferma ai suoi discepoli che non sono dati a tutti di comprendere i misteri di Dio, perciò Lui parlava in parabole, così pure Dio, per bocca dei suoi servi, i profeti, esponeva tutto in similitudini, parabole ed enigmi. La comprensione di tutto ciò, che procede da Dio, si comprende solo con lo Spirito di Dio, “…nelle quali epistole sono alcune cose difficili a capire, che gli uomini ignoranti e instabili torcono, come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione” (2Ptr.3:16, vers. Riveduta).

Chi non è spirituale è chi non sa ascoltare lo Spirito Santo e tende a deviare dalla Sacra Parola, secondo la propria intelligenza, ma questo sarà per la loro perdizione (2Ptr.3:16). I giudei non potevano capire, perché essi vivevano nel loro orgoglio, pensando che erano nel giusto e perciò non dovevano ravvedersi. Oggi è la stessa cosa per i cristiani, che hanno la Parola di Dio nelle proprie mani, ma è travisata dalla loro mente carnale. Le Scritture sono per l’uomo carnale come un libro sigillato, come lo era e lo è ancora per tutti quelli che leggono e non capiscono spiritualmente. Bisogna ascoltare lo Spirito Santo per non essere simile al popolo israelita: “Ogni visione profetica è divenuta per voi come le parole di un libro sigillato che si dà ad uno che sappia leggere, dicendo: -Ti prego, leggi questo!-, ma egli risponde: -Non posso, perché è sigillato!-“ (Is.29:11).

Ai discepoli è stato dato di capire i misteri del regno dei cieli; da loro è passato a noi, cristiani degli ultimi tempi, se solo usassimo lo Spirito Santo.

L’apostolo Paolo conferma che tramite loro, gli apostoli, il mistero di Dio è stato manifestato a noi: “e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il creatore di tutte le cose” (Ef.3:9, vers. Riveduta).

Tiro è una città del Libano meridionale, che nel 64 a.C. divenne un possedimento romano. La sua analogia con Roma e col Vaticano è attinente all’idolatria che, in questa città pagana, regnava. Essa possedeva molte ricchezze e per questo motivo, fu sconfitta e depredata dei suoi tesori dal re Nebukadnetsar di Babilonia.

La grande Babilonia che è il regno della grande meretrice (Apoc.17;18) è, in questo capitolo, identificata con il nome di questa città libanese: “Così dice il Signore, l’Eterno, a Tiro: -Al rumore della tua caduta, al gemito dei feriti a morte, al massacro che si farà in mezzo a te, non tremeranno forse le isole? Allora i principi del mare scenderanno dai loro troni, si toglieranno i loro manti, deporranno le loro vesti ricamate; si vestiranno di trepidazione, si siederanno per terra, tremeranno ad ogni istante e saranno sgomenti per te” (v.15,16).

Il riferimento alle isole è usato per indicare tutte le nazioni, che tremeranno nel vedere la grande città distrutta in un momento. I principi del mare rappresentano tutti gli esponenti del clero, in ordine gerarchico. Quando essi vedranno l’incendio del loro impero, si spoglieranno delle loro vesti sacerdotali e faranno cordoglio.

La descrizione di Babilonia, della Città in Roma, è inoltre riportata nel capitolo 17 dell’Apocalisse, dove è indicata, in similitudine con una donna vestita di porpora e di scarlatto, adorna di pietre preziose e perle (v.4); altra caratteristica propria è data dalle: ”…sette teste sono sette monti, sui quali la donna siede” (v.9): donna intesa come città e che siede od è posta tra sette monti o sette colli, che univocamente la identificano insieme con altri particolari, sempre in Apoc.17, con la Città del Vaticano in Roma, che domina sopra tutti i grandi del mondo e ha esteso il suo potere su tutte le nazioni del mondo.

Quindi tutto ciò che è riferito sulla distruzione di Tiro, avverrà al tempo della fine, quando Satana inizierà a regnare facendosi adorare al posto di Dio, distruggerà l’impero religioso pieno di idoli, profeticamente indicata con il nome di Tiro. Gli abitanti della terra: ”Innalzeranno su di te un lamento e ti diranno: -Come sei perita, tu che eri abitata dai principi del mare, la città famosa, che eri così potente in mare? Tu e i tuoi abitanti incutevate terrore a tutti quelli che abitavano lì” (v.17).

Il mare indica popoli e nazioni mentre i principi del mare, come già detto, rappresentano tutti gli esponenti del clero.

Notiamo che la bestia, cioè l’uomo iniquo con lo spirito di Satana, viene identificato col nome di Nebukadnetsar, re di Babilonia. Nei tre anni e mezzo del suo regno assoluto, sarà adorato da tutti come dio, sopra tutti i re della terra, sarà un dittatore supremo. Verrà dal nord, rispetto a Roma e Gerusalemme ed è sbagliato pensare che abiterà a Roma, perché lui stesso la distruggerà col fuoco e non sarà mai più ricostruita, come accadde all’antica Babilonia, “…-Ecco, io faccio venire dal nord contro Tiro, Nebukadnetsar, re di Babilonia, il re dei re, con cavalli, con carri, con cavalieri e una moltitudine di gente” (v.7). (Tiro rappresenta la Città in Roma e Nebukadnetsar raffigura la bestia, che salirà dal mare Apoc.13).

Questo grande impero religioso chiamato Babilonia, sarà incendiato col fuoco, all’inizio dei tre anni e mezzo del regno della bestia e del suo aiutante, l’anticristo. Infatti i dieci re, identificati con le dieci corna che sono sulla bestia, distruggeranno l’impero cattolico e daranno il suo potere alla bestia, cioè all’uomo con lo spirito di Satana, (cfr.Apoc.17 e 18).

Dio ordinerà di distruggere Babilonia e, per questo motivo, in similitudine, la bestia è nominata Nebukadnetsar (cfr. 2Cron.36:19). Tutto quello che il re di Babilonia fece in Gerusalemme, così il dittatore assoluto, negli ultimi 1260 giorni, farà alla Città in Roma. Dio si vendicherà di Babilonia, che ha peccato contro l’Eterno. “Schieratevi tutt’intorno a Babilonia o voi tutti tiratori d’arco. Tirate contro di essa, non risparmiate alcuna freccia, perché ha peccato contro l’Eterno” (Ger.50:14).

La grande città, che regna sui re della terra, chiamata Babilonia sarà incendiata da: ”Le dieci corna che hai visto sulla bestia odieranno la meretrice, la renderanno desolata e la lasceranno nuda, mangeranno le sue carni e la bruceranno col fuoco” (Apoc.17:16; vedi Dan.7:8,24).

Negli ultimi tempi esiste una grande confusione di varie ideologie, dovuta all’interesse e allo sviluppo dell’ecumenismo mondiale, perciò la profezia annuncia: ”Ti renderò come una roccia arida; sarai un luogo per stendere le reti; non sarai più ricostruita, perché io, l’Eterno ho parlato…-” (v.14).

In un momento essa non esisterà mai più; la cercheranno, “…ma non sarà mai più trovata” (v.21; Apoc.18:10).

Ripetiamo che la distruzione di Babilonia si verificherà all’inizio del regno della bestia, per opera dei dieci governanti, rappresentati dalle dieci corna: Tutte le ricchezze, la gloria e la potenza della grande Babilonia passeranno sotto il controllo della bestia (l’uomo con lo spirito del dragone Apoc.13) e dell’anticristo.

La prima bestia, ovvero quella che sale dal mare, è Satana con un corpo umano (argilla Dan.2:42). Sarà allora un tempo di angoscia: “Ahimé, per quel giorno! Poiché il giorno dell’Eterno è vicino; si, verrà come una devastazione dall’Onnipotente” (Gioele 1:15).

Ricordiamo che il termine mare, molto usato, rappresenta le nazioni non ebree, che sono denominate anche isole del mare o popoli, moltitudini, nazioni e lingue (Apoc.17:15).

Israele riconoscerà il destino della grande Babilonia, si rallegrerà, perché saranno puniti coloro che li avevano assoggettati durante la loro cattività; la profezia annuncia:

Così nel giorno in cui l’Eterno ti avrà dato riposo dal tuo affanno, dalla tua agitazione e dalla dura schiavitù alla quale eri stato asservito, tu pronunzierai questa sentenza sul re di Babilonia e dirai: -Come è finito l’oppressore, l’esattrice d’oro è finita” (Is.14:3,4).

Solo il residuo e i martiri, chiamati stelle (Apoc.12:4), diventeranno savi (Dan.11:33; 12:1,2,3), saranno santificati, riconosceranno il vero Dio e Gesù Cristo suo Unigenito Figlio per mezzo della fede.

La città di Roma ed il Vaticano cadranno in un solo istante e tutti i popoli della terra saranno spaventati e tremeranno; faranno cordoglio per questa grande e ricca città, vedendo il fumo del suo incendio. “Ora le isole tremeranno nel giorno della tua caduta, le isole del mare saranno spaventate per la tua fine” (v.18). Tutti gli abitanti della città scenderanno nella fossa, nelle profondità della terra e non esisteranno mai più: ”Ti renderò un terrore e non sarai più; sarai cercata, ma non sarai mai più trovata -, dice il Signore, l’Eterno” (v.21).

Termina così la lamentazione sulla distruzione di Tiro, che ribadiamo è riferito alla grande Babilonia.

Qui la profezia indica il re di Tiro, il cui spirito è lo stesso che opera come conduttore invisibile del regno di Babilonia, “Egli mi trasportò in spirito nel deserto; e vidi una donna seduta sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, e che aveva sette teste e dieci corna” (Apoc.17.3) .

Tutti i suoi principi sono coloro a cui è stato assegnato un potere in ogni parte del mondo.

Alla distruzione della città, simbolo del potere, loro rimarranno senza il re, senza il loro conduttore. Allora non avrà più senso la loro esistenza.

E’ come se la capitale di uno stato, dove ha sede il presidente che governa con i suoi collaboratori, fosse ad un tratto distrutta completamente o vi fosse rovesciato il potere, allora il popolo rimarrebbe senza direzione.

Così accadrà ai capi religiosi sparsi in tutto il mondo. Essi si troveranno all’improvviso senza guida, che li istruiva e trovandosi sbandati, si dimetteranno dal loro servizio: ”Allora i principi del mare scenderanno dai loro troni, si toglieranno i loro manti, deporranno le loro vesti ricamate; si vestiranno di trepidazione, si siederanno per terra, tremeranno ad ogni istante e saranno sgomenti per te” (v.16).

Quando vedranno che il loro capo non esisterà più, spaventati e sorpresi, deporranno il loro ufficio e tremeranno per quello che è accaduto alla grande città, nel giorno della sua rovina.

Questo impero religioso cadrà improvvisamente, che il profeta Daniele lo identifica come uno dei tre corni, che sarà divelto davanti al devastatore, il quale assoggetterà a sé il mondo.

(continua)